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Massimo Iacopi


Bilancio di un punto di svolta nella storia del mondo

 

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Massimo Iacopi


Geopolitica del XVI Secolo

FITNA

Bilancio di un punto di svolta nella storia del mondo

(Perugia, 15/07/2008)  

Con le grandi scoperte e l’apertura di nuove vie verso l’Asia e con la conquista del Nuovo Mondo cambia quasi tutto.

Nella 2^ metà del 15° secolo il Vecchio Mondo ignora l’esistenza dell’America, dell’Oceania e di una grande parte del continente africano. L’Europa ed il mondo mussulmano credono nell’universalità delle loro verità religiose ma il terreno di confronto si limita al Mediterraneo, ai Balcani ed alla periferia russa. Con le grandi scoperte, il 16° secolo inaugura una rivoluzione geopolitica. Ormai l’Europa cristiana può aggirare il mondo mussulmano del quale combatte da secoli l’imperialismo religioso e politico e smettere così di mettersi d’accordo o di negoziare con lui per aprirsi al commercio dell’Asia.

 

L’impero del mondo attraverso il commercio e le idee

 

Una delle grandi costanti del mondo europeo, poi occidentale, comincia a rivelarsi: la ricerca del dominio del mondo attraverso il commercio e le idee.

Dei cristiani e delle spezie, questo è quello che il navigatore portoghese Vasco de Gama dichiara di essere venuto a cercare allorché sbarca a Calicut (Calcutta) nel sub continente indiano. Infatti Jean Michel Sallmann nella sua opera afferma senza esitazione che: … mai i Portoghesi e gli Spagnoli dissocieranno questi due aspetti di quella che consideravano come una missione della Provvidenza: la conquista dei mercati mondiali e la conquista delle anime, attraverso l’evangelizzazione, preliminari entrambi, sia alla loro dominazione politica che al loro successo...

La costruzione degli imperi portoghese e spagnolo del 16° secolo obbedisce dunque ad una volontà messianica. I Portoghesi sognano il leggendario Reame del “Prete Gianni”, ubicato nel Corno d’Africa e la loro intenzione è quella di liberare i Luoghi Santi, prendendo i Turchi alle spalle. Deviare il traffico delle spezie verso l’Europa non ha solo uno scopo puramente commerciale ma principalmente quello della costruzione di un impero cristiano universale. Dalla parte spagnola la “Reconquista” porta direttamente e naturalmente alla “conquista” dell’America. I Re Cattolici sono sospinti dallo spirito delle Crociate, quello stesso che impregna ed alimenta lo spirito le mentalità della popolazione iberica dalla fine del medioevo. Ma di fronte a tanta concorrenza per un impero cristiano del mondo, la Chiesa deve intervenire e legiferare. A partire dal 1494, attraverso il famoso Trattato di Tordesillas, il Papa da inizio ad una bipolarità del futuro spazio cattolico: al Portogallo il mondo sconosciuto ad est ed alla Spagna quello ignoto ad ovest. Pertanto nel corso del 16° secolo le due potenze iberiche concorrenti abbozzano un gigantesco impero mondiale. Impero commerciale quello dei Portoghesi, costituito da una linea continua di empori e basi commerciali dalla Mauritania fino al Giappone. Impero territoriale quello degli Castigliani, che comprende le Antille e gli altopiani d’America lungo la dorsale che va dal Messico al Cile. Successivamente l’associazione dei due imperi, allorché nel 1580 la Spagna assorbe il Portogallo, da origine a quella che sarà chiamata, all’inizio del 17° secolo, la monarchia cattolica universale, cioè un impero territoriale euro - atlantico, arricchito da una serie di empori commerciali situati sulle coste dell’Africa, dell’India, dell’Insulindia e dell’Estremo Oriente. Una specie di progetto planetario la cui ampiezza sulla carta si assomiglia, per certi aspetti e cercando di esemplificare, a quello della dominazione americana di oggi, con la sola differenza che, all’epoca, il suo propulsore e l’origine della spinta è puramente europeo. 

