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OCCORRE RINSALDARE LE ALLEANZE TRA USA ED UE SENZA ESCLUDERE LA RUSSIA

      

   

Editoriali

 Registrazione Tribunale di Rieti n. 5 del 07/11/2002

 

 

Articolo di:

Massimo Iacopi e Carmelo Sarcią


La Cina sta approfittando degli errori che l'Occidente continua a compiere da circa trent'anni

 

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IL PERICOLO CINESE E IL SONNO DELL'OCCIDENTE


Cambiano gli equilibri geopolitici del Mondo

OCCORRE RINSALDARE LE ALLEANZE TRA USA ED UE SENZA ESCLUDERE LA RUSSIA

La Cina sta approfittando degli errori che l'Occidente continua a compiere da circa trent'anni

(Assisi PG, 17/12/2021)

LA CINA è PIU’ VICINA DI QUANTO SI POSSA PENSARE

Presento di seguito, in cinque brevi annotazioni, un recente articolo di attualità internazionale inviatomi dal Generale Massimo Iacopi. La sua preventiva lettura ha sollecitato in me emozioni connesse al mio passato di Ufficiale dell’Esercito ed alle mie esperienze di vita, a cominciare da quelle vissute a partire dalla fine degli Anni ’30, allorché l’Era Fascista italiana si frantumava nel solco profondo dei molti errori compiuti da Mussolini ed in conseguenza del diabolico Asse Ro.Ber.To. avevano inizio, da parte degli irrazionali Tedeschi eternamente fissati sul loro presunto diritto di dover dominare l’Europa e, se possibile, il mondo, le prime invasioni di aree extraterritoriali che avrebbero causato poi la famigerata Seconda Guerra Mondiale, cioè quei sei anni esatti di inferno (1° settembre 1939, Polonia – 2 settembre 1945, Hiroshima e Nagasaki) scatenato da Hitler e maldestramente assecondato da Mussolini, di cui si tacciono gli obbrobri compiuti dalle Forze Alleate, mentre si mantengono vivi, a beneficio della parallela convinzione dei post-comunisti di essere depositari del diritto di sottomettere i popoli del mondo alle fallimentari dottrine del socialismo reale, soltanto i misfatti contro il popolo ebreo perpetrati dai Tedeschi che in verità nulla avevano a che fare con la guerra.

1. Basilare è la premessa dedicata al Colosso cinese, che riepiloga le fasi e i metodi attraverso cui la Cina si è imposta quale partner commerciale unico del Mondo, grazie all’imposizione alla classe operaia di un trattamento retributivo disumano, da schiavi e di condizioni di vita assimilabili a quelle dei reclusi nei campi di detenzione.

2. Segue l’analisi dei molteplici errori commessi in politica estera dagli Stati Uniti e in particolare del fallimento delle politiche di “esportazione” della democrazia attraverso l’improbabile way of life e con l’imposizione illusoria del peacekeeping in territori e verso etnie storicamente ed atavicamente in conflitto, spesso e volentieri consistito in un servile assistenzialismo che ha dato luogo soltanto a perdite di vite umane ad opera di un terrorismo figlio di 70 anni di errori madornali che hanno alimentato la contesa israelo-palestinese diffondendo il terrorismo nell’area mediorientale e purtroppo nel resto del mondo. Un antico adagio diceva che a lavare la testa al somaro si perdono tempo e denari. Nei trent’anni di disimpegno seguiti alla cosiddetta “Caduta del Muro di Berlino”, l’Occidente tutto, ma soprattutto gli Usa, hanno c9ompiuto errori madornali che hanno di fatto favorito sacche di terrorismo e tollerato il consolidamento di minacce reali per la pace mondiale mai pensabili prima. Tra gli errori peggiori commessi, emergono quello di aver consentito al Pakistan di sostenere l’efficace combattività dei Talebani in Afghanistan e quello finale del  disimpegno progressivo delle forze alleate, culminato con la ritirata dai territori Afghani degli USA e dei Paesi NATO, addirittura contrabbandata come vittoria dei Talebani sulla Coalizione occidentale, per evitare che l’opinione pubblica puntasse il dito contro l’infame, vergognosa e disordinata fuga dal fallimento totale di quell’inutile e dispendiosa operazione.

