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L’INSURREZIONE DEGLI HUSSITI E DEI TABORITI

      

   

Inchieste

 Registrazione Tribunale di Rieti n. 5 del 07/11/2002

 

 

Articolo di ricerca di:

Massimo Iacopi


Una guerra di Papi e Imperatori in difesa del dominio temporale e spirituale della Chiesa

 

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SCONTRO FRA HUSSITI E SOLDATI IMPERIALI


Il sangue dei ribelli e dei mercenari fu versato in nome del sangue di Cristo

L’INSURREZIONE DEGLI HUSSITI E DEI TABORITI

Una guerra di Papi e Imperatori in difesa del dominio temporale e spirituale della Chiesa

(Assisi PG, 24/01/2022)

L’INSURREZIONE DEGLI HUSSITI E DEI TABORITI

Agli inizi del 1400 in Boemia si sviluppa una eresia particolarmente virulenta nel campo cattolico, che trova le sue origini nelle reali motivazioni morali, nell’’influenza di teorie eretiche esterne e nelle profonde insoddisfazioni politiche dei popoli boemo e moravo. Uno degli episodi scatenanti della rivolta è l’esecuzione della pena di morte per rogo di certo Jan Hus che avviene a Costanza nel 1415, esecuzione che accende viepiù gli animi dei rivoltosi piuttosto che ridurli a più miti pretese. Infatti, la Chiesa e l’Impero, ben lungi dallo sradicare il movimento di Riforma iniziato qualche anno prima, scatenano una vera sollevazione. La rivolta assume una tale ampiezza da costringere il Papa Martino V ad invitare l’imperatore Sigismondo a lanciare una Crociata contro i “terroristi” Hussiti e Taboriti che intanto hanno issato sugli edifici occupati il gonfalone di Boemia. Siamo dunque agli inizi del 1421. Sulle sponde della Vltava, si offre agli occhi dello spettatore un terrificante spettacolo: un colossale esercito lascia Praga con l’intenzione, armi alla mano, di portare la vera fede attraverso le campagne della Boemia e della Moravia. Sono in migliaia, uomini e donne, a marciare attraverso la Piana. Fa un freddo da lupi ed i campi sono ricoperti dalla neve. Il frastuono della valanga umana che marcia animata da intenzioni tutt’altro che buone, non viene neanche attutito dalla coltre ovattata di neve che costella il cammino. Il vociare e accompagnato dal rullo dei tamburi che avanzano in testa alla colonna, tamburi che si dice fossero stati costruiti con la pelle umana prelevata dai cadaveri dei nemici. Al martellio dei tamburi fa eco il rombo continuo delle ruote cerchiate di ferro delle centinaia di manovrabili carri armati leggeri wagenburg (carro fortezza), armati, strumento militare incomparabile di cui la spaventosa truppa era dotato, la cui muraglia mobile costituiva nelle battaglie una linea di sbarramento inaspettata, contro la quale si immolava la cavalleria pesante del tempo. Insomma, un’accozzaglia di strani strumenti di guerra, trainati su affusti di fortuna, dotati di tubi di bronzo che venivano riempiti di polvere da sparo, idonee a lanciare molto lontano delle granate (grossi proiettili caricati all’interno di esplosivo) che esplodendo seminavano il panico nei ranghi avversari. Il vociare cessava per far posto q canti in ceco che altro non erano se non canti di guerra che punteggiavano le esclamazioni esaltate dei predicatori campagnoli i quali, arringando il proprio “gregge”, annunciavano l’imminente fine del mondo e la distruzione di tutti quelli che non avevano saputo fare la buona scelta, esortandoli ad accodarsi alla crociata prima che fosse troppo tardi. Componevano la truppaglia i Taboriti (1), frangia