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Angelucci e Mirò Due Artisti a confronto

      

   

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 Registrazione Tribunale di Rieti n. 5 del 07/11/2002

 

 

Articolo di:

Avv. Raffaella Ginanneschi


Motivi comuni nel pittore reatino e nel maestro catalano

 

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Opera di Mirò


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Angelucci e Mirò Due Artisti a confronto

Motivi comuni nel pittore reatino e nel maestro catalano

(Rieti, Mar 14 2008 12:00AM)

Terminata la stagione espositiva del pittore reatino Arduino Angelucci si impone adesso una gita a Ferrara, città patrimonio mondiale Unesco, dove è stata inaugurata una interessante antologica dedicata a Joan Mirò i Ferrà, che proseguirà fino al 25 maggio p.v. presso il Palazzo dei Diamanti. Da una conoscenza più approfondita dei due esponenti dell’arte figurativa contemporanea emerge una comune preparazione accademica, consolidante una vena poliedrica espressa anche al di là della frontiera provinciale di appartenenza. Le peculiarità artistiche del maestro reatino sono rappresentate non solo dai noti pregiati dipinti parietali e mosaici realizzati a Rieti, in Sabina e a Roma, ma anche dalle figurazioni dell’Aula Magna dell’Università di Palermo, del Salone del Palazzo del Governo di Terni e dalle opere musive della Cupola della Basilica di Palestrina. Così pure Mirò ha sperimentato diverse tecniche artistiche lontano da Barcellona e dalla sua cara Mont Roig del Camp; sono notevoli le ceramiche eseguite a Parigi, i disegni dell’Accademie La Grande Chaumière, le litografie, l’acquaforte e le sculture gessose di Majorca. Sovente l’attaccamento alla terra natia costituisce una fonte d’ispirazione per questi prolifici artisti, sebbene attraverso motivi ed effetti compositivi differenti. Dalle creazioni del “nostro” Angelucci si evince un forte legame alla tradizione della pittura italiana primitiva, seppur rievocata con lo spirito innovativo proprio del Circolo di Via Margutta e del secondo futurismo. Mirò propone invece il culto delle origini attraverso l’allusione alla femminilità, quale idolo primitivo, disvelato, talvolta, attraverso accezioni diverse dalle simbologie surrealiste e oniriche; è emblematica la “Contadina”, la signora del ciclo della vita e del rito quotidiano del lavoro rurale catalano.

Avv. Raffaella Ginanneschi

 

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