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Cosa c’è “dietro l’angolo” (degli Uffici Finanziari)?

      

   

Inchieste

 Registrazione Tribunale di Rieti n. 5 del 07/11/2002

 

 

Articolo di:

Il Difensore Civile


Mostra di spazzatura a Rieti

 

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In allegato le foto n. 2, n. 3, fino alla n. 29

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“Lattina d’autore” (© Graffiti 2005)


Il ritorno della Pop Art

Cosa c’è “dietro l’angolo” (degli Uffici Finanziari)?

Mostra di spazzatura a Rieti

(Rieti, Oct 28 2005 12:00AM) Spero saranno ancora in molti a ricordarlo. Maurizio Costanzo, per anni, tutte le sere, ci ha dato ad intendere che “dietro l’angolo” ci fosse qualcosa di indefinito e misterioso di cui bisognava avere timore: una immanente disgrazia si profilava ogni sera sul video, al termine dell’intervista al personaggio di turno, ed un brivido percorreva la schiena degli ignari telespettatori quando Costanzo, s’era all’inizio della sua carriera di conduttore di talk show, concludeva l’intervista con la fatidica domanda: Cosa c’è dietro l’angolo? La questione, che io sappia, è rimasta irrisolta. Come pure non è stato spiegato perché mai gli “spigoli” di un fabbricato debbano essere chiamati “angoli”. Comunque, il ciclo delle trasmissioni di Costanzo durò abbastanza da riuscire a frantumare le gonadi di molti telespettatori italiani, ma cosa ci fosse effettivamente dietro l’angolo, non si è mai saputo. Bisognerebbe forse chiederlo a Costanzo. Magari c’erano soltanto le sue fantasie socio-politiche, dato che già allora il furbacchione, con la parte sinistra del cervello sognava la revolution, mentre con la parte destra si allenava a contare i tanti soldi che avrebbe messo insieme da lì in avanti. L’angolo evocato da Costanzo mi è comunque servito per introdurre l’inchiesta sulla civica spazzatura reatina da me condotta. Viene il giorno in cui uno, invece di andare avanti lungo la via maestra, svolta l’angolo e va a vedere cosa c’è dietro. Curiosità, tempo da perdere, sesto senso. Non si può spiegare. La cosa certa è che un bel 28 di ottobre 2005, il sottoscritto, stanco di andare a comprare pane e giornale in auto, decide di andarci a piedi e girovagando qua e là, svolta, appunto, l’angolo e s’imbatte casualmente in una scoperta sensazionale che immortala nelle foto allegate all’inchiesta. L’angolo in questione è quello del Palazzo finanziario di Rieti, là dove c’è il “Triangolo Maledetto” delimitato dai tre edifici principali produttori di spazzatura: “Mac Donald, Conad e Uffici Finanziari”. Le foto del servizio dimostrano che vi si sta formando una discarica e che nessuno interviene per impedirlo, né i responsabili dei tre edifici che delimitano il triangolo, né il Comune. La maleducazione popolare nel Triangolo citato ha toccato livelli da “black block”. C’è da chiedersi: saranno soltanto gli stranieri senza permesso di soggiorno che gettano bottiglie, pacchetti, incarti, contenitori di plastica, tetrapak, buste, ecc., nel tratto alberato posto dietro gli Uffici finanziari, o sono anche bravi ragazzi nostrani e gentili signore agghindate come Barbie, con il ventre al vento, il cellulare incollato all’orecchio e la sigaretta tra le labbra? I rifiuti comunque parlano da soli. Basta osservare le 29 foto allegate al servizio, per farsi un’idea del genere di individui che sporca, delle loro preferenze e del loro tenore di vita. Ma è mai possibile che nessuno, nel Palazzo, si faccia un giretto per constatare il grado di abbandono in cui versa la città? C’è ad esempio il “Pincetto” che non viene pulito da anni. Una coppia di omini in arancione con carrettino spazzano saltuariamente le foglie in Piazza Oberdan, ma si guardano bene dallo sconfinare sul Pincetto. La spazzatura vi potrebbe essere catalogata per epoca di produzione. Si va dal pacchetto di sigarette fresco di giornata, allo scontrino incollato sull’asfalto, già biodegradato dalla pioggia e dal sole, vecchio ormai di due o tre anni. Sarebbe utile e necessario, forse, organizzare a Rieti servizi di vigilanza e di pronto intervento finalizzati a “beccare” gli sporcaccioni, installare cestini (che qualcuno ogni giorno dovrebbe però pulire e disinfettare) e soprattutto far