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CATTOLICI E ORTODOSSI SEPARATI DAL SACCO DI COSTANTINOPOLI

      

   

Religione

 Registrazione Tribunale di Rieti n. 5 del 07/11/2002

 

 

Articolo di:

Massimo Iacopi


La separazione fu preceduta da una lunga serie di scismi ed č destinata a protrarsi.

 

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ATENAGORA PATRIARCA DI COSTANTINOPOLI


I Cristiani invocano la Pace ma da Secoli sono dilaniati da Scismi e Separazioni

CATTOLICI E ORTODOSSI SEPARATI DAL SACCO DI COSTANTINOPOLI

La separazione fu preceduta da una lunga serie di scismi ed č destinata a protrarsi.

(Assisi PG, 01/11/2024)

CATTOLICI E ORTODOSSI SEPARATI DAL SACCO DI COSTANTINOPOLI

Premessa. Circa un migliaio di anni fa, due patriarchi (Roma e Bisanzio) hanno dato inizio ad una serie di litigi e di scismi che porteranno alla definitiva separazione fra Cattolici ed Ortodossi. Motivo: desiderio di indipendenza di Roma e divergenze teologiche. Disaccordi teologici e diverse priorità hanno provocato una serie di scismi fra le Chiese cattolica ed ortodossa. Se la data del 1054 simbolizza generalmente la rottura, sarà il sacco di Costantinopoli del 1204 che determinerà il vero divorzio. Il 7 dicembre 1965, il papa Paolo VI Montini (1897-1978) ed il Patriarca di Costantinopoli, Atenagora (Aristokles Spyrou , 1886 – 1972 ), decidono di togliere le reciproche sentenze di scomunica, che ciascuna chiesa aveva formulato nei confronti dell'altra. Questa condanna reciproca del capo della chiesa cattolica romana e del dirigente della principale chiesa ortodossa risaliva a circa otto secoli prima. Ma questo gesto di buona volontà non é stato sinonimo del ristabilimento della comunione universale fra le due chiese. Papa e Patriarca si richiedono il reciproco perdono, ma le secolari divisioni verranno superate solo “attraverso l'azione dello Spirito Santo, grazie alla purificazione dei cuori, al pentimento dei torti storici, come anche attraverso la volontà attiva di pervenire ad una comprensione ed una espressione comune della fede apostolica e delle sue esigenze”. Come dire: Ci vuole tempo, anzi, molto tempo !!! Nonostante i progressi nel dialogo, la distanza fra cattolicesimo ed ortodossia non é indubbiamente prossima ad essere abolita: una lunga serie di scismi ha determinato le due Chiese gemelle, ma dissimili, se non antagoniste. Nell'Antichità tardiva, le due coste del bacino del Mediterraneo presentavano alcune differenze. I Padri della Chiesa orientale, teologi plasmati nel filosofia, sono alla ricerca di una migliore comprensione di Dio: occorre definire meglio la relazione delle tre persone nella Trinità, comprendere la natura del Cristo o discernere l'espressione della volontà divina attraverso la persona umana di Gesù. I Padri occidentali, da parte loro, ricercano soprattutto di scoprire i comportamenti che permetteranno loro di raggiungere il Paradiso. A partire dal V secolo, il clero latino si mette ad imitare alcune pratiche monastiche, come il rifiuto della sessualità. Meno sensibile alla questione, la Chiesa d'Oriente non esprime alcun divieto nei riguardi del matrimonio dei preti, a condizione che sia rispettato un distanza ragionevole di tempo fra l'unione sessuale degli sposi e la celebrazione dell'Eucaristia. La differenza fondamentale fra le due Cristianità risiede soprattutto nel sistema politico. L'imperatore dell'Oriente romano, nella sua condizione di isapostolo, convoca i Concili generali che fissano il dogma. E' il caso di Costantino I (274-337) a Nicea nel 325, di Teodosio I il Grande (347-395) a Costantinopoli nel 381, di Marciano (392-457) a Calcedonia nel 451, ecc.. In Occidente, il sistema imperiale si disaggrega abbastanza rapidamente e, sotto il dominio dei re barbari, i concili regionali si accontentano di precisare aspetti riguardanti la disciplina interna della Chiesa. Fino al VI secolo si mantiene, in ogni caso, un certo equilibrio. Nell'insieme gli Occidentali accettano i principali concili generali tenutisi in Oriente; questi ultimi si vedono riconoscere un valore universale (ecumenico) e le loro professioni di fede diventano preghiere condivise dalla maggioranza dei Cristiani: é il caso del Simbolo di Nicea - Costantinopoli, conosciuto in latino sotto il nome di Credo. Per quanto riguarda il Papa, che già dal secondo Concilio di Tours (567), aveva espresso il suo dissenso con Bisanzio nei riguardi del problema basilare del Nicolaismo (1), egli resta, principalmente, il vescovo di Roma, città dell'impero bizantino. Il pontefice si vede, pertanto, obbligato ad adottare le scelte effettuate a Costantinopoli, o essere deposto, in caso contrario. Va inoltre aggiunto che i sovrani barbari d'Occidente rimangono, teoricamente i “figli” dell'imperatore ed, a tale titolo, essi accettano la sua autorità in materia di definizione di dogma. A tal proposito, vale la pena ricordare un episodio illuminante occorso al vescovo di Roma, papa Martino I (originario di Todi, morto nel 655). A seguito di un atto ufficiale pubblicato nel 648 dall'imperatore Constante II (630-668), nell'intento di porre fine ed estinguere le discussioni sulla natura del Salvatore, il vescovo di Roma convoca nel 649 un Concilio al Laterano, al termine del quale scomunica il patriarca di Costantinopoli, giudicato ispiratore della decisione imperiale. Nonostante la richiesta di aiuto ai Franchi da parte del papa romano, nel 653 le truppe dell'imperatore bizantino catturano a Roma papa Martino I e, dopo averlo deposto, lo esiliano a Kherson in Ucraina, dove muore nel 655.

