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BORGHESI AGIATI E NOBILI SPARTANI : UN MEDIOEVO DI CONTRADDIZIONI

      

   

Inchieste

 Registrazione Tribunale di Rieti n. 5 del 07/11/2002

 

 

Articolo di ricerca di:

Massimo Iacopi


L’osservazione e lo studio di opere d’arte giunte fino a noi riservano incredibili sorprese

 

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COPERTA DELLA RISTAMPA - MENAGIER PARIGI


Una carrellata alla ricerca della quotidianità medioevale

BORGHESI AGIATI E NOBILI SPARTANI : UN MEDIOEVO DI CONTRADDIZIONI

L’osservazione e lo studio di opere d’arte giunte fino a noi riservano incredibili sorprese

(Le Pradet - TOLONE, 05/07/2021)

BORGHESI AGIATI E NOBILI SPARTANI : UN MEDIOEVO DI CONTRADDIZIONI

I borghesi, abitanti per eccellenza delle città, vi sviluppano un modo di vivere basato sulle comodità. Dal letto delicato, al mobilio per sistemare le cose, passando per i bagni. Una puntuale analisi di un interno di una dimora borghese, tratta dall’osservazione e dallo studio delle tracce frequenti rilasciate da artigiani, artisti e ricamatrici su quadri, arazzi, porcellane e monili.

“Vale di più avere l’agiatezza e la comodità, che l’orgoglio”

Se il termine comodità esiste già dal tempo dei Romani, esso non si applica però al sistema di vita domestico del Medioevo: si parla piuttosto di “piaceri del corpo”. Di questi se ne poteva godere perlomeno nelle città, dove i borghesi agiati vivevano indubbiamente più “comodamente” rispetto ai nobili. Senza sosta in movimento, vagando da un castello, impossibile da riscaldare, ad un altro, l’aristocrazia non poteva sovraccaricarsi ed ingombrarsi con un mobilio sofisticato. I borghesi, al contrario, solidamente installati nella loro dimora sulla via principale, dai muri e dai tetti ben isolati, hanno cercato di organizzare l’interno della casa in modo da viverci gradevolmente: stanze piccole, facili da scaldare, caminetti di dimensioni variabili a seconda le esigenze che arrivano ad occupare tutta una parete. Molto comoda risulta, nei paesi germanici ed in alcune regioni del nord Italia, la stube, che non rilascia fumo e non sporca le case. Finestre accuratamente chiuse con pergamena oliata (in quanto il vetro è ancora raro anche nelle città alla fine del Medioevo) e sigillate con griglie a croce di ferro. Stanze cieche specialmente al piano terra. In tal  modo vengono evitate correnti d’aria, visite di ladri e sguardi indiscreti dei vicini.

