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LUIGI XII DI FRANCIA ED IL MIRAGGIO ITALIANO

      

   

Foreign Affairs

 Registrazione Tribunale di Rieti n. 5 del 07/11/2002

 

 

Articolo di ricerca di:

Massimo IACOPI


Un re offuscato dal suo successore che ha cercato in tutti i modi di realizzare il suo progetto

 

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LUIGI XII ENTRA A GENOVA NEL 1507


I Personaggi secondo Massimo Iacopi

LUIGI XII DI FRANCIA ED IL MIRAGGIO ITALIANO

Un re offuscato dal suo successore che ha cercato in tutti i modi di realizzare il suo progetto

(Assisi (Perugia), 25/03/2016)

Allorché gli subentrò Francesco I, Luigi XII rimase nell’ombra e il suo regno fu eclissato dal suo successore; tuttavia egli lasciò ai  sudditi un buon ricordo di sé.

Luigi XII costituisce una pallida figura nella galleria dei sovrani che hanno retto i destini del regno di Francia e rimane, 500 anni dopo la sua morte, largamente sconosciuto al grande pubblico. Carlo VIII (1470-1498), l'iniziatore dell'avventura italiana, ha indubbiamente marcato per primo e significativamente l'immaginario collettivo transalpino per la sua foga giovanile e per i suoi sogni di crociata. Francesco I Valois Angouleme (1494-1547), per il suo spirito cavalleresco e per lo splendore pre-assolutista, che ha saputo conferire alla monarchia, ha riuscito ad attirare l'attenzione dei contemporanei. Luigi XII (1462-1515) é stato, tuttavia, considerato allo stesso modo di Enrico IV di Navarra (1553-1610), come un re modello, adepto di una monarchia mista e moderata, lodato da molti storici ed anche dallo stesso Francesco Maria Arouet, detto Voltaire (1694-1778): Il saggio Luigi XII, in mezzo a questi re/ si eleva come una quercia donando leggi./ Egli ha saputo spesso perdonare ed ha regnato sui cuori/ e degli occhi del suo popolo egli ha asciugato i pianti.  Saranno invece gli storici repubblicani del XIX secolo, come Jules  Michelet (1798-1874), in lotta contro il principio della monarchia costituzionale , che denigreranno violentemente il monarca come una debole creatura, incapace di applicazione. Giudizi fondamentalmente ingiustificati per un re qualificato, nel 1506, Padre del Popolo dagli Stati Generali di Tours.

