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DISTRUTTO UN ONESTO MEDICO DI FAMIGLIA

      

   

Editoriali

 Registrazione Tribunale di Rieti n. 5 del 07/11/2002

 

 

Articolo di:

Luccio Cirāsa


Lui pagava le tasse ma il commercialista non presentava le dichiarazioni dei redditi

 

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dott. Attilio Befera


Il Caso

DISTRUTTO UN ONESTO MEDICO DI FAMIGLIA

Lui pagava le tasse ma il commercialista non presentava le dichiarazioni dei redditi

(Montecchio Maggiore (Vicenza), 18/01/2012) Questa è una storia vera, dei nostri giorni. Nessuno ne ha ancora parlato, né sui giornali, né in televisione. Eppure si tratta di un caso che ha dell’incredibile.

Un medico di famiglia che esercita la professione medica a Montecchio Maggiore, Frazione di Alte Ceccato, Provincia di Vicenza, nel giro di qualche anno è stato praticamente distrutto economicamente e moralmente dalla pericolosa accoppiata “Agenzia delle Entrate – Equitalia”.
Non si tratta di un caso come quelli presentati nei giorni scorsi nei talk show nazionali, sui quali, bene o male, qualcosa di scorretto le vittime lo avevano comunque commesso. Non avevano, ad esempio, onorato un debito, non avevano pagato un tributo, non avevano pagato una contravvenzione. No. Qui la vittima non ha commesso alcuna infrazione, ossia ha sempre e regolarmente pagato le tasse corrispondenti per quantità e qualità al suo reddito. Reddito tracciabilissimo, intendiamoci, perché derivante dai compensi dell’Azienda Unità Sanitaria Locale di Vicenza per il servizio di medico di famiglia e dalla fatturazione per l’assistenza medica prestata “a contratto” in una casa di riposo per anziani.
Il suo commercialista, contro un compenso di 6 mila Euro all'anno, gli forniva  un F24  da pagare in banca, ma poi non presentava la dichiarazione dei redditi. Questo giochetto è durato tre anni. Il medico riceveva lettere interlocutorie dalle Agenzie, ma a causa degli impegni professionali stressanti che coprivano tutto l'arco della giornata dalle 06.00 alle 22.00, anche i giorni festivi, questi delegava di volta in volta, fiducioso della sua fedeltà, al commercialista tutt’altro che fedele, il compito di verificare. La risposta era sempre la stessa: Tutto a posto! In un primo tempo sembrò che il tizio fosse un commercialista abusivo privo della pass word che abilita a fare questo tipo di operazioni.  Ma dagli sviluppi successivi che ha avuto la vicenda, sembrerebbe che la pass word c’era e che la mancata consegna delle dichiarazioni dei redditi, non solo quella del medico, ma anche quella di artigiani e piccole imprese locali, era finalizzata al compimento di azioni estorsive nei confronti dei contribuenti, in combutta con qualche impiegato infedele delle due Agenzie delle Entrate interessate, di Arzignago e Montecchio Maggiore. Tutto da verificare, naturalmente.
Se il medico avesse pagato (la sanzione o il presunto pizzo), la condotta del commercialista gli sarebbe costata soltanto qualche migliaio di Euro. Ma nel corso del dipanarsi della ingarbugliata matassa, con la copertura delle rassicurazioni del commercialista, la piccola cifra iniziale è lievitata grandemente fino a raggiungere la somma di circa 110 mila Euro. Fra un ricorso e l’altro Equitalia di Vicenza dice al medico che la rateizzazione massima non è sostenibile perché l'importo delle rate suoerebbe il quinto dello stipendio. Per cui gli hanno ipotecato lo Studio Medico dove esercita la professione ed in più gli hanno pignorato un quinto dello stipendio. Il medico, viene assistito da altri dottori commercialisti che gli fanno presentare ricorsi su ricorsi, documenti su documenti e in ogni pagina viene dimostrato ai poco disposti Giudici Tributari che il medico non ha mai evaso un centesimo. Lo hanno addirittura accusato di non aver versato i contributi INPS, sorvolando sul fatto che il suo istituto di previdenza non è l’INPS, ma la Cassa Medici. Insomma, abusi, violenze, una morsa di rigidi conformismi, tutti ciechi e sordi dinanzi all’evidenza dei fatti. Costretto dagli eventi il medico inizia a pagare per un intero anno una somma di oltre mille Euro al mese che corrisponde al quinto del suo stipendio. Al termine dell’anno si reca agi sportelli di Equitalia per farsi dire quanto gli rimane ancora da pagare e se adesso la rimanenza può essere rateizzata. Neanche per sogno, rispondono i solerti  agenti di Equitalia. E, inaspettatamente, aggiungono che il presunto debito del medico, malgrado gli oltre 12 mila Euro già pagati, è rimasto lo stesso, anzi è aumentato. La spiegazione è semplice: mentre la rateizzazione blocca l’applicazione degli interessi, le somme pignorate invece vengono