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NESSUNO SI SALVA DA SOLO

      

   

Cinema

 Registrazione Tribunale di Rieti n. 5 del 07/11/2002

 

 

Recensione di:

C. Cerofolini


Regista letteraturario, Sergio Castellitto continua a raccontare amori tossici e dannati. Voto 6,5

 

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Febbre d’amore


Cronaca drammatica di un matrimonio già finito

NESSUNO SI SALVA DA SOLO

Regista letteraturario, Sergio Castellitto continua a raccontare amori tossici e dannati. Voto 6,5

(Roma, 20/03/2015)

Un po' come accade ai film diretti da Michele Placido, ogni nuovo lavoro diretto da Sergio Castellitto e' destinato a suscitare negli addetti ai lavori reazioni che vanno oltre la questione estetica, allargandosi -come spesso capita di leggere- a considerazioni che riguardano il privato dell'autore. Come quello di rimarcare in senso negativo il suo connubio con la moglie scrittrice Margareth Mazzantini, colpevole a suo modo di condizionare la vena artistica del cinematografaro, trasformandone l'arte in un'estensione della fonte letteraria.

Senza dimenticare che fino a qualche libro fa la Mazzantini era considerata dai più come una sorta di Sibilla Cumana, ciò che ci interessa in questo caso e' sottolineare la scelta di Castellitto che utilizza una scrittura poetica ed elitaria per realizzare un prodotto che vuol essere innanzitutto accessibile e popolare. Per farlo, punta soprattutto sulla bravura e sul divismo di Riccardo Scamarcio e Jasmine Trinca, esplorati ed esposti con un coraggio davvero raro per il cinema italiano, pudico e bacchettone quando si tratta di filmare gli aspetti più carnali dell'amore. E poi su una sceneggiatura che, nell'andamento sincopato e nel suo scabro sentenziare anticipa e insieme accompagna la gestualità istintiva e diretta dei protagonisti. 

Certo anche in questo caso non siamo di fronte a un capolavoro del nostro cinema perchè la ricerca del grande pubblico si sente soprattutto in una sintesi eccessiva della ragioni del disamore, affastellate una dietro l'altra e affidate più alla riconoscibilità delle situazioni che ad un reale approfondimento psicologico ed emotivo, così come nell'abitudine di una colonna musicale adoperata come amplificatore ridondante di quello che le immagini hanno già detto. Da parte sua Castellitto, oltre all'ottima direzione degli attori, aggiunge una messinscena nervosa e dinamica, con la macchina da presa che alterna riprese da cinema del reale, ad altre, soprattutto quelle girate all'interno del locale dove Gaetano e Delia si ritrovano a fare il consuntivo dell'amor perduto, più statiche e teatrali, a sottolineare la dirittura d'arrivo di quella storia.
 
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