Casa dolce casa

L’organizzazione delle comodità consente di rispondere a degli imperativi spesso contraddittori, ad esempio quello di associare una esigenza di luce a quello dell’intimità ed alla preoccupazione di beneficiare di una temperatura conveniente, in assenza di finestre a quadretti. Un porta candele o lume ad olio agganciato al soffitto o posto con astuzia davanti ad un piatto di rame, per rifrangere la luce, supplisce all’oscurità relativa di certe stanze. Nella camera da letto si poteva beneficiare di un pavimento in legno (parquet) dolce sotto i piedi; le cucine erano piastrellate per essere lavate meglio, modeste in confronto a quelle dei castelli, ma certamente ben provviste. Lo spazio interno viene gradevolmente scandito da mobili solidi e pratici, specialmente i cofani e  le panche, che possono ricoprire una funzione di contenitore o di sedia e la “panca capostorno (regolabile)” della quale bastava ribaltare lo schienale per potersi sedere di fronte o di spalle al fuoco. Questi servono di norma a proteggere i beni della famiglia. Le case dei mercanti e degli artigiani, nondimeno, non erano così rigidamente ordinate come imporranno le comodità borghesi del XIX e del XX secolo. Oggetti di fabbricazione ed utensili sono ammassati dappertutto nella casa, dalla cucina alla camera da letto. Del resto, la specializzazione degli spazi domestici non era ancora di regola, neanche nei castelli. La  tavola viene montata a due passi dal letto, l’odore del mangiare non disturba; ciò perché vi fa più caldo che altrove. Ci si rade in cucina, dove si fa il bagno ai piccoli in una piccola conca. Se la maggioranza della popolazione urbana vive in una relativa scomodità - appartamenti troppo piccoli in immobili in affitto, senza riscaldamento a meno di bracieri - la dolcezza di vivere è un ideale al quale pervengono (accedono) facilmente i borghesi agiati. Il Menagier di Parigi, composto alla fine del XIV secolo, ne è testimone nel suo trattato di economia domestica. La sera  egli prende piacere nel farsi togliere le scarpe dalla sua donna, seduto presso un buon fuoco, di cui viene giudiziosamente scelta l’essenza del legno da ardere (soprattutto non di legna verde, il cui fumo viene giudicato “acre”), prima di essere convenientemente nutrito. L’ideale del cittadino, al rientro dal lavoro, è quello di ritrovarsi al caldo, in un letto accogliente di lenzuola bianche, scaldate da un mattone o da una bacinella posta su una tavola ed avvolta di tela, in un letto coperto di buona pelliccia, se le sue sostanze glielo consentono o, in mancanza, di una trapunta di tela bianca.

