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IL SEMINARISTA

      

   

Editoriali

 Registrazione Tribunale di Rieti n. 5 del 07/11/2002

 

 

Articolo di:

C. SARCIA'


Ossia come si fa a trasformare un Governo in una Universitą

 

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On. Sen. Prof. Mario Monti


Prove di Indipendenza Funzionale

IL SEMINARISTA

Ossia come si fa a trasformare un Governo in una Universitą

(Greccio, 26/08/2012)

I titoli di prima pagina dei quotidiani di questa mattina sono quasi tutti dedicati al Consiglio dei Ministri di ieri. Un Consiglio dei Ministri durato un’intera giornata, che il Premier ha definito Seminario. Come dire che il lupo perde il pelo, ma non il vizio. Dunque, con Cicciolina eletta in Parlamento, Montecitorio si potrebbe ribattezzare Lupanare. Ma dove si è visto mai che una riunione di un Organo di Governo qual è il Consiglio dei Ministri, istituito con una legge dello Stato che si chiama Costituzione e deputato ad adottare provvedimenti che richiedono impegni finanziari a carico del bilancio pubblico, venga soprannominato Seminario?...

Il Seminario, mettendo da parte l’altro significato che la lingua attribuisce al sostantivo (luogo ove si formano i sacerdoti della Chiesa Cattolica),  è un termine che definisce un consesso di studiosi (professori, scienziati, ricercatori, esperti…) che si riuniscono per trattare un argomento rilevante di una branca del vivere civile (una malattia nuova, l’inquinamento, l’immigrazione, l’urbanistica…) e cercare di fare il punto, cioè stabilire il livello raggiunto dal fenomeno, individuare le cause ed indicare le soluzioni.

Quindi dai Seminari non escono decreti legge e decreti legislativi, ma studi e proposte. Dunque, definire Seminario una seduta fiume del Consiglio dei Ministri, nel corso della quale i ministri si sono scontrati, per non dire scannati, come in un torneo, senza risparmio di colpi e si sono spezzate le dita per tirare la coperta, ciascuno dalla sua parte, cercando anche di non lacerarla, e da cui sono usciti con un’agenda stracolma di provvedimenti urgenti da tradurre in decreti attuativi, significa voler presentare ai cittadini italiani che si logorano la salute e consumano gli ultimi risparmi in attesa della “svolta”, un quadro dell’attività governativa surreale e strampalato.

Significa cioè vestire il “pupazzo” tecnico, che dovrebbe sostituire la “mummia” della politica, con abiti da professore, anziché da ministro.

Con il risultato che le “creature” partorite da questo genere di “seminari” vengono poi letteralmente scaricate in prossimità delle scrivanie dei Direttori Generali dei Ministeri e lì rimarranno fino al prossimo Governo, allorché bisognerà liberare le scrivanie per le nuove “creature”. Insomma, carta stampata destinata ad alimentare i cassonetti del riciclo. Esattamente ciò che accade nelle Università. I professori pubblicano, come proprie, tesi di ricerca scritte da giovani cervelli il cui nome verrà relegato in coda a quello dei Baroni. Questi lavori, dopo una effimera gloria nel consesso internazionale di studiosi che le esamina e promuove, non produrranno altro che polvere, perché saranno archiviate nelle biblioteche universitarie e lì rimarrano, improduttive e inutili. Semmai saranno annotate nei curricoli dei professori, che se ne avvarranno per ottenere una poltrona da Ministro o qualcos’altro che frutti uno stipendio d’oro. In proposito ha già detto tutto Sergio Romano sul Corriere.

Il problema vero sta nel fatto che il Seminarista Monti si diverte a sfornare provvedimenti a centinaia, nell’illusione di provocare un boom economico come quello degli Anni Sessanta. In realtà non fa altro che intasare le Direzioni Generali dei Ministeri (forse anche gli uffici normativi delle Regioni) che dell’intasamento hanno fatto un modus vivendi. Non dimentichiamo che i Ministeri stanno tutti a Roma, che ci lavorano per la maggior parte Romani e che Roma e i Romani non sono né Torino, né i Piemontesi. So bene cosa succede nelle DG dei Ministeri. Ci ho diretto una Divisione. Semplicemente, sono governate dall’immobilismo.

Ci sono due tipologie di immobilismo, quella naturale e quella ambientale.

Quella naturale è patrimonio dei soggetti ed è radicata nel DNA degli statali in genere, ma soprattutto nel DNA dei Direttori di Divisione e dei Direttori Generali (il concetto si illumina col noto adagio “Il pesce puzza sempre dalla testa).

