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PUTIN CERCA DI PORTARE LA RUSSIA NELL'UE

      

   

Editoriali

 Registrazione Tribunale di Rieti n. 5 del 07/11/2002

 

 

Articolo di:

C. SARCIA'


Per impedirlo Usa Francia e Germania ricostruiscono il Muro di Berlino in Ucraina.

 

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IL VOLTO BUONO DI PUTIN


Fantapolitica & Realpolitik

PUTIN CERCA DI PORTARE LA RUSSIA NELL'UE

Per impedirlo Usa Francia e Germania ricostruiscono il Muro di Berlino in Ucraina.

(Greccio, 20/11/2014)

HO PUBBLICATO QUESTO EDITORIALE IL 20 NOVEMBRE 2014, QUINDI IN TEMPI NON SOSPETTI. LO RIPROPONGO CON ORGOGLIO. COME SI PUO' OSSERVARE LEGGENDOLO, MI PARE DI AVER PRECORSO ABBONDANTEMENTE I TEMPI. L'ARGOMENTO PUTIN E' OGGI SULLE SCRIVANIE DELLE CANCELLERIE DEI MAGGIORI PAESI OCCIDENTALI  E SULLE TESTATE DEI MAGGIORI ORGANI D'INFORMAZIONE. DOPO I TANTI ERRORI COMMESSI DAGLI USA, DALLA FRANCIA, DAL REGNO UNITO E DALLA GERMANIA IN POLITICA ESTERA.. ERRORI CHE HANNO IRRIMEDIABILMENTE DESTABILIZZATO E SQUILIBRATO L'ASSETTO MEDIORIENTALE E NORD'AFRICANO, ORA CHE SI CONTINUA NELL'EQUIVOCO DI VOLER IGNORARE-TEMERE LA CONFEDERAZIONE RUSSA, NEL QUADRO DI UNA VISIONE STANTIA E SORPASSATA DALLA STORIA, ANZI DI IMPORLE SANZIONI PIUTTOSTO CHE AVVICINARLA ALL'ATTUALE CONFORMAZIONE GEOGRAFICO-POLITICA DELL'OCCIDENTE, SEMBRA ESSERE VENUTO IL MOMENTO DELLE SCELTE PER IL GOVERNO ITALIANO. IL TRENO DELLE SCELTE IN POLITICA ESTERA PASSA UNA VOLTA SOLA. LA STORIA CE LO RIPETE, MA SPESSO NESSUNO RIFLETTE O ASCOLTA. COSA DIRE? COSA PENSARE? COSA AUSPICARE? GOD BLESS ITALY!...                                            Mi sono chiesto insistentemente se la Turchia rappresenti ancora, per i burocrati della UE, un possibile membro della Comunità. Specie dopo il vistoso graduale indirizzo verso logiche coraniche fondamentaliste che Erdogan ha impresso alle prospettive future della Turchia. C’è stata all’interno della UE una lunga e articolata campagna preparatoria per agevolare l’ingresso della Turchia nella Comunità, contro ogni logica territoriale, etnica, politica e religiosa. La Turchia in Europa non c’azzecca niente, anzi diventerebbe presto un cunicolo di penetrazione in Europa a disposizione del terrorismo islamico. Tra l’altro la Turchia  in fatto di rispetto dei diritti dell’uomo non è indenne da colpe e da sospetti. Quel lavoro andava semmai fatto nei confronti della Russia, uno Stato autorevole, molto più simile a noi Europei per storia, territorio, religione, problemi sociali e fattori energetici. Pur se affetto da scarsa trasparenza quanto a rispetto dei diritti dell’uomo. Ma anche dopo la caduta del muro e il dissolvimento dell’URSS la Russia, a quanto pare, rimane, nell’immaginario dell’Occidente, un  nemico da isolare, da contrastare, da mortificare con le sanzioni e se necessario da combattere. Alla Russia non è consentita l’ingerenza negli affari interni dei paesi ex satelliti, neanche per recuperare popolazioni di nazionalità russa, neanche per riportare nella propria sfera territori in cui sono stanziate popolazioni di origine russa. Mentre agli USA, con la scusa di portare la democrazia, è consentito persino bombardare. Con queste logiche vince l’ottusità e vengono ignorate pericolose istanze di indipendenza, con il rischio di creare nuove Palestine e nuove Jugoslavie. C’è una grossa cancrena che immobilizza l’Europa: nessuno dei burocrati europei è investito dell’autorità di rappresentare gli Stati membri nelle politiche di sicurezza, diplomatiche e di difesa territoriale. Nessuno in Europa ha la statura politica e culturale per decidere sull’opportunità di fare una cosa piuttosto che un’altra. Manca il potere decisionale. Eppure in quel Parlamento di privilegiati privi di responsabilità accadono cose incomprensibili e contrastanti tra loro: si realizzano assurdi progetti comunitari, si spingono gli Stati ad imporre sanzioni alla Russia, si rimane immobili di fronte agli appelli pressanti del Governo italiano di intervenire sulla questione migratoria nel Mediterraneo, pur nell’evidenza che il sentimento delle Nazioni è molto critico sulla convenienza di continuare a finanziare il progetto europeo. Specie quando si perseveri nell’affidarlo ad organismi privi di una vera capacità decisionale in politica interna ed estera, o ad eletti non legittimati ad impostare un discorso autorevole per il futuro della UE. 

