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Giustizia a Rieti

      

   

Diritto

 Registrazione Tribunale di Rieti n. 5 del 07/11/2002

 

 

Articolo di:

Avvocati Riziero Angeletti e Andrea Santarelli


Confronto aperto. Un intervento tra passione e ragione

 

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Giustizia


Forum 14

Giustizia a Rieti

Confronto aperto. Un intervento tra passione e ragione

(Rieti , Jan 29 2009 12:00AM) L’editoriale apparso su FORUM del mese di novembre u.s. dal titolo “La giustizia a Rieti: un’isola felice?” a firma del Collega Avv. Marco Arcangeli, ci sollecita un adeguato intervento dettato dalla ragione e dal buon senso che cerchiamo ogni mattina di non lasciare a casa quando l’arduo impegno di assolvere il nostro mandato ci attende nelle aule di Giustizia. Vogliamo sintetizzare il nostro pensiero in alcuni punti: 1) Cosa dobbiamo intendere Noi Avvocati con il concetto di “GIUSTIZIA”; 2) Rieti rappresenta, secondo quel concetto, un’isola felice? 3) Cosa accade all’interno degli Uffici Giudiziari del Tribunale di Rieti? - Cosa debba intendere l’Avvocato per “Giustizia” è riflessione che dovrebbe essere espunta dal vocabolario di ogni studio legale. La “Giustizia” e l’Avvocato si pongono solo idealmente ed in astratto sulla stessa onda di frequenza. La “Giustizia” non è un bene oggettivo nascosto che gli attori del teatro giudiziario cercano di raggiungere come in una caccia al tesoro, non è l’obiettivo che la legge vuole ottenere né lo scopo del processo penale. Essa è l’argomento della discussione e del confronto dialettico neppure de jure condendo tra gli esseri umani in una visione utopistica e sacrale rappresentata dalla “Divinità” che esiste oltre la vita. Quindi non ha nulla a che vedere con la nostra professione o con lo spirito della legge. Resti quindi fuori da ogni dibattito teso alla produzione di un provvedimento giurisdizionale. - Certamente le esperienze professionali e le cronache giudiziarie quotidiane ci offrono un parametro di confronto e ci consentono di affermare o negare l’esistenza in capo ai cittadini di un grado di “felicità” elevato o meno in un contesto territoriale che si pone nel crocevia di tre distretti di Corte d’Appello diversi. Non occorre a nostro parere sondare i dati statistici che ci appartengono; sappiamo tutti che a Rieti non vengono perpetrati reati efferati, non vi stanziano associazioni criminose ordinarie né, a maggior ragione, associazioni che si avvalgono del metodo mafioso. Si consuma quotidianamente una giurisdizione mediocre dal punto di vista della valenza criminogena. Tale stato di cose conforta i cittadini e sconforta, senza ipocrisia, gli Avvocati. Quindi se è l’Avvocato che deve rispondere dovrà inevitabilmente affermare che Rieti è un’isola assolutamente infelice. - Fin’ora nulla di nuovo. Non ci sentiamo però di condividere alcune considerazioni che il Collega Avv. Marco Arcangeli ha espresso nell’articolo sopra richiamato circa la deficienza di alcuni uffici giudiziari del nostro Tribunale. Il nostro disaccordo non vuole contestare le ragioni degli Avvocati che vedono con lentezza più o meno sopportabile l’opinamento e la liquidazione delle proprie parcelle professionali dovute dallo Stato, cioè da noi tutti, per l’attività svolta in favore di persone meno agiate o irreperibili, è sul metodo critico che svolgiamo la nostra garbata osservazione. Se si parte dal presupposto che la funzionalità degli uffici giudiziari è strettamente legata alla professionalità e al principio di civiltà che ogni uomo caratterizza, in uno con l’evoluzione dell’ordinamento sociale ove la giurisdizione si pone come componente, spesso con ruoli di comparsa e non di prim’attrice, non v’è dubbio che al mondo non esista nulla di perfetto ed ottimale. Se invece osserviamo la piramide di cristallo da un altro punto di vista, ci accorgiamo che ciò che appare è totalmente diverso dalla fotografia che abbiamo appena effigiata. E’ sempre il confronto con altre realtà giudiziarie che soccorre a confortare o sconfortare l’operatore del diritto. Il palcoscenico che ora descriveremo è il frutto di alcuni esempi vissuti personalmente in varie sedi giudiziarie