3. Agli errori degli USA si aggiungano gli errori della gestione NATO, chiamata contro ogni accorso precedente, a sostenere operazioni di copertura di conflitti armati veri e propri, in particolare quelli di Francia (che ha portato all’uccisione di Gheddafi e scatenato il caos in Libia) e Regno Unito (che ha prodotto il caos in tutto il Medio Oriente istigando gli USA ad invadere l’Iraq ed eliminare Saddam Hussein), ma anche quelli non meno gravi dell’UE, consistenti, più che altro, nell’aver preferito coltivare rapporti politically correct di tipo salottiero, finanziario e industriale coi Paesi terzi piuttosto che adottare una politica estera incisiva nei confronti delle nuove minacce, da conseguire innanzitutto con una maggiore coesione fra gli Stati membri e attraverso la costituzione di un dispositivo unico di Forze Armate europee, ben addestrato ed equipaggiato con armamenti sofisticati, tale da rappresentare un deterrente difensivo qualificato. A quelli degli Usa e dell’UE vanno aggiunti poi gli errori dell'Italia, che sono tutti specificamente “italiani” … di assuefazione e sudditanza alla UE, di disimpegno militare e strategico, di abbandono dei confini alla mercé dei clandestini provenienti da ogni angolo del mondo, di sottomissione ai diktat comunitari di privatizzazione e cessione all’Asse franco-tedesco delle industrie nazionali di prestigio e di avvicinamento alla Cina attraverso l’inconcludente accordo, nel quadro dell’irrazionale e stupida decrescita felice, di apertura degli scali maggiori al traffico commerciale cinese, contraddistinto con il nome storico di “Via della Seta”, che favorisce esclusivamente gli interessi cinesi, mentre mortifica, squalifica e avvilisce quelli nazionali. In altre parole, l’Occidente tutto, compresi gli Stati Uniti d’America, registra un diffuso disinteresse  circa il futuro geostrategico, economico e industriale della Cina e non percepisce neanche il ruolo programmato dai Cinesi su buona parte del Continente africano, ridotto ormai a Colonia del Dragone Giallo, il cui massiccio esodo dei suoi più giovani indigeni dovrebbe suggerire strategie più lungimiranti. E senza neanche pensare ad interventi concorrenziali da parte dell’Occidente prima che sia troppo tardi.

4. Quanto alla recente questione sorta nei rapporti tra Francia e Australia, che sembra stare a cuore all’estensore dell’articolo, non sfugga piuttosto che il recesso australiano dal contratto di costruzione dei sommergibili stipulato con la Francia, cui è seguito l'affidamento della commessa agli Stati Uniti, è stretto compagno dell’addio dell'Australia al suo storico e subalterno sodalizio con il Regno Unito, non più legato alla UE e più vicino agli USA, già partner in seno al Commonwealth ed al suo schieramento strategico accanto ad una potenza commerciale e militare come gli USA, i cui interessi di politica estera e di strategia territoriale. coincidono in modo speculare con quelli americani e inglesi.

5. Fra i tanti errori commessi da UE e USA c’è da annoverare quello più catastrofico e pericoloso, tuttora attivo e privo di lungimiranza, che riguarda i pessimi rapporti instaurati con la Russia, accusata anche a ragione di non rispettare i diritti umani e tuttavia idonea a divenire un importante partner dell’Occidente. Dopo aver superato con successo lo shock subito dall’implosione dell’URSS, la Russia moderna, avendo recuperato, malgrado le ingenerose sanzioni euro statunitensi, il gap industriale e produttivo che l’aveva duramente colpita, si propone come un grande Paese dotato di risorse scientifiche, industriali, produttive e militari, di prestigio. Quindi, rifiutarne il partenariato in campo industriale e difensivo, significa privarsi di un alleato chiave a livello geopolitico e peggio ancora, gettarne le potenzialità nelle braccia dell’agguerrito e minaccioso Dragone Giallo. (Carmelo Sarcià)

Segue l’articolo del Generale Massimo Iacopi

Attualità geopolitica

AFGHANISTAN … AUSTRALIA e la CINA MARCA PUNTI a FAVORE

L’Afghanistan, simbolo del fallimento degli USA e della NATO e l’Australia, ennesimo esempio per l’Occidente di quanto ci si deve fidare dello Zio Sam hanno dato alla CINA ulteriori prove utili su quanto fare a lungo termine nelle sue dispute con gli USA.