Teniamo presente a questo proposito che l’Europa sta ancora scontando i postumi del secondo conflitto mondiale, se non addirittura quelli del primo e sicuramente sconta tuttora la crisi provocata dall’unificazione delle due Germanie, che bellamente ci siano tutti caricati sul groppone, impietositi dai piagnistei delle vittime del III Reich e coinvolti nella solidarietà verso gli ex sudditi della DDR. Adesso la Germania, rinvigorita dai nostri sacrifici e grandemente favorita nel passaggio marco/euro (non si comprendono tuttora i motivi della supervalutazione del marco tedesco e della super svalutazione della lira ), da qualche anno si diverte a giocare con lo spread utilizzando modalità inaccettabili che creano l’illecito arricchimento della Nazione tedesca a danno degli Stati membri. Una situazione davvero inaccettabile, che dovrebbe essere punita alla stregua di un reato, su iniziativa della Corte Europea, perché lesiva dei diritti dell’uomo.

Per apprezzare fino in fondo il disinteresse della UE per l'Italia non è neanche necessario guardare allo stato di abbandono in cui versa il nostro Sud. E’ sufficiente osservare l'indifferenza con cui UE e Stati europei guardano alla tragedia dei naufragi nel Mediterraneo e agli inarrestabili sbarchi sulle coste italiane. Purtroppo, ogni governante che conquista il potere nel suo Stato, quando deve parlare di politiche europeiste mostra impaccio, timidezza, e più che altro pensa e agisce in una tonalità nazionalista, chiusa, poco incline ad aprirsi alla vera integrazione. L’Inghilterra si è persino tenuta la sterlina. Ma di cosa parliamo? Persino gli Stati fondatori si adagiano ormai sull’ordinarietà, figuriamoci i nuovi, quelli ex comunisti che si sono aggiunti successivamente, senza nulla portare alla UE se non la loro irriducibile miseria. E’ grave,  un  male assoluto, che non sia stato mai fissato un termine per realizzare l’unità politica degli Stati.  Nessuno Stato avrebbe dovuto sottoscrivere i Trattati, senza che fosse stato prioritariamente stabilito un termine perentorio per la costituzione dell’unione politica europea. Questo delitto si aggiunge a quello della folle introduzione della moneta unica sotto il controllo e le speculazioni dei banchieri. Non un guizzo di speranza per il futuro quindi, non un riconoscimento di superiorità intellettuale, mai un investimento sulla scommessa dei padri fondatori. Nel marasma politico di un Parlamento perennemente migrante tra Strasburgo e Bruxelles, tutti possono rilasciare dichiarazioni di intenti, tutti possono votare ordini del giorno estemporanei. Tanto, alla fine ognuno giocherà a rimpiattino, sulla pelle dei finti cittadini europei, la maggior parte dei quali ha subito e dovrà subire, non si sa fino a quando, gli effetti dell’immobilismo monetario e delle inutili, anzi pericolose, cessioni di sovranità nazionali alla cricca dei banchieri. Nel frattempo il quadro politico internazionale è del tutto cambiato: flussi migratori sempre in aumento, attività di espansione verso il mondo occidentale del Califfato dell’ISIS, Stati del Nordafrica in fermento grazie alla folle catastrofica presunzione occidentale di poter far digerire la democrazia a gente totalmente diversa da noi, che abitua i figli a sgozzare gli agnelli e che si è formata alla scuola della legge del taglione. L’applicazione delle leggi coraniche alla vita sociale e politica di un Paese rappresenta un’involuzione del progresso dei popoli e costituisce un pericolo per la libertà dell’Occidente. Verrà un giorno in cui bisognerà usare nuovamente la bomba atomica per difendere l’Occidente da un immane genocidio. L’ultimo e l’unico, per fortuna, avamposto dove fu usata la bomba atomica è il Giappone, terra lontana dalle rotte occidentali che rimasero pressoché indenni alla ricaduta del fall-out. Ma per impedire la catastrofe avviata dai nuovi selvaggi dell’ISIS e dalle altre aree a rischio di totale islamizzazione, non è pensabile di utilizzare ordigni nucleari, perché la contaminazione non risparmierebbe nessuno dei Paesi viciniori. Come potranno dunque difendersi i popoli cristiani dal flagello islamico che avanza, che minaccia, che occupa, che invade, che uccide. Ho già scritto altrove, oltre 20 anni fa (era l’epoca dei Vu’ cumprà), che queste migliaia di clandestini che entrano in Europa sono una molla compresa che prima o poi svilupperà tutta la sua potenza distruttiva. E’ strano quindi che nessuno in Europa si sia mai  chiesto se, piuttosto che la Turchia, non fosse stato più utile e produttivo puntare sulla Russia quale possibile nuovo membro da invitare, anzi da accogliere nella CE. Capisco che l’Orso russo fa ancora paura, perché appare inaffidabile, non solo dal punto di vista politico, ma soprattutto per il ritardo nell’adottare i principi della Carta dei diritti dell’uomo, ed anche per colpa delle più volte manifestate mire espansionistiche tese al recupero dei territori divenuti autonomi a seguito della diaspora dell’URSS e delle popolazioni russofone che in essi si erano stanziate fin dai tempi degli Zar e poi con Stalin. In Europa tutte le partite si giocano ormai sul compromesso interno di ciascuno Stato e sulla convenienza unilaterale degli Stati più solidi, piuttosto che sulle maggioranze parlamentari e sulla scelta del bene comune.

