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PENSIERI E IMMAGINI CONTROCAMPO DI ALFIO ARCIFA

      

   

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C. SARCIA'


L’analisi critico sociologica del testo

 

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Cultura reatina

PENSIERI E IMMAGINI CONTROCAMPO DI ALFIO ARCIFA

L’analisi critico sociologica del testo

(Porto Recanati MC, 26/08/2014)

 

 

 

“Pensieri e Immagini Controcampo” di Alfio Arcifa

Analisi critico-sociologica

di Carmelo Sarcià Direttore di Graffiti-on-line.com

 

PREMESSA Già dal titolo il libro di Arcifa si dispone “fuori dal coro”, come una proposta “rivoluzionaria” (controcampo) elaborata con intenti, sostanza e modalità che si compendiano nelle confessioni dell’A. (i pensieri), nelle sue esperienze e nelle lotte (le immagini) che ripercorrono quasi un secolo di storia patria. Nel complesso, una scorta di suggerimenti per una impostazione concreta, raffigurativa delle descrizioni, dei sentimenti, delle conquiste, delle sconfitte, delle impressioni, depositate nella memoria dell’A.. Arcifa intende così comunicare, trasferire, le sue esperienza di vita ai lettori, perché non vadano perdute, perchè non diventino inutile incrostazione della memoria, perché almeno qualcuno, forse i pochi giovani capaci ancora di “leggere” un libro piuttosto che padroneggiare computer e cellulari, possano acquisirne il senso e se possibile farne tesoro per il loro avvenire. Questo l’onesto programma di Arcifa, non certo quello di illustrarsi, di lodare sé stesso o di compiacersi, ma quello di offrire spunti di riflessione e stimoli di osservazione su come è cambiato e come sta cambiando il mondo, affinché si possa imparare a pensare con la propria testa e ci si possa sottrarre alla massificazione delle idee e della libertà di pensiero.

1. Il mezzo scelto da Arcifa è quello immediato, caustico dei filosofi leggeri. Ogni pièce infatti si legge all’istante, arriva subito alla conclusione e “colpisce” l’obiettivo, senza fronzoli, senza termini ricercati, senza giri di parole o contorsioni di pensiero. Arcifa appare quello che è: un uomo “controcampo” che giganteggia, si erge, non solo come filosofo e pensatore, ma soprattutto come educatore, come guida e censore, laddove i censori sono diventati una razza politicamente scorretta”. D’altronde la sua lunghissima esperienza scolastica di docente nella Scuola Primaria ne ha forgiato il carattere e gli ha conferito l’Autorità che è richiesta a coloro i quali sono chiamati a formare ed educare i giovani. Dalle pagine del libro di Arcifa emana, è vero, una patina di soffusa rassegnazione che vela di pessimismo l’esposizione. Ma l’obiettivo è nobile, la prosa accattivante, la poesia dolce e scorrevole, ed il lettore ne rimane affascinato, si incuriosisce ed è portato a spingere la sua lettura, pagina dopo pagina, alla ricerca di una speranza, di una consolazione, di un suggerimento, anche oltre le parole. Acquisiscono così rilievo i significati, gli accostamenti, persino l’ordine dato alla successione degli argomenti. Il libro si compone in sostanza di cose che l’A. ha afferrato “a volo” nel turbinio della vita vissuta. Lembi d’anima e di pensiero strappati al quotidiano coi denti e compendiati in una raccolta che è un diario, un brogliaccio, una scatola di ricordi, spesso dolorosi, ma grandi, maestosi, proprio per il compito che l'A. ha loro attribuito. Si intuisce che Arcifa ha vissuto con stupore la fase di recessione morale in cui precipitava il Paese: ha visto cioè restringersi le potenzialità umane ed affievolirsi la logica dell’equilibrio materiale e psichico della gente.

