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L’Advocata Dei

      

   

Diritto

 Registrazione Tribunale di Rieti n. 5 del 07/11/2002

 

 

Articolo di:

Avv. Raffaella Ginanneschi


Cose che non sono mai state dette

 

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La papessa Giovanna


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L’Advocata Dei

Cose che non sono mai state dette

(Rieti , Dec 4 2007 12:00AM)

Il ritorno al culto tridentino sembrava aver stigmatizzato il conservativo pontificato di Joseph Ratzinger, prospettando, nel contempo, l’inesorabile staticità del diritto canonico, che per tradizione secolare costituisce uno dei principali strumenti di codificazione dell’ “apartheid” della donna. “Una società di membri perfetti”, così era dipinta in epoca medioevale la Chiesa, proprio perché non presente in modo decisivo l’essere femminile; invero, i primi padri, abiurando le spinte egualitarie proprie del messaggio evangelico, definivano la donna “confusione dell’uomo” ovvero “danno quotidiano” (a tal proposito, ci si astiene dall’evidenziare le osservazioni poco edificanti contenute nella Summa Theologiae di S.Tommaso d’Aquino). Tuttavia, alcune rivendicazioni moderniste di par condicio risultano a partire già dal primo secolo d.C.; Piergiorgio Oddifreddi evidenzia curiosi episodi, come la raccomandazione di una diaconessa da parte di S.Paolo nella Lettera ai Romani ovvero l’ammissione di fatto di alcune donne a sacris altaribus ministrare, deprecata in epoche diverse dai papi Gelasio I e Innocenzo III. Vieppiù; nell’853, sembra che la donna “sia riuscita” a sovraintendere l’apicale ufficio...ci si riferisce alla papessa Giovanna, alias Giovanni VIII, la quale, colta da un parto prematuro durante una processione, subì l’inevitabile linciaggio da parte dei fedeli ignari del travestimento. In realtà, secondo le più attente rivisitazioni, tale mito, celebrato in letteratura da Giovanni Boccaccio nel De Mulieribus Claris e rievocato in età moderna dal cinema, con il film La Papessa Giovanna del 1971 (protagonista la norvegese Liv Ulmann), fu originato dalla fantasia dell’antica satira antipapale, la quale bistrattava in primis le consigliere più prossime ai Pontefici. Si paventava, infatti, la ginecocrazia. Ma a dispetto della visione giuridico-antropologica di Jean Bodin, avvocato alla corte di Enrico III, la pratica del potere al femminile, estesa in Europa soprattutto a partire dal XVI secolo, rappresentò un concreto argine alla protervia di qualche uomo, significando indubbiamente la minaccia di un rovesciamento dell’ordine naturale di allora, tutt’altro che pluralistico. Ciò nonostante, ancor oggi, soprattutto nell’ambito ecclesiale cattolico, non riluce uno spiraglio risolutivo dell’annosa querelle sui rapporti tra i generi, tanto è vero che nell’anno 2007, la notizia della imminente incardinazione di una causa di canonizzazione ha suscitato più scalpore per la nomina a Postulator Dei della procuratrice rotale argentina, Silvia Monica Correale, piuttosto che per la personalità del candidato all’istituzione del procedimento, Cardinale Francois Xavier Nguyen Van Thuan. Ma chi è il Postulatore? E’ lo spiritus movens del particolare processo, l’avvocato di parte attrice, il cui mandato, nel caso di specie, è promanato direttamente dalla Santa Sede, tramite un suo Dicastero (Pontificio Consiglio Giustizia e Pace) ed è rivolto per la prima volta ad una donna, per di più laica, dal curriculum non esclusivamente…canonico, corredato di esperienze di danza e di atletica. Sicuramente siamo di fronte ad una silente e flemmatica rivoluzione, già avviata da Karol Wojtyla in virtù di cambiamenti significativi bypassati proprio attraverso il contesto del giudizio di canonizzazione. Infatti, si rileva che già nel 1983, con il nuovo rito sulle Cause dei Santi introdotto nella Costituzione Apostolica Divinus Perfectionis Magister, fu eliminata la retriva parte dell’Avvocato del Diavolo, espressione idiomatica corrispondente non già alla figura cinematografica dell’avv. John Milton (Al Pacino), bensì a quella di un personaggio temuto, inspiegabilmente, anche dagli stessi prelati. Le inquietanti funzioni dell’insigne giurista Diaboli, infatti, si concretavano nel rendere ostico e farraginoso l’iter di beatificazione avviato dall’altrettanto insigne giurista Dei. Attualmente, invece, nella causa canonica, lo scetticismo di S.Tommaso è riproposto grazie all’acquisizione di pareri contrari o critici, monitorata da un Collegio di Teologi e da un Promotor Fidei durante l’ardua ricerca processuale. Pertanto, nel processo Van Thuan, l’Advocata Silvia Monica è destinata a svolgere un incarico determinante, dapprima nella fase preliminare, con la presentazione del Libellus, degli Articoli della Postulazione e della Lista dei Testimoni, la cui audizione è riservata esclusivamente agli inquirenti diocesani, a pena di nullità della sessione. Successivamente, nella fase di merito, dinanzi alla Congregazione per le Cause dei Santi, sarà reso conoscibile il materiale probatorio emerso dall’inchiesta diocesana; quindi, l’Advocata Dei sarà in grado di elaborare la c.d. Positio Super Vita et Virtutibus, la quale, in forza del giudizio favorevole della Congregazione, renderà il “Servo di Dio” “Venerabile”. L’Informatio (l’esame storico della fama di santità), il Summarium (le fonti - testimonianze e documentazione - ritenute più considerevoli, a favore e contro la causa), la Biographia Documentata (la ricostruzione metodologica della vita) e lo Studium Criticum Super Heroicitate Virtutum (l’esamina delle virtù teologali e morali) costituiscono le voci del dossier sistematico della Postulazione, il quale è propedeutico al riconoscimento di almeno un fatto prodigioso benefico, fondamentale per il conseguimento della beatificazione; l’accertamento di un altro successivo miracolo condurrà il Beato alla canonizzazione. Finalmente è prevalsa l’avvocatura Dei sull’avvocatura Diaboli.

Avv. Raffaella Ginanneschi

 

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