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L’INGRESSO AD AMATRICE COM’ERA


Amatrice - 24 Agosto 2016 - Ore 03.36

NULLA DA AGGIUNGERE

E’ stato detto tutto

(Centro Italia, 24/08/2016)

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La via d’ingresso ad Amatrice riprodotta nella foto sembra parlare… sembra dire: “Venite avanti sicuri, siate i benvenuti, non temete nulla, siamo ospitali per natura da infinite generazioni, qui regna la pace. E poi, mangiare la pasta all’amatriciana ad Amatrice, bianca e rossa, come dicevano sempre i ristoratori ai festosi gruppi che soprattutto la domenica affollavano i ristoranti locali, era sempre un avvenimento. Ognuno di loro aveva la sua ricetta segreta, ma alla fine sempre Amatriciana era e sempre buonissima e appetitosa diventava. Mai primo piatto fu più noto e rispettato, in Italia e nel Mondo. Tanto che lo storico Sindaco Pirozzi aveva da tempo puntato la sua attenzione e il suo cuore ad un progetto strepitoso: quello di far riconoscere all’UNESCO la particolarità, il prestigio, il livello tecnico e gastronomico, la notorietà, la tradizione storica antichissima, di questo piatto semplice e completo che per secoli ha sostenuto e mantenuto generazioni intere nel territorio amatriciano ed oltre. Soprattutto la Gricia, senza pomodoro, la cui tradizione vanta sicuramente millenni di storia. Il terribile evento del terremoto ha distrutto, oltre che la vita e i sogni di ogni persona, di ogni cittadino, di ogni ospite che si è trovato, quella maledetta notte tra il 23 e il 24 agosto 2016, per colpa di un destino infame, a fare i conti con la violenza inaudita ed incontrollabile di un evento inaspettato e spietato, ha distrutto dicevo anche il sogno del Sindaco Pirozzi. Il tempo però è galantuomo. Lo sanno i vecchi, lo sanno gli anziani che talvolta hanno aspettato un'intera vita per vedere finalmente realizzato un piccolo o grande sogno che li ha accompagnati nella loro esistenza. Prima o poi le ferite si rimargineranno. Piano piano Amatrice tornerà a vivere. Le nuove generazioni non fuggiranno via dalle rovine. Il legame con la loro terra, con le stesse maledette macerie che hanno ucciso i loro cari, rimarrà nel loro cuore e nel loro cervello. Le tendopoli questo significano: la voglia di rimanere, la voglia di ricominciare, la voglia di non diventare apolidi e di conservare la lingua, le tradizioni, i ricordi. Non aggiungo polemiche, non rubo parole ad altri che prima di me consumato fiumi di inchiostro sull’immane tragedia e mostrato al mondo immagini privatissime, ben oltre il diritto all’informazione, trasformando, ahimè, la tragedia di ogni persona in un pubblico spettacolo. La Fiera Campionaria del peperoncino programmata per questi giorni a Rieti è stata annullata. Bene hanno fatto gli organizzatori!... Quando è il tempo di tacere e piangere bisogna tacere e piangere. In questo contesto, oltre al danno della distruzione, anche la beffa: era previsto, se ho compreso bene, una specie di gemellaggio tra la Fiera del peperoncino e la Sagra dell’Amatriciana in programma proprio in questi giorni. Tutto coperto dalle macerie, dalla paura, dalle dolorose lesioni riportate dai feriti e dal pianto dei sopravvissuti,  dei parenti e degli amici. Dolore e pianto cui mi associo, commosso ed attonito. Memore tra l’altro di essere tante volte approdato ad Amatrice con famiglia e con amici ed in particolare di avere organizzato presso l’ormai distrutto Ristorante Roma, nel Giugno del 2000, quale Presidente del Lions Club di Antrodoco, insieme al Club di Amatrice, la conviviale di benvenuto al Governatore Avv. Pietro Pegoraro di Terni. Non sottolineo qui la presunta gaffe del Ministro delle Infrastrutture a “Porta a Porta”, i post fuori dal coro su facebook, l’arresto degli sciacalli giunti appositamente per depredare morti e macerie, le esagerate promesse del Governo. Non sottolineo neanche la tanta pubblicità data al manipolo di Neri presenti quali profughi nella provincia ascolana, che hanno dato una mano a scavare ad Arcuata del Tronto. Invero poco per compensare le migliaia di islamici salvati da sicura morte dalla Marina Militare Italiana nel Mediterraneo. Non sottolineo inoltre le inqualificabili notizie dei mi piace e dei post che migliaia di islamici hanno espresso su facebook per plaudire alla tragedia e per ringraziare un Dio per noi davvero strano e incomprensibile cui attribuiscono pensieri e parole inventate da un Profeta che ha lasciato ai suoi adepti una tragica e per fortuna utopica consegna:  decapitare, bruciare, precipitare nel vuoto, crocifiggere e mutilare una quantità imprecisata di persone al mondo tra Ebrei, Cristiani, Iazidi e addirittura Mussulmani, talvolta Sciiti, oppure Sunniti, oppure Alawiti, oppure Salafiti, a seconda della predica dell’Imam di turno.


 

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