Preghiere divergenti

Ma due importanti trasformazioni contribuiscono improvvisamente a modificare la situazione. In primo luogo, a partire dal 774, il papa romana può contare su uno stato territoriale che gli é stato concesso da Carlo Magno (742-814), il re dei Franchi. Il pontefice ne approfitta per rendersi autonomo. Successivamente, Carlo Magno si fa incoronare imperatore nel dicembre dell'anno 800, ponendosi, in tal modo allo stesso livello del padrone di Costantinopoli. In questo contesto, lo scontro fra le diverse potenze europee si ripercuote anche in Cielo: il papa ed i due imperatori pretendono ciascuno di definire autonomamente il dogma. Una prima crisi si apre nell'anno 809, quando Carlo Magno decide di modificare la professione di fede derivata dai Concili di Nicea - Costantinopoli: in effetti, laddove veniva detto che lo Spirito Santo “procede dal Padre (ex Patre procedit)”, il Concilio di Aachen (Aix la Chapelle) dichiarerà che Esso procede “dal Padre e dal Figlio (ex Patre Filioque procedit)”. Dopo qualche esitazione, il papa si schiera con questa decisione. L'introduzione di questa unica parola “Filioque” nel Credo apre una breccia, non ancora riparata nella comunità cristiana universale: la preghiera fondamentale dei Cristiani non é più la stessa ad Est e ad Ovest, anche se la divergenza teologica, appare comprensibile e percepibile ai soli specialisti. Ben presto, sotto il pontificato di Nicola I (820-858-867), l'Oriente e l'Occidente si dedica ad una serie di battibecchi, che, a volte, si spiegano con l'esistenza di concezioni diverse della funzione clericale. Ad esempio, la Sede romana rifiuta di entrare in comunione con il Patriarca di Costantinopoli, Photios (810-858-867-897), con la scusa che quest'ultimo non sarebbe altro che un laico promosso rapidamente all'episcopato. Ma le tensioni più gravi riguardano su questioni geopolitiche (o meglio geo-ecclesiologiche): Roma e Costantinopoli si disputano il controllo dei popoli recentemente convertiti nell'Europa centrale: i Bulgari ed i Moravi riconosceranno il vescovo di Roma o quello di Costantinopoli (Bisanzio) ?

