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NELLA MEMORIA UNGHERESE LA NOSTALGIA DELLE SCORRIBANDE MONGOLE

      

   

Foreign Affairs

 Registrazione Tribunale di Rieti n. 5 del 07/11/2002

 

 

Articolo di:

Massimo Iacopi


Il rigurgito del passato travalica i confini nazionali moderni alla ricerca di antichi legami

 

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RITRATTO DI GENGIS KHAN


La Storia non passa mai e riemerge inaspettatamente scompaginando il presente

NELLA MEMORIA UNGHERESE LA NOSTALGIA DELLE SCORRIBANDE MONGOLE

Il rigurgito del passato travalica i confini nazionali moderni alla ricerca di antichi legami

(Assisi PG, 21/10/2024)

NELLA MEMORIA UNGHERESE 

LA NOSTALGIA DELLE SCORRIBANDE MONGOLE

Premessa. Oggi parlerò del paradosso di una repubblica europea, qual è l'Ungheria, che deve la sua origine alle scorrerie mongole, che oggi vorrebbe, anacronisticamente, ricostruire i suoi legami con il mito di una lontana storia. Dacché sono stati necessari quattro secoli affinché l'Impero Romano potesse raggiungere il suo apogeo, un solo secolo é bastato a Gengis Khan ed i suoi successori per conquistare un territorio ampio quanto la Russia e la Cina messe insieme!... Combinando capacità militari e politiche più che qualificate, i Mongoli sarebbero potuti andare ben oltre, se non si fossero scontrati con gli ostacoli naturali climatici e geografici e soprattutto con le rivalità interne e con avversari decisamente più risoluti. È stato sufficiente un secolo affinché i Mongoli conquistassero l'impero più vasto che la storia precoloniale abbia mai conosciuto. Fra il 1189, anno in cui i capi mongoli riconoscono Temujin come capo supremo (Gengis Khan), ed il 1287, quando suo nipote Kubilai diventa sovrano dei regni birmani, i Mongoli si erano impadroniti di territori che si estendevano, da ovest ad est, dai Carpazi alla Corea e da nord a sud, dalla Siberia alla Birmania. Il loro impero comprendeva la Cina, l'Asia centrale, l'Iran, l'Iraq, la Siria, l'Anatolia, il Caucaso, l'Ucraina, la Russia, la Polonia e l'Ungheria. L’avanzata mongola si fermò ai confini dell’Europa dell'ovest e dell'India per rinuncia volontaria ed ai confini con , Egitto, Giappone, Vietnam e Indonesia per il fallimento dell’invasione.

1209-1227 con Gengis Khan dalla Cina alla Russia

La prima fase della costituzione dell'Impero vede Tumujin, Khan dei Mongoli, ottenere, per mezzo della guerra, di matrimoni o per alleanze, il dominio sui popoli nomadi vicini ai Mongoli: Naiman, Kirghizi, Kerait, Merkit, Tatari, Uighuri, … Nel 1206, l'assemblea dei capi di tutti i clan (quriltai) proclama Temujin “Khan universale” (Gengis Khan in lingua mongola), un titolo che gli rimarrà nella storia. Gengis Khan con dirige personalmente tutte le operazioni di conquista, egli le delega spesso ai suoi quattro figli (Jochi, Djaghatai, Ogodei e Tolui), ai suoi compagni della prima ora (Qubilai, Jelmé, Djebé, Subotai, Muqali) o ad alcuni dei suoi nipoti, come Kubilai, Hulagu o Batu. Nel 1209 e 1210, i Mongoli, condotti da Gengis Khan, Tolui e Muqali, iniziano ad attaccare lo Xixia, regno del nord ovest della Cina, popolato da tribù nomadi sedentarie, acculturatesi nella convivenza coi Cinesi. Ma essi non sono ancora in grado di dominare l'arte dell'assedio (poliorcetica) e sono comunque costretti a ritirarsi dopo aver battuto l'esercito avversario in campo aperto. Traendo ammaestramenti dalla fallita campagna, essi assorbono il servizio degli ingegneri cinesi. Gengis Khan ed i suoi quattro figli invadono da 1211 al 1215, il Nord della Cina, dove regna la dinastia Jin, conquistando Pekino nel 1215. Durante questo periodo, i suoi altri eserciti conquistano la Corea e conducono spedizioni contro i Jin che si erano ritirati a sud del fiume Giallo. I Mongoli rivolgono, a quel punto, le loro attenzioni verso Occidente. Djebé conquista il khanato di Qara Khitai (attuale Sinkiang) nel 1218. L'anno seguente Gengis Khan, Ogodei e Djaghatai invadono l'impero islamico del Khwarezm (Corasmia, Asia centrale a nord del'Afghanistan e dell'Iran), retto dallo Shah Muhammad: i Mongoli distruggono, grazie all'impiego di macchine da guerra cinesi, Bukhara, Samarcanda, Merv, ecc.. Dopo la morte di Muhammad, avvenuta nel 1221, Djebé e Subotai inseguono suo figlio Jalal ad Din fino ai bordi del fiume Indo, ma rinunciano ad invadere l'India. il cui clima é sembrato loro troppo caldo. Essi proseguono la loro azione in Iran, dove ha trovato rifugio Jalal ad Din, quindi invadono la Georgia e l'Armenia, superano il Caucaso, occupando, poi, la Crimea e sconfiggendo i, principi russi coalizzati nella battaglia del fiume Kalka, in Ukraina nel 1223. Gengis Khan non ha dimenticato che i suoi nemici dell'est non sono stati ancora battuti. Equipaggiato di mangani, macchine da assedio, impiegate dagli Arabi e che i Cinesi ignorano, le sue truppe invadono il regno di Xixia una seconda volta, riuscendo, finalmente, a sottomettere il paese fra il 1224 ed il 1227. La morte di Gengis Khan, nel corso del 1227, non interrompe le conquiste mongole: suo figlio Ogodei riprende la bandiera del padre per una seconda fase di espansione.