La Russia, oltre al territorio che è parte integrante del continente europeo,  possiede tutte le caratteristiche necessarie per un’integrazione europea possibile, persino quella delle radici cristiane. E  il suo attuale capo in testa, Putin, gode per intero del prestigio, del potere decisionale e dell’autorità necessari per fornire garanzie all’Europa anche per una più decisa spinta in direzione dell’unificazione politica continentale. Le risorse energetiche della Russia, già solo quelle, dovrebbero essere convincenti. Senza contare che l’allargamento dei confini europei rappresenterebbe un deterrente enorme nei confronti dei nascenti nuovi nemici, costituito dal potenziale raddoppio delle forze armate. Anche questo dovrebbe quindi rappresentare per l’Europa un  ghiotto boccone. Così come sta oggi la UE, non va da nessuna parte. Persino l’Inghilterra, che ha sempre giocato un ruolo pilota al fianco degli Stati Uniti nelle decisioni interventiste, anche a causa del suo DNA di stato colonizzatore e dominatore, si è defilata. Da una parte perché il Presidente Obama con le sue incertezze e con il suo ostentato democraticismo offre, dell’America gendarme del mondo, un’immagine alquanto offuscata, anche a causa della situazione economica del Paese, alquanto deteriorata dopo le guerre “a tutti i costi” della famiglia Bush. Molto diversa la situazione della Germania che invece continua ad esibire i muscoli di un’economia florida e che si arricchisce sulle disgrazie degli Stati membri, piuttosto che mostrare gli artigli della sua potenza al fianco dei partners, là dove occorra. La Germania, dopo il ’92, ha acquistato, soprattutto grazie alla natura della gente tedesca, una capacità offensiva elevata, in grado ormai di competere al fianco di Nazioni come USA, GB e Russia per impedire che, in prospettiva, il continente europeo diventi terra di nessuno e i popoli europei, carne da macello. Capisco che questa analisi potrebbe prestarsi alle più varie interpretazioni. Si tratta in effetti di deduzioni che comunque trovano riscontro nei fatti. Quella delle reiterate sanzioni imposte alla Russia dai Paesi della UE appare come una escalation inquietante ed equivoca che ha deteriorato alquanto i rapporti  diplomatici della Russia nei confronti di USA e UE. In realtà la questione sarebbe circoscritta ad Obama e Merkel contro Putin, un duello tra i vecchi e irriducibili nemici dell’URSS e il nuovo nemico Putin. Ma chi ci rimette, a causa della prosecuzione di questa poco realistica nuova guerra fredda, sono gli altri Stati membri e, prima ancora degli altri, noi Italiani. Ma che cosa importa a noi Italiani di imporre sanzioni a Putin, quando poi le imprese che vendono prodotti alla Russia falliscono e la gente resta senza gas? Noi, grazie alle politiche europee, accettate pedissequamente dai nostri “migliori”  inviati, Monti, Bonino, Prodi,  siamo diventati gli stupidi partners di una UE che ci usa per scaricarci i peggiori prodotti alimentari (mozzarelle tedesche che virano in blu, OGM, patate francesi avvelenate dagli anticrittogamici, pesce greco allevato in acque inquinate, e così via), che scopiazza le nostre eccellenze (per dirne alcune: mette in commercio vini fatti con le polverine che chiama pomposamente Chianti, ecc.  e smercia Parmisan come