Assisi PG 17/12/2021

L’abbandono dell’Afghanistan segna il fallimento degli USA e della NATO nell’esportazione della sua way of life e della democrazia. In Australia hanno dimostrato che le idee di Trump sugli interessi americani risultano prioritari su tutto, anche con gli alleati tradizionali. I Cinesi hanno fatto tesoro dai comportamenti degli USA, guadagnando posizioni importanti in Afghanistan per le loro industrie e che se toccati nei loro interessi primari, non avranno scrupoli, se necessario, ad abbandonare i loro alleati. Due eventi internazionali di rilievo di questa estate trascorsa hanno segnato una svolta nelle relazioni fra gli USA ed il resto del mondo, specialmente nei confronti della Cina e dell’Europa. Tutto ha inizio nell’agosto 2021 con il fallimento americano di fronte ai Talebani. Nonostante una guerra di 20 anni, con quasi 2.400 soldati morti e più di 2 mila miliardi di dollari spesi, gli Americani e la NATO hanno dovuto, “ob torto collo”, ritirarsi precipitosamente, in una atmosfera da “si salvi chi può”. Già evidente nel corso della primavera, la spinta dei Talebani, diventata irresistibile nel corso dell’estate, ha travolto tutto al suo passaggio. Il 15 agosto, i loro combattenti sono entrati a Kabul, una capitale di 4 milioni di abitanti in stato di sorpresa e stupore. L’esercito afghano (250 mila uomini, di fronte ad 80 mila Talebani), nonostante i suoi moderni equipaggiamenti ed il sostegno occidentale, si è evaporato nel giro di pochi mesi. Le responsabilità di questa disfatta sono da ripartire fra i vari attori. E’ evidente che la maggioranza degli Afghani aveva già fatto la scelta di un prudente attendismo da diversi anni. Una parte importante di essi, specialmente fra i Pastun, l’etnia maggioritaria (40% dei 40 milioni di abitanti), si augurava persino la vittoria dei Talebani, nel nome del “vero islam” e del rispetto integrale della Sharia. La classe dirigente, avallata dagli Occidentali, non è mai risultata all’altezza del compito, inghiottita in una corruzione sistemica ed in feroci lotte di clan. Dal lato americano - gli altri 37 paesi della coalizione si erano allineati sulle decisioni dello zio Sam -, i dirigenti successivi (George Bush, Barack Obama, Donald Trump e quindi Joe Biden) hanno fornito prove di pusillanimità, di scarso realismo e di ostinazione ideologica. La non perfetta conoscenza del terreno, il rifiuto di adottare sanzioni nei confronti del Pakistan, per il suo decisivo sostegno ai Talebani ed una fede incrollabile ed incosciente nella possibilità e nella loro capacità di esportazione di un bene non commerciabile, come la “democrazia” fra i “musulmani”, hanno sabotato le tante buone iniziative, nonostante il sacrificio dei soldati. La difesa dei diritti dell’uomo e la promozione dei diritti delle donne non risultavano di certo fra le priorità del popolo afghano, anche presso gli Alleati occidentali. Gli allarmi dei militari non sono stati ascoltati dai politici. L’America esce umiliata dal più lungo conflitto della sua storia. Essa ha messo, soprattutto, in evidenza i suoi limiti politici e militari, in una regione che la Cina, sua grande rivale, considera come un suo cortile esterno. Di fatto, la vittoria dei Talebani rinforza gli interessi cinesi. Pechino vuole trattare con loro, specialmente per lo sfruttamento dei minerali strategici afghani, che l’ONU stima con un potenziale di mille miliardi di dollari. L’altro avvenimento internazionale importante, avvenuto alla metà del mese di settembre, costituisce la rottura brutale del “contratto del secolo” franco-australiano. Questo contratto prevedeva la costruzione e la manutenzione di 12 sottomarini nucleari d’attacco da parte della francese Naval Group (35 miliardi di euro su 50 anni). L’accordo è saltato per il siluramento da parte della potenza americana. Il voltafaccia australiano, orchestrato dagli USA, è stato una pugnalata alla schiena per la Francia, umiliata pubblicamente e duramente colpita nei suoi interessi. Gli Americani con il nuovo contratto, che risponde ai criteri a suo tempo enunciati da Trump (difesa del loro stretto interesse nazionale: America first), hanno ottenuto tre successi: politico, industriale e militare e legano per lungo tempo l’Australia alle tecnologie, ai materiali ed ai sistemi di difesa USA. I dirigenti cinesi, osservatori onnipresenti ed iperattivi in questa zona indo-pacifica, che tende a diventare il perno del mondo, traggono due ammaestramenti da questi avvenimenti. In Afghanistan, essi constatano che l’ideologia in vigore a Washington, a prescindere dal campo politico, risulta staccata dal mondo reale e conduce inevitabilmente all’abbandono dei suoi alleati ed alla sconfitta. Notano, altresì, che la forza militare americana, considerevole, non risulta sostenuta da una forza morale adeguata per assumersi dei rischi e per sostenere uno sforzo di lunga durata. In Australia, i Cinesi prendono atto che l’America può abbandonare uno dei suoi più antichi alleati (purtroppo non sempre fidato), senza alcuna concertazione preliminare, né scrupoli morali. I Cinesi, con certezza, analizzeranno gli inevitabili scontri a venire - Mar della Cina, Taiwan, Pacifico, Medio Oriente - alla luce di queste due constatazioni e probabilmente si muoveranno di conseguenza.