Luigi XII, un re popolare

Nato a Blois nel 1462, Luigi é il terzo rappresentante della casa principesca degli Orleans, derivata da un figlio di Carlo V di Francia (1338-1380), Luigi I d'Orleans (1372-1407), assassinato nel 1407 a Parigi da parte dei Borgognoni di Giovanni I di Borgogna, detto senza Paura (1371-1419). Suo figlio, Carlo d'Orleans (1394-1465), diventa una delle figure di spicco del partito degli Armagnac, prima di essere catturato dagli Inglesi nella battaglia di Azincourt e di passare ben 25 anni in un carcere inglese, a scrivere poemi che contribuiranno alla sua fama. Sposato tardivamente a Maria di Cleves (1426-1487), Carlo muore nel 1465, tre anni dopo la nascita di suo figlio, che, da quel momento, passa sotto la severa tutela del re Luigi XI di Francia (1423-1483). Il re, desideroso di seguire da vicino questo primo principe del sangue, pensa anche di aver trovato il mezzo per neutralizzare qualsiasi eventuale rivendicazione di questa branca collaterale, fidanzando questo giovanotto, nel 1464, con la sua figlia Giovanna di Francia (1464-1505), nata inferma e senza dubbio sterile e le cui nozze verranno celebrate nel 1476. Per lui, i figli che avranno insieme non gli costeranno molto da nutrire. Alla morte di Luigi 11° nel 1483, suo figlio Carlo 8° ha appena 14 anni. Luigi II d'Orleans (poi XII di Francia) ritiene, a quel punto, di avere diritto alla direzione del regno, affidato da re defunto alla sua figlia maggiore Anna de Beaujeu (1461-1522). Egli assume l'iniziativa, nel gennaio 1484, della riunione a Tours degli Stati Generali, che, con sua grande delusione, decidono di tenerlo fuori dal Consiglio di Reggenza. Ritornato sulla scena in occasione della cerimonia di incoronazione del re, egli arma cavaliere Carlo VIII, dandogli personalmente l'investitura (1) Onorato da diverse gratificazioni da parte del reggente - governi di Parigi e della sua provincia, pensioni rilevanti, compagnia di 100 lance ed il titolo di cavaliere dell'Ordine di S. Michele -, egli entra, nondimeno, in conflitto con il potere costituito, prendendo parte alla cosiddetta guerra folle. Una reazione, alquanto confusa, dei grandi feudali del regno, che mira a sottrarre il futuro re alla soggezione di Madame dei Beaujeu. Fra il 1484 ed il 1485, Luigi d'Orleans cerca di impossessarsi della persona del sovrano e di sollevare, senza successo, la città di Parigi. Nel 1487, sfuggendo alla sorveglianza reale, la sua lotta si confonde con la guerra di Bretagna, che si conclude a Saint Aubin de Cormier, il 27 luglio 1488, con la sconfitta dei congiurati, battuti dal maresciallo Luigi II de la Tremouille (1460-1525). Se il duca Francesco II di Bretagna (1433-1488), viene trattato con indulgenza, Luigi 2° d'Orleans, viene pesantemente sanzionato e rinchiuso da Anna de Beaujeu in diverse fortezze. Perdonato dal re tre anni dopo, Luigi si impegna a fondo, a fianco di Carlo VIII, nella prima spedizione italiana nel 1494-95. Quando nel 1498 Carlo VIII muore prematuramente a 27 anni, senza eredi nonostante il suo matrimonio con Anna di Bretagna, Luigi eredita la corona, in virtù della legge salica, adottata il secolo precedente per evitare le pretese inglesi al trono di Francia. Una successione incontestata, senza dubbio facilitata dalla assenza di spirito di vendetta da parte del nuovo sovrano che vuole essere esemplare e far dimenticare il passato da ribelle del Duca d'Orleans. In tal modo egli conserva al suo fianco un buon numero di figure dell'ambiente di Carlo VIII, come Pietro de Rohan (1471-1513), maresciallo di Gié (nondimeno caduto in disgrazia nel 1505), card. Guglielmo Briçonnet (1445-1514) e lo stesso La Tremouille, perché il re di Francia non vendica le ingiurie fatte al duca d'Orleans. Il nuovo re, a 36 anni, ha, come prima preoccupazione, quella di assicurare la perennità della dinastia e per questo ha urgente bisogno di sbarazzarsi della sua ingombrante moglie. Papa Alessandro VI Borgia (1431-1503), che ha bisogno di Luigi 12° nella penisola italiana, facilita l'annullamento del matrimonio, con il pretesto di un grado di parentela proibito, per il fatto che si é trattata di una unione contratta con la violenza e per la mancata consumazione del matrimonio (elemento contestato dalla moglie Giovanna). Nello stesso tempo, per confermare l'unione personale del regno di Francia e della Bretagna, il nuovo re stabilisce un contratto di matrimonio con la vedova di Carlo VIII, la duchessa Anna, garantendo il mantenimento dell'amministrazione e delle libertà dei bretoni sulle sue terre.