incassate e detratte. Ma sulla somma, per così dire residua, vengono sistematicamente applicati come se nulla fosse altri interessi. E che interessi! L’anatocismo o lo strozzinaggio sono al confronto dei palliativi. Quindi per lo sfortunato medico tutto rimane come prima, anzi peggio di prima. Nel frattempo il medico crola in miseria perché deve mantenere una moglie, un figlio invalido di oltre 40 anni e due gemelli trentenni, praticamente senza lavoro. Poi lo Studio, la casa, la macchina, il telefono, ecc. Tutto nel totale disinteresse di Equitalia, nell'insipienza delle due Agenzie delle entrate, nella supponenza dei Giudici Tributari, nell'indifferenza del commercialista che lo ha letteralmente rovinato e nell'immobilità del Tribunale (dopo vedremo perché). Così la somma dovuta, diciamo così, dal medico, continua ad aumentare, piuttosto che diminuire, malgrado il medico venga coattivamente privato di un quinto dei suoi emolumenti. Abbiamo capito che la solerte manovalanza di Equitalia di stanza a Vicenza, manovra la calcolatrice come un fucile a pompa o come una mitragliatrice tedesca MG -42 (la famigerata Sega di Hitler)  e, sic stantibus rebus, ossia senza un intervento legislativo miracoloso, del tutto improbabile, che modifichi questa infelice spirale tutta italiana, il medico, quando sarà, lascerà ai figli solo debiti che continueranno a lievitare fino ad estinzione della stirpe, aumentando progressivamente i loro effetti dannosi come in una reazione a catena incontrollabile.
Il dott. Attilio Befera, nella sua duplice veste di Direttore Generale dell’Agenzia delle Entrate e di Presidente di Equitalia, non riuscirà mai a spiegare come tutto questo possa essere avvenuto, come mai tutte le Commissioni Tributarie, interessate dal medico con vari ricorsi ben articolati e sostenuti da inconfutabili prove documentali, abbiano proditoriamente respinto il caso al mittente senza provvedimenti. Non si comprende come mai il nostro medico sia stato preso di mira da ben due agenzie delle entrate, quella di Arzignago e quella di Montecchio Maggiore (e non da una sola come accade al resto degli Italiani). Agenzie che tra l’altro hanno  operato in un clima particolare che ha fatto maturare forti sospetti sul comportamento di alcuni funzionari, ora sotto inchiesta giudiziaria e/o colpiti da provvedimenti cautelari, perchè accusati, a quanto si legge sulla stampa locale, di aver prima terrorizzato i contribuenti, con la complicità di alcuni commercialisti (tra i quali sembrerebbe esserci anche quello del nostro medico), estorcendo loro (così sembrerebbe) illeciti compensi in cambio della chiusura di entrambi gli occhi sulla mancata (sic?) presentazione delle dichiarazioni dei redditi da parte dei loro commercialisti. Un puzzle veramente ben congegnato. Peccato che le bugie hanno le gambe corte e che tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino.
Qui la storia si fa ancora più cupa. I concussi, per quieto vivere, hanno quasi tutti pagato i balzelli richiesti, quindi, secondo i  loro Legali, si trovano ora nella condizione di essere perseguiti per corruzione di pubblico ufficiale, qualora corressero a denunciare la persecuzione subita. Infatti la legge italiana non tiene conto del fatto che un poveraccio, pur di non trovarsi nei pasticci per fatti dolosi altrui, preferisca pagare il pizzo ai funzionari dell’agenzia delle entrate, piuttosto che andare incontro a verifiche, ispezioni, controlli, interrogatori, chiacchiere dei concorrenti, impoverimento o fallimento dell’azienda, ecc.. I pentiti di mafia invece si, anche se si sono macchiati abbondantemente di omicidi e di altri gravissimi delitti. Per loro la giustizia (sic!) è sempre pronta a dare una, anzi due mani, con sconti di pena, sostegno economico, residenza e mantenimento pagati dallo Stato. Invece sulla testa di un medico di provincia, o di un piccolo imprenditore, pende la mannaia di una giustizia intransigente che non valuta i fatti nella loro radice e non aiuta i colpiti a denunciare i torti subiti. Il cittadino onesto dunque è ancora una volta vittima di leggi fatte male e gestite peggio e a nulla valgono le proteste, gli attentati, le minacce, gli articoli sulla stampa, i talk show, i ricorsi. Le strane ed ingiuste leggi (quelle che vengono applicate dalle agenzie delle entrate e da Equitalia), che sembrano partorite da un folle o da un inquisitore vecchio stampo, rimangono al loro posto, nelle Gazzette Ufficiali delle Repubblica. Repubblica che sembra fondata ormai sui fallimenti, sui suicidi e sulla miseria dei suoi cittadini e purtroppo sugli evasori fiscali. Queste strane leggi che consentono di distruggere un individuo, senza che ciò sia considerato un