fosse Parmigiano Reggiano e olio lampante come fosse EVO), con danni incalcolabili per la nostra economia. Ciascun dei tre blocchi sta comunque compiendo atti e prendendo provvedimenti sopra le righe. Le ingerenze UE nella questione ucraina sono manifestamente incompatibili col diritto dei popoli all’autodeterminazione. Affermazioni e pretese peraltro non desunte da problemi insormontabili sul piano diplomatico, e neanche dall’obiettiva necessità di impedire quelle tensioni che da 25 anni sembravano essere state accantonate per sempre. Tutto nasce, secondo me, da una mera fanciullesca paura dell’Orso russo generata da neo maccartismo radicato nella mentalità americana e tedesca. La politica interna russa presenta, è vero, molti lati poco trasparenti, ma la sua statura in campo internazionale non può essere ignorata.

Così come non possono essere ignorate le problematiche territoriali ed etniche irrisolte, conseguite alla dissoluzione dell’impero comunista. Del resto tutto il mondo si porta dietro una serie di problemi territoriali ed etnici irrisolti che hanno creato problemi ai governi, sofferenze alle popolazioni e che ancora sono motivo di disordine: la questione irlandese dell’Hulster, la questione dei Paesi Baschi, la questione istriana e quella del Trentino Alto Adige, la questione cipriota, alle quali deve aggiungersi quella palestinese. Per non parlare del terremoto più vistoso e dirompente che ha coinvolto i  Paesi jugoslavi.  Purtroppo c’è sempre qualcuno che si adopera per soffocare gli aneliti di indipendenza. E perpetua conflitti, alza muri e bombarda. C’è un’espressione coniata appositamente che è il concetto di “non ingerenza”. Concetto che dovrebbe suggerire a Usa e UE  maggiore prudenza. Non siamo più ai tempi di Cuba e della Baia dei Porci. E Obama, quale capo di un super Stato ormai con le pezze a culo, non può ancora pretendere di dettare legge al mondo da solo. La guerra in Kuwait, la guerra in Iraq, la guerra in Afghanistan e Libia… non hanno registrato alcuna ingerenza da parte della Russia. Inoltre, anche per quanto è avvenuto in Albania e in Jugoslavia a partire dal 1989, nessuna ingerenza si è manifestata da parte della Russia. Gli Usa, il Regno Unito, la Francia, in questi 25 anni trascorsi dalla caduta del muro l’hanno fatta da padroni. Di contro USA e UE pretendono di ingerirsi pesantemente  nella questione ucraina, a cominciare dalla scelta di indipendenza della Crimea. La verità è che se non si fa fronte comune tra  USA, UE e Russia al terrorismo avanzante, non solo non saranno risolte le annose questioni sopra ricordate, ma non sarà risolta neanche la pericolosa situazione che si è venuta a creare di recente, a ridosso dei confini continentali europei, che è quella della crescente avanzata del pericoloso Califfato dell’ISIS. Non dimentichiamo quindi che la pace mondiale poggia sugli equilibri tra gli Stati e che gli equilibri tra gli Stati poggiano innanzitutto sulla “non ingerenza”.  La Russia potrebbe quindi rappresentare un valido alleato proprio adesso, allorché USA e UE, invece di rispondere come si conviene alle provocazioni dell’ISIS, si sono defilati, lasciando irrisolti i problemi che avanzavano e anzi comportandosi nei confronti della Russia come i polli di Renzo nel romanzo dei Promessi Sposi.

