Questo sito utlizza cookie. Consulta Privacy policy e Norme generali ACCETTA cookies minimi per navigare.

  Registrati | Profilo Personale | Norme Generali | Clubartespressione | Privacy

Pacs: Patto Civile di Solidarietà

      

   

Diritto

 Registrazione Tribunale di Rieti n. 5 del 07/11/2002

 

 

Articolo di:

Avv. Rita Chiucchiuini


Soltanto un matrimonio “diverso”?

 

Stampa agevole

Invia questa pagina ad un amico

Torna all'indice

 

 

2002-2024 Tutti i diritti riservati

Sulla via dei PACS


Forum 2

Pacs: Patto Civile di Solidarietà

Soltanto un matrimonio “diverso”?

(Rieti, Oct 31 2005 12:00AM) Già nella seconda metà degli anni ‘80 il matrimonio vecchio stile è divenuto desueto e la convivenza si è affermata come il normale status delle persone che decidevano di condividere almeno una parte della loro vita. Perché? Difficile a dirsi. Taluni sociologi hanno ritenuto che il nuovo e “diverso concetto di famiglia” è legato probabilmente ai flussi migratori, che hanno reso assai eterogenee le comunità locali, introducendovi culture profondamente diverse e tradizioni a volte contrapposte; alla velocità dei mass-media; ad una organizzazione del lavoro e ad una progressione nelle carriere che hanno molto influenzato l’assetto della famiglia all’italiana. All’epoca, però, nessuno poteva pensare che il fenomeno delle “coppie di fatto” meritasse attenzione, né che, in qualche modo, potesse avere riflessi sull’ordinamento. Poi le convivenze iniziate negli anni ’80 hanno cominciato a risentire del tempo che passava e sono emerse, in modo consistente, le prime crisi delle famiglie di fatto. Ed allora che fare? Numerose le domande del tipo: è giusto tutelare il convivente che per quindici o vent’anni è stato accanto alla persona amata, condividendone le esperienze di vita, e poi non può essere ascoltato nei casi più gravi, ad esempio nell’ipotesi di malattia? E’ giusto tutelare il convivente e preferirlo, in sede ereditaria, a parenti od ancor meglio a coniugi, magari non divorziati ma separati, che non hanno più con il de cuius alcun rapporto da molti anni? E così via ... Ma innanzitutto è necessario chiedersi se sia giusto o meno tutelare le convivenze in quanto tali, posto che ormai sono un fenomeno sociale che non può essere ignorato. Molte nazioni, prima tra le quali la Spagna, hanno risposto affermativamente e sono allora nati i pacs, veri e propri accordi tra le persone che hanno scelto di non adeguarsi alla normativa civilistica in materia di unioni ed hanno deciso di darsi delle regole da soli. Erroneamente il fenomeno dei pacs viene politicizzato da più parti senza fornire alcun tipo di utile informazione al riguardo. I patti di convivenza possono essere definiti come l’intesa tra due persone, di sesso diverso o dello stesso sesso, volta a regolare i rapporti personali e patrimoniali sottesi alla vita in comune. I conviventi possono in tale sede disciplinare il contributo economico di ognuno al menage di coppia, regolamentare la residenza comune, impegnarsi l’un l’altro per la reciproca assistenza, anche nei casi più gravi di malattia. I primi, in Italia, a dover affrontare nel concreto tale problematica sono stati i giudici, stabilendo ad esempio che il convivente ha diritto di ottenere il risarcimento del danno per lesioni o morte del partner, ha diritto alla pensione di reversibilità, ha diritto di subentrare nel contratto di locazione stipulato dal compagno defunto. In tutti questi casi, secondo i magistrati, è il fatto oggettivo del vivere insieme, non l’esistenza o meno del matrimonio ad essere presa in considerazione; è l’interesse reale, è il bene della vita sotteso al rapporto giuridico che viene tutelato in sé, a prescindere dalla formalizzazione del vincolo. Se, da un lato, queste considerazioni sono valide, dall’altro ci si chiede se sia giusto imporre regole a chi liberamente ha scelto di non averne. Difficile la risposta, sia dal punto di vista etico che politico. Se, infatti, la soluzione di lasciar decidere al singolo le regole da darsi (ammesso che ne voglia) può essere condivisibile, il problema è come disciplinarla nel sistema giuridico italiano. Nel nostro paese lo Stato tende a ingerirsi nella vita del cittadino sino ad influire sulle scelte più intime; ed allora, quale senso ha la libertà del singolo se con i pacs deve sottostare ad una vita di coppia regolata? Quale è l’interesse che in questi casi deve essere privilegiato: l’interesse del convivente a veder riconosciuti i proprii diritti di “marito o moglie legittima” oppure l’autonomia del singolo che sceglie di non avere regole e che assume le responsabilità delle proprie scelte?

Avv. Rita Chiucchiuini

 

Inizio

INVIA UN'OPERA

PROFILO PERSONALE

SUPPLEMENTI

 

Pubblicazione

Tesi di Ricerca, Laurea, Master, Dottorato di ricerca.

 

Inserimento opere letterarie, articoli, foto, dipinti,...

Servizio riservato agli utenti registrati

 

Accesso all'area personale

Il servizio consente di modificare le proprie impostazioni personali

  Registrati | Profilo Personale | Norme Generali | Clubartespressione | Privacy

2002-2024 Graffiti-on-line.com

Tutti i diritti di proprietà artistica e letteraria sono riservati.

Registrazione al tribunale di Rieti n. 5 del 07/11/2002.

Consultare le norme generali e la politica sulla privacy.

Proprietario e Direttore responsabile Carmelo SARCIA'

La pubblicazione di articoli, saggi, opere letterarie, tesi di ricerca, ecc. verrà sottoposta alla preventiva approvazione di una commissione tecnica composta di esperti nel ramo nominati dalla Direzione.

Chi siamo | Mappa del Sito | Contattaci | WebMail | Statistiche