I bei tempi del XVI secolo

I 17 anni di regno costituiscono nella storia un periodo di prosperità incontestabile, nelle campagne come anche nelle città, in pieno sviluppo e di dinamismo culturale (lo sviluppo della stampa consentirà lo sviluppo e la diffusione dell'umanesimo). E' pur vero che l'insieme dell'Europa occidentale beneficia a quel tempo di una congiuntura economica favorevole, caratteristica di quello che verrà definito come il bel XVI secolo. Ma Luigi XII appare anche come un buon amministratore, attento al suo mestiere di re. L'importo delle tasse, che Carlo 8° aveva diviso per due viene aumentato leggermente durante il suo regno ed una ordinanza del 1508 cerca di limitare gli abusi degli ufficiali addetti alle finanze. Nel campo giudiziario, il gran consiglio adotta la sua forma definitiva, vengono insediati nuovi parlamenti nelle province e vengono a costituire delle istanze giudiziarie superiori al di sopra della giustizia dei signori. Si inizia a redigere le regole dei costumi, che tendono a consolidarsi ed il re, molto popolare, appare sempre di più come l'unica fonte del diritto., Egli sa circondarsi di persone competenti per gestire la cosa pubblica, personalità nuove che, come spesso all'epoca, servono con zelo la monarchia, ma anche i loro interessi. L'infaticabile Raimondo Robertet, un popolano, diventa segretario del re, il cardinale Giorgio d'Amboise (1460-1510), che ha guadagnato per la sua fedeltà al re il cappello cardinalizio e la dignità di legato, opera come un vero e proprio Primo ministro e capo della diplomazia del sovrano. La politica estera necessita a quel tempo di una particolare attenzione. Fuori delle frontiere, Luigi XII si inserisce nella continuità del regno precedente, riprendendo per proprio conto l'avventura italiana iniziata da Carlo VIII e canalizzando, verso l'esterno, l'ardore guerriero della nobiltà francese. Ma egli aggiunge alle rivendicazioni angioine su Napoli un nuovo obbiettivo, più settentrionale: il ducato di Milano, a quel tempo nelle mani degli Sforza ed al quale egli può avanzare dei diritti come erede di sua nonna, Valentina Visconti (1368-1408). Prima di impegnarsi in una nuovo spedizione nella penisola, divisa all'epoca in una miriadi di stati rivali, egli si assicura della neutralità più o meno benevola e comunque remunerata, della Spagna, della Scandinavia, dell'Inghilterra, dell'Imperatore e di Venezia. Per quanto concerne il papa Alessandro VI, egli si é fatto il paladino delle pretese francesi nella speranza di soddisfare le ambizioni di suo figlio Cesare Borgia (1475-1507). Il duca di Savoia autorizza il passaggio dell'esercito francese sulle sue terre, che in tal modo si impadronisce di Milano una prima volta nel 1499. Ma sarà nel 1500, nei pressi di Novara, che Ludovico Sforza, detto il Moro, sarà definitivamente battuto, tradito dai mercenari svizzeri e fatto prigioniero. Egli morirà dopo un soggiorno decennale nelle prigioni francesi. Mentre il cardinale d'Amboise riorganizza il ducato milanese, Luigi 12° si accorda con Ferdinando d'Aragona (1452-1516), per mezzo del Trattato di Granada, per spartirsi il sud della penisola: i Francesi si insediano a Napoli, lasciando le Puglie agli Spagnoli: Una spartizione ben presto contestata da entrambe le parti, come ce lo ricorda la famosa battaglia del Garigliano del 1503, durante la quale solo l'eroismo (molto amplificato dalla propaganda francese) del cavalier Baiardo (difenderà a lungo da solo il passaggio del fiume) consentirà ai Francesi sconfitti di sfuggire all'annientamento. In ogni caso, nel 1504 il regno di Napoli viene definitivamente perduto. Nella primavera del 1509, questa volta contro le mene di Venezia e le sue ambizioni sulla terraferma, l'esercito francese attraversa nuovamente le Alpi. Il papa Giulio 2° della Rovere (1443-1513), che disputa la Romagna alla Serenissima, é riuscito a riunire, nella Lega di Cambrai, l'imperatore Massimiliano I d'Asburgo (1459-1519), Ferdinando d'Aragona e Luigi XII. I Veneziani, sebbene battuti ad Agnadello, vengono a beneficiare dell'improvviso cambiamento di alleanze strategiche da parte del pontefice, che ha deciso di cacciare i Francesi (Fuori i Barbari !) fuori dalla penisola. La Santa Lega, costituita in tale contesto nel 1511, riunisce l'Europa contro Luigi XII. Per un riflesso gallicano, il re chiama il suo clero al sostegno della sua causa e brandisce persino la minaccia dell'indizione di un concilio, riunisce a Pisa dei prelati per deporre il papa. In Francia, l'opinione pubblica viene mobilitata con opere popolari come il Gioco del Principe dei cretini e della Madre stupida del drammaturgo  Pietro Gringoire (1475-1539). Mentre il concilio di Pisa si conclude con un fallimento, le truppe francesi, condotte da Gastone de Foix (1489-1512), vincono brillantemente nel 1511 a Brescia, a Bologna ed a Ravenna. Ed é proprio in quest'ultima battaglia che muore il valoroso nipote del re, nel cuore di una furiosa battaglia ed all'apogeo della sua gloria. La sua scomparsa danneggia gravemente il comando dell'esercito francese, che, attaccato da tutte le parti, viene costretto a ripassare le Alpi nel giugno 1512. le chiavi di Milano vengono consegnate al figlio di Ludovico il Moro (1452-1508), Ercole Massimiliano Sforza (1493-1530). La sconfitta di Novara del 1513 arriva a sanzionare, in maniera definitiva, l'eliminazione dei Francesi dall'Italia. La guerra, a quel punto, si sposta sulle frontiere orientali e settentrionali del regno di Francia, minacciate dal re d'Inghilterra, Enrico VIII Tudor (1491-1547) e dall'imperatore Massimiliano I d'Asburgo. Nel 1513 gli Svizzeri arrivano alle porte di Digione ed il maresciallo de la Tremouille, per salvare la città, deve firmare un trattato con delle condizioni capestro, che Luigi XII si rifiuterà di ratificare, perché contenente clausole che attentano alla sua maestà reale. Nello stesso anno, l'esercito francese viene duramente battuto a Guinegatte, nei pressi di Saint Omer e sarà solo attraverso un serie di tregue e di trattati che il re riuscirà a far saltare la Santa lega, la cui anima, Giulio II, era morto agli inizi dell'anno.