USA e UE pretendono quindi di ingerirsi nelle politiche territoriali ed etniche russe, addirittura imponendo sanzioni non giustificabili neanche sul piano della convenienza, mentre la Russia deve subire i diktat di un’America zoppa e di un’Europa inesistente. Della Cina non si tiene conto, invece non bisognerebbe perdere di vista le sue manovre espansionistiche, specie ora che sta accaparrandosi i territori più ricchi dell’Africa. A tal proposito si noti come in tutto il mondo si parli del pericolo di contagio da ebola, e ciò malgrado non si è mai fatto il nome della Cina quale possibile veicolo di contaminazione e diffusione del pericoloso virus. Migliaia di Cinesi vanno in Africa e tornano in Cina tutti giorni, poi si recano nei vari Stati dell’Occidente per i loro affari, ma nessun allarme viene diffuso da USA e UE. Non capisco come facciano USA e UE a fidarsi della Cina e a diffidare della Russia. Analizziamo ora la situazione che l’Italia sta vivendo nel Mediterraneo. Sono anni che sulle nostre coste sbarca ogni genere di individui. L’Europa, ossia la UE, comunità prettamente economica, con una moneta finta, con una bandiera e un inno finti, con una politica estera finta, assiste distratta a questa invasione. C’è un continente, l’Africa ed uno scacchiere in forte disordine sociale ed economico, il Medio Oriente, che stanno travasando i loro abitanti nel continente Europa. Senza una prospettiva, senza un accordo, senza un progetto, senza neanche l’acquiescenza dei popoli costretti a subire il fenomeno. Il dato che emerge è infatti quello del proliferare in tutta Europa di movimenti di estrema destra i cui programmi recano al primo posto l’impegno di rimandare ai loro Paesi questa massa di persone che non porta nulla di buono e di utile e che tra l’altro non è neanche orientata ad integrarsi. Basta esaminare le centinaia di giovani cittadini europei, provvisti di barba islamica regolamentare (inglesi, francesi, italiani), figli di immigrati mediorientali, che corrono ad arruolarsi nell’ISIS e tagliano anche gole di loro connazionali. Quale genere di integrazione ci può essere, se non quella a rovescio del radicato e proverbiale odio verso gli Occidentali “infedeli”? Questa è gente che pretende di “convertire” gli Europei agli strampalati credi religiosi islamici, che vuole di modificare i costumi di vita moderni in quelli biblici della lapidazione e  che ha scelto di imporre agli Occidentali abitudini tribali, quali la decapitazione.  