estremista degli Hussiti (2), che avevano preso il nome dalla loro città santa, con riferimento al monte Tabor, luogo indicato nelle sacre Scritture come teatro della trasfigurazione di Cristo. Trasferendo al presente la cronaca del tempo, osserviamo che i Taboriti hanno deciso di allontanarsi dalla capitale proprio perché non si intendono più con gli Hussiti praghesi considerati, dal loro punto di vista, troppo moderati e per questo motivo chiamati con disprezzo: Utraquisti (3), “Caliciani” (4) o “Pseudo cattolici”. Non veniva però ricordato che essi erano entrati appena due mesi prima nella città fra le acclamazioni della popolazione, dopo aver obbligato l’imperatore Sigismondo d’Ungheria (1368-1437) a togliere l’assedio alla città di Praga iniziato il 30 giugno 1420. Jan Zizka di Trocknow (1460-1424) soprannominato l’Orbo, è l’uomo che ha fatto fuggire Sigismondo, Imperatore del Sacro Romano Impero Germanico, erede della corona ceca alla morte del suo fratellastro Venceslao IV di Lussemburgo detto il Pigro o il Fannullone (1361-1419), teoricamente decaduto dai suoi diritti per disposizione delle Dieta di Boemia dell’aprile 1420. Questo straordinario personaggio, capo dell’ala radicale dei Taboriti (Horebiti), è un signorotto di campagna dell’Ovest della Boemia, che ha perso un occhio guerreggiando contro i Turchi. Ormai sessagenario, Zizka, oltre ad essere un ottimo propagandista, possiede un’eccellente esperienza militare ed indiscutibili qualità di stratega, doti che gli avvenimenti che dilaniano la Boemia da diversi anni gli offriranno l’opportunità di mettere in evidenza. La guerra civile e religiosa, agli inizi del 1419 si trova ormai al suo limite. Tutto si sviluppa in maniera inestricabile ed il movimento hussita assume contorni patriottici per buona parte dei Cechi, stanchi della loro posizione giudicata inferiore a quella dei loro compatrioti di origine tedesca. La piccola nobiltà ceca prende posizione nella vicenda, scacciando il clero cattolico e proteggendo gli Hussiti. Questi brandiscono, di fronte alla croce dei cattolici, un gonfalone decorato da un calice, proprio perché Jan Hus ha incoraggiato i fedeli ad accostarsi alla santa Comunione sotto le due specie del pane e del vino. In risposta alla non autorizzata modifica del cerimoniale della celebrazione che contravveniva al divieto della comunione sotto le due specie, il papa Martino V Colonna (1369-1431) mette all’indice l’Università di Praga, giudicando inammissibile la possibilità di mettere su un piano di parità laici e preti, solo questi ultimi autorizzati a comunicarsi con il “Sangue di Cristo”. Venceslao, nonostante le minacce di Sigismondo che gli ingiunge di sradicare l’eresia, mentre Praga, sollecitata dalla predicazione dell’hussita Jan de Zeliv o Zelivsky (1380-1422), tergiversa e il 30 luglio 1419 si ribella. Gli assessori cattolici del Consiglio della città vengono defenestrati e viene instaurata una dittatura. I cattolici, ma anche i Praghesi di origine tedesca, nonché tutti i sospettati di essere ricchi, diventano bersaglio dei rivoltosi. Molti di questi abbandonano la città. La sofferenza dei tumultuosi avvenimenti fa si che Venceslao muore ,a seguito di una crisi cardiaca, lasciando la corona a Sigismondo che a questo punto dovrà superare gli ostacoli che si frappongono alla sua incoronazione. A Praga la reggente Sofia di Baviera (1376-1428), vedova di Venceslao IV, non ha più il controllo della situazione. Le truppe mercenarie