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IL DIRITTO SOSTANZIALE TRA FILOSOFIA, SOCIOLOGIA E LIBERO ARBITRIO

      

   

Editoriali

 Registrazione Tribunale di Rieti n. 5 del 07/11/2002

 

 

Commento di:

C. SARCIA'


L’incapacità dei Radicali di discernere tra diritto naturale, diritti soggettivi e diritti oggettivi

 

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MISSIONE RADICALE: DISTORCERE LA RAGIONE


Il Punto di Carmelo Sarcià

IL DIRITTO SOSTANZIALE TRA FILOSOFIA, SOCIOLOGIA E LIBERO ARBITRIO

L’incapacità dei Radicali di discernere tra diritto naturale, diritti soggettivi e diritti oggettivi

(Greccio (Rieti), 27/04/2016)

La vulgata radicale sostiene che l’embrione, quindi anche il feto, non è “persona” e su questa particolare premessa del tutto strampalata, fonda il “diritto” delle donne di abortire, tra l’altro senza particolari riguardi per l’età del “gestato”, considerando, sempre sulla base della premessa, assolutamente identici un embrione con un giorno di vita ed un feto di sei mesi ed oltre, e forse anche di nove mesi meno un giorno. Da qui la sciagurata campagna abortista e la conquista trasversale di rendere legittima la pratica dell’aborto con apposita legge. Dalla promulgazione della legge citata sono trascorsi molti anni e da allora il comune sentire della popolazione si è alquanto deteriorato. “Conquista radicale” si dirà. Per i radicali, più si afferma il libero arbitrio sull’etica, più aumentano le libertà. Senza considerare che la libertà è altra cosa che fare sesso, rimanere incinta ed abortire, a ciclo pressoché continuo. Personalmente sostengo, e non credo di essere il solo, che non sempre la volontà popolare di una nazione costituisca esempio di giustizia, considerata, essa giustizia, erga omnes ed in un quadro essenziale di caratura naturale e filosofica, oltre che sociologica. Il popolo dell’ISIS commette crimini inaccettabili per tutto il consesso civile delle nazioni. possiamo quindi dire che siamo in presenza di una volontà, quella della canaglia ISIS, viziata ab origine da ideologie anti umane, irrispettose dei diritti umani appunto e della stessa legge naturale. Il popolo Cinese, credo per oltre un trentennio, è stato assoggettato alla pratica obbligatoria del figlio unico, con le conseguenze che non è qui il caso di ripetere. e non può certo essere questo lembo di storia cinese  idoneo a sorreggere le strampalate teorie radicali. Anzi, è proprio il fatto che gli stessi governanti cinesi si siano, pur tardivamente, avveduti dell’errore commesso,  autorizzando anche il secondo figlio, che suffraga una diversa impostazione del problema, avendovi individuato una soluzione più umana e meno radicale, anche per i risvolti che la pratica incondizionata dell’aborto riserva all’equilibrio di una nazione, nel rapporto tra natività e popolazione. In Italia, notevoli frange del paese sono schierate in modo trasversale contro o a favore delle tesi radicali. Ciò malgrado, una grossa fetta di medici ginecologi continua a difendere il suo diritto all’obiezione di coscienza, non si sa ancora per quanto tempo, atteso che si fa già strada un “sentimento” politico aberrante di licenziare/sospendere dalla professione quei medici che persistano nel rifiutare di rendersi complici di una strage degli innocenti. Con riferimento al deterioramento subito dal comune sentire, penso sia almeno incoerente, se non folle, la campagna anti macellazione degli agnelli a Pasqua o quella contro le corride in Spagna. Tanta pietà per animali la cui sorte fa parte della cultura civile dell’uomo e nessuna pietà per esseri umani nascituri in fase di sviluppo, dotati di capacità umane ben definite. Tuttavia, al momento, l’obiezione di coscienza di molti medici, sia che scaturisca dal giuramento di Ippocrate, sia che derivi dal sentimento di pietà, generalmente innato nell’uomo, sia che provenga dalla repulsione verso pratiche in sostanza soppressive della vita, è un fatto consentito dalla legge. Che i Radicali se ne dolgano, rafforza in me il convincimento che talvolta la pratica di ideologie estremiste, com’è quella radicale, come può essere quella anarchica, come possono essere quelle vegane e animaliste, conduca il sentire dell’uomo verso lidi di inselvatichimento, di incomunicabilità e in definitiva di opposizione incondizionata a qualsiasi ragionamento che differisca dal loro. se andiamo ad analizzare il pensiero dei Radicali, spulciand tra le righe dei discorsi di Pannella e della Bonino, questo non è mai coerente, nè col sentire comune, nè coi principi di diritto naturale, nè, cosa ancor più grave ed irragionevole, con le loro stesse affermazioni di principio sui diritti umani. Per negare infatti qualsiasi diritto al nascituro, costoro