Dunque la UE rimane un luogo per consumare danaro, istituire privilegi e dare fastidio ai Paesi gravati da debito pubblico. In USA e nella UE tutti pensano che le manovre di Putin, più che puntare all’Ucraina e alla Crimea, siano in effetti orientate a spingere fino al Mediterraneo l’influenza russa, per questo abbaiano ed infliggono sanzioni. Nella confusa situazione mondiale, che vede ergersi nuovi gendarmi tuttaltro che tranquillizzanti (Iran, India, Brasile, Corea del Nord, ISIS), ci si dovrebbe domandare qual è il rischio di una eventuale presenza nel Mediterraneo delle navi russe. Se essa presenza potrebbe rappresentare un pericolo per l’incolumità dell’Europa, o se invece potrebbe essere il preludio di una solida alleanza  politica, economica e militare, in grado di aumentare il deterrente occidentale, anche nel confronti dei Paesi emergenti pericolosi. Del resto il Muro di Berlino è caduto da 25 anni e la Cortina di Ferro da allora non esiste più. Obama si è platealmente smarcato dall’intervenire con truppe di terra contro l’ISIS, anche perché non ha soldi, ma soprattutto perchè la sua politica di disimpegno è funzionale ad ottenere un nuovo mandato come Presidente. Questa analisi può essere più o meno condivisa, ma è un fatto che l’Europa non può ignorare che in un quadro strategico più ampio di quello apparente, l’ipotesi delle mire espansionistiche di Putin sul Mediterraneo deve essere considerata e qualora essa rappresentasse un pericolo reale per l’Europa, gli atti da opporre dovrebbero altri, piuttosto che quelli delle sanzioni economiche. Il primo e più significativo atto dovrebbe dunque essere quello del pattugliamento del Mediterraneo con il naviglio militare degli Stati membri, intanto per contrastare l’incontenibile flusso migratorio. Invece nulla. Neanche la ricerca di un accordo coi Paesi Nordafricani per incentivare il blocco sul loro territorio degli scafisti e dei barconi stracolmi di disperati.  La sola presa di possesso del mare nostrum da parte delle navi europee, oltre che arrestare i flussi migratori, farebbe regredire sul nascere le eventuali non dichiarate fantasie espansionistiche di Putin.  Uno dei più gravi errori dell’Occidente è stato quello di aver creduto di poter imporre la democrazia in territori i cui popoli sono da secoli influenzati, plagiati e dominati dalle leggi coraniche. Se veramente il pericolo paventato da USA e UE fosse quello delle mire espansionistiche russe sul Mediterraneo, non saranno certo le sanzioni ad impedire che tale influenza si realizzi. Le sanzioni imposte alla Russia sono una manifestazione pavida delle incapacità di cui soffrono gli Stati europei in campo strategico ed in tema di politica estera. Senza contare che una grossa fetta di energia ci proviene proprio dalla Russia. E questo rappresenta di per sé un legame che andrebbe coltivato più che mortificato con  le sanzioni. E’ meglio continuare a considerare la Russia alla stregua di un potenziale nemico, oppure  sarebbe utile cominciare a considerarla un vero alleato, specie contro le minacce che si vanno profilando nei confronti dell’Occidente? L’Europa appare dunque, ancor più dell’Italia, come quell’imbarcazione evocata da Scalfari alcune domeniche fa su Repubblica, “…nave senza nocchiero, in gran tempesta, non donna di province ma bordello.”