delitto, neanche di induzione al suicidio, continuano ad essere applicate con crudeltà senza pari contro incolpevoli cittadini. Mentre i furbastri  la fanno sempre franca. I malfattori lo sanno bene di avere le leggi dalla loro parte e si liberano per tempo del loro patrimonio. Persino il dott. Attilio Befera se ne è liberato acquistando solo la nuda proprietà degli immobili in cui abita e che usa. Quei pochi processi che qualche “coraggioso” anzi “temerario” cittadino è riuscito ad instaurare, quando saranno terminati (se Dio vorrà), consegneranno ai vincitori pezzi di carta senza valore. Alla fine i danneggiati non troveranno il becco di un quattrino ed oltre al danno, subiranno anche la beffa di dover pagare i loro avvocati, dopo essere falliti.
Ma è possibile andare avanti in questo modo? Cosa fanno gli onorevoli parlamentari forcaioli e giustizialisti che sugli schermi televisivi ogni sera minacciano, accusano, pontificano? Che sono così severi coi loro avversari politici e con le scappatelle e i bunga-bunga di Berlusconi (se questo è divertimento!…) e poi non fanno nulla  per i cittadini onesti, oltre che sottoporli a balzelli insopportabili. Cosa fanno, oltre che beccarsi compensi, vitalizi, indennità, rimborsi, prebende, bonifici, sconti, gratuità, favori, ecc. ecc. ecc.? Cosa aspettano a presidiare le piazze 24 ore su 24 e promuovere proposte di legge di iniziativa popolare per riformare questa Italia inefficiente, pericolosa e, più che ingessata, calata in un gigantesco pilone di cemento armato? I partiti, con i vistosi rimborsi elettorali, acquistano immobili, fanno speculazioni, investono i lauti guadagni ricavati addirittura in Tanzania, per ricavarne maggiori profitti, mentre la gente si rompe la schiena o si ammazza perché nessuna banca dà soldi a chi è stato colpito dalle Agenzie delle Entrate e da Equitalia. Poi se ne vanno tutti giulivi in vacanza nelle isole dei Pacifico e qualcuno di loro si fa anche pagare la casa e le vacanze a sua insaputa. E la Banca d’Italia cosa fa? Assiste immobile allo sfacelo imperante. Eppure dovrebbe,  per suo incarico istituzionale primario, controllare l’operato delle altre banche ed intervenire impedendo gli abusi. Chi ha formulato i compiti della Banca d’Italia? I soldi che la BCE dà all’1% vanno ad altri speculatori a tassi super maggiorati, i quali, investendo sullo spread, ne ricavano comunque guadagli astronomici che trasformano in lingotti e mazzette che poi trasferiscono all’estero nei modi più disparati che la tecnica informatica oggi offre. La Banca d’Italia dovrebbe controllare ogni mossa delle banche, dovrebbe dare il suo parere obbligatorio ai prestiti, ai mutui, alle concessioni. Invece ognuno fa quello che gli pare. Poi arriva Un Monti qualunque (prima avevamo 1 Berlusconi e Tre Monti, prima ancora Un Prodi e Un Visco) e ti schiatta di tasse, accise, tributi e imposte, con la scusa che questo ci farà uscire dalla crisi. La verità è che ci stanno impoverendo tutti e che faremo la fine dell’Albania di ieri, della Grecia di oggi e della Romania di domani. La storia è sempre la stessa, però il suo epilogo solo in pochi riescono a prefigurarlo. Il resto degli Italiani continua a litigare sul 25 aprile e sul 2 giugno, anche se i fascisti sono andati tutti a Montecarlo, nei palazzi dell’MSI e i Comunisti o sono annegati tutti nel lambrusco, o stanno ancora dando la cera alle autostrade e pettinando le ssimmie (in italiano scimmie). Se non credete che questa storia sia vera, fate un salto ad Alte Ceccato (Vicenza) e chiedete in giro. La sanno tutti, e le vicende carcerarie e giudiziarie collaterali stanno anche sui quotidiani, senza che questo faccia sorgere il benché minimo sospetto nella mente degli addetti alle Agenzie delle Entrate e degli agenti di Equitalia.
Ciliegina sulla torta. Il nostro medico, giusto un anno fa, si è rivolto ad un Legale di Padova (per timore che gli avvocati di Vicenza trovassero difficoltà ad assisterlo contro un professionista locale), citando in giudizio per danni il suo commercialista infedele, per usare un eufemismo. L’Udienza di prima comparizione fissata a gennaio 2011 è stata rinviata di un intero anno al gennaio 2012, per assenza del giudice procedente. Dopo l’udienza di quest’anno si andrà comunque al gennaio 2013 ed oltre, fino alle memorie conclusionali. Con questi ritmi il nostro medico può davvero stare fresco!
Stare fresco! Metafora di origine siciliana che indica in tizio tranquillo e beato, seduto sotto una pianta ombrosa di fico mediterraneo in un afoso pomeriggio estivo, intendendo in realtà configurare un presagio tutt’altro che confortevole.

Luccio Cirāsa

 

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