partono da una aberrante premessa che è quella che l'embrione e poi lo stesso feto, non siano assimilabili alla persona umana, ma siano da consierare alla stregua di escrementi, rifiuti organinici, da espellere ed incenerire. In un campo come quello dell’aborto sostengono quindi il principio che “l’embrione non è persona”; in un altro campo, anche se in definitiva connesso col precedente, si astengono, tergiversano, o addirittura sostengono letteralmente il contrario. Prendiamo ad esempio la sfera dei diritti di una persona morta. Non mi pare che i Radicali abbiano mai affrontato il problema del rispetto che si deve al cadavere di una persona. Eppure sappiamo che spesso negli ospedali si fa scempio dei cadaveri, sottoponendo i corpi senza più vita, in assenza di parenti a a loro insaputa, a pratiche finalizzate allo studio ed agli esperimenti. Eppure i Radicali sanno bene che le leggi vigenti, a partire dai delitti di vilipendio o di occultamento di cadavere, e continuando per gli aspetti civilistici che impongono il rispetto delle volontà del de cuius,  tutelano a tutto campo le persone morte. Se approfondiamo l'analisi, possiamo facilmente collegare a questi concetti anche quelli delle tutele che la legge assicura comunque agli embrioni. Dalle quali si può dedurre che la legislazione italiana, malgrado la scellerata legge sull’aborto, considera gli embrioni persone, anzi soggetti di diritto. Infatti l’embrione è considerato dalla legge potenziale erede del patrimonio del genitore che defunga prima della sua nascita. Allo stesso modo è riconosciuto al nascituro il diritto di essere riconosciuto figlio di un padre che neghi la sua paternità, anche attraverso l’esame del DNA post mortem del genitore stesso. Come si può osservare c’è tanta illogicità nelle cosiddette “battaglie” dei Radicali. E quel che è peggio una illogicità ben più grave si rileva nella legislazione italiana che appare il prodotto di un legislatore folle e talvolta, in caso di referendum, il prodotto di una popolazione di elettori ignorante e perciostesso manovrabile. La Costituzione, tanto decantata, dovrebbe allargare la lista delle materie non sottoponibili a referendum. Invece i Padri della Costituzione si sono più che altro preoccupati di salvaguardare il potere dei Governi di imporre tasse in capo ai cittadini, piuttosto che porvi un limite invalicabile onde garantire una pressione fiscale moderata ed accettabile. E io pago, direbbe il saggio Totò. In Italia viviamo nell’incongruenza e nel disprezzo per i diritti dei cittadini, tanto che neanche i risultati dei referendum vengono tenuti in considerazione, e si è persino capaci di imporre al popolo una moneta straniera come l’euro senza neanche sognarsi di consultarlo. Il popolo, dal canto suo, piuttosto che coalizzarsi per castigare il malcostume, si fraziona in rivoli di pensiero che lottano l’uno contro l’altro per difendere in modo talvolta triviale falsi miti, spettri ed ideologie bacate, nella sordida speranza di ricevere prima o poi la ricompensa del posto fisso dai politici eletti. E i Radicali, in questo quadro, piuttosto che spendersi er educare il poplo al diritto e alla democrazia, consumano le loro energie per legalizzare l’aborto e per sopprimere esseri umani debilitati e privi della capacità di intendere e di volere, come fossero diventati spazzatura da consegnare ai laboratori di ricerca. Per i Radicali, neanche i malati terminali sono “persone”, infatti essi lottano disperatamente per convincere popolo e Camere che l’eutanasia, ossia la soppressione di una “persona”, è una pratica civile e necessaria. Essi d’altro canto, si tengono ben lontani dal suscitare nell’opinione pubblica la repulsione per la mancanza assoluta di privacy nella vita dei cittadini, per la violenta pratica della registrazione di ogni corvesazione e di ogni tipo di comunicazione e per dei sistemi, giudiziario e fiscale, che opprimono, che conculcano diritti, che uccidono le persone e la nazione stessa. I Radicali spendono anche tante loro energie per difendere i diritti dei galeotti reclusi nelle patrie galere. Piuttosto che interessarsi dei carcerati che, bene o male, rappresentano un pericolo per la società, invece di combattere per dare la morte ai feti e ai malati terminali, invece di esaltare e consigliare il consumo delle droghe, dovrebbero provare a combattere per la vita,  a realizzare, con il sostegno  del popolo, un modello sanitario più rispettoso dei malati, un modello sociale risptoso dei diseredati, dei poveri, dei nullatenenti. Forse potrebbero diventare più graditi ai cittadini e smetterla di interrogarsi nei loro congressi sui motivi che impediscono al Partito Radicale di decollare.


 

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