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La Toga di Schroedinger

      

   

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 Registrazione Tribunale di Rieti n. 5 del 07/11/2002

 

 

Articolo di:

Avv. Alberto Morandi (*)


Riflessioni sulla condizione della magistratura onoraria

 

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L’esperimento di Schröedinger


FORUM 10

La Toga di Schroedinger

Riflessioni sulla condizione della magistratura onoraria

(Rieti, Feb 4 2008 12:00AM) La realtà della magistratura onoraria italiana può essere spiegata unicamente facendo ricorso alla meccanica quantistica. L'interpretazione classica del principio di indeterminazione di Heisenberg porta alla seguente conclusione: fino a quando non si compie una misurazione, la particella da osservare non solo non si conosce nella sua velocità e nella sua posizione, ma neppure esiste. Lo status delle particelle Got e Vpo si conforma a quanto sopra. Sono divenute una presenza costante del nostro sistema giudiziario, ma è raro che vengano osservate dall’opinione pubblica e dalla classe politica; dunque, in perfetto accordo col principio di indeterminazione, non esistono. Misurazioni che confermino la loro esistenza sono possibili solo in pochi laboratori specialistici, quale questo di Forum. Il Prof. Schroedinger, nell’intento di dimostrare l’inadeguatezza della teoria a descrivere i fenomeni macroscopici, escogitò un paradosso rimasto famoso. Proponeva di chiudere un gatto in una scatola d’acciaio; nella stessa scatola andava rinchiuso un dispositivo che lo avrebbe ucciso, a condizione che si fosse disgregato un atomo di sostanza radioattiva; le probabilità che tale evento si verificasse sarebbero state pari al 50%. Qualunque fosse stato il risultato finale, la funzione ? di questo sistema portava ad affermare che, nell’orrida cassa, “il gatto vivo e il gatto morto non sono stati puri, ma miscelati con uguale peso". E’ probabile che ad un gatto riesca difficile coesistere con se stesso nella duplice veste di gatto vivo e gatto morto, ma lo studioso ha sicuramente fallito l’obiettivo che si prefiggeva. Per strana che possa sembrare, la situazione da lui descritta esiste nel mondo reale: è connaturata alla toga del magistrato onorario di tribunale, che sperimenta abitualmente un dualismo fra stati di esistenza apparentemente inconciliabili. Nella medesima persona coesistono sia le prerogative connesse all’esercizio della funzione giurisdizionale, sia una condizione di precariato sottopagato non temperata dalla minima tutela; viene osservata come “vostro onore” per mezza giornata, diventa invisibile (e perciò inesistente) per il resto del tempo. Rimane, d’altra parte, invisibile tutto il lavoro svolto dalla magistratura onoraria prima e dopo la giornata di udienza. Invisibile la complessa attività di studio dei fascicoli e di ricerca giurisprudenziale necessaria ai got per la redazione di una sentenza; invisibile il lavoro preparatorio necessario ai vpo per sostenere con efficacia le ragioni della pubblica accusa; invisibili le attività diverse dall’udienza, qui infrequenti ma abituali altrove, che vengono richieste agli uni e agli altri; invisibile a tutti (salvo alla nostra Sig.ra Taddeo) l’improprio esercizio ginnico cui dobbiamo spesso sottoporci per il trasporto dei faldoni. La nostra funzione, ed il relativo trattamento, ci collocano simultaneamente sia al vertice che alla base della piramide sociale; per noi non ci può essere caduta dalle stelle alle stalle, perché viviamo (o non viviamo) contemporaneamente nei due ambienti. Una nuova frontiera della prevenzione infortuni? Analoga logica governa i nostri destini; forse siamo morti che camminano, perché svolgiamo una funzione che doveva scomparire quattro anni fa, che potrebbe scomparire fra pochi mesi, ma che con molta probabilità persisterà ancora per qualche tempo. Senza che sia sciolto il dubbio amletico. Anche il disegno di legge che avrebbe dovuto riordinare la magistratura onoraria riesce ad esistere, e a non esistere, nello stesso tempo; fino a pochi giorni fa sembrava prossimo al varo; i suoi contenuti erano stati divulgati dalla stampa di settore, la bozza del testo era stata pubblicata in rete; le associazioni di categoria dei m.o.t. e dei g.d.p. lo avevano accolto con atteggiamenti contrapposti. Con le dimissioni del Guardasigilli è stato nuovamente rinchiuso nella scatola del gatto, ove tutto può accadere. Nell’immediato, ovviamente, tutto continuerà come prima. L’amministrazione della giustizia conserverà le due grandi classi di toghe onorarie, giudici di pace e magistrati onorari di tribunale, lasciando immutate tutte le contraddizioni che entrambe si portano dietro sin dalla loro istituzione. Noi continueremo a guardare con comprensibile invidia ai colleghi della giustizia di pace che, per l’esercizio di funzioni non superiori - per rango e responsabilità - alle nostre, ricevono un trattamento decisamente privilegiato. Le ragioni di fatto e di diritto per giungere, come minimo, ad una perequazione economica sono del tutto evidenti; ma, come si evince dal principio di Heisenberg, in difetto di osservatori, non esiste niente. I giudici di pace, con molta probabilità, continueranno a guardarsi con invidia fra loro, stante le disparità di prospettive derivanti dall’assegnazione a questa o a quella sede. Gran parte dei magistrati onorari di entrambe le categorie dovranno, per forza di cose, continuare a militare nelle forze dell’avvocatura, perpetuando una situazione che potrà pur sembrare risolta a livello di tassative incompatibilità formali, ma che mai lo sarà del tutto ad un livello più interiore. Occorrerebbero scelte precise, ma il principio di indeterminazione risulta molto più comodo. (*) Responsabile Stampa Federmot

Avv. Alberto Morandi (*)

 

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