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SANTA CATERINA DA SIENA

      

   

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M. IACOPI


Dopo una breve vita č celebrata dalla Chiesa ancora oggi

 

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SANTA CATERINA DA SIENA


Da religiosa domenicana, fragile e analfabeta, a Consigliera del Papa

SANTA CATERINA DA SIENA

Dopo una breve vita č celebrata dalla Chiesa ancora oggi

(Roma, 17/12/2014)

Contribuisce a restaurare l’autorità pontificia, minacciata dal Sacro Romano Impero Germanico e dagli scismi religiosi.

Essa dà ordini ai papi ed ai re; essa muove le repubbliche”, scrive nel 1910 André Saures (pseudonimo di Félix-André-Yves Scantrel, 1868-1948), nel suo “Viaggio del condottiero, Le Livre de Poche, terzo volume, Sienne ma bien aimée, 1996. Un “cuore di fuoco” che agisce in maniera incessante per il bene della pace ed il cui straordinario carisma e radicalità hanno esercitato una innegabile influenza sui suoi contemporanei e sul corso degli avvenimenti del tempo. Ma come ci si può spiegare che questa donna gracile, penultima di una nidiata di 25 figli, nata in un’umile famiglia di Siena, sia stata capace di attirare l’ascolto del papa, ma anche quello di cardinali, di comandanti militari, di principi e di monarchi? I suoi agiografi, come ad esempio Raimondo da Capua o Delle Vigne (1330-1399 ed autore della Legenda maior) ci forniscono la risposta. Essi raccontano come Caterina Benincasa, nata il 25 marzo 1347 “senza sosta in estasi o in  sincope” (cfr. opera del Suares) riceve la visita del Cristo a 6 anni, il suo anello mistico a 20, le sue stigmate a 27, per morire, come lui, a 33 anni. La donna decide di curare la Chiesa dalla sue tare per salvare l’Italia dai suoi mali. Ostinata sin dalla sua infanzia nel prendere il velo, dotata di una intelligenza prodigiosa e di una intuizione teologica senza fallo, Caterina, che non sa né leggere né scrivere, ma che riesce a dettare una corrispondenza voluminosa, confessa la sua ambizione politica: convincere il papa a riformare la Chiesa dagli scandali che l’agitano, quindi di ritornare a Roma ed, infine, di lanciare una nuova crociata. In tal modo, l’ardore guerriero dei signori e l’avidità degli eserciti mercenari verranno catalizzati per combattere i Turchi, a quei tempi alle porte di Costantinopoli. In effetti, allorché Caterina nasce, Siena, la toscana e l’Italia quasi intera si lacerano da più di un secolo a causa del conflitto che oppone i Guelfi (partigiani del papato) ai Ghibellini (che sostengono il Sacro romano Impero Germanico). Queste agitazioni, che alimentano le rivalità fra città e famiglie, hanno condotto il sovrano pontefice Clemente V a fuggire da Roma, per insediarsi ad Avignone nel 1309. Il suoi sette successori vi sono rimasti ed il clima politico non incita né la Curia né i papi a ritornare in Italia, dove le ambizioni dei principi e quelle delle città si affermano, respingendo la supremazia della Chiesa, decretata da papa Bonifacio VIII Caetani nel 1302.

La Toscana si ribella al Papa

Verso la metà del secolo, la rivolta contro la Santa Sede scuote tutta la Toscana. I fiorentini si sono alleati a Bernabò Visconti, signore di Milano, nemico giurato del papato. Essi si sono legati anche con Siena e cercano di provocare una rivolta all’interno dello stato pontificio. Pisa e Lucca, già infeudate alla Chiesa, si sono unite alla lega ed a Firenze, il Consiglio degli Otto si impadronisce dei beni ecclesiastici. La risposta del Papa non si fa attendere: egli ottiene il sostegno dell’imperatore, della Regina di Napoli e del Re d’Ungheria ed arruola il famoso condottiero inglese John Hawkwood (Giovanni Acuto) ed i suoi mercenari. Il 31 marzo 1376, Papa Gregorio XI mette la città del giglio sotto interdetto, scomunica i suoi abitanti ed autorizza la confisca dei beni di tutti i mercanti fiorentini. Le sue truppe si mettono in marcia e massacrano tutti gli abitanti di Cesena. E’ in quel momento che i fiorentini si rivolgono a Caterina da Siena e le chiedono di partire per Avignone per difendere la causa e la pace. Caterina ha 29 anni e solo lei può influenzare la determinazione guerriera di Gregorio XI

