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 Registrazione Tribunale di Rieti n. 5 del 07/11/2002

 

 

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L'Osservatoire Sarciastico


E’ stato bello sognare. Purtroppo non c’è più niente da fare

 

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ETA BETA AL SECOLO GIULIANO AMATO


Ancora sul quantaltrismo d’epoca

IL CONTAGIO

E’ stato bello sognare. Purtroppo non c’è più niente da fare

(Rieti, Mar 21 2004 12:00AM)

Renato Brunetta, per sfuggire alla moda del “quantaltrismo” contemporaneo (1) copia Talamona e ricorre anche lui al famigerato sostituto d’epoca “chi più ne ha, più ne metta”. Incredibile. Ho appena letto “La terza via di Eta Beta” sul “Giornale” di oggi. Il 15 febbraio scorso Graffiti-on-line ha svelato il contorsionismo espositivo messo in atto da Mario Talamona sul “Giornale” per sfuggire alla moda montante del quantaltrismo dilagante; oggi lo scoop continua. Anche Renato Brunetta (2) è stato sorpreso con le mani nel sacco (si fa per dire). Nell’articolo sopra citato si compiace di descrivere le contraddizioni del politico vetero socialista Amato, le incongruenze del pubblico amministratore Amato, le astuzie dell’opportunista Amato e così via disquisendo. Ad un certo punto, col favore del torpore primaverile che generalmente di questi tempi assopisce l’attenzione degli umani, ecco spuntare l’occasione ineludibile in cui uno deve scegliere se riscrivere tutto da capo, se sottomettersi alla moda montante o fare piuttosto ricorso a qualcosa d’altro. Cito testualmente: “Con questi dubbi in testa, Eta Beta si è messo a lavorare, dimenticandosi dell’Europa. Si è attaccato al telefono e ha cominciato a chiamare tutti: sindacati, imprenditori, commercianti, artigiani, statali, e chi più ne ha più ne metta.” Signori, non è possibile! C’entra come i fagioli a colazione (evoluzione dietetica dei cavoli a merenda). Chi più ne ha, cosa? Intendiamoci; è apprezzabile che Brunetta sia riuscito, forse casualmente, a sottrarsi al contagio della patologia sinistrorso-girasol-girotondina e pacifista, evitando di incastonare nel suo simpatico ragionamento la perla per eccellenza della più sconcertante e liberatoria terminologia lessicale contemporanea:  il “quantaltro” appunto. Di certo, il prof. Tullio De Mauro non mancherà di inserirla nella sua prossima edizione del dizionario Paravia in due volumi; conoscendo il personaggio, mi meraviglierei del contrario. C’è da domandarsi però se le telefonate che Brunetta attribuisce ad Amato, sono reali o presunte? Nell’uno e nell’altro caso, l’illustre economista avrà pure avuto delle fonti attendibili cui ha attinto. In ogni caso, questo vezzo di lasciare all’immaginazione dei lettori o degli ascoltatori il compito di completare le elenazioni aggiungendo di propria iniziativa “ad libitum” altri elementi del tipo elencato dall’oratore o dallo scrittore, comincia veramente a diventare un tormentone. Dagli e ridagli, chiunque oggi  si accinga a sfogliare un quotidiano, ad ascoltare una di quelle trasmissioni televisive dette talkshow o ad assistere ad una conferenza, se vuole comprendere di cosa si stia parlando e, comunque, entrare nel vivo dell’argomento, dovrà preventivamente munirsi di ausili strumentali e sussidi didattici che gli consentano di completare, all’occorenza, le elencazioni che inevitabilmente, necesse est,  dovrebbero “arricchire” gli enunciati che andrà ad ascoltare. Ma è proprio necessario concludere ogni elencazione, in funzione tecnico espositiv, con il sinistrorso,“quantaltro” o con il destrorso “chi più ne ha più ne metta”?... Allocuzioni entrambe inutili che dequalificano i toni e minimizzano gli argomenti al punto che si è portati a disertare ogni genere di incontro sospetto, piuttosto che doversi sorbire per un intero pomeriggio le sferzate improvvise dell'espressione inutile e insignificante  “quantaltro”? Quando rilevai la caduta di stile di Talamona, cercai comunque di nobilitare la sua simpatica trovata di sostituire il neologismo “quantaltro” con l’espressione “chi più ne ha più ne metta”, attribuendo a questa valore storico e significati antichi  di un’epoca particolare. Era troppo evidente lo sforzo fatto da Talamona per sfuggire al condizionamento dei numerosi e variegati suoi contatti quotidiani. Ma qui non è la stessa cosa. Mi dispiace per Brunetta. Questa, più che una caduta di stile, è un contagio bello e buono, una contaminazione linguistica, frutto delle frequentazioni bipartisan e della miscellanea politica realizzata da Forza Italia. Da tutto il discorso, condotto in tono satirico, ma non irriverente, si capiva benissimo che il cosiddetto Eta Beta aveva telefonato a cani e porci (antica allocuzione sulla quale varrebbe la pena di soffermarsi) per assicurarsi un uditorio politically-correct che, a cose fatte, il Grande Camaleonte avrebbe potuto definire qualificato ed a cui avrebbe potuto raccontare sull’Europa la balla che ci siamo salvati, cioè tutto e il contrario di tutto, con la garanzia e la sicurezza di non essere fischiato, o contestato. Ma era proprio necessario affidare agli affezionati lettori di Brunetta il compito di aggiungere a piacere, a quelle da lui elencate, altre categorie di persone dall'estrazione più varia e inimmaginabile, senza porre alcun limite, lasciando alla prudenza o alla frenesia dei soggetti il compito di saturarne la parziale elencazione?... Uno che abbia voglia di essere ligio, potrebbe passarci tutta la Primavera e parte dell’Estate a studiarne origini e sviluppi. Sono veramente tante le categorie di individui da reperire in una società multiforme, multietnica e postmoderna qual è la nostra. Ma poi, siamo sicuri che Amato abbia veramente telefonato a tutti quelli che i più solerti lettori sarebbero riusciti a immaginnare? Mi viene in mente quel manifesto di cattivo gusto che negli Anni Sessanta veniva esposto in ufficio da qualche dirigente buontempone, che, partendo dal totale dei cittadini italiani, faceva la conta di tutte le categorie che secondo lui non lavoravano, mettendo sullo stesso piano e senza alcun rispetto o pregiudizio preti, militari, vagabondi e prostitute e, sottraendo-sottraendo, concludeva affermando che il titolare del suo ufficio, lui stesso cioè, risultava alla fine essere l’unico lavoratore italiano,ed essendosi egli stancato di mandare avanti l’Italia da solo, esortava, sollecitava il malcapitato interlocutore/letttore a rimboccarsi le maniche e cominciare a lavorare almeno lui. Brunetta ha condotto le sue irriverenti critiche ad Amato sul filo dell’umorismo, ma oltre al sarcasmo, non vi era nulla di veramente offensivo, né credo che Brunetta intendesse comprendere nel “chi più ne ha più ne metta”, fra i destinatari delle telefonate di Eta Beta, cittadini appartenenti a categorie innominabili. All’apparenza potrebbe sembrare che uno abbia voglia di scherzare; invece è tutto vero. Provare per credere. Soddisfatti o rimborsati. L’impegno della Redazione di Graffiti-on-line è quello di sollevare i problemi, rilevarne l'esiatenza e concorrere, se possibile, a ricondurre entro i confini di un equilibrio culturale qualificato l’esposizione scritta e orale degli interlocutori contemporanei, indipendentemente dal loro colore politico. E’ chiaro però che, per raggiungere tale scopo, occorre possedere, tutti, un denomitare comune ed imprescindibile: la Cultura. Una Cultura libera e non inquinata da ideologismi e presunziioni, Una Cultura sorretta e accompagnata nel suo progredire dall'amore per la propria Terra, per il Popolo che vi lavora, per le sue tradizioni e per la sua storia.
 