La figlia del re viene fidanzata con Francesco d'Angouleme

La morte di Anna di Bretagna, nel 1514, autorizza Luigi XII a contrarre una nuova unione, che viene a sancire una nuova situazione europea: egli sposa in tale contesto, la giovane sorella di Enrico VIII, Maria Tudor (1516-1558), dalla quale egli sperava avere il figlio che Anna di Bretagna non gli aveva dato. In assenza di eredi maschi, la questione del matrimonio della loro figlia maggiore aveva dato luogo ad una serie di intense trattative ed a seri dissensi anche nell'ambito della famiglia reale. Anna, come il cardinale d'Amboise, per un certo periodo, avevano accarezzato l'idea di sposarla a Carlo di Lussemburgo, il futuro imperatore Carlo V d’Asburgo (1500-1558), mediante delle importanti concessioni territoriali: i diritti su Napoli e su Milano e soprattutto la Borgogna e la contea di Blois. Una prospettiva validata nel 1504, sulla quale Luigi XII decide di annullare, appoggiando la sua decisione su una grande manifestazione nazionale: gli Stati Generali di Tours, che, nel 1506, supplicano opportunamente il re di rinunciare allo smembramento del regno. A quel punto, Claudia di Francia (1499-1524), di appena 7 anni, viene fidanzata al nipotino del re, Francesco di Valois Angouleme, poi Francesco I di Francia. Quando muore il re, nel 1515, egli lascia al suo successore il regno più vasto d'Europa, che l'occhio esperto di Nicolò Machiavelli, per due volte in missione in Francia, aveva rilevato: La Corona ed il re di Francia sono oggi più forti, più ricchi e più potenti di quanto non lo siano mai stati ....

NOTA

(1) Colée o Accolade: colpo di piatto della mano dato dal padrino sulla nuca di colui che viene fatto cavaliere, nella sua cerimonia di investitura.

BIBLIOGRAFIA

Le Fur Didier, “Luigi XII, un altro Cesare”, Perrin, 2001;

Quilliet Bernard, “Luigi XII”, Fayard, 1986.


Massimo IACOPI

 

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