che ha ingaggiato si scontrano talmente violentemente con i partigiani di Zeliv, che la città si trasforma in un rogo. Gli Hussiti, più moderati e più ricchi e comunque dello strato sociale più elevato, sono ormai assillati da una idea fissa: cercare un accordo con Sigismondo e col Papa. Essi redigono una proposta di riconoscimento del partito “Caliciano” (il partito del calice e dell’utraquismo), nonché la riabilitazione di Jan Hus. La proposta contiene anche le richiesta della secolarizzazione dei beni del clero, della soppressione di alcuni diritti reali, della consultazione della nobiltà da parte del Re prima di qualsiasi impiego del Tesoro, dell’interdizione ai non-Cechi di esercitare cariche ufficiali, della confisca dei beni stranieri a favore degli assessori hussiti e della scelta per cooptazione dei professori universitari, ormai i soli a poter giudicare sulle accuse in materia di eresia. Beninteso, questo programma, chiaramente indicatore degli scopi di un movimento nel quale si mescolano principi spirituali e temporali, nonché aspirazioni nazionaliste, non è accettabile da Sigismondo. Per contro, lo stesso programma appare vergognosamente conciliante agli occhi dell’ala dura del movimento hussita, rappresentata dai capi militari dei Taboriti. Zizka ed i suoi partigiani lasciano Praga alla fine del 1419, nel momento peggiore, poiché il 14 marzo 1420 Martino V lancia una “Crociata” contro gli eretici di Boemia, approfittando della buona disposizione di Sigismondo che ha promesso di “annegare tutti gli Hussiti” se essi non lo riconosceranno come Re, abiurando i loro errori di fede. La Dieta di Praga risponde immediatamente per le rime, privando Sigismondo di tutti i suoi diritti. Ma l’imperatore non sembra particolarmente preoccupato, convinto com’è del fatto di essere in condizione di poter conquistare la città con la forza alla testa dell’imponente esercito che si sta raccogliendo ai suoi ordini, particolarmente esaltato dalla prospettiva di un sicuro e cospicuo bottino. In realtà, tutto questo non è altro che un pessimo inizio, condotto da una truppa scadentem scarsamente motivata, composta da mer4cenari e nobili tedeschi che non conoscono il paese in cui si avventurano e soprattutto non conoscono i combattenti che dovranno affrontare, che riveleranno di essere di ben altra tempra. Il 30 giugno 1420 Sigismondo assedia Praga. L’irruzione di Zizka, incoraggiato da una prima vittoria ottenuta il 25 marzo precedente contro i cattolici a Sudomer, affievolisce la sue speranze e si rileva preludio di indesiderate conseguenze. Sigismondo è costretto a ripiegare su Kutnà Hora, città mineraria ricca di filoni argentiferi abitata da Tedeschi cattolici lealisti i quali si convincono della necessità di espellerlo rapidamente prima che possa ricevere rinforzi. Ma Zizka, pur essendo perfettamente a conoscenza della situazione, ritiene che, per il momento, i suoi obiettivi sono quelli di assicurarsi il controllo del territorio ceco spargendo intorno un’atmosfera di terrore in modo tale che nessuno osi resistergli. I suoi obiettivi sono i grandi monasteri presidiati da religiosi uomini e donne che sono proprietari di vasti latifondi e animati da uno esagerato spirito di lucro che incancrenisce una parte della Chiesa e in Boemia contamina persino i Francescani. I monasteri francescani a suo tempo erano stati fondati proprio per reagire a questa sfrontata esibizione di ricchezza. Zizka intanto fa circolare una voce minacciosa