1228-1241, Ogodei spinge verso Ovest

Nel 1228, Jalal ad Din viene definitivamente sconfitto e la totalità dell'Iran viene annesso all'impero. Nel 1234, la conquista di Kaifeng, capitale della dinastia cinese dei Jin, aggiunge all'impero la Cina del Nord. Per contro, i Mongoli falliscono nel conquistare la Cina del Sud, dove regna la dinastia Song, rivale dei Jin. I Song, traendo ammaestramenti dalle operazioni della sconfitta dei Jin (cui hanno partecipato come ausiliari dei Mongoli …), hanno coperto le montagne ed i passi con una serie di fortezze, troppo numerose perché l'invasore mongolo le possa assediare tutte. Ma i Mongoli non hanno dimenticato le loro vittorie del 1223 in Ucraina. Ogodei invia nel 1237 suo nipote Batu, figlio di Jochi a conquistare l'Europa … . Il principato di Vladimir, nell'attuale Russia, cade nel 1238, quello di Kiev nel 1240 e la cavalleria germano-polacca viene annientata nella battaglia di Liegnitz nel 1241, mentre, nel corso dello stesso anno, subisce la stessa sorte, a Mohi, la cavalleria ungherese. Allorché i Mongoli arrivano sulle rive dell'Adriatico nei pressi di Spalato, da dove sbirciano l'Italia, la notizia della morte di Ogodei, sempre nel corso del 1241, richiama tutti i capi mongoli a Qaraqorum, nuova capitale dell'impero, per l'elezione del suo successore e così l'Europa occidentale si salva, venendo risparmiata dal flagello asiatico. A partire dal 1209, Gengis Khan aveva spartito il suo nascente impero in appannaggi (ulus) affidati ai suoi figli ed ai loro discendenti. Jochi (morto nel 1227) aveva ricevuto il Caucaso e le steppe del Volga. Djaghatai (morto nel 1241) aveva ricevuto la Mongolia originale e l'Asia centrale, Tolui (morto nel 1232) aveva avuto la Persia e l'Afghanistan ed Ogodei era stato designato come successore di suo padre alla guida dell'impero. Gli ulus, purtroppo, diventeranno la base delle rivalità fra le dinastie ereditarie di Gengis Khan fino alla spartizione finale dell'impero. In attesa della soluzione finale, queste rivalità si traducono nella difficoltà ad eleggere un successore alla guida dell'impero. Occorreranno 5 anni di negoziati affinché Guyuk, figlio di Ogodei, venga designato nel 1246 alla guida dei Mongoli. Ma questi muore nel 1248, aprendo un nuovo interregno di tre anni prima che, nel 1251, la vedova di Tolui, Sorgaqtani, riesca a far eleggere suo figlio Mongke, come Gran Khan, aprendo così una terza fase di conquiste mongole.

