Questo sito utlizza cookie. Consulta Privacy policy e Norme generali ACCETTA cookies minimi per navigare.

  Registrati | Profilo Personale | Norme Generali | Clubartespressione | Privacy

LE GUERRE LAMPO NEL MEDIOEVO

      

   

Inchieste

 Registrazione Tribunale di Rieti n. 5 del 07/11/2002

 

 

Articolo di ricerca di:

Massimo Iacopi


Veri e propri eserciti che eseguono incursioni altamente devastanti per ricavare