affermando che “visiterà” i suoi buoni amici ed i loro cognati. Le sue “visite” si trasformano infatti ovunque in massacri di monaci e suore che saranno impiccati, annegati o sventrati. La lista degli eccessi dell’Orbo è impressionante: le città di Mis, Rockisan, Chotieborz, Przelaucs si arrendono senza combattere; la fortezza di Schwamberg resiste sei giorni. Cottiburg, più fiera, si difende con le unghie e con i denti, persino le donne che si esibiscono nude sulle mura, sfidano i Taboriti a prenderle. Ma un mercenario tedesco offre la possibilità di impadronirsi della città in cambio di una promessa di denaro ed il seguito, abominevole, è evidentemente prevedibile. Zizka, reso furioso dalla perdita di un migliaio di soldati, fa passare a fil di spada tutta la popolazione, bambini compresi (circa tremila persone) lasciando i loro corpi insepolti sul terreno. Cinque secoli dopo, si dice, che ci sono stati ancora dei contadini che, lavorando in quel luogo a suo tempo disseminato di cadaveri, abbiano riportato alla luce numerosi denti. Poi è il turno di Beroun, nella Boemia centrale, dove Zizka accorda 24 ore al clero per scegliere fra l’abiura o la morte. Quelli che non aderiscono all’invito vengono gettati nella pece bollente. Una tale dimostrazione di determinazione e di crudeltà basta ed avanza per condurre alla resipiscenza (il termine resipiscenza indica l'atto del ravvedersi riconoscendo espressamente il proprio errore) e le città della Boemia non solo si arrendono, ma abbracciano di slancio il movimento hussita ed i loro abitanti per dimostrare il loro “entusiasmo”, incendiano le loro chiese ed uccidono il loro clero. Zizka non perde occasione per manifestare tutta la sua crudeltà. Egli vuole spargere il terrore con tutti i mezzi possibili, ma quando lo reputerà necessario, saprà dare anche prova di clemenza. D’altronde, nella primavera del 1421, Zizka tende a separarsi dagli estremisti Taboriti che lo mettono in difficoltà con i loro eccessi. Forse egli si rende conto di essere stato raggirato. La data annunciata per l’avvento dell’Apocalisse è trascorsa senza che siano intervenuti né l’Anticristo, né le folgori divine, Zizka non ci crede più. La sua “visita” in primavera a Tabor viene considerata come un tentativo di “altolà” dato all’ala estremista. Intanto, nel 1420, i Taboriti nominano un loro Vescovo, Nicolai Biskupec di Pelhrimov, teologo moderato, che si impegna subito a codificare i nuovi riti e la nuova fede, portandoli ad una espressione semplificata, L’Orbo giunge in città e liquida la frazione più estremista del partito. Non ci sarà più collettivismo, né alcuna licenza sessuale. A questo punto, Zizka può passare ad affrontare cose più importanti. La sua azione diviene in effetti urgente, in quanto i “Caliciani”, spaventati dalla piega presa dagli avvenimenti, cercano sempre con maggior vigore degli accomodamenti con i Cattolici. I Praghesi - senza riconoscere Sigismondo, peraltro rientrato in Ungheria nel maggio, dove la sua nobiltà locale gli impedisce di ripartire per la Boemia – danno luogo a negoziati con un Principe della dinastia lituana degli Jagelloni, affinché accetti la corona della Nazione Ceca. Il 21 aprile 1421 l’arcivescovo cattolico riconosce il principio dei Quattro Articoli di Praga (5), i Compacta, elaborati l’estate precedente, riguardanti la libera predicazione, la pratica dell’utraquismo, il ritorno della Chiesa alla santa povertà e la punizione pubblica dei peccatori. 

