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Immigrazione e lavoro nero

      

   

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 Registrazione Tribunale di Rieti n. 5 del 07/11/2002

 

 

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Rodolfo Calò


Due novità in arrivo da Bruxelles

 

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Forum 15

Immigrazione e lavoro nero

Due novità in arrivo da Bruxelles

(Rieti, Apr 4 2009 12:00AM)
Il leviatano brussellese, sebbene fiaccato dalle pulsioni nazionalistiche e protezioniste in atto da due o tre anni e alimentate dall'attuale crisi economica globale, continua comunque a sfornare decisioni ed iniziative destinate ad interessare il mondo forense di qualsiasi angolo del continente europeo. Il minor slancio dell'Unione europea mette la sordina alle sue direttive, almeno sui mezzi di comunicazione generalisti, ma nel ventre della Commissione di Bruxelles e nei suoi canali di collegamento con l'Europarlamento di Strasburgo ultimamente si e' notata fra l'altro la proposta di creare un ''Ufficio europeo di sostegno per l'asilo'' concesso ai profughi ed un giro di vite sul lavoro illegale con sanzioni a carico dei datori di lavoro che assumono clandestini.Nell'ambito del Patto europeo sull'immigrazione e in risposta a una richiesta del Consiglio europeo, l'esecutivo Ue ha adottato una proposta di ''regolamento'' per l'istituzione di un Ufficio di sostegno per l'asilo: lo scopo e' quello di creare – a Bruxelles si usa l'avverbio ''rapidamente'' - un'agenzia operativa che coordinerà e rafforzerà la cooperazione fra gli Stati in materia d'asilo ai fini di una maggiore armonizzazione delle diverse prassi nazionali. L'Ufficio servirà inoltre a far convergere le norme in materia d'asilo vigenti nell'Unione europea. Nel contrasto al lavoro nero invece l'Unione europea sembra aver compiuto un enorme passo avanti nella lotta contro uno dei principali fattori di richiamo dell'immigrazione illegale: quello degli imprenditori datori di lavoro che ricorrono alla manodopera clandestina. Il Parlamento europeo ha infatti approvato il compromesso raggiunto con il Consiglio nel dicembre 2008 su una direttiva che introduce sanzioni contro i datori di lavoro che impiegano cittadini di paesi terzi in posizione irregolare nell'Ue. Il voto favorevole del Parlamento apre la strada a un accordo in prima lettura sulla cosiddetta direttiva "sanzioni contro i datori di lavoro", che comunque dovrà essere prima approvata formalmente dal Consiglio per entrare in vigore.Tornando all'immigrazione il vicepresidente Jacques Barrot, commissario responsabile per il portafoglio Giustizia, Libertà e Sicurezza ha dichiarato che si sta ''lavorando attivamente all'instaurazione del sistema comune europeo d'asilo. A tal fine è indispensabile un'armonizzazione non solo delle nostre legislazioni, ma anche delle pratiche, ed è importantissimo che i servizi degli Stati membri competenti in materia d'asilo dispongano di un aiuto concreto per far fronte alle necessità quotidiane e operative. Le equipe di sostegno inviate dall'Ufficio permetteranno inoltre di trovare soluzioni alle situazioni d'emergenza quali gli afflussi massicci di richiedenti asilo.»Le attuali modalità d'attuazione del diritto d'asilo mostrano che esistono grandi divergenze fra le prassi degli Stati membri per quanto riguarda le domande di protezione internazionale. Un iracheno, ad esempio, ha il 71% di possibilità di ottenere tale protezione in uno Stato membro e il 2% in un altro. Il piano strategico sull'asilo adottato nel giugno 2008 dalla Commissione prevedeva di completare e modificare in modo ambizioso la legislazione europea in materia di diritto d'asilo: l'azione è tuttora in corso ma va puntellata rafforzando la cooperazione amministrativa fra gli Stati membri ai fini di un'armonizzazione delle varie prassi nazionali. L'Ufficio sosterrà l'impegno degli Stati membri nell'attuare una politica d'asilo più coerente ed equa, aiutandoli ad esempio ad individuare le buone prassi, organizzando formazioni a livello europeo e migliorando l'accesso a informazioni valide sui paesi d'origine; avrà il compito di coordinare delle equipe di sostegno composte da esperti nazionali, cui potranno fare ricorso, su richiesta, gli Stati membri che devono far fronte ad afflussi massicci di richiedenti asilo nel loro territorio; fornirà inoltre assistenza scientifica e tecnica ai fini dello sviluppo della politica e della legislazione in materia d'asilo.L'Ufficio di sostegno per l'asilo rivestirà la forma di un'agenzia, organismo europeo indipendente; la Commissione e gli Stati membri saranno rappresentati nel consiglio d'amministrazione, che ne è l'organo di direzione. L'Ufficio