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I MERCENARI “DISOCCUPATI” SI TRASFORMANO IN BRIGANTI

      

   

Foreign Affairs

 Registrazione Tribunale di Rieti n. 5 del 07/11/2002

 

 

Articolo di ricerca di:

Massimo Iacopi


Uomini per i quali la guerra è vita e il denaro è l’unica motivazione

 

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GEN.FERON GILLES DI LAVALL BARONE DI RAIS


Una ricerca nelle pieghe della Storia Medioevale

I MERCENARI “DISOCCUPATI” SI TRASFORMANO IN BRIGANTI

Uomini per i quali la guerra è vita e il denaro è l’unica motivazione

(Assisi, 24/03/2016)

I mercenari, uomini dediti all’arte della guerra che si vendono al miglior offerente in cambio di danaro che è la loro unica motivazione, una volta terminata la guerra si ritrovano senza alcuna fonte di reddito e diventano soggetti pericolosi.

Crudeli e sanguinari, i mercenari o i soldati di ventura hanno molto operato per forgiare l’immagine di un Medioevo oscuro e violento. Senza entrare nella polemica della scala di violenza fra le diverse epoche della storia passata, occorre indubbiamente riconoscere la durezza e la brutalità dei soldati. Anche i più celebri fra di loro, quelli che si sono illustrati per il loro eroismo, non erano certo delle … educande!... Se si pensa ad un Etienne de Vignolles, detto la Hire (1390-1443) o ad un Gilles de Rais (il famoso Barbablù, 1405-1440). Ma se si guarda la realtà, che cosa ci si poteva attendere da un combattente del Medioevo?... Risulta difficile tracciare un ritratto uniforme del soldato della guerra dei 100 anni, proprio per la diversità della varie condizioni e, d’altronde, si può proprio parlare di “soldato”?... Certamente il termine non è anacronistico, nel senso in cui un uomo a quest’epoca possa effettivamente ricevere una paga per compiere un servizio militare. Tuttavia il termine come noi lo intendiamo non esiste ancora e si parla piuttosto di gente di guerra “assoldata”. Questa condizione ricade in una infinità di statuti, sia sociali che economici e questa complessità, per comprendere il mondo dei combattenti, dipende anche dall’eccezionale durata del conflitto che ha aperto il campo a nuove esperienze e moltiplicato i professionisti della guerra. Nello spazio di 100 anni (1337-1453) anche il modo di reclutare i soldati si è sensibilmente evoluto.

Un bisogno urgente di specialisti della spada

Ritorniamo per un momento sui termini, che sono spesso all’origine di controsensi. L’odore di bruciato che accompagna le orde di mercenari o delle compagnie di ventura deriva da una stessa idea: tutti gli eserciti della guerra dei 100 anni sono popolatI solo da briganti motivati dalla sola ricerca del bottino ed animati da disprezzo per le popolazioni. La realtà è, in effetti, meno netta, anche se contiene di certo una parte di verità. In origine – ed è il caso degli inizi del conflitto – gli uomini d’arme vengono ancora reclutati nel contesto di quello che si potrebbe chiamare “obbligazione feudale”. E’ questa che costringe i vassalli a servire il loro padrone e sovrano. Allorché il monarca emana il bando, egli chiama tutti i suoi dipendenti a seguirlo nella guerra, in cambio dei feudi che sono stati loro concessi. Questo servizio feudale, molto regolamentato, non può superare i 40 giorni di spedizione. Al di là di questo periodo, il signore può reclamare un impegno più lungo, ma è costretto a pagare i suoi uomini. Questa situazione, però, non fa Di questi uomini dei mercenari, infatti questi pagamenti costituiscono una sorta di indennizzo finanziario. Il bando infatti riguarda solo i nobili. Le città possono a loro volta fornire dei combattenti ai prìncipi. Queste milizie urbane, rinforzano l’esercito reale con arcieri, ma la loro carenza di professionalità obbliga rapidamente i comandanti militari a ricorrere, sempre più spesso, a dei veri specialisti.