Quella ambientale è già servita sul piatto, pronta per l’uso. Chiunque entri a lavorare in un Ministero è costretto ad adeguarsi all’andazzo corrente. Un mio collega pendolare, ministeriale di primo pelo, al rientro dal primo giorno di lavoro, chiamò gli amici al telefono per partecipare loro la sua meraviglia incontenibile, ma anche il suo disgusto. Dopo il saluto di benvenuto, gli avevano affidato un carrello di libretti personali, una cinquantina in tutto, da cui trarre i punteggi che sarebbero serviti alla Commissione per stilare la graduatoria di promozione al livello superiore dei titolari. Dopo circa un’ora il mio amico aveva completato il lavoro, quindi andò a comunicarlo al suo Capo. Si aspettava almeno un “Bravo!...”. Invece ci rimediò un bel “cazziatone” il cui tenore suonava pressappoco così: “Ma sei pazzo? Per finire quel lavoro hai almeno due mesi di tempo. Se lavorassero tutti come te, sai quanto personale dovremmo licenziare?”

I Direttori di Divisione vengono insediati senza conoscere nulla del lavoro che li attende. Siccome di solito l’ignoranza non è mai compagna dell’umiltà, non chiamano i dipendenti per imparare qualcosa di ciò che li attende, ma promettono di studiare le circolari che dall’Unità d’Italia in poi sono state archiviate nei sotterranei, fino al riempimento totale. Quelle degli ultimi 50 anni, sono state stipate nei corridoi, all’interno di carrelli metallici a rotelle accessibili da chiunque, tranne che dai Direttori di Divisione. Anche i Direttori Generali sono eternamente “nuovi” (li cambiano ogni anno, specie dopo la Bassanini) e non hanno molto tempo da dedicare alle noiose Circolari ed agli “inutili” Decreti. Sono costantemente impegnati al cellulare di servizio, fuori stanza per il coffee-break, in giro con la macchina blu, poi bisogna equipaggiare l’alloggio di servizio e la segretaria particolare, e per scaricare la tensione ci sono i giochi sul PC o i cartoni animati in TV di cui non si può fare a meno. Ma soprattutto sono condannati dal destino a tenere d’occhio l’Annuario per depennare in tempo reale iellati e morti, in vista di una promozione anticipata. Tutto questo richiede tempo e la giornata lavorativa vola. Per dirla alla romana “non gliene po’ frega’ de meno” dei motivi per cui sono stati piazzati su quella poltrona. Per cui tutto continua a scorrere con la lentezza del biondo Tevere, comprese le pantegane che vi nuotano, ossia i peripatetici dipendenti ministeriali orizzontali (lungo i corridoi), verticali (su e giù per le scale) e meccanizzati (dentro gli ascensori). In questo quadro e con questi presupposti i Seminari di Monti dovrebbero risollevare le sorti degli Italiani? Non mi sento di dare un giudizio sulla personalità del Seminarista.

Mi basta sapere che l’astuto Napolitano l’ha nominato Senatore a vita perché ha illustrato la Patria nel campo dell’economia e delle finanze. Il merito di Monti consiste, è bene che si sappia, nell’aver convinto Prodi e Ciampi ad entrare nel sistema della moneta unica europea a Duemila Lire per 1 Euro. Un vero affare!

Però il vero affare lo ha fatto la Germania che c’è entrata a Novecento Lire, cioè 1 Euro per marco (tanto valeva all’epoca la moneta tedesca). Cosa dire? O Monti non sapeva cosa fosse lo spread, oppure “gatta ci cova”. Su Prodi e Ciampi è inutile esprimere giudizi. I fatti parlano da soli. Mentre gli Italiani nella notte tra il 31 dicembre 2001 e il 1° gennaio 2002 venivano derubati dalla BCE della metà del loro patrimonio, nella stessa nottata Prodi e Ciampi li allettavano con lo specchietto delle allodole del doppio prezzo Lire/Euro in vetrina, mentre in tutta segretezza decretavano il raddoppio della giocata minima del Lotto da Mille Lire ad 1 Euro invece che a 50 centesimi, quindi a 2.000 Lire. Alla faccia dei cartellini col doppio prezzo! Se la sovranità appartenesse realmente al popolo, a questi Signori converrebbe chiedere asilo politico in Sud America con l’ergastolano Cesare Battisti.

E ancora non è finita. Tutti uguali questi professori. Mi viene in mente Amato, premiato come Monti con vari stipendi e pensioni per un totale di circa 35 mila Euro, per avere derubato nottetempo gli Italiani direttamente nei conti correnti e senza preavviso.