 

Concorrenza fra l’Islam e la Cristianità per l’impero mondiale

 

Quello che Carlo 5° dirige non è d’altronde una Europa potenza ma piuttosto uno spazio euro - atlantico. Nel 16° secolo attraverso il fuoco dei cannoni degli iberici e le banche italiane e tedesche si aprono i mercati emergenti dell’epoca: l’oro americano e le spezie asiatiche. Questi preannunciano la spinta di un capitalismo mondiale che lungo il corso dei secoli passa da una superpotenza ad un’altra: da quella iberica a quella anglosassone, dai cannoni spagnoli a quelli americani, propugnatori di uno spazio mondiale del denaro senza frontiere politiche e sul quale dovrebbe regnare l’unica verità: religiosa nel 16° secolo, ideologica nel 21° secolo.

Anche l’Islam aspira all’impero universale della fede e del commercio. Di fatto, dopo la morte di Maometto, si è esteso considerevolmente nel corso del 7° secolo dall’Asia Centrale fino all’Africa sub sahariana, sotto l’effetto combinato della forza della sciabola e del gran commercio internazionale. A tal punto si è consolidato che alla fine del 15° secolo l’impero Ottomano appare, per effetto della potenza delle sue armate e della sua ideologia, così invincibile, quanto lo può apparire oggi, all’inizio del 21° secolo, l’impero americano.

Crocevia obbligato del commercio fra l’Asia e l’Europa, l’impero ottomano trae la sua potenza da una posizione geografica intermedia che lo rende inaggirabile da terra e da una rendita di posizione, comparabile oggi alla rendita del petrolio dei Paesi del Golfo nel 20° secolo.

Nel Mediterraneo occidentale la resistenza dell’Europa cristiana all’imperialismo islamico si appoggia, da un lato, su degli ordini transnazionali, i Cavalieri di S. Giovanni di Gerusalemme (oggi di Malta), i Cavalieri del Tempio (Templari), i Cavalieri Teutonici, ecc. e, dall’altro, su un alleanza multinazionale, regolarmente aggiornata nel tempo, la Lega Santa, che trionferà nella decisiva battaglia di Lepanto nel 1571.

Ma questa resistenza frontale militare, pur importante e fondamentale, nella pratica avrà sull’effettivo contenimento dell’islamizzazione un impatto minore rispetto agli effetti della rivoluzione economica e strategica mondiale, provocati dall’aggiramento dell’Islam da Sud per la via marittima.

Senza l’apertura delle nuove rotte marittime e la scoperta dell’America, sarebbe stata ben più probabile una mondializzazione islamica piuttosto che cristiana dal momento che l’Islam fino a quel momento controllava incontrastato le vie dell’economia mondiale in Eurasia ed in Eurafrica.

Si assiste dunque chiaramente, anche dopo il 16° secolo, ad una continuità nella ricerca dell’impero mondiale del commercio e delle idee e nello scontro di civiltà che da esso ne consegue. 

Risulterà tuttavia che la storia di questa epoca, più che un disegno unitario, è piuttosto la risultante della applicazione di logiche distinte delle singole nazioni e della civiltà che esse rappresentano, della loro azione specifica, come pure della strumentalizzazione reciproca delle rispettive volontà di potenza .

 

Tre imperi islamici concorrenti

 

Le rispettive bandiere della Cristianità e dell’Islam nel 16° secolo dissimulano in effetti due realtà specifiche più complesse: da un lato gli imperialismi della penisola iberica e dall’altro l’impero ottomano, anche se tale semplificazione appare riduttiva della totalità dei mondi cristiano e mussulmano, un insieme segnato in realtà da significative differenziazioni politiche e religiose.

In effetti tre grandi imperi islamici operano nel corso del 16° secolo: l’impero Ottomano, l’impero Sefevide (sciita in Persia) e l’impero Moghul dell’India, senza contare i numerosi sultanati o regni indipendenti minori. Ciascuna di queste strutture politiche è animata da una coalizione di popoli o da una coalizione di clan. Un mondo, quello mussulmano, attraversato da multiple fratture sulle quali gli Europei giocano le loro carte, così come le avevano giocate al tempo delle Crociate nelle lotte fra Selgiucidi e Fatimidi.

