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Imparare Democrazia

      

   

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Avv. Olinto Petrangeli


Un libro che dovrebbe essere adottato nelle scuole secondarie

 

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«Gustavo Zagrebelskj»


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Imparare Democrazia

Un libro che dovrebbe essere adottato nelle scuole secondarie

(Rieti, May 25 2007 12:00AM)

E’ uscito in questi giorni per le Edizioni Einaudi , un prezioso saggio di Gustavo Zagrebelskj dal suggestivo titolo : «Imparare democrazia». Zagrebelskj è stato Presidente della Corte Costituzionale , insegna diritto costituzionale all’Università di Torino ed è uno dei maggiori esponenti di quella scuola torinese che fa capo a Norberto Bobbio. E’ un libro che dovrebbe essere adottato nelle scuole secondarie dove purtroppo l’insegnamento della educazione civica è ormai abbandonato di fatto e relegato a qualche cenno che , se ritengono, fanno i professori di storia. Il libro si sviluppa due parti: la prima contiene argute argomentazioni sul tema dell’autore mentre la seconda riporta, con indagine critica, una serie di testi tratti dai maggiori autori che di democrazia hanno parlato, da Aristofane, appunto a Bobbio passando per Cicerone, de Torqueville , Orwell e Brecht. E’ un saggio affascinante che invita a riflettere in questo periodo di “democrazie difficili” come quelle dei nostri tempi alla continua ricerca di legittimazione. L’autore parte da una considerazione che l’idea democratica , che nella sua essenza consiste nella dedizione alla cosa pubblica e alla disponibilità a destinare le proprie energie a vantaggio di tutti e a mettere in comune una parte delle proprie risorse, si sviluppi da sola una volta accettata. In altre parole basterebbe metterla in movimento e poi le cose andrebbero da sé. L’idea di una democrazia che ha la intrinseca virtù di trasformare i sudditi in cittadini , è invece posta in pericolo fino a trasformarsi lentamente nel suo contrario dalla indifferenza e dalla apatia politica che seguono alla constatazione che spesse volte le promesse della democrazia non sono mantenute. Parliamo di alcuni scandali come la diffusione crescente del voto di scambio cioè del voto clientelare basato sul do ut des che già Torcqueville, a metà ottocento, identificava come frutti di una morale bassa e volgare da parte di chi fa uso personalmente interessato di una strumento politico ovvero del mantenimento di privilegi e delle prerogative. I classici insegnano infatti che non bastano buone regole ma che occorrono anche uomini buoni che agiscano cioè nello spirito delle regole. La migliore delle costituzioni nulla può se gli uomini che la mettono in pratica sono corrotti o si corrompono o comunque ne sono a misura. La democrazia - al contrario- è discussione e ragionare insieme. Si deve insegnare non che cosa è la democrazia, ma ad essere democratici cioè assumere nella propria condotta la democrazia come ideale e virtù da onorare e tradurre in pratica All’insuperabile Socrate si deve la denuncia di due opposti pericoli, quello delle persone che «amano sputarla ad ogni costo» anche a costo di persistere nell’errore e quello di coloro che passano il tempo a disputare del pro e del contro «dove tutto va su e giù senza rimanere fermo in nessun punto» Secondo Socrate la massima soddisfazione e quella di «rallegrarsi di essere stato scoperto in errore» perché chi rimane nelle sue posizioni ne esce come prima mentre chi è stato indotto a correggersi ne esce migliorato e alleggerito dall’errore. Ma la democrazia ,dice l’Autore, presuppone la conoscenza della verità e richiama il suo celebre saggio «Il Crucifige e la democrazia» dove la procedura democratica posta in essere da Pilato che invece di assumere una decisione unilaterale si rivolse al popolo , è intesa da alcuni come la prova della insensatezza della democrazia, mentre invece l’episodio dimostra come nulla rischia di uccidere la democrazia più che l’eccesso della democrazia ( la cd. democrazia assolutistica ). La democrazia implica inoltre la reversibilità delle decisioni, essa è relativistica perché perennemente dialogica e aperta e non è privo di significato che le democrazie, al contrario delle autocrazie, siano in prevalenza orientate contro la pena di morte e contro la guerra: due decisioni dagli effetti irreversibili e di cui l’eventuale pentimento è inutile quanto ipocrita. Ma la democrazia è soprattutto basata sulla eguaglianza che non è omologazione ma solo il contrario del privilegio, è quella isonomia dell’epoca classica ateniese dove l’ eguaglianza viene assicurata da leggi valide per tutti . Il privilegio genere invidia sociale: un male terribile che produce instabilità e tensione collettiva oppure porta a quella apatia politica che costituisce un terreno fertile per il populismo in attesa del salvatore della patria. La democrazia è una forme di vita comune di esseri umani solidali tra loro in opposizione al darwinismo applicato alla vita sociale. Democrazia è essenzialmente eguaglianza più che tolleranza: è l’assolutismo che, quando si ammorbidisce, usa il linguaggio della tolleranza, non la democrazia che deve usare il linguaggio dei diritti di cittadinanza ugualmente riconosciuti a tutti rifuggendo dalla riaffermazione della «identità» che pur importante a livello culturale, porta agli opportunismi e a volte anche alla alleanza tra trono e altare. Nel commentare poi gli ultimi scritti di Bobbio che ricordava le promesse non mantenute della democrazia, Zagrebelskj conclude affermando che la democrazia non promette nulla a nessuno, ma richiede molto a tutti. «Non è un idolo ma un valore corrispondente a una idea di dignità umana .La sua ricompensa sta nello stesso agire per realizzarlo. Se siamo disillusi è perché ci illudiamo della facilità del compito e se siamo sfiduciati è perché, rispetto alle difficoltà che ci sia parano davanti, siamo sfiduciati in noi stessi.»

Avv. Olinto Petrangeli

 

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