lavorerà in stretta cooperazione con le autorità degli Stati membri competenti in materia d'asilo, e con l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. È inoltre previsto un forum consultivo per il dialogo con le organizzazioni della società civile. Se la proposta della Commissione sarà adottata rapidamente, l'Ufficio potrà essere istituito e diventare operativo già dal 2010. La sua sede sarà stabilita in uno degli Stati membri dell'Unione designato dai capi di Stato e di governo.Circa il lavoro nero, lo stesso Barrot si e' detto ''molto lieto che il Parlamento e il Consiglio abbiano saputo trovare, su una questione così sensibile e complessa, soluzioni che avranno un forte impatto reale". Difficile quantificare l'ampiezza del fenomeno, secondo stime però il numero degli immigrati irregolari nell'Ue varia fra i 4,5 e gli 8 milioni, con un aumento annuo fra i 350 000 e i 500 000. Si calcola che l'economia sommersa rappresenti dal 7% al 16% del Pil dell'Ue, sebbene in questa percentuale rientri anche il lavoro non dichiarato svolto dai cittadini dell'Unione. L'edilizia, l'agricoltura, i lavori domestici, i servizi di pulizia, di catering e altri servizi alberghieri sono i settori economici che più ricorrono al lavoro sommerso in generale e più inclini in particolare ad attrarre gli immigrati in soggiorno irregolare.La direttiva è frutto di un compromesso che prevede sanzioni contro il datore di lavoro e non contro l'immigrato, e riguarda sia le imprese che i singoli cittadini, anche laddove l'assunzione avvenga per fini privati. Secondo la direttiva, prima di assumere un cittadino di un paese terzo i datori di lavoro devono effettuare determinate verifiche e inviare una notifica all'autorità nazionale competente; ai singoli cittadini che agiscono in qualità di datore di lavoro potranno applicarsi norme semplificate. I datori di lavoro che non possano dimostrare di avere adempiuto a tali obblighi sono passibili di sanzioni pecuniarie e di altre misure amministrative, come la perdita di sovvenzioni (anche dell'Ue), l'esclusione temporanea dai pubblici appalti o dal beneficio di aiuti pubblici. Gli Stati membri sono tenuti a prevedere sanzioni penali nei cinque casi più gravi: violazioni ripetute, impiego simultaneo di un numero elevato di immigrati irregolari, condizioni di lavoro di particolare sfruttamento, consapevolezza di ricorrere al lavoro o ai servizi di una persona vittima della tratta di esseri umani e assunzione illegale di un minore.Il datore di lavoro sarà tenuto a versare tutte le retribuzioni arretrate. A tal fine, salvo prova contraria, vige la presunzione che il rapporto di lavoro sia durato almeno tre mesi. La direttiva impone inoltre agli Stati membri di predisporre un meccanismo efficace che permetta al migrante stesso, o a terzi designati quali i sindacati, di denunciare i datori di lavoro. Gli immigrati soggiornanti illegalmente che cooperano con le autorità competenti nei procedimenti penali contro i datori di lavoro potranno ottenere, a determinate condizioni, un permesso di soggiorno temporaneo. Inoltre, le imprese che ricorrono a subappaltatori possono essere considerate responsabili della violazione della direttiva da parte del subappaltatore diretto. Tale responsabilità è addirittura estesa a tutti i contraenti della catena di subappalto se l'impresa era al corrente degli illeciti commessi da uno di loro.Gli Stati membri contemplano già sanzioni dirette a lottare contro il lavoro illegale, che però variano sia per severità che per modalità di applicazione, e l'esperienza insegna che i sistemi esistenti non garantiscono la piena osservanza della legge. Introducendo nei confronti dei datori di lavoro obblighi e sanzioni analoghi in tutti gli Stati membri e applicando queste ultime in modo efficace si creerà un forte deterrente e si eviteranno le distorsioni nel mercato unico causate dalla concorrenza sleale di quanti impiegano immigrati irregolari. Nelle imprese dell'UE le verifiche dei registri del personale sono rare: nel 2006 ne è stato controllato poco più del 2%. Il rischio che chi trasgredisce sia scoperto è troppo basso. La direttiva non contiene obiettivi quantitativi ma impone agli Stati membri di migliorare la qualità delle loro ispezioni sulla base di analisi di rischio obbligatorie e di riferire annualmente alla Commissione sulle attività di ispezione.La direttiva dovrebbe essere adottata definitivamente in primavera. Una volta adottata, pubblicata ed entrata in vigore, gli Stati membri avranno tempo due anni per recepirla nell'ordinamento interno prima che diventi pienamente applicabile nella pratica (all'incirca nell'estate del 2011).

Rodolfo Calò

 

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