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CATASTROFISMO E TERRORISMO MEDIATICO

      

   

Costume

 Registrazione Tribunale di Rieti n. 5 del 07/11/2002

 

 

Articolo di:

Massimo Iacopi


La lotta di media e social per il controllo dell’informazione finalizzata a pervadere la privacy

 

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Attualità

CATASTROFISMO E TERRORISMO MEDIATICO

La lotta di media e social per il controllo dell’informazione finalizzata a pervadere la privacy

(Assisi PG, 20/03/2024)

 

 

CATASTROFISMO E TERRORISMO MEDIATICO

Introduzione

Approfittando dell’avvenuta globalizzazione anche delle comunicazioni, i media ed i social hanno intrapreso una lotta per il controllo dell’informazione, con l’obiettivo finale di insinuarsi nella privacy delle persone per fini sicuramente non etici né leciti, facendo leva sulle paure ancestrali dell'uomo. Da quando l'uomo esiste al mondo ha dovuto sempre convivere con una serie di paure ancestrali di penuria, vere o immaginarie, che hanno fortemente condizionato la sua vita. Ma le paure, spesso, sono state un pungolo per la ricerca di soluzioni idonee a superare le difficoltà. L'avvento nel mondo del fenomeno della globalizzazione nel campo delle comunicazioni e delle reti sociali, oltre ad apportare sensibili progressi nelle società, ha messo a disposizione di chi gestisce i media ed i social un terribile strumento per acquisirne il controllo e per influenzare le popolazioni con l'azione combinata delle paure e del catastrofismo, fornendo anche un contemporaneo suggerimento, più o meno menzognero, per uscire da una crisi provocata ad arte.  Ricordo con chiarezza un fatto alla fine degli anni 1900, quando, durante un Talk Show televisivo, uno dei tanti esperti nostrani da salotto evocò, con voce grave, una ineluttabile “profezia”. La Cina, tenuto conto della quantità di rame necessaria per realizzare la sua rete telefonica e considerata l'immensità del suo territorio, non sarebbe stata in condizioni di collegare tutta la sua popolazione col telefono. Considerazione decorrente proprio dal fatto che non esisteva nel mondo abbastanza rame per realizzarla. Ragionamento corretto in linea di principio. Salvo che, nel frattempo, sono stati scoperti nuovi giacimenti di rame e soprattutto é successo che questa materia prima non é risultata più necessaria, in quanto era stata sviluppata una nuova tecnologia, quella della fibra ottica. Così la penuria di rame, annunciata come ineluttabile, non c'é più stata. Ma la storia é piena di questi esempi. Negli anni 1840, come lo dimostra il romanzo Moby Dick, la balena veniva cacciata per il suo grasso, materia prima indispensabile per una grande parte dell'industria di allora. Con l'aumento delle necessità, si assiste così ad una diminuzione sensibile delle balene e da lì una nuova profezia di sventura: fra dieci anni non ci saranno più balene, tanto da mettere il mondo di fronte ad una carenza insolubile. Nel frattempo, però, arriva la scoperta del petrolio, che rimpiazza vantaggiosamente il grasso del mammifero marino. E così si potrebbero moltiplicare gli esempi. Sempre nel XIX secolo, le esigenze crescenti di carbone da legna, per alimentare di combustibili le fabbriche metallurgiche, minacciano la sopravvivenza delle foreste. La scoperta del carbone fossile, la torba, la lignite, contribuisce a rendere obsoleto l'abbattimento e la trasformazione degli alberi. Tanto più che questa materia prima risulta meno onerosa da sfruttare e con un maggiore apporto calorico. L'uomo ha dovuto, da sempre, confrontarsi con i rischi di penuria o di una possibile scomparsa degli elementi indispensabili alla sua vita in società. Ma se il mammut é scomparso, l'animale che apportava carne in grande quantità oltre alla pelle ed alle ossa, l'uomo non per questo ha arrestato la sua evoluzione ed ha continuato la sua marcia. Non é stato certamente per la carenza di silex che si é arrestata l'Età della Pietra, ma perché l'uomo ha sviluppato l'impiego del ferro e quindi quello del bronzo.

La paura superata delle penurie

Nel corso della sua storia, l'uomo ha sempre temuto le penurie e le carestie ed ogni volta, sistematicamente, ha inventato nuovi mezzi e nuove risorse per evitarle. Finite le balene, il carbone da legname, la torba, la lignite, come un giorno finiranno il petrolio ed il gas, in quanto altre cose, oggi forse ancora sconosciute, verranno messe a punto. Nel 1972, il rapporto del Club di Roma sulla crescita mondiale annunciava la fine del petrolio per l'anno 2 mila. Nel 2024, l'utilizzo del petrolio ha raggiunto un livello di consumo, mai raggiunto in precedenza e, parimenti, anche le sue riserve conosciute. Sono stati scoperti nuovi giacimenti, nel Golfo di Guinea ed al largo della costa della Guyana, nel Mar Caspio e nel Mar Mediterraneo. La stessa cosa per il gas. Con giacimenti molto promettenti nel canale del Mozambico e nel Mediterraneo orientale. Non ci sarà, forse mai, una penuria di gas e di petrolio, come non c'é mai stata di silex di torba o lignite, ma ci sarà un giorno, nessuno sa ancora quando, una inutilità del gas e del petrolio, che verranno inesorabilmente rimpiazzati da altri fonti di energia. In un altro campo, la gioielleria, il diamante artificiale conosce un impressionante sviluppo. Forse un giorno si riusciranno a fabbricare artificialmente smeraldi e rubini e probabilmente il loro prezzo sarà destinato a calare sensibilmente. La paura della mancanza di qualcosa o di una carestia risulta inscritta nella natura dell'uomo, proprio perché la carenza in sé stessa é associata alla fine ad alla morte. Carenza di cibo, carenza di energia, penuria di materie prime provocano nelle società umane disperazione, destabilizzazione e, persino, la scomparsa. La paura, in linea di massima, costituisce uno strumento utile, se essa funziona da ago che pungola e stimola a cercare ed a trovare nuove soluzioni, nonché i mezzi per aggirare i problemi sul tappeto. Ma se la paura paralizza, se essa inibisce, se essa spaventa fino a seminare sgomento e disperazione nella popolazione, a quel punto essa diventa il vero nemico delle società. 