In questo momento storico controverso, alcuni vedono in Renzi un succube nelle mani di Berlusconi, altri un ragazzo vispo che racconta balle e fa promesse pur sapendo di non poterle mantenere. Ma molti vi hanno individuato quel personaggio diverso da quelli che lo hanno preceduto dal 1948 ad oggi, forse in grado di affrontare i problemi che ci attanagliano e forse anche capace di trovare le soluzioni necessarie. Servono di certo coraggio, spregiudicatezza, intraprendenza, capacità di sintesi, una buona dose di fortuna e collaboratori fedeli. Queste qualità sembra che Renzi le possegga. L’impresa non è facile, ma se riuscisse a realizzarla, sarebbe di quelle che passano alla storia.  Noi Italiani dovremmo puntare a conseguire obiettivi ben definiti, con coraggio e determinazione, non perderci in chiacchiere nei talk-show . Gli obiettivi più urgenti e risolutivi sono innanzitutto quelli di avviare iniziative concrete onde sottrarci ai diktat europei che  ingessano la nostra economia.   In politica economica, dovremmo trovare il modo di sganciarci dalle imposizioni bieche dell’Europa, che hanno immiserito il potere d’acquisto della moneta, hanno affossato l’iniziativa privata, creato disoccupazione e bloccato il progresso. Dovremmo farlo modificando radicalmente il rapporto con la UE e prevedendo una presa di distanza sia dalla moneta unica che dalla stessa Unione.   In politica estera invece non ci rimane altro da fare  che cercare altrove sostegno, visto che le nostre reiterate richieste di condividere con gli Stati europei  il fenomeno migratorio vengono pervicacemente disattese, in barba ai proclami di Alfano e dei suoi predecessori. Continuare con la missione mare nostrumcome stiamo ancora facendo, con le onoranze funebri ai naufraghi sul mare e coi centri di accoglienza, tra l’altro finiti nel mirino del Parlamento a causa delle nefandezze che vi avvengono, con i pericoli connessi all’immissione nel territorio di soggetti affamati, disoccupati e disperati, potenziali portatori di malattie, di istanze terroristiche e di tendenze delinquenziali, non fa che  ingigantire un problema che non potrà più essere risolto. Chi meglio della Russia potrebbe, in questa fase, stimolare la UE, adagiata sulla speculazione monetaria, inadatta al ruolo di leader politico perché incompetente ad intervenire sui fronti di crisi per contrastare i fenomeni che rappresentano un pericolo per i popoli europei. Le sanzioni alla Russia, cui abbiamo dovuto aderire ob torto collo, ci hanno bloccato l’export per milioni di euro, facendo fallire grosse imprese di produzione che davano lavoro a migliaia di persone.  La Russia dovrebbe invece essere considerata come un possibile alleato forte, come una potenza economica in grado di concorrere a sollevare la stagnazione della UE e come un partner necessario nella risoluzione dei fenomeni di politica estera che si vanno profilando. Di fronte al reiterato disinteresse dei burocrati europei, messi più volte di fronte alle problematiche italiane più urgenti, l’immigrazione clandestina e la recessione legata all’imposizione dell’austerità, la soluzione rimane quella di cominciare ad affrancarsi dalle imposizioni, allontanandosi gradualmente dal  sistema monetario europeo, non per ritornare alla Lira, bensì affiancando all’Euro un’altra moneta, nel nostro caso quella russa  che è la moneta di uno Stato forte e capace di far valere in politica estera le proprie ragioni. La Russia, fino ad ora emarginata dalla UE e dagli USA, si è risollevata dalle ferite del comunismo ed è ora in condizioni di presentarsi a testa alta di fronte ai Paesi occidentali per contribuire al comune progresso. Inoltre, aggiungendo le sue forze armate a quelle occidentali contribuirebbe non poco a contrastare i pericoli che si profilano all’orizzonte. Pare di spararla grossa, ma all’Italia, al punto in cui siamo, piuttosto che perdere ancora tempo dietro alle strampalate politiche comunitarie, converrebbe stipulare un accordo unilaterale con Putin, che preveda intanto una cooperazione nella soluzione del problema della massiccia immigrazione clandestina che lascia insensibili gli Stati europei, anche per quanto concerne la destabilizzazione dei Paesi rivieraschi nel Nordafrica. In altre parole: visto che l’Europa non ci aiuta a contrastare i flussi migratori, non ci rimane altro da fare che rivolgerci ad un’altra potenza. Una potenza, quella russa, probabilmente disposta ad esercitare la sua influenza in quel mare che considerava territorio nemico, ma che oggi può riconoscere come culla di civiltà e di progresso e crocevia delle nazioni. La mossa successiva potrebbe riguardare l’adozione della moneta russa, al fianco di quella europea, allo scopo di congelare la circolazione dell’Euro in Italia e non subire più i frutti, anzi i furti, della