Il mobilio borghese fra il XIII ed il XVI secolo

Mai un mobile è stato più mobile che nel Medioevo: pieghevole, smontabile, trasportabile da una stanza all’altra, insomma etimologicamente “mobile”. Esso serve a decorare una casa le cui stanze non sono ancora specializzate: occorrerà attendere la fine del XV secolo per vedere apparire il tavolo per mangiare “dormiente” a piedi fissi. Fino a quel momento per i nobili, borghesi e contadini il tavolo per mangiare è solamente una tavola di legno montata su cavalletti all’ora del pasto (si dice ancora mettere la tavola) che quando non serve sarà appoggiata verticalmente al muro. Niente di più semplice che spostarla a seconda delle necessità o di piazzarla davanti al caminetto in inverno, oppure nel cortile della casa in estate. Di tutti i mobili a vocazione domestica della casa di città solamente il letto resta nello stesso posto. Esso differisce, del resto, a seconda delle disponibilità finanziarie: dall’ampio letto, circondato da tendaggi, al semplice letto in legno nel quale si dorme se necessario in più persone. Il letto coniugale resta ai genitori che tengono con loro l’ultimo nato in una piccola culla basculante di legno, posta ai piedi della lettiera. Alla fine del Medioevo è solo negli alberghi e negli ospedali che il letto viene condiviso da diverse persone adulte che non facciano parte della stessa famiglia. Con il suo materasso “di piume per i ricchi, di paglia per i poveri”, il letto è il solo elemento realmente comodo del mobilio di legno medievale ed esso serve notte e giorno: in tale contesto ricopre le funzioni di un divano, durante il giorno, per ricevere un parente. Non è ancora a colonne - le prime immagini di questo tipo di letto a baldacchino risalgono agli ultimi anni del XV secolo. Ma questa soluzione di solito si realizza, fra i borghesi più ricchi, mediante una specie di tenda in tessuto, destinata ad evitare di ricevere sulla testa la polvere del piano superiore. Oltre ad una abbondanza di piccoli mobili quali gli schermi parafuoco, posti davanti al caminetto, armadietto, tavole per appoggiare e le sedie pieghevoli, delle panche, delle sedie impiallacciate a braccioli, ovvero delle poltrone ricavate in delle botti, costituiscono l’essenziale del mobilio. Pochi cuscini vengono utilizzati per migliorare l’appoggio: un semplice pezzo di stoffa, ricopre semplicemente le panche o le cassapanche che assolvono allo stesso tempo alle funzioni di ripostiglio e di sedia. Se le stesse sono abbastanza lunghe ci si può anche sdraiare. In assenza di armadi di legno, riservati all’ambiente clericale e destinati agli oggetti di culto ed alla conservazione dei libri e dei documenti d’archivio, il cofano è il mobile più importante della casa. Ne esistono diversi tipi nella cucina, per sistemare le stoviglie, nell’ufficio del mercante, per classificare le carte, nella camera da letto, per conservare gli abiti e la biancheria. Il cofano è di norma sistemato lungo il muro o ai piedi del letto (in Italia il letto ne è completamente circondato). Esso consente di rivestire la funzione di una sedia o di un tavolo d’appoggio ed è molto spesso a coperchio piatto, mantenuto aperto, se necessario, da una cremagliera di ferro. All’interno, come evidenziato dalle miniature, ci sono dei piccoli ripiani o dei cassettini aperti, che consentono di sistemare i beni più preziosi. In assenza di armadi da abiti, una semplice sbarra di legno viene fissata sotto il letto, per deporvi gli abiti del giorno, allorché ci si sveste. Sotto le lenzuola in inverno, quando non ci si contenta semplicemente di stenderli per bene ai piedi del letto, per deumidificarli col  calore delle coperte. Come porta salviette (asciugamani) viene utilizzato un bracciolo di legno o di ferro appeso accanto al lavabo. Per meglio isolare l’abitante dal freddo o dall’umidità del suolo, la stanza può essere ricoperta con un parquet o con un pavimento di legno o meglio ancora un pavimento di paglia intrecciata. In mancanza di tutto questo un lungo marciapiede corre lungo il letto, quasi sempre posto in un angolo della stanza, dal lato da cui ci si alza. A volte nella stanza venivano ricavati armadi a muro, nicchie per fontane d’acqua, ripiani nel vano delle finestre, ai bordi delle finestre e dei camini, che contribuiscono a rendere la casa più abitabile. Presso i mercanti come nelle professioni intellettuali un altro tipo di mobilio si incontra negli uffici o nel bovindo (Il bovindo consiste in un particolare tipo di finestratura, in cui gli infissi e le ante vetrate non sono allineate al muro, ma risultano seguire un percorso ad arco orizzontale aggettante dalla muratura, da cui il termine inglese. Tale finestra è sempre realizzata ad altezza superiore rispetto alla quota di calpestio; diversamente, cessa d'essere un bow window e diventa un bay window. La differenza sostanziale tra bow window e bay window è, infatti, che bow window è una finestra, mentre i bay window sono più simili a balconi finestrati. Da Wikipedia), dove vengono custodite le contabilità, un mobile dotato di cassetti multipli per classificare le pratiche, leggii fissi o girevoli per i libri o per consultare più manoscritti allo stesso tempo ed anche la tavola per calcolare, con i bordi rialzati, strumento per mettervi i gettoni di conto.

L’acqua a tutti i piani

Gli imperativi domestici della sposa si orientavano verso le pulizie ben fatte. Ogni casa urbana deve essere spazzata ed ordinata e la cucina meglio del resto. La  comodità risiedeva ugualmente nella disposizione visuale delle marmitte di rame ben lucidate ed anche dei vasi di terra o di legno accuratamente allineati. L’accesso ad un punto d’acqua in prossimità immediata della cucina è, in città, un’altra esigenza della donna di casa, preoccupata di evitarsi dei carichi di acqua. Dei  pozzi interni alle case vengono molto spesso scavati nelle cantine; in alcune regioni verso il 1450 le case sono anche dotate di dispositivi che consentono l’utilizzo dell’acqua ad ogni piano, grazie ad una finestra interna o ad una botola. Un lavandino di pietra nella cucina, che evacua l’acqua attraverso una gola scavata nel muro verso il cortile o verso la strada, consente alla donna di cucina di lavare senza molti sforzi i legumi e le stoviglie, stando in piedi. Per contro, le donne italiane cucinano nelle marmitte, il più spesso poste sullo stesso piano del camino, accovacciate, mentre le cuciniere tedesche, più esigenti, beneficiano di camini sopraelevati che consentono loro di preparare i pasti stando in piedi.