Il modello cinese e conclusioni

Questo sopra detto è stato ampiamente dimostrato dalla Cina. Entrata nell’OMC (Organizzazione Mondiale del Commercio) nel 2001, guardata dall’alto e con un certo disprezzo da molti, essa è ormai diventata una delle superpotenze economiche e può, appena 20 anni dopo, esprimere ad alta voce le sue ambizioni geopolitiche. Xi Jinping con la sua personalità e la sua propria visione, rappresenta l’erede delle riforma di Deng Xiaoping e di Hu Jintao. Se non ci fossero state le aperture degli anni 1980, l’abbandono delle disastrose politiche maoiste e la volontà di diventare il “laboratorio del mondo”, non ci sarebbero potute essere oggi le iniziative delle rotte della seta e le ambizioni nel Mar della Cina. L’URSS, invece, ha conosciuto il cammino inverso: il suo fallimento economico ha provocato la sua implosione interna e la sua scomparsa dalla scena mondiale (1991). Trenta anni più tardi, alcuni paesi ex URSS dell’Asia centrale hanno raccolto la sfida dello sviluppo e sono diventati oggi partner economici di un certo rilievo. Certo l’Italia, per la sua dimensione, per le scelte fatte in momenti di necessità, oggi é stata costretta a ridurre, e di molto, le sue prospettive mondiali, ma questo non le impedisce, in ogni caso, di rimettere in ordine le cose di casa sua ed, in primo luogo, l’economia, base del suo benessere e della sua coesione sociale e con essa la disponibilità di un adeguato strumento militare dato che l’Europa non ce l’ha. Chi si preoccupa della declinazione dei sostantivi al femminile credo che non abbia il diritto di guidare una nazione, perché inadeguato al compito che deve assolvere e soprattutto perché non ha capito l’ABC della sua alta missione. Per andare più lontano: se la Comunità Europea si riduce a produrre direttive sulla lunghezza e la tipologia delle etichette dei prodotti e non è stata ancora in grado di esprimere una sua politica estera (frutto di una inesistente potenza economico militare), vuol dire che c’è necessità evidente di riformarne la sua struttura. (Massimo Iacopi)


Massimo Iacopi e Carmelo Sarcią

 

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