Uno spirito vivo che impressiona i prelati

Questa giovane domenicana cha ha preso il velo a 17 anni, ha da molto tempo conquistato per l’ardore della sua fede tutti quelli che l’hanno incontrata. Nella città di Siena, decimata dalla Grande Peste, rovinata dalla bancarotta, spossata dalla guerra civile del 1369, la giovane abbraccia i pestiferi, assiste i malati, raccoglie nelle sue mani la testa di un condannato, prega, in estasi, ed esorta alla pace. Fra tutte le città italiane, Siena è certamente la più pericolosa. Ma attraverso le sue preghiere, Caterina ottiene la riconciliazione di nemici mortali. Sono numerosi quelli che la seguono ed essi sono la sua “bella brigata”, come chiama questi convertiti. Forte del suo buon diritto, la donna non teme di chiamare in causa i monarchi, essa ha già scritto alla regina Giovanna d’Angiò di Napoli ed a quella d’Ungheria, perché desidera una crociata. Caterina, nonostante la sua debolezza fisica - si nutre solo di ostie - accetta la sua missione ed invia come ambasciatore, il suo confessore Raimondo da Capua. La stessa Caterina raggiunge Avignone il 18 giugno 1376, dove il papa l’accoglie con calore. Il tenore delle sue lettere lo hanno impressionato e Caterina intercede a favore dei Fiorentini, nonostante le terribili esazioni compiute contro la Chiesa, tenuto conto anche del fatto che i legati del papa si sono comportati allo stesso modo dei Fiorentini in tutta la Toscana. La donna prega e parla appassionatamente, tanto che due giorni più tardi. Gregorio le chiederà di organizzare la pace. Nell’attesa, Caterina viene invitata ad esprimersi in pieno Concistoro La sua autorità, il suo ardore e la sua fede soggiogano l’uditorio. La donna dimostra una chiarezza di vedute, una potenza di ragionamento e delle basi teologiche che impressionano i prelati ed anche il duca d’Angiò, fratello del re di Francia Carlo V, che risulta presente. Anche questo personaggio la santa osca scrivere per sollecitarlo ad aderire alla sua Grande Crociata. Nella corte di Avignone, ricettacolo di intrighi, Caterina conquista la fiducia del pontefice. Le sue estasi e le sue preghiere, ma anche la sua intelligenza teologica e la pertinenza delle sue vedute spingono il papa a chiedere consiglio a Caterina. La donna gli ripete che deve fare la pace, che il posto del santo Padre si trova a Roma e solo in quel posto il suo potere sarà legittimo.

L’unità della chiesa non le sopravvive

Circa l’idea di ritornare a Roma, l’opposizione della corte pontificia non demorde. Ben 21 dei 16 cardinali sono francesi e l’insediamento in una città in preda a continue rivolte terrorizza i prelati. Ma Gregorio XI, convinto della necessità di questo ritorno che ristabilirebbe il primato della Santa Sede e la sua influenza sull’Europa, decide di ascoltare Caterina. Il 13 settembre 1376, dopo una campagna militare preliminare, condotta dal cardinale Gil Egidio Albornoz, primate di Spagna, il papa parte per Roma. Durante il suo lungo e pericoloso viaggio, gli occorrerà tutto il sostegno morale della santa per non rinunciare, come lo dimostra la lettera che la Caterina gli indirizza da Corneto (l’attuale Tarquinia), quasi alle porte della Città Eterna, che il pontefice esita ancora ad attraversare, dato che la pace con i Fiorentini non è stata ancora ristabilita: “Vi prego, per l’amore di Gesù crocefisso, di andare il più rapidamente possibile a prendere il posto dei glorioso apostoli Pietro e Paolo”. Una volta a Roma, dove anche la santa si è insediata, il Papa invia Caterina a Firenze, come legato della Santa Sede, per negoziare. Di nuovo, per diversi mesi e nonostante la sua spossatezza, la santa prende il suo bastone di pellegrino e predica la pacificazione dell’Italia. Purtroppo, nel momento in cui tutte le parti acconsentono finalmente a riunirsi in congresso, a Sarzana, il 23 marzo 1378, Gregorio XI muore, anche se Caterina non abbandona la partita. Di fatto, sotto la sua mediazione verrà firmata la pace il 28 luglio 1378 (Trattato di Tivoli) fra Firenze ed i suoi alleati e papa Urbano VI, successore di Gregorio XI. Caterina individua immediatamente la nuova minaccia che pesa sulla Cristianità: il grande Scisma d’Occidente. I due anni che le restano da vivere, la santa li consacra a scrivere ai monarchi d’Europa per difendere la causa di Urbano VI, che Caterina invita perentoriamente, nelle sue otto lunghe lettere, a riformare la Chiesa. La Santa muore il 25 aprile 1380, sotto il doppio pontificato di Clemente VII (ad Avignone) e di Urbano VI (a Roma). I due papi, privati della voce conciliatrice di Caterina, cercheranno solamente di farsi riconoscere dal maggior numero possibile di principi e dal clero d’Europa. Nel giro di qualche mese, sullo sfondo della Guerra dei Cent’Anni, il mondo cattolico si divide in due campi nemici, i Clementini e gli Urbanisti … con tutte le conseguenze che ne deriveranno.


M. IACOPI

 

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