Pulci, mosche e zanzare

L’igiene della dimora viene perseguita con costanza, non solo come fine a sé stessa, ma anche per sbarazzarsi degli insetti, elementi particolarmente fastidiosi, la cui presenza nella case è denunciata dagli autori del tempo. Sono numerose in tutti i trattati del tempo le ricette per sbarazzarsi degli insetti volanti o striscianti, pidocchi, cimici, zanzare e pulci, che dovevano imperversare ovunque e dei quali si teme la presenza soprattutto nella camera e nel letto, in estate. Gli abitanti si preoccupano anche della proliferazione delle mosche, delle quali cercano di sbarazzarsi, chi bruciando del fieno, chi umettando il pavimento della stanza, chi ponendo sui mobili degli acchiappamosche ripieni di acqua al miele. Ma la sola soluzione efficace è quella di mantenere le stanze pulite e le finestre ben chiuse.

Dei bagni

Un elemento di comodità particolarmente apprezzato dai cittadini è l’esistenza di latrine interne, poste nello spessore di un muro, sporgente al di sopra del cortile, o installate in un tugurio all’ultimo piano della casa. Come nella cucina, uno sfiatatoio o una presa d’aria ricavata nel muro al di sopra del posto di agiamento. La comodità può essere anche olfattiva; contribuisce ad illuminare il luogo. Non tutte le case ne beneficiano: le stradine a latrine, le edicole in fondo al giardino, sono le tipologie più comuni nelle piccole città. Comunque sia è uno dei luoghi più freddi della casa e non ci si attarda che il tempo strettamente necessario. Succede, a volte, che nelle case aristocratiche tali luoghi vengano ricavati dietro un caminetto.

“Ben coricato fra i vostri seni ...”

In definitiva, la comodità medievale, variabile a seconda delle categorie sociali, è il risultato di un sottile miscuglio di piacere del corpo, di gusto per il decoro e di esigenza di protezione. Per il suo posto nello spazio della stanza, lontano dalle porte e finestre o nei pressi del caminetto, il mobilio vi ricopriva un ruolo decisamente di rilievo. Ma, evidentemente, anche la donna, che della casa era la regina. “Tre cose scacciano l’uomo dal suo focolare domestico: una casa scoperta, un camino che fa fumo ed una donna litigiosa”, dice il trattato del Menagier de Paris, scritto nel 1394 da un ricco borghese parigino che, tra l’altro, aggiunse come consiglio: “Fate in modo che in inverno l’uomo abbia un buon fuoco che non affumichi e che sia ben coricato fra i vostri seni sotto una buona coperta”. In fin dei conti, la sposa, agli occhi di un borghese del tempo,  era forse il più dolce ed il più prezioso dei mobili della casa.

BIBLIOGRAFIA

Barbero Alessandro, Donne, Madonne, Mercanti e Cavalieri, Laterza Editore, Bari, 2015;

Borghese anonimo, Menagier de Paris, manoscritto del 1394, Biblioteca Nazionale (BNF), Parigi;

Delort Robert, La vita quotidiana nel Medioevo, Laterza Editore , Bari, 2015;

Frugoni Chiara, Vivere nel Medioevo, Il Mulino, Bologna, 2017;

Herlihy David, La famiglia nel Medioevo, Edizioni Corriere della Sera, 2021

Le Goff Jacques, il Medioevo raccontato da Jacques Le Goff, Laterza Editore, Bari, 2015.


Massimo Iacopi

 

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