italiane: “Ufficio Gip di Taranto: non potuto ottenere copia di un atto depositato per mancanza di carta; Ufficio Gip di Rimini: non si trovano le cassette video-registrate di una intercettazione ambientale in tema di concussione. Il Gup non rinvia la causa in attesa del ritrovamento delle cassette e dispone il rinvio a giudizio dell’imputato per i fatti relativi al capo di imputazione riguardante proprio i contenuti di quella video-registrazione; Tribunale di Trieste: h. 09.00 il Giudice dispone che la causa venga trattata in pomeriggio. Alle ore 16.00 si apprende che il teste che doveva essere escusso aveva già fatto pervenire nota di giustificata assenza; Corte d’Appello di Milano: la Cancelleria smarrisce il ricorso per Cassazione regolarmente e tempestivamente depositato e, senza avvedersi di ciò, dichiara definitiva la sentenza e dispone l’ordine di carcerazione dell’imputato che viene privato della libertà personale per tale titolo; Corte d’Appello di Roma: la composizione della Corte è più volte incompatibile ovvero diversa da quella precedente. Il processo per gravissimi reati giunge alla conclusione inevitabile: prescrizione; Corte d’Appello di Roma: dopo la declaratoria di nullità della sentenza impugnata, la Corte impiega oltre due anni per trasmettere il fascicolo al giudice di primo grado. Esito: prescrizione dei gravissimi reati”. E si potrebbe ancora continuare fino ai contenuti di merito dei provvedimenti giurisdizionali. Ora, alla luce di questo minimo e parziale spaccato, possiamo immaginare che si possa affermare che la crisi della giurisdizione debba essere evidenziata con il ritardo della disamina delle richieste di liquidazione delle parcelle degli Avvocati, e che Rieti non è un’isola felice per tale ragione? - Non ci sentiamo di dire che gli Uffici del Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Rieti rappresentino il paradigma massimo del Buon Andamento della P.A., non v’è dubbio che assistiamo quotidianamente a disfunzioni che determinano disequilibri più o meno emendabili con professionalità da aggiungere a quelle già presenti, ma ci sentiamo di affermare con altrettanta certezza che l’attualità di tali uffici, nella scala delle comparazioni nazionali, ben può meritarsi in tema di efficienza e garanzia, il tagliando del più che sufficiente e ciò senza voler sanare o giustificare le caratterialità dei singoli funzionari e impiegati che però, va detto, mediamente non differiscono dalle caratterialità dei Magistrati, degli Avvocati e da quelle dei singoli cittadini che si rivolgono quotidianamente agli sportelli di tali uffici. - Quanto infine al rimedio “provocatorio” della frequentazione semestrale di uno studio legale da parte dei magistrati riteniamo che non possa valere neppure come “provocazione”. Infatti il Magistrato non deve mai entrare in uno studio legale così come un Avvocato mai deve assistere ad una Camera di Consiglio o ad una riflessione del Gip circa l’applicazione o meno di una misura cautelare. Ciò non snatura né svaluta le rispettive professionalità anzi le fortifica e le valorizza nel cospetto reciproco. Senza ipocrisia ognuno resti nella sua abitazione e lavi ripetutamente con lo studio e l’abnegazione i propri panni, non v’è soluzione alternativa. Quanto agli Uffici reatini crediamo che un buon rimedio alla costruzione di un vivere civile sia possibile solo attraverso la consapevolezza che gli esseri umani, tutti, avvocati, magistrati, funzionari, impiegati, ecc., proprio in virtù della loro fallibilità debbano trovare il giusto equilibrio con il buon senso. Così non si giunga alle reazioni isteriche, non si frapponga un impedimento non essenziale, non si dimentichi la buona educazione, non si caratterizzi l’operato da acidità indigeribile, non si pignoleggi sulle pagliuzze mentre le travi accecano, insomma si espungano dai propri comportamenti tutti quegli aspetti che conducono all’incremento della farraginosità della burocrazia, del risentimento ingiustificato, delle invidie improduttive, della delazione costante, si torni almeno un po’ a rimettere i piedi per terra.

Avvocati Riziero Angeletti e Andrea Santarelli

 

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