Conclusione

Nel mondo di oggi globalizzato, il fenomeno della comunicazione ha ormai raggiunto l'uomo in ogni più lontana parte del mondo e l'esponenziale espansione delle reti sociali consente, anche per un malinteso senso di democrazia, di dare la parola anche a tutti quegli incompetenti e/o narcisisti che, spesso coperti nei social da anonimato, non avrebbero osato, in condizioni normali, neanche ad aprire la bocca. Questa gente é veramente l'elemento più debole, più influenzabile e più pericoloso della società, perché, nella sua ignoranza, agisce convinta che quello che ha appreso dai social costituisca la verità rivelata. Ma il vero rischio della società moderna sta proprio nell'uso di questo potente e straordinario mezzo di comunicazione. Oggi si assiste ad una feroce lotta per il controllo dei media. Nazioni, Tycoon, Lobby di potere cercano, con tutti mezzi disponibili di assicurarsi il controllo dei media, per conseguire, con azioni e mezzi leciti o illeciti, obiettivi di arricchimento finanziario e/o finalità di carattere politico. Ecco dunque che la coniugazione del potere delle comunicazioni con campagne di terrorismo mediatico viene spesso a costituire la base sulla quale impostare disegni illeciti, se non criminali. Mentre la comunicazione raggiunge tutto il mondo, subdole iniziative per suscitare nella popolazione sempre nuovi ed oscuri pericoli o nuove paure, servono a mantenere il controllo sulla stessa e per predisporla ed orientarla per i fini suddetti. Non occorre andare molto lontano per ricordare come, qualche anno fa, tutta la paura suscitata nella società con la storia del “buco dell'ozono”, una vera balla, che si é concretizzata industrialmente con la messa al bando dei clorofenoli dagli spray delle bombolette. Ma il massimo dell'esempio in questo settore é stigmatizzato da cosa é successo in Italia con la Pandemia da COVID 19, di cui forse non sapremo mai come sono andate veramente le cose. In quei momenti, il gestore della cosa pubblica, con azioni al limite del terrorismo mediatico (numeri, morti e paure latenti diffuse giornalmente a piene mani) e comunicati con valore di legge (DCPM) ci ha isolati (3 metri di distanza; paura di avvicinarsi agli altri), ci ha chiusi in casa “ai domiciliari”, ci ha fatto acquistare ed indossare un certo tipo di mascherine, declassando altre, eppure efficaci; ha fatto acquistare gli inutili banchi con le rotelle per le scuole, per separare gli studenti; ci ha fatto vaccinare un numero vario di volte (creando nei più sprovveduti una psicologica vaccino dipendenza), modificando persino la validità e la durata dei vaccini e ci ha dato persino un tessera/certificato, di durata estensibile a piacere, quasi come se fossimo stati al tempo della … peste. Da ultimo conviene ricordare le martellanti campagne green per la diminuzione della CO2 in Europa, quando le altre Nazioni che non rispettano alcun protocollo, tutte insieme producono, con valori in aumento, più del 90% della CO2 mondiale. E tutto questo per farci comprare le vetture elettriche !!! In poche parole, ci hanno stravolto e continuano a stravolgerci la vita personale e quella della società e non sempre, credo, per il nostro bene. Purtroppo, sono ancora numerosi oggi gli imprenditori di paure (comprese le reti televisive nazionali), che vivono, sfruttando la moda del catastrofismo, degli omicidi, femminicidi e della prevalenza del male (che ci circonda in ogni dove), della negazione del male nell'uomo (poverini sono tutti buoni !), della falsa immortalità dell'uomo, che ha come corollario la negazione della naturale decadenza e della morte (creme di tutti i tipi, diete miracolose da ultracentenari, integratori vari, omega 3, ecc.), il tutto condito da una serie di paure e di penurie, invece di mettere la loro intelligenza al servizio del progresso umano. In ogni caso, per quanto sopra esposto, a parte i pericoli appena evocati da un uso non corretto dei media e dei social, si può comunque dedurre il tratto fondamentale della nostra civiltà occidentale: la convinzione della scienza umana che la natura é un complesso intellegibile e che, pertanto risulterà sempre possibile individuarvi le soluzioni necessarie per i nostri problemi e le nostre penurie e paure.


Massimo Iacopi

 

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