2. Dunque dalle sue osservazioni profonde è nata l’esigenza di narrare ai giovani delle prossime generazioni, distratti da eventi che pongono continuamente la natura in pericolo, la parabola di un secolo di disastri e di conquiste che hanno modificato la natura stessa dei contemporanei, a tal punto che quasi nessuno ama più scrivere o parlare. Le nuove generazioni si sono infatti abituate a comunicare coi loro simili e ad intrattenere i rapporti umani attraverso ordigni complicati e, quel che è peggio, si esprimono in un idioma istintivo, frammentato e provvisorio che viene affidato all’etere o a supporti magnetizzati, la cui lettura può avvenire solo attraverso l’utilizzo di quelle apparecchiature tecnologiche fredde e inanimate che la generazione dell’A. rifiuta. C’è infatti da rimanere abbacinati se si pensa che i fatti del mondo sono di fronte a noi momento dopo momento e che ormai si può corrispondere con chiunque anche nella differenza di linguaggi. Da qui però la speranza che qualcosa possa cambiare, che l’uomo possa un giorno ritrovare i sentimenti e le sensibilità e che i responsabili dei destini dell’Umanità possano finalmente avvalersi di procedure che uniscano le popolazioni e le e indirizzino verso gli ideali di uguaglianza, di libertà e di democrazia. Ideali che continuano purtroppo ad essere manipolati se non addirittura negati. La lezione di Alexis de Tocqueville è più che mai attuale e l’A. ne sente l’importanza e si assume il peso della sua esaltazione.

3. Arcifa ha ordinato gli aforismi e i versi in quattro gruppi di argomenti: arte e natura, scuola e cultura, scienza e religione, realtà e sogno. La scelta dei titoli potrebbe apparire ardita e forse lo è. Specie laddove egli si esprime attraverso ossimori ed antitesi, come in “realtà e sogno” e  “scienza e religione”. Ma anche negli altri due titoli “scuola e cultura” e “arte e natura” egli nasconde il suo greve lamento, allorché accosta l’arte, somma espressione dell’intelletto umano, alla odierna natura, disastrata, inquinata, abbandonata, e laddove evidenzia come il decadimento della scuola, dalla Primaria all’Università, oggetto continuo di riforme inutili e distruttive, abbia gradualmente perso la funzione di creare o almeno incrementare la cultura. Sono certamente titoli di ampio respiro, e l’A. stesso comprende che i contenuti da lui proposti non saranno sufficienti a colmare la vastità dei temi. Tuttavia egli si è giustamente voluto cimentare e, conscio di avere comunque operato per il bene, ha esposto sul suo “banco” la “merce” alacremente raccolta in tanti anni ed ha indirizzato il suo messaggio ai Grandi della Terra, agli “uomini di Stato… ai capi delle varie Chiese…agli operatori di tutte le attività umane.. in particolare della scienza, dell’arte e della tecnologia” ed a costoro ha chiesto di “ frenare ogni egoismo..” e di operare “per il bene di tutti…” richiedendo con forza la loro unità d’intenti…” ed il loro impegno per la  “pace universale.. e l’armonia…”. Pur cosciente che forse nessuno lo ascolterà e che il Mondo continuerà ad andare a rotoli verso un destino che è difficile ipotizzare, talmente sono grevi e contraddittorie le “voci” che provengono dai teatri delle persecuzioni razziali, religiose, politiche, etniche e sociali e dalle vittime della contaminazione globale delle regole della produzione e del commercio e del venir meno delle tutele e dei principi di solidarietà. Un programma ambizioso, quindi, quello di Arcifa, ma che si giustifica con le qualità stesse dell’A.: uomo stimato ed apprezzato per l’umiltà, la semplicità, la pazienza, la generosità, l’operosità, la perseveranza e la determinazione.

4. Concludo con la soddisfazione di avere finalmente assolto al compito affidatomi dall’Amico Alfio, ma con la tristezza di non aver potuto esaminare e dibattere gli argomenti affrontati nel testo, che sono davvero tanti e tuttavia meriterebbero un approfondito contraddittorio, sgombero da accondiscendenza gratuita e semmai orientato ad offrire ulteriori spunti di riflessione, di ideazione e di ricerca congiunta. Rimando dunque ad altra occasione la possibilità del confronto delle idee con Alfio Arcifa, immaginando un dibattito che si possa svolgere all’insegna della cultura, alla ricerca delle proposte e delle soluzioni, sia pure teoriche, piuttosto che impantanarsi nel duolo, nella rassegnazione e nell’inerzia, e in una chiave soprattutto sociologica, oltre che esistenziale e filosofica.

 

 

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