recessione. Sarebbe questa un’impresa difficile e stimolante che meriterebbe un approfondito studio circa le implicazioni di lungo termine. Lo scopo finale dell’operazione dovrebbe anche essere quello di imprimere finalmente un’accelerazione all’unione politica della UE  ed all’eventuale ingresso della Russia come Stato membro autorevole, capace di neutralizzare le politiche recessive imposte dalla Germania, per dare un nuovo equilibrio al sistema. Nessun divieto, credo, può essere opposto, né dagli USA, né dalla UE a Renzi, perché capo di un Governo libero e indipendente, circa l’eventuale determinazione di offrire a Putin un attracco nei porti italiani, paradossalmente anche a fianco delle fregate americane, in cambio dell’impegno a contrastare il fenomeno dell’immigrazione davanti alle coste nordafricane, con il suo naviglio militare ed all’interno degli stessi Paesi rivieraschi, stipulando accordi con quei Governi. Di pari passo vedrei la possibilità di instaurare autonomi accordi commerciali Italia-Russia che prevedano, oltre agli scambi commerciali e culturali e alla cooperazione industriale, la libera circolazione in Italia della moneta russa, affiancata all’Euro. Cosa diversa dall’esperimento tentato in Argentina nei primi anni ’90, tra Peseta e Dollaro USA. In quell’occasione, la moneta argentina era debolissima e quella americana forte, e l’Argentina era in conclamato default. L’esperimento tra Euro e Rublo in Italia indurrebbe invece variazioni significative al potere di acquisto dell’Euro che potrebbero spingere in avanti i consumi e la produzione. Le ipotesi fin qui trattate potrebbero essere qualificate come “prove di fantapolitica”, ma non si può negare che nulla vieta all’Italia di realizzare accordi unilaterali con la Russia. Pertanto l’attuazione di una tale ipotesi consentirebbe all’Italia di diventare partner privilegiato di un mercato nuovo, in sicura espansione, e comunque di assicurarsi flussi di energia a costi privilegiati. Si aprirebbe  per i produttori italiani un mercato privilegiato che consentirebbe loro di esportare in Russia una massa di prodotti esclusivi e di importarne altri a costi competitivi. Imprese italiane potrebbero costituire aziende in Russia e viceversa, e creare posti di lavoro. La qualcosa metterebbe in moto la macchina della produzione e dei consumi, che, per quanto ci riguarda, è quello che serve al'Italia. La realizzazione di un  tale progetto consentirebbe indubbiamente al Governo italiano di aumentare enormemente il suo potere contrattuale in Europa e di esercitare una forte influenza sul sistema economico europeo, anche incentivando la concorrenza. Le modifiche indotte dalle iniziative italiane  potrebbero finalmente avviare una fase di riflessione in grado di indurre gli Stati europei ad accelerare la costituzione del Governo politico soprannazionale, a nazionalizzare quindi la BCE ed a svalutare l’Euro e soprattutto  a nazionalizzare il debito pubblico degli Stati membri. Una cosa è certa ed ineludibile: se vogliamo salvarci dal default, è necessario archiviare al più presto la fase di stallo in cui ci troviamo. A questo processo dovrebbe evidentemente partecipare la Russia. Del resto l’espansione dei confini europei fino agli Urali metterebbe al sicuro l’intera Europa dall’espansione imprevedibile e incontrollata dei Califfati islamici ed anche da una possibile avanzata militare della Cina verso l’Africa o dalle sempre possibili velleità nordcoreane, indiane o iraniane.  In politica, specialmente in politica estera, se non si fa la voce grossa non si ottiene nulla. Sta al Governo italiano quindi trovare le soluzioni alla stagnazione. Soluzione che è vano ricercare all’interno della Nazione stessa, perché mancano le risorse, manca la volontà delle masse, costituite più che altro da agitatori, pensionati, disoccupati, faccendieri e mafiosi. Occorre dunque immaginare nuovi orizzonti, nuove prospettive e soprattutto includere nella UE altri Paesi leader, non com’è avvenuto ultimamente, che sono stati immessi Paesi poverissimi, forse nell’ottica di una flaccida rivincita storica, senza badare al danno che ne sarebbe derivato. L’Europa che doveva essere un’unione politica di Stati forti, è diventata un’anticamera di Stati falliti.

Cui prodest? E’ una bella domanda, qualcuno risponda.  Bisogna alfine chiudere definitivamente, almeno in Italia, la fase  dei Governi che si sono dedicati alla reciproca demonizzazione ed al disfacimento degli atti compiuti dal predecessore, imparare a fare a meno della UE e passare ad una nuova fase, che preveda Governi più aperti al confronto e alla collaborazione, ma soprattutto capaci di portare idee nuove, rivoluzionarie, che mirino prima di ogni altra cosa al benessere del popolo italiano.


 

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