Nel momento in cui il Portogallo incarna di fronte agli Ottomani la lotta della Cristianità contro l’Islam, lo stesso stipula accordi commerciali con i mussulmani dell’India (seconda metà del secolo) e riceve dal Re moghul Akbar di Hamuyan il monopolio dei pellegrinaggi alla Mecca.

Allo stesso tempo la Francia, per sfuggire alla morsa del Santo Impero Asburgico, sebbene cattolica, stabilisce una alleanza con l’impero ottomano ed entra nella sua organizzazione commerciale, il “sistema delle capitolazioni”.

Dall’altro lato Venezia, danneggiata fortemente dall’apertura delle rotte oceaniche, è forzata a condividere i suoi interessi con l’impero ottomano. Durante tutto questo tempo l’Inghilterra cercherà di aggirare i due principali imperi dell’epoca (euro atlantico ed ottomano) attraverso un alleanza con l’impero sefevide d’Iran.

E’ in effetti molto difficile confondere l’imperialismo mondiale degli iberici con “l’interesse comune della Cristianità” dal momento che, mentre si opponevano militarmente politicamente e commercialmente agli Ottomani, allo stesso tempo si alleavano ai Sefevidi ed ai Moghul. Allo stesso modo può essere giudicata la politica pro ottomana quella della Francia che di certo non risponde all’interesse della Cristianità più di quanto non risponda l’attività dei Portoghesi nella protezione delle rotte dei pellegrinaggi verso la Mecca.

Nella realtà del 16° secolo il mondo cristiano è un mondo complesso e diversificato ed ogni entità politica usa l’idea cristiana, quando necessario ed conveniente ed opportuno, come una bandiera ideologica adattata ai propri fini. Lo stesso impero euro - atlantico degli Asburgo non è un monolite, ma piuttosto una struttura composita, dove i vari territori sottoposti conservano la loro lingua, le loro istituzioni, il loro sistema giudiziario e fiscale.

 

Vantaggio tecnologico, potenza di fuoco e controllo dei mari

 

Jean Michel Sallmann, nella anzidetta opera sul 16° secolo, riconosce in effetti che è stata proprio la concorrenza fra le Nazioni il fattore che ha determinato la superiorità in potenza della civiltà europea sulle altre civiltà. Proprio per superare il monopolio d’oltremare dell’Impero iberico (Castiglia e Portogallo) la concorrenza fa si che gli Europei possano superare alla fine del 16° una serie di difficoltà tecniche nella navigazione, che permette loro di sopravanzare tecnologicamente l’Asia. Le guerre interne in Europa provocano altresì una militarizzazione crescente delle nazioni europee e con essa un aumento complessivo delle capacità militare globali degli Europei di fronte al resto del mondo.

Mentre l’Islam si logora nella costruzione di grandi imperi continentali, in genere di più o meno effimera durata e la Cina, assorbita nello sforzo di unificazione e nella sua difesa di fronte all’imperialismo turco - mongolo, non ha il tempo di rivolgersi sul mare, le nazioni europee consacrano tutte le loro energie al controllo del potere marittimo ed alla dominazione del commercio mondiale.

Il vantaggio tecnologico sui mari e la potenza di fuoco, ecco dunque i due grandi fattori di potenza che assicurano agli Europei la preponderanza mondiale ! L’artiglieria permette agli Spagnoli di venire a capo degli eserciti amerindi, numerosi ed agguerriti ma tecnicamente inferiori. Con il moschetto i Portoghesi riescono a mantenere il controllo dell’Africa utile, quella delle coste.

Molto presto, tuttavia, l’Islam e l’Asia sapranno appropriarsi dei risultati dell’ingegnosità europea. Gli scambi tecnologici avvengono per mezzo di rinnegati passati al servizio dei mussulmani o degli asiatici o più semplicemente per l’effetto delle realpolitik nazionali che rendono disponibili a terzi i segreti della loro superiorità tecnica.