girare squadre di omini con carrettino e ramazza. Ma la vera svolta sarebbe che i Vigili urbani cominciassero ad elevare contravvenzioni a carico degli “autori pop” che sporcano il suolo pubblico (foto da n. 1 a n. 26). Il filone potrebbe persino rivelarsi redditizio per le casse comunali, molto di più di quello delle infrazioni alla circolazione. Senza contare l’utilità che ne ricaverebbero i cittadini. Il Vigile non dovrebbe essere insomma utilizzato esclusivamente per elevare contravvenzioni agli automobilisti, attività istituzionale che dovrebbe essere una delle tante, non l’unica. C’è in atto un travisamento delle funzioni e dei ruoli dei Vigili. Il Vigile viene forse impiegato dall’amministrazione comunale in modo improprio e a senso unico, soltanto contro gli automobilisti. Nel frattempo il resto della fauna cittadina rompe, sporca e insozza impunemente, senza che alcuno ne contrasti l’attività. I Vigili dovrebbero invece “battere” palmo a palmo tutto il territorio comunale, con tanto di ordine di servizio elaborato, coordinato ed inserito in un piano generale, obbligati a tenersi costantemente in contatto con la Centrale per segnalare gli inconvenienti che incontrano: buche nelle strade, lampade fulminate, cestini e panchine divelti, cassonetti stracolmi, cacche di cane sui marciapiedi, scritte sui muri, aiuole che sembrano pezzi di deserto, concentrazioni di spazzatura, passi carrabili ostruiti, cani e gatti randagi, fontanelle scassate, tombini intasati, rottami abbandonati ed auto che ingombrano le corsie di marcia, come avviene giornalmente nei pressi del semaforo di Porta Cintia e lungo le mura della Verdirosi. E’ probabile invece che il Vigile urbano medio si rifugi per ore in un bar o peggio se ne vada per i fatti suoi e verso le ore 13.00 ne esca, tanto quanto basta per aggredire a macchia di leopardo una zona a caso, ed elevarvi un certo numero di contravvenzioni che gli consenta di rispettare la consegna giornaliera minima. Sarebbe interessante sapere in quali orari vengono elevate le contravvenzioni per le infrazioni alla circolazione, quante ne vengono elevate in un anno e quante ne vengono elevate nello stesso anno per infrazioni alle regole dell’igiene pubblica nei confronti di chi sporca la città. In conclusione, per buttarla sul culturale, le foto allegate all’inchiesta sono già da sole una mostra di Pop Art e potrebbe ispirare poesie ed opere pittoriche sul tema della spazzatura. Propongo quindi agli intellettuali ed agli artisti reatini, indaffarati più che altro a dipingere vicoletti o a scrivere dell’amore perduto, di impegnarsi nella produzione di quadri e poesie dai titoli significativi, come ad esempio: L’incarto del panino, Lattina d’Autore, La trasparenza nelle scatole, ecc., onde far comprendere agli Amministratori comunali che la misura è veramente colma. Al punto in cui siamo, è singolare che si perpetui il convincimento che la spazzatura “decori” soltanto le vie dei centri abitati del Meridione d’Italia. Per anni si è dipinto il meridione come l’anticamera dell’Africa o dell’India. Il riferimento era sempre quello della spazzatura. Fino a qualche anno fa si vociferava infatti che le strade dei centri abitati meridionali fossero in permanenza affogati nella spazzatura; ciò è servito forse per denigrare i Meridionali. Seguiva infatti la qualificazione di “terroni” affibbiata ai Meridionali, che significava “gente ignorante, sporcacciona e maleducata”. Vero o falso che sia, la leggenda metropolitana ha comunque convinto il resto degli Italiani. Infatti ancora oggi c’è qualcuno che sostiene che i metalmeccanici meridionali emigrati a Torino negli anni ‘60, nelle vasche da bagno di casa coltivassero il basilico. Niente di più falso e pretestuoso. I Meridionali, di civiltà ne hanno sempre avuta, da insegnare e da vendere, din dai tempi di Federico II. Basterebbe trasferirsi nel Meridione d’Italia e verificare di persona l’alta percentuale di civiltà che esprime la sua gente. Il riferimento all’Africa e all’India, al contrario, è del tutto gratuito, perché evoca spettacoli miserevoli di lordura, mosche, pidocchi e altri insetti, malattie, sterco, pozzanghere, mucche, elefanti e scimmie che stazionano all’ingresso dei luoghi di culto e nei mercati. Cose che nelle città