E poi incolpano le pizzerie di aver fato lievitare i prezzi con gli arrotondamenti o i Meridionali che non rilasciano lo scontrino. E il Governo che fa? Per far vedere che fa sul serio, manda la Finanza a controllare gli scontrini a Courmayer o a sequestrare lo yacht a Briatore mentre la moglie allatta il marmocchio. A proposito di Meridionali. E’ opinione comune che la Sicilia, la Calabria, la Campania facciano parte del territorio nazionale. Per le Uscite, non per le Entrate!... Lo sa anche Ingroia, perché è Siciliano, che sono terre in mano alla Mafia e alla Camorra e sa anche che le Regioni del Nord sono occupate dalla ‘Ndrangheta. Anzi, proprio Ingroia, che si tiene strette le intercettazioni di Napolitano, dovrebbe farsi qualche giretto nei bassifondi napoletani, senza scorta, dove a dir poco ribaltano le auto della Finanza che vi si avventurano. Capisco che in Procura non si corrono rischi,  oltre quello di essere mandati in missione in Guatemala.

Qualche pensierino su PIL e tasse. I funzionari dell’ISTAT perdono il sonno a far quadrare il paniere e calcolare il PIL. Vorrei sapere che differenza c’è tra un tizio che ha in tasca un milione di Euro perché ha vinto al lotto o perché l’ha onestamente guadagnato con la sua attività e un altro che ha in tasca la stessa somma proveniente da evasione fiscale, da economia sommersa o da fatto illecito. Ai fini fiscali non dovrebbe esserci molta differenza. Negli USA Cosa Nostra è stata sgominata perché non pagava le tasse. E non è un mistero che i capitali da tassare provenivano da attività come la prostituzione, la droga, le sale da gioco e le scommesse clandestine. In Italia invece la differenza c’è e come. Solo la ricchezza del primo individuo paga le tasse e va nel PIL, mentre quella del secondo non esiste né per il fisco né per l’ISTAT. Anzi, c’è, ma non se ne deve parlare. Bisogna far finta che non esiste.

Se la questione fosse trattata diversamente, la percentuale del PIL potrebbe registrare sensibili aumenti, invece scende impietosamente e ci colloca nella lista dei paesi in crisi e sull’orlo del collasso. E Monti fa da contrappunto inventando nuove tasse e facendo Seminari.  Mi chiedo da anni perché i commercianti di droga, oltre che andare in galera per i delitti principali, non debbano anche essere strangolati dall’Agenzia delle Entrate e da Equitalia come tutti gli altri cittadini. Non vendono forse merce senza bollette di carico e di trasporto, senza fatture e senza scontrini? Perché le mignotte non devono pagare l’IVA sulle prestazioni e l’IRPEF sui guadagni? Poi c’è il triste capitolo degli studi di settore. Nulla di più stupido e cervellotico. Si basa su ipotesi campate in aria, come le previsioni del lotto, e colpisce inesorabilmente incassi figurativi, inesistenti. La vera liberalizzazione sarebbe togliere di mezzo gli  “studi di settore”. Una sciocchezza che ha creato la fortuna di quei pochi che si piazzano nelle ultime colonne della Curva di Gauss dei guadagni (certi ristoratori hanno le cassette di sicurezza piene di lingotti)  e fatto fallire o suicidare i disperati che sono rimasti nelle prime colonne a causa delle pastoie burocratiche e fiscali. Un sistema che impedisce alla maggior parte della gente di lavorare: la gente è costretta a chiudere le attività o fallire. E’ lo Stato che soffoca l’economia e arresta lo sviluppo, oltre che la Merkel con la storia infinita dello spread…L'UE non è una famiglia nella quale gli Stati sono tutti per uno, uno per tutti come i Moschettieri del Re. Alcuni sono figli, altri figliastri. E i figli sfruttano i figliastri come nella favola di Cenerentola. Ho posto a Giuseppe Sarcina del Corriere della Sera un quesito sull’argomento. La sua cortese risposta mi è giunta ieri:

“”“Il problema è ristabilire in Europa un clima di fiducia tra i diversi Paesi: e non è solo la Merkel a diffidare di italiani, spagnoli, greci. Nello stesso tempo, proprio negli ultimi giorni, anche in Germania sta maturando la consapevolezza che senza l’euro, semplicemente, l’Europa farebbe un salto indietro di cinquant’anni. Proviamo a pensare alle conseguenze: la svalutazione delle monete più deboli sarebbe solo il primo passo. Poi, inevitabilmente, gli Stati dovrebbero ripristinare le barriere doganali per evitare di essere travolti da merci a basso prezzo. Sarebbe la fine del mercato unico. Da lì a rivedere Schengen e la libera circolazione delle persone, sarebbe un attimo. E così via: dritti verso lo scenario del dopoguerra. Tutti più isolati e quindi tutti più poveri, mentre il resto del mondo corre a razzo.