1251-1259, Mongke colpisce ad est e ad ovest

Ad est Mongke, lancia suo fratello Kubilai in una strategia di accerchiamento del tenace regno cinese dei Song. Egli invia le sue forze a conquistare il regno di Dali, attuale Yunnan, che ottiene nel 1253; successivamente egli effettua la conquista di tutta la Corea nel 1254 e nel 1257-1258 invade il Vietnam, che però resisterà con successo all'azione mongola. Ad ovest, il Gran Khan invia un altro fratello, Hulagu, ad effettuare la conquista del Medio Oriente. Quest'ultimo sottomette nel 1256 l'area dominata dalla setta degli Assassini (Hashishin), sciiti ismaeliti, le cui fortezze si ergono nelle montagne dell'Iran e per tale scopo occorrerà tutta l'arte poliorcetica sino-araba per averne ragione, oltre all'impiego degli esplosivi cinesi. Successivamente, Hulagu invade il Califfato degli Abbassidi: Bagdad viene conquistata nel 1258, la Siria viene invasa nel corso del 1259, ma in quest'area i Mongoli vengono battuti dai Mamelucchi d'Egitto nella battaglia di Ain Djalut nel 1260. La morte di Mongke, nel corso del 1259, offre un nuovo momento di respiro all'Occidente, per il fatto che scoppia una guerra aperta di successione fra due dei suoi fratelli, Ariq Boke e Kubilai. Quest'ultimo, vincitore, viene proclamato Gran Khan nel 1261, ma dovrà lottare contro i fautori del suo avversario per potersi imporre definitivamente.

1268-1293, Kubilai viene fermato dai mari dell'Estremo Oriente

La guerra civile fra discendenti di Gengis Khan, lascerà, comunque, profonde tracce. Ormai ogni Ulus é diventato la sede di una dinastia gengiskhanide regnante che agisce, per la maggior parte dei casi, per proprio conto o per conto delle altre dinastie. Kubilai, l'ultimo Gran Khan, é il solo ad ottenere, per effetto della sua posizione, l'aiuto finanziario o militare delle altre dinastie. Per questo, egli rimane il solo in condizione di condurre operazioni di grande ampiezza. Nel 1268 egli inizia l'acquisizione sistematica della Cina del Sud, conquistando, una dopo l'altra, le città fortificate dei Song, grazie ad un mangano “modificato”, detto “a contrappeso”, impiegato dagli ingegneri mussulmani, inviatogli dai suoi cugini occidentali. Egli addestra anche i Mongoli all'arte cinese del combattimento navale sui grandi fiumi e le coste della Cina. Questa ultima fase di allargamento dell'Impero mongolo si conclude nel 1279, con il suicidio o la fuga dei sopravvissuti della dinastia Song. Kubilai lancia, inoltre, diverse spedizioni per ingrandire il suo impero. Fra il 1274 ed il 1281 vengono effettuati due tentativi di sbarco in Giappone senza successo, le piccole navi giapponesi si dimostrano superiori alle pesanti giunche cinesi. Nel 1277-1278, 1283-1285 e 1287, vengono effettuate tre spedizioni in Birmania, che portano all'annessione del nord del paese ed al riconoscimento della sovranità mongola da parte degli altri regni birmani. Nel 1285 e 1287-1288 due nuovi tentativi di invasione del Vietnam condotti da generali di Kubilai, terminano in un grave disastro, ma, tuttavia, i regni vietnamiti riconoscono la sovranità mongola per evitare qualsiasi nuovo attacco. Infine, nel 1293, anno della morte di Kubilai, una invasione di Giava, lanciata dopo che il re locale si é rifiutato di pagare il tributo, si conclude con un disastro navale sino-mongolo. Questa operazione risulterà l'ultimo tentativo di espansione dell'Impero mongolo.

