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SAN FRANCESCO RUTELLI DETTO ER PIACIONE

      

   

Costume

 Registrazione Tribunale di Rieti n. 5 del 07/11/2002

 

 

Articolo di:

C. SARCIA'


Anche Lui parla agli uccelli, in particolare a' Palombelli

 

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ER FACCIONE D'ER PIACIONE


Il Santo del Giorno

SAN FRANCESCO RUTELLI DETTO ER PIACIONE

Anche Lui parla agli uccelli, in particolare a' Palombelli

(Rieti, Mar 4 2004 12:00AM)

QUESTA E’ LA RICOSTRUZIONE SATIRICA DELLA LUNGA NOTTE PASSATA DAI RAPPRESENTANTI DELLE SINISTRE ITALIANE AD INVENTARE UN SIMBOLO DI PARTITO CHE AGGREGASSE TUTTE LE ESPRESSIONI ANTIBERLUSCONISTE.

Il simbolo.

Leviamoci subito dalla mente qualunque riserva e parliamo della storica notte dei simboli. Si fece molto tardi quella sera e si andò alle ore piccole. Il problema di per sé era di facile soluzione, ma c’era qualcosa che ne impediva la conclusione. I rappresentanti del centro-sinistra e della sinistra dovevano decidere il simbolo della lista con cui andare insieme alle elezioni, facendo cessare ogni storico dissidio e quindi stabilire una pacifica tregua. Lo scopo era alto: sconfiggere il furbo Berlusconi il quale, approfittando di Tangentopoli, aveva fatto da Asso Pigliatutto. Il tema da rappresentare, manco a dirlo, era quindi “la Pace” che, fin dalle prime battute, fu proposto di rappresentarlo con una palombella bianca recante nel becco un ramoscello d’ulivo. Era l’uovo di Colombo. Quel santone di Di Pietro era euforico e, gongolando, ripeteva: “C’azzecca…c’azzecca!”. Per di più c’era un chiaro riferimento biblico al dopo diluvio, che avrebbe fatto presa sui mistici, ed un riferimento artistico a Picasso, che avrebbe attirato il mondo culturale. Ma la discussione si arenò subito. Ci furono delle occhiate e degli ammiccamenti, specialmente tra ex-diccì ed ex-comunisti. I primi ammiccavano a San Francesco Rutelli, gli altri sgranavano gli occhi e rimanevano bloccati per l’amara rivelazione ricevuta dai Catto. Il messaggio era questo: “Non si può mettere nel simbolo la palombella, perché diventeremmo lo zimbello della satira mondiale che raffigurerebbe il nostro leader con la moglie, pardon con la Signora Palombelli, costretta a trasportare il ramoscello d’ulivo perché Rutelli da solo non ce la fa”. Rutelli, pallido, non fiatava e intanto sgranava rosari implorando la Provvidenza perché cambiassero simbolo. Ci volle tutta la notte per decidere. Al mattino presto, potevano essere le quattro e mezza, si decise di lasciare nel simbolo soltanto il ramoscello d’ulivo e cacciare via la palombella. Mai cacciata d’uccello fu più politica piuttosto che culturale. Rutelli soddisfatto tornò a casa, ripetendo come un forsennato: “L’abbiamo scampata bella… l’abbiamo scampata bella!”

L’aureola.

L’aureola è un’appendice effimera che si materializza intorno al capo del Santo solo in determinate condizioni di luce, di temperatura e di pressione. Rutelli ha cercato in questi anni di rendere la sua aureola visibile a tempo pieno, onde accrescere il suo ascendente all’interno della coalizione e così attirare il maggior numero possibile di seguaci. Ma, anche ricorrendo alle tecniche più sofisticate, quali riflettori incrociati, condizionatori bloccati sui 28°C. e compressori in funzione h24, non è mai riuscito nello scopo. Solo una volta, quando era Sindaco di Roma, ottenne la grazia di apparire con l’aureola allorché insieme al Papa depose la corona di fiori in cima alla colonna dell’Immacolata. Dopo di allora i fedeli si son dovuti accontentare di foto taroccate e di schizzi satirici ritagliati dai giornali. Per fortuna non è difficile immaginare dov’è posizionata: basta osservare la parte posteriore del suo bel faccione sorridente, impreziosito dai riccioli baciati dal sole. Il resto è opera del carisma che suscita il suo linguaggio affettato, specialmente quando snocciola ritmicamente (a tempo di valzer) le sue sentenze, scandendo ogni parola affinché le moltitudini se la imprimano bene nella memoria.

La santità.

La santità non è un titolo. Uno ha un bel da insistere per farsi stampare i biglietti da visita premettendo al nome e cognome il titolo di Santo. Quello che conta sono i miracoli e i miracolati. Ma anche su questo Rutelli non ha problemi; ed è per ciò che la sua santità non ha avuto bisogno né di cause di beatificazione né di avvocati del diavolo, ma è stata proclamata per acclamazione popolare.

Miracoli & miracolati.

L’elenco è lungo; bisognerà quindi accontentarsi di ricordare soltanto i massimi traguardi raggiunti dal Santo. Per individuare i miracolati non c’è problema: sono tutti i Romani, miracolati a scatola chiusa fin da quando Rutelli era Sindaco di Roma. Da allora infatti i Romani aspettano che diventi anche Premier, per ottenere maggiori grazie e poi ascendere al cielo insieme a lui. Infatti, per i miracoli Rutelli “si è attrezzato” da tempo. Tanto per citarne alcuni: la metropolitana leggera, i trasporti urbani, il traffico, i parcheggi, il recupero degli immobili di proprietà del Comune, la centrale del latte, lo smaltimento dei rifiuti. Ma il più importante dei miracoli compiuti dal Santo è il traliccio impiantato in Piazza dei 500: una sorta di torre Eiffel all’italiana con una specie di conta tempi Oregon appeso in cima che scandisce il moltiplicarsi nel mondo degli impianti nucleari per la produzione di energia elettrica. Eccezionale veramente! Specie se si pensi a quanto ossido di carbonio, anidride solforosa e simili porcherie vengono pompati in cielo da quelli che considerano gli impianti nucleari il male assoluto.


 

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