meridionali non esistono. Questo è stato il genere di propaganda negativa che, almeno fino ai primi anni ottanta, è servito per screditare i “terroni” e per contro esaltare i Settentrionali. Al solo dire “meridionale” le popolazioni del Nord d’Italia si turavano il naso, perpetuando così la divisione storica tra Settentrione e Meridione. Oggi, la globalizzazione ha livellato le civiltà. Tutti i popoli tendono a costruire un unico incommensurabile mercato. Un mercato che, in senso figurato, ogni sera, dopo la chiusura, è pieno di spazzatura, di scatoloni e di rifiuti e dove ogni mattina i mercanti montano nuovamente le loro bancarelle, sulla spazzatura del giorno precedente, con la conseguenza che la spazzatura meridionale della leggenda metropolitana è diventata spazzatura concreta e mondiale che si è diffusa in tutte le nazioni, fino a contaminare l’intero pianeta. Non dal meridione d’Italia, quindi, ma dal meridione del mondo, dall’Africa, dal Medio Oriente, dall’Asia, dalla Cina, dall’America latina, dai Paesi che furono “d’oltre cortina”, insieme alla fame, la disperazione e la miseria, insieme alla spazzatura, è arrivato in Europa di tutto: tubercolosi, scabbia, AIDS, zanzare tigri, pidocchi, zecche, cimici, pulci e persino dei minuscoli topolini di due centimetri mai visti prima in Italia. Rieti non è estranea al fenomeno della spazzatura universale. Ormai la spazzatura è diventata il biglietto da visita di questa città, popolata all’inverosimile da una fauna multirazziale e cosmopolita, che viene esibito con disinvoltura e disinteresse. Nessuno si preoccupa di bonificarla, né di attivare servizi di controllo, repressivi del fenomeno. Da alcuni anni a questa parte, le casse comunali vengono rimpinguate di preferenza con il denaro degli automobilisti. Le attenzioni della Polizia Municipale sono costantemente rivolte alla fauna automobilistica, già tassata e tartassata per conto proprio, dal costo della benzina, dalle tasse sulla proprietà e dalle polizze assicurative per la R.C.. Nessuna attenzione viene invece rivolta a chi sporca e insozza le vie pubbliche, i giardini e le aiuole, di cacca di cane e dei rifiuti più disparati. E nessuno dei pochi addetti raccoglie seriamente la spazzatura. Il cambio, politically correct, della qualifica di “spazzino” in quella di “operatore ecologico”, ha ridotto la capacità di raccogliere la spazzatura. Ogni mattina, di buonora, passa per le vie cittadine principali una specie di semovente munito di spazzola rotante: molto fumo e niente arrosto. E’ più il rumore, che la spazzatura raccolta. In certi punti non ci arriva neanche: gira attorno alle automobili parcheggiate e passa da un solo lato della carreggiata. Giunto a metà percorso, torna indietro (lo si vede dalle evoluzioni della striscia di acqua sporca che si lascia dietro). Nel frattempo Rieti diventa sempre più sporca ed i tombini si sono intasati fino all’inverosimile (foto n. 27, 28, 29). E’ chiaro che bisognerebbe ritornare agli omini con la ramazza e il carrettino, controllati però da capi squadra che, a fine giornata, dovrebbero valutare l’efficacia del lavoro svolto. Ma un capo squadra così, in una civiltà come quella attuale, ampiamente egemonizzata dal progetto gramsciano, sarebbe definito “fascista”; e nessuno vuol più correre il rischio di essere etichettato come autoritario. Per cui Rieti continua a riempirsi di spazzatura e nei tombini cresce l’erbetta come in un vivaio (foto n. 29). Al capo squadra non rimane altro da fare che sedersi alla scrivania ed attendere la fine del mese per incassare lo stipendio, lo straordinario, i gettoni di presenza e le altre prebende, munito di cellulare di servizio e provvisto all’occorrenza di altre utilità. I famosi LSU, ereditati dal precedente Governo, potevano essere assunti con le mansioni di operatori ecologici, ma sono stati invece assunti con mansioni più “leggere”. Prima o poi bisognerà fare come in Germania e Belgio: arruolare squadre di extracomunitari con regolare contratto e muniti di ramazza e paletta, con il compito di raccogliere la spazzatura ovunque si trovi, in cambio di pagnotta e permesso di soggiorno.

Per scaricare le altre foto dell'inchiesta cliccare su download (in alto).

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