Ma poiché tutto questo risulta ben lungi dal permettere di intavolare una discussione costruttiva con il mondo cattolico, scandalizzato dagli avvenimenti della guerra della Boemia, la guerra continua. Da quel momento ha quindi inizio la seconda “crociata” contro gli Hussiti di Boemia. Ma se la stessa è altrettanto impressionante come effettivi impegnati, rispetto alla precedente, essa non risulta di migliore qualità sul piano morale e militare. Inoltre, la nuova crociata non dispone di un vero capo, in quanto Sigismondo è rimasto sempre in Ungheria, intento a controllare i Turchi. In questo contesto, il lavoro di propaganda di Zizka porta i suoi frutti. I “Crociati” vengono colti dal panico, ancor prima di aver incontrato il minimo hussita. Corrono le voci più folli sul conto degli insorti: sulla loro strategia; sui loro carri da combattimento, sia lanciati al galoppo, sia schierati di fronte alle cariche di cavalleria (considerati ostacoli invincibili); sulla ferocia di questi uomini e sulle armi che avrebbero messo a punto, utilizzando la polvere inventata dai Cinesi, materiale che consente di uccidere da lontano. Viene evocata, inoltre, una nuova arma, piccoli cannoni portatili, denominati Moschetti, ed armi “da pugno o da mano (manesche)” la Pis’tala, che conservando il suo nome in ceco, diventerà la Pistola moderna. C’é di che temere ed in effetti. La seconda “Crociata” si trasforma, in poco tempo, in un vero disastro. Quando Sigismondo riesce finalmente a raggiungere le sue truppe, non gli rimane che chiudersi in Kutna Hora, da dove viene costretto a sloggiare, a seguito di una sconfitta in battaglia. Ben lungi d’aver sradicato l’eresia, Sigismondo non ha fatto altro che rinforzarla. Anche la stessa morte di Zizka, falciato dalla peste nell’ottobre 1424, non cambierà più nulla. Il suo successore Procopio il Grande (nel senso di statura), detto anche il “Rasato o Calvo” (1380 circa-1434), si rivelerà ancora più temibile, perché eredita un paese intero sottomesso alla dominazione hussita. Ormai, egli condurrà i suoi sforzi in Ungheria, in Polonia, in Austria, in Baviera, durante la condotta di “magnifici raids”, che avranno come obiettivo, più che la conversione di queste regioni, piuttosto quello della disorganizzazione del nemico. Su saggio consiglio del cardinale Giuliano Cesarini (1398-1444), Procopio sceglierà la via del negoziato ed il Concilio di Basilea (1431-1449) ammetterà, nel 1433, l’Utraquismo, come una particolarità della chiesa boema e riceverà una versione addolcita dei Quattro Articoli di Praga. La fine effettiva delle guerre hussite viene sancita dalla Dieta di Iglau (Jihlava), nella quale le due fazioni accettano le decisioni del Concilio di Basilea (3 marzo 1431). Gli Hussiti calixtini (caliciani) accettano, in cambio, di riconoscere Sigismondo come sovrano di Boemia e in cambio ottengono la libertà religiosa e numerose cariche nobiliari. I Taboriti decidono, invece, di non conformarsi alle condizioni della Dieta e perciò verranno annientati a Lipan dalle forze congiunte dei Calixtini e dei Cattolici il 30 maggio 1434. Le guerre hussite termineranno, in effetti, solo nel 1436, dopo più di 15 anni di devastazioni, quando l'assemblea di stato, riunita nuovamente a Jihlava nel 1436, confermerà i Compacta di Praga, riconciliando la Boemia con la Chiesa di Roma e l'Europa occidentale. Gli Hussiti soccomberanno, non certo perché vinti dai “crociati”, ma perché logorati dalle loro lotte intestine, sempre più violente. Da questa grave crisi, il paese emergerà rovinato, umanamente ed economicamente, privato per sempre del favoloso patrimonio artistico ed architetturale che gli avevano lasciato i periodi romanico e gotico. Riguardo all’indebolimento della Chiesa e della Corona non sarà certo favorito da una popolazione diminuita della metà nel corso del conflitto. Infine, il movimento hussita, spesso presentato come un antenato della Riforma protestante, si dissolverà a poco a poco. I missionari, inviati dal Papa Eugenio IV, Condulmer (1343-1407), riporteranno il Paese nel campo cattolico. Alcuni Taboriti irriducibili, invece, si raggrupperanno nel 1457 nell’Unitas Fratrum, i Fratelli moravi, o l’Unione dei Fratelli boemi e quindi emigreranno nel resto dell’Europa ed in America alla fine del XVI secolo, dove i loro discendenti esistono tuttora. Con l'imperatore Massimiliano II d'Asburgo (1527-1576) verrà formulata la Confessio Bohemica, a cui aderiranno luterani, riformati e Fratelli Boemi. Una comunità di Fratelli Boemi stabilitasi a Herrnhut, in Germania, nel 1727 porrà le basi per la nascita della Chiesa Moraviana, nome ufficiale dell'Unitas Fratrum odierna.. I Moraviani di Herrnhut, sotto la guida del conte Nikolaus Ludwig von Zinzendorf (1700-1760), stabilirono missioni d'evangelizzazione anche in Africa e nelle Americhe.