Il vivaio europeo

Dal XIV secolo, l’Italia ed i paesi germanici (Svizzeri inclusi) diventano le principali zone fornitrici di mercenari. I re di Francia prendono, in tale contesto, l’abitudine di ingaggiare i balestrieri di Genova, famosi per la loro abilità. Sul campo, i risultati sono spesso ridotti, proprio perché no si può pretendere da questi uomini una dedizione assoluta. A parte l’esempio ben noto di questi balestrieri (presenti a Crecy), si trovano ugualmente mercenari in funzioni di comando (Anglo-Sassoni, come John Hackwood, il celebre Giovanni Acuto (1320-1394), Italiani, Castigliani in particolar modo), ma qualche capitano francese presta i suoi servigi in Italia. Sono proprio questi professionisti della guerra, retribuiti ed apolidi, che si considerano dei mercenari strictu sensu. Nei primi tempi, il servizio feudale non basta più alle esigenze dei principi in materia di effettivi. Ecco così apparire, dal XIII secolo, combattenti a pagamento. Quello che cambia alla fine del Medioevo è che si possono trovare degli eserciti completamente stipendiati (dal latino stipendium; soldo = soldato), vale a dire pagati per battersi. Appaiono allora contratti di reclutamento di gente di guerra posta al servizio di un principe per un periodo di durata precisa. Questi, in Francia, sono stati denominati i “Contratti d’endenture”, comparsi inizialmente in Inghilterra e così denominati in ragione della forma che essi assumono: il documento, di fatto, veniva suddiviso in due fra le parti e ritagliato a forma di dente.  Questo tipo di contratto viene ben presto adottato e trasposto sul continente attraverso il “Contratto di impegno” (Contrat de Retenue), per mezzo del quale si “trattiene” al proprio servizio un capitano ed i suoi uomini, senza sempre precisarne la durata. Queste bande, trattenute in servizio per contratto, vengono a costituire la formazione di base degli eserciti (si parla a quel tempo anche di compagnie, composte, in generale, da un centinaio d’uomini d’arme). Saranno queste bande o queste compagnie, che le tregue lasciano senza occupazione e senza sostentamento, che semineranno il terrore nelle campagne. Tutte le monarchie alla fine del Medioevo dovranno fa fronte a questo flagello, incapaci di assumere a loro carico (spese) la loro smobilitazione. Questo problema sorge in maniera drammatica in due momenti precisi del conflitto franco-inglese: dopo il Trattato di Bretigny-Calais nel 1360 e nel 1345, dopo il Trattato di Arras.

Un regno lasciato per due volte in balia dei briganti

Nel primo caso, il Trattato di Bretigny sanciva la sospensione delle ostilità fra Francesi ed Inglesi; nel secondo trattato, esso stabiliva la pace fra Armagnac e Borgognoni. Di fatto, le bande hanno posto ben presto problemi di disciplina, persino nelle battaglie, al punto da essere spesso incapaci di azioni coordinate. In effetti, questi uomini obbedivano in primo luogo al loro capitano e difficilmente si piegavano ad ordini di carattere generale. E soprattutto, nel momento in cui esse non risultavano più finanziate, si assiste al fenomeno di questi uomini che seguono il loro capo in ogni sorta di spedizioni per poter continuare a sopravvivere, per mancanza di finanziamenti, nel paese. All’indomani di Bretigny, che cede agli Inglesi immensi territori ed impone alle popolazioni un riscatto per liberare il re, La Francia va incontro ad una serie di crisi che lasciano prosperare gli “eccessi ed innumerevoli mali” delle grandi compagnie. In questo periodo di vacanza di potere, nessuno riesce ad inquadrare le bande licenziate, che si lanciano in vaste operazioni di saccheggio attraverso tutto il regno. Bernard Du Guesclin (1320-1380) riesce per un periodo a deviare queste compagnie oltre i Pirenei, ma questi uomini, di tutte le nazionalità, si impadroniscono e mantengono il possesso di piazze forti e tengono sotto scacco le pianure della Francia fino agli ultimi ani del XIV secolo. L’altro momento critico è associato all’episodio degli “Ecorcheurs”scorticatori” ed ha inizio con la firma del Trattato di Arras, nel 1345. Il termine ambiguo che li designa, di origine popolare, serve a qualificare i capitani del partito degli Armagnac: termine piuttosto utilizzato dal partito avverso dei Borgognoni, esso stigmatizza gli uomini di guerra francesi, che continuano a devastare le terre dei loro vecchi avversari, come se la pace non fosse stata firmata. Dall’altro lato, la violenza dei borgognoni non risulta, di certo, inferiore, come ci racconta il cronista Oliviero de la Marche (1425-1502), che li qualifica di “Retondeurs”strizzatori” (termine derivato dai torcitori di file per la preparazione della corde). In definitiva, questi capitani di guerra francesi continuano ad operare in nome del re Carlo VII di Francia (1403-1461), che, pur condannando i loro eccessi, chiude gli occhi su queste violenze che gli fanno comodo …, perlomeno sino a quando esse non entrano in conflitto con i propri interessi. Il giovane re , in effetti, aveva bisogno di questi personaggi per condurre una azione di guerriglia. Ma, in vista della pace, la grande riforma dell’esercito francese, promulgata nel 1445, mirerà giustamente a far rientrare nei ranghi tutti questi avventurieri. I nuovi capitani delle “compagnie d’ordinanza”, verranno ormai nominati e stipendiati dal re. La loro nomina è revocabile e mentre la guerra in Francia diventa la guerra del re, le compagnie di avventurieri rimaste senza lavoro, emigrano in Italia, dove o trovano “condotte” presso i vari principotti della penisola o continuano a condurre, da veri e propri briganti, la loro guerra personale per la sopravvivenza.


Massimo Iacopi

 

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