Questa, credo, sia la posta in gioco. E alla fine anche la Merkel non potrà che dare via libera a tutte le misure necessarie. Poi vediamo come si regola Draghi. Probabilmente punterà sull’acquisto dei titoli italiani e spagnoli, più che su quelli tedeschi. In teoria Lei potrebbe avere ragione. Ma in pratica mi pare difficile ipotizzare il ritiro completo dei titoli di stato tedeschi dai mercati: gran parte è custodita da hedge fund e da grandi investitori extra-europei.”””

( Giuseppe Sarcina)

♪♫

 

Voglio continuare a sperare, ma la situazione, così come la stiamo vivendo,  mi sembra grave e irrisolvibile, almeno coi sistemi che sta usando il Seminarista Monti. Ma i problemi italiani non sono soltanto di ordine finanziario e fiscale. Quando Mussolini mandava la gente, a torto o a ragione, al Confino di Polizia, c’era chi vigilava sul serio affinché  non si commettessero crimini. In Sicilia si dormiva con la porta aperta. Per vigilare sui boschi della Ficuzza e della Rocca Busambra c’era una sola Guardia Forestale. Il suo cognome era Lucia, portava il cappello alpino senza la penna e le fasce alle gambe, come nel ‘15-‘18 . Eppure non si registravano gli incendi dolosi che stanno devastando la Sicilia. Dove è lo Stato? 28 mila dipendenti regionali e la Sicilia brucia da più di un mese. Scopriamo tardi, dopo che hanno sbriciolato le dita di una bimba innocente, che la legge sui razzi da imbarcazione si è occupata di fissare la durata dei petardi, ma nulla ha previsto per lo smaltimento. Dov’è lo Stato? Ma siamo certi che i Borboni del Regno delle Due Sicilie e gli Americani della mancata 48° Stella sulla Bandiera USA avrebbero fatto peggio?

Il fallimento della Costituzione e della democrazia è sotto gli occhi di tutti. C’è un vuoto di potere incolmabile. La Magistratura così com’è ordinata rappresenta un pericolo reale per lo sviluppo del Paese e per la libertà dei cittadini. Il sistema dei pesi e dei contrappesi è viziato nella sostanza e nella forma. Un PM qualsiasi può privare della libertà i cittadini, compreso il Presidente del Consiglio dei Ministri. Più che una legge elettorale l’Italia avrebbe bisogno di regole inviolabili che stabiliscano innanzitutto chi comanda, che aboliscano il salvacondotto della irresponsabilità collegiale e che stabiliscano le caratteristiche morali, psichiche e culturali che devono possedere i candidati rappresentanti del popolo per candidarsi a ricoprire qualsiasi carica rappresentativa. Possibile che per partecipare al concorso di usciere bisogna possedere i titoli stabiliti in un bando e invece per fare il Deputato o il Sindaco è sufficiente che il candidato respiri e non importa che sia trans, pornostar o galeotto?

Dopo la rivelazione dei particolari del Bunga-Bunga le attempate fan di Berlusconi non sembrano più interessate alla politica. Fine del PDL.  Agli ex AN non resta che cantare “Faccetta Nera” sotto il balcone di Casa Tulliani o sotto le finestre della casa della Contessa a Montecarlo. Il PD della Bindi e di Veltroni dedica al filo-URSS Togliatti Palmiro la Festa Nazionale dell’Unità. Un pizzino di Bersani ai sostenitori di Matteo Renzi? Insomma, gli Italiani, a parte i manipoli di sbandati del popolo di internet e dei centri sociali, non sanno più a che santo votarsi o meglio chi e come votare (uninominale, proporzionale, porcellum, mattarellum, alla francese, alla tedesca). E poi si lamentano se qualche bontempone infila le fette di mortadella nella scheda. Per cui, storditi del populismo di Grillo e Di Pietro, preoccupati per l’incombere dei leader gay, confusi dalle vacanze di Formigoni, offesi dalla candidatura di Befera (Equitalia) nell’UDC, delusi da Fini e nauseati dal prestanome Angelino Alfano, meditano di non presentarsi alle urne. Qualcosa succederà? Speriamo!

 


 

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