NOTE

(1) Facenti parte di una setta che segue il Taborismo; movimento creato nella loro città santa, a Tabor, fondata nel 1420 sulle rovine di Sesimovo Usti, nella quale si vive in comunità totale. Nessuno è autorizzato a possedere un bene a titolo privato, neanche la propria donna, o i propri figli. Ciascuno si unisce con chi vuole ed i figli nati da queste unioni vengono cresciuti in comunità;

(2) Seguaci di Jan Hus. L’arrivo in Boemia del pensiero di John Wyclif (1330-1384) un prete riformatore di Oxford, giunto insieme ad Anna di Boemia, regina d’Inghilterra (1366-1394), sorella di Venceslao IV di Boemia, trova un forte eco presso il Rettore dell’Università di Praga, Jan Hus. Questi si impone come una delle più brillanti intelligenze dell’epoca ed, al pari di Wyclif propugna il libero arbitrio e denuncia gli errori della gerarchia religiosa e la sua indecente ricchezza. Nel 1412 Hus viene scomunicato da Roma ed obbligato a lasciare Praga. Ma, egli ben lungi dal ritrattare le sue tesi persiste nella sua azione pubblicando dei trattati “Sulla Simonia” e “Sulla Chiesa”, inserendosi nella disputa politica fra Venceslao IV e Sigismondo di Ungheria per la corona imperiale. Sigismondo nel rischio di essere accusato di proteggere un eretico, sceglie di inviare con un salvacondotto Jan Hus a spiegarsi al Concilio di Costanza (dove sono riuniti 28 sovrani, 23 cardinali e 27 arcivescovi), indetto per risolvere lo scisma del Papato. Ma Jan Hus appena arrivato a Costanza, in pieno spregio del salvacondotto rilasciatogli, viene imprigionato e bruciato vivo il 6 luglio 1415; il Movimento Hussita si dividerà poi in diverse correnti:

·       la corrente moderata degli Hussiti, formata da studenti, nobiltà e alta borghesia, prende il nome di Calixtini (dal latino calix, calice, chiamati talvolta anche caliciani, calinisti, calicisti o utraquisti, dalla locuzione latina sub utraque specie);

·       la corrente più estremista prende il nome di Taboriti, da Tábor, una collina nei pressi della città di Sezimovo Ústí, nella Boemia meridionale, dove fu fondato un insediamento e vi si aggregarono i contadini e le fasce più povere della popolazione;

·       dai Taboriti prende origine un'altra corrente meno radicale, quella degli Horebiti, guidati dal nobile Jan Žižka;

·       la corrente degli Adamiti o Piccardi, guidata dal predicatore Martin Húska detto Loquis;

(3) Gli Utraquisti praticano la comunione sotto le due specie sante, che sono il corpo ed il sangue del Cristo, simbolizzati dal pane (ostia) e dal vino. Questo sacramento, adottato dagli Ortodossi, verrà adottato anche dagli Anglicani e dai Protestanti;

(4) Il partito del calice, dal simbolo del calice posto sul gonfalone degli Hussiti;

(5) Nel 1420 furono stilati i Quattro articoli di Praga, i Compacta, una sorta di manifesto del credo hussita, che esponeva varie tesi:

·    Libertà per i preti e per i laici di predicare le Sacre Scritture in lingua locale.

·       Comunione eucaristica sotto ambedue le forme, il calice contenente il vino e il pane, data sia agli adulti che ai bambini (il calice divenne il simbolo degli Hussiti).

·       Espropriazione dei beni ecclesiastici, povertà del clero e rinuncia ai beni materiali.

·       Pene esemplari per i peccati mortali commessi da membri del clero.


Massimo Iacopi

 

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