All’inizio del 21° secolo il problema del controllo della tecnologia di punta rimane ancora lo stesso, con la disseminazione progressiva nel mondo mussulmano ed in Asia dei procedimenti per la fabbricazione di armi di distruzione di massa !! Ancora una volta questo è opera dell’uomo occidentale, allo stesso tempo ingegnere e transfuga !. Il flusso emorragico di trasferimento di tecnologia e di brevetti, ceduti o “piratati”, continua ancora oggi a scorrere dall’Occidente all’Oriente. La maggior parte dei combattenti islamici, in possesso di notevoli competenze tecniche, sono stati formati in Occidente. E se la Cina diverrà domani una potenza spaziale questo sarà probabilmente possibile proprio grazie all’apporto massiccio di ingegneri russi, disoccupati con la caduta del Comunismo.

Uno degli insegnamenti dello scontro del 16° secolo è quello che non solamente la logica di civiltà è stata lo strumento base delle logiche nazionali, ma che le stesse logiche nazionali sono state orientate e determinate anche dal peso e dalla rilevanza delle fratture di civilizzazione esistenti al loro interno. Per fare un esempio, la Francia nel 16° secolo si trova di fronte a due gravi problemi: all’esterno l’Impero Asburgico, all’interno il Protestantesimo. In questo caso la politica di opposizione agli Asburgo ha consentito di compattare ed orientare verso l’esterno le divisioni interne che rischiavano di provocare l’implosione del regno.

Davanti a tali enormi contraddizioni i detentori del potere degli stati del 16° secolo si orientano piuttosto su linee politiche che vanno al di là del puro confessionalismo. Il “partito dei politici” fiorisce o prospera in tutti i campi anche opposti, sia cristiano che mussulmano. Anche i Moghul, per introdurre l’Islam in India, vengono a patti con l’induismo. Allo stesso tempo il “partito degli ideologi” si spacca di fronte alle complessità delle realtà. I tentativi di penetrazione attraverso le idee e l’impegno di evangelizzazione cristiana nell’India, nel Giappone e nella Cina saranno in effetti dei veri e propri insuccessi. Nel 16° secolo la crescita di potenza di una nazione è però legata anche ai sistemi politici che sono riusciti a regolare il problema della successione. Le monarchie ereditarie europee riescono a garantire la conservazione del territorio e la legittimazione politica, condizioni indispensabili, queste, per una crescita effettiva e durevole. Per quanto attiene al mondo mussulmano questo rimane fondamentalmente fragile, proprio a causa della debolezza della legittimazione politica assicurata nella successione. La moltiplicazione delle mogli o delle spose comporta la moltiplicazione dei pretendenti alla successione. La morte di un sultano apre di norma un periodo di crisi e di guerre dove il più potente deve imporsi e vincere come in un supremo giudizio di Dio. Ancora oggi nelle terre dell’Islam, l’islamismo è minato dalla debolezza delle legittimità politiche e la durata dei governi si perpetua nell’incertezza costante del potere.

 

Nota conclusiva

 

E’ proprio nel 16° secolo che si mettono in opera le grandi costanti geopolitiche. La storia mondiale é in effetti una rappresentazione nella quale si sviluppa lo scontro di tre civiltà: l’Occidente, L’Islam e l’Asia ed allo stesso tempo, a differente livello, la competizione di potenza di una molteplicità di nazioni. Le grandi scoperte, la superiorità marittima e tecnica dell’Occidente hanno in realtà bloccato il potenziale espansionistico dell’Islam. Ma sebbene la prevalenza del dominio occidentale duri a partire del 16° secolo, bisogna anche rilevare che, a parte la perdita di Granada, l’Islam non ha ceduto, da allora, un metro del suo territorio storico. Riguardo all’Asia (Cina e Giappone in primis), la stessa si protegge, rifiutando il cosmopolitismo e l’immigrazione di massa.

A questo punto viene spontaneo porsi una domanda. A partire dal 16° secolo è stato il mondo che ha cominciato a diluirsi nella civiltà europea o piuttosto il contrario?

Le tecnologie, anche se ci vuole del tempo, si possono acquisire. La sovranità ed il potere decaduti o perduti si possono recuperare. L’identità, invece, una volta perduta non si recupera più !!! Ed é in questo senso che va attentamente valutato l’appello del Papa e della Chiesa ad inserire chiaramente nella Costituzione Europea il richiamo alla matrice comune dell’identità cristiana.


Massimo Iacopi

 

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