Mongoli: un successo dalle molteplici cause

Come hanno fatto i cavalieri mongoli, armati di arco e frecce ad aver ragione delle immense armate di fanti cinesi, dei temibili cavalieri persiani ed arabi, dei pesanti cavalieri europei, coperti di ferro ed anche delle grandi città fortificate ? La risposta si trova in una combinazione unica fra le possibilità offerta dall'economia pastorale, l'arte della guerra dei nomadi e la costruzione politica di uno stato centralizzato da parte di Gengis Khan ed i suoi successori. I Mongoli non innovano nulla nel campo dell'armamento e della tattica: l'arco composito (legno, osso e tendini) - il più potente fra tutti gli archi medievali per la sua capacità di flessione - la mobilità, la resistenza grazie all'impiego dei piccoli cavalli delle steppe caratterizzano da lungo tempo i guerrieri nomadi delle steppe dell'Asia centrale, dagli Unni ai Turchi, attraverso i Parti. Non si tratta, in questo caso, di eserciti che partono in operazioni, ma di un popolo intero di allevatori nomadi che migra verso pascoli migliori con donne, figli e greggi, così come veniva fatto in tempo di pace al ritmo delle stagioni. I guerrieri dispongono in permanenza, in tal modo, di rifornimenti, di rimonte e di forge per le loro armi e munizioni. Da questo fenomeno proviene l'esagerazione degli effettivi mongoli da parte di tutti i cronisti dell'epoca, che mettevano insieme militari e civili. Per la transumanza, come per la caccia, i nomadi avanzano in colonne separate da 200-300 km, al fine di non sfruttare eccessivamente i pascoli, con l'impiego di personale di ricognizione dai 60 ai 120 km all'intorno. Il tutto collegato da un sistema di messaggeri rapidi. Questa organizzazione consente loro di poter convergere rapidamente ed improvvisamente su un punto strategico, senza il rischio di essere intercettati. Fra le loro tattiche di combattimento, tradizionali dei nomadi, conviene ricordare: fingere la fuga per attirare l'avversario in un tranello, assillarlo con un incessante tiro di frecce prima di caricarlo una volta indebolito e quindi inseguirlo senza sosta sino all'annientamento; terrorizzare le popolazioni per ottenere la resa delle città, massacrandone gli abitanti.

Uno stato centralizzato su una base militare

Ma la rivoluzione politica apportata da Gengis Khan ha attribuito a queste caratteristiche una dimensione decisiva. Queste società nomadi risultavano, all'epoca, dominate da una economia di razzia o di preda mutua fra clan, che davano inevitabilmente luogo ad una serie infinita di vendette. Per mettere fine a questo stato di cose ed imporre il suo petere centralizzato, Gengis Khan impiega l'organizzazione civile e militare decimale tradizionale dei popoli delle steppe: ogni famiglia designa e mantiene alle armi un soldato: mille famiglie formano un minggham (cifra mille in mongolo) comandato da un ufficiale e dieci minggham formano un Tumen (10 mila). I clan mongoli non risultano pertanto uniti da legami di sangue delle tribù (nel senso antropologico tradizionale), ma da Tumen, unità decimali diventate, con lo scorrere del tempo, i “sudditi” dei principi che ne hanno assunto la guida. Gengis Khan spezza il potere di questi principi, sia facendo massacrare le loro discendenze, sia rendendoli alleati tramite matrimoni (i Mongoli sono poligami) e regali e ridistribuisce il loro sudditi in nuove unità di cui designa i capi (ufficiali) sulla sola base del merito e del servizio prestato. La Yassa, un “codice civile”, promulgato nel 1206, vieta a chiunque, sotto pena di morte, di lasciare la propria unità, al fine di impedire la ricostituzione delle vecchie solidarietà: egli vieta anche il rapimento delle donne e l'adulterio, un'altra delle molteplici fonti di vendetta. Gengis Khan designa alla testa dei Tumen i suoi più fedeli compagni, i suoi figli e nipoti ed i figli delle sue numerose concubine. Questo sistema decimale verrà applicato anche ai popoli conquistati, allo scopo di essere utilizzato, sia come strumento di censimento fiscale, sia per la mobilitazione di eserciti ausiliari alleati, come anche per l'amministrazione dei territori affidati a principi mongoli o alleati. Questo modello di “Stato nomade”, come viene chiamato dagli storici, verrà ripreso dai suoi successori e dalle diverse dinastie gengiskhanidi, lasciando la sua impronta sui grandi stati che succederanno loro: la Russia, la Persia, la Cina. Questo strumento consente ai Mongoli, in ogni caso, di mobilitare e di raccogliere forze sempre più numerose, ad un livello mai conosciuto prima della riforma di Gengis Khan. Potremmo concludere commentando che l'imperialismo mongolo diventava così lo stadio supremo della “pastorizia” (sic!...).


Massimo Iacopi

 

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