(1) Il termine “quantaltrismo” è derivato dall’accezione “quant’altro” da cui è stato eliminato l’apostrofo per qualificarla come un pilastro linguistico di interesse sovrannazionale che ha definitivamente assunto, nell’uso comune, funzione sostantivale. Anzi, si potrebbe ipotizzare che presto il linguaggio ufficiale della cultura contemporanea sarà arricchito (sic!) dal femminile “quantaltra” e dai plurali “quantaltri e quantaltre”. Ne ho percepito avvisaglie negli interventi di qualche giovane conduttrice dalle qualità debordanti dalla generosa scollatura. Sono auspicabili  accertamenti  in ambito CE circa le forme che sta sicuramente assumendo il neologismo “quantaltro” nelle altre lingue europee (whatother, quantautre, überalles). Non si prevedono riserve neanche per la sua trasformazione nel verbo intransitivo negativo non quantaltrare” che con un lento processo evolutivo, potrebbe sostituire il più prosaico “non rompere le balle”.
 
(2) Curriculum di Renato Brunetta.
Nato a Venezia nel 1950. • Vice Presidente Vicario della Commissione per l'Industria, il Commercio Estero, la Ricerca e l'Energia al Parlamento Europeo • E' titolare della cattedra di Economia del lavoro presso la Seconda Università di Roma, Tor Vergata • Editorialista del Giornale, di Panorama e del Gazzettino • Consigliere del CNEL, presso cui ha presieduto dal 1989 al 1995 la Commissione per l'Informazione (fino al luglio 1999) • Dal 1985 al 1989 è stato Vice Presidente del Comitato Manodopera e affari sociali dell'OCDE ( Parigi) • Dal 1989 al 1992 è stato fondatore e primo presidente dell'EALE (l'Associazione europea degli economisti del lavoro) • Dal 1992 al 1997 è stato membro del Comitato Tecnico Scientifico della programmazione economica (CTS) presso IL Ministero del Bilancio • Negli anni '83-'87 è stato responsabile, presso il Ministero del Lavoro, di tutte le strategie per l'occupazione e la politica dei redditi • Negli anni '92-'93 (con i governi Amato e Ciampi) ha collaborato alla realizzazione dei cosiddetti “accordi di luglio” sulla politica dei redditi • Ha vinto nel 1988 il premio Saint Vincent per l'Economia; nel 1992 il premio Tarantelli per la migliore opera di economia del lavoro; nel 1994 il premio Scanno per la migliore opera di relazioni industriali • Tra le più recenti pubblicazioni: Il modello Italia 1991, Economics for the New Europe 1991, Disoccupazione, isteresi, irreversibilità 1992, La fine della società dei salariati 1994, Sud 1995, Economia del lavoro Coll. Economia, Utet (1999).

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