Eresie e sacco di Costantinopoli

Nel X secolo, la Sede apostolica si indebolisce, ma l'imperatore del Sacro Romano Impero Germanico riprende la fiaccola, tentando di attirare a lui i ducati slavi di Boemia e di Polonia, nonché il regno d'Ungheria. Il principato Rus di Kiev si trova all'incrocio delle due aree di influenza. Verso il 955, Libutius (morto nel 961), monaco di Sant'Albano, nei pressi di Magonza, viene ordinato, su sollecitazione di Kiev, “vescovo di Rus” dall'arcivescovo di Amburgo; da parte sua, Bisanzio riesce ad attirare a sé Olga (912-945), la reggente di Kiev, che si reca a Costantinopoli per ricevere il battesimo. Nel 988, quando il nipote di Olga, il principe Vladimiro Svyatoslavich il Grande (958-1015), sceglie la Cristianità orientale, l'Oriente consegue una vittoria simbolica sull'Occidente. L'XI secolo assiste ad un nuovo allontanamento delle due Cristianità, ma per ragioni diverse. In Occidente, la Sede apostolica romana, ha approfittato di un movimento di centralizzazione, che é stata alquanto impropriamente denominato “riforma gregoriana”: se il papa Gregorio VII (1015-1073-1085) risulta indubbiamente il suo attore più celebre, é stato tutto un insieme di intellettuali e di giuristi che sono stati all'opera per più di un secolo. Poiché i fautori del papa sollecitano la purificazione del clero, la sessualità si ritrova nuovamente al centro dei discorsi in Occidente. L'italiano san Pier Damiani (1007-1072), arriverà persino ad affermare che il matrimonio dei preti costituisce una eresia: il “Nicolaismo o Nicolaiti” ! La possibilità di ordinare direttamente un laico alle maggiori cariche della Chiesa viene fortemente criticata dai “Gregoriani”, che vi intravvedono un'altra eresia, quella dei “neofiti”.  Nel 1054, Umberto de Moyenmoutier o Umberto di Villa Candida (1000 circa-1061), un cardinale, riformatore gregoriano, particolarmente intransigente, viene incaricato dal papa Leone IX (1002-1054), di guidare una delegazione a Bisanzio. Arrivato sul posto, egli si crede circondato da Nicolaiti e da neofiti !! Senza saperlo, egli viene a trovarsi nel mezzo di un conflitto fra l'imperatore Costantino IX Monomaco (1000 circa-1055) ed il patriarca di Costantinopoli, Michele Cerulario (1000-1059). Infine, per completare il quadro, il presule apprende la morte del papa Leone IX. La sua missione é ormai vuota di obiettivi. Il 16 luglio 1054, prima di partire, il presule latino depone sull'altare della chiesa di Santa Sofia una bolla che scomunica il patriarca di Costantinopoli per eresia. Da parte degli Occidentali, l'affare viene rapidamente dimenticato. Ma in Oriente, l'atto suscita l'indignazione dell'ambiente di Michele Cerulario, che vi intravvede la prova di una compromissione da parte del loro imperatore. Essi, da quel momento, moltiplicano i loro trattati per denunciare gli “errori dei Latini”. Nonostante tutto, gli avvenimenti del 1054 non costituiscono una vera e propria rottura. L'abisso che si sta aprendo fra le due Cristianità deriva piuttosto dagli azzardi e dal caso, conseguenti ad una avventura militare nel 1204. Gli eserciti della 4^ Crociata, partiti per la Terra Santa deviano, sulla base del Trattato di Zara, dalla loro rotta per aiutare il principe bizantino Alessio IV Angelo (1182-1204) ad impadronirsi del trono imperiale: di fatto un accordo fra Greci e Latini non appariva all'epoca una cosa impossibile. Ma, qualche mese più tardi, giudicando di non essere stati sufficientemente remunerati per il loro sostegno, i Latini devastano Costantinopoli, la città, che agli occhi dei Greci costituiva “la città protetta da Dio”, il luogo nel quale da mille anni si erano accumulate le chiese, le reliquie e le tombe degli imperatori. Il saccheggio e la distruzione di tanti simboli sconquassano il morale della cristianità greca. “La disputa sul Filioque” e lo pseudo scisma del 1054 si cristallizzano immediatamente intorno alla memoria del dramma del 1204: la Chiesa ortodossa si struttura come una confessione rivale del cattolicesimo romano. Agli inizi del XV secolo, l'odio risulta ancora forte, tanto che il clero bizantino resiste al progetto di unione delle Chiese, proprio nel momento in cui la minaccia ottomani diviene incombente. In seguito, la Cristianità ortodossa d'Europa orientale ereditano ricordi della profanazione di Costantinopoli da parte degli eserciti crociati. Agli inizi degli anni 2000, il Papa Giovanni Paolo II (1920-2005) si scuserà pubblicamente per i crimini della IV Crociata. Più che le iniziative di Carlo Magno o della lettera dell'inviato del papa nel 1054, i misfatti dei cavalieri crociati a Costantinopoli avevano veramente spezzato l'unità dei credenti.

NOTA

(1) NICOLAISMO: Tendenza contraria al celibato ecclesiastico da parte dei cosiddetti Nicolaiti, il cui nome deriva da Nicola di Antiochia (I secolo), uno dei primi sette diaconi della Chiesa di Gerusalemme, eletti dal gruppo dei discepoli ed a cui gli apostoli imposero le mani. L'accusa di nicolaismo fu rivolta dai papi alla Chiesa orientale, perché questa ammetteva il matrimonio dei sacerdoti, compresi quelli insigniti di dignità vescovile. Il termine è stato usato a partire dal Concilio di Tours II (567 d.C.).

BIBLIOGRAFIA

Azzara Claudio, Il papato nel Medioevo, Bologna, Il mulino, 2006,

Bréhier Vie et mort de Byzance. Paris, Albin Michel. Ed 1969.

Bryce James, The Holy Roman Empire. Wildside Press. Original 1886. 

Fink Karl August, Chiesa e papato nel Medioevo, Bologna, Il mulino, 1987,

Hussey J.M., The Orthodox Church in the Byzantine Empire. Oxford, Oxford University Press, First ed. 1986. Present ed. 2010.

Mango Cyril, The Oxford History of Byzantium. New York, Oxford University Press, 2002

Ostrogorsky Georges, Histoire de l'État byzantin. Paris, Payot, Première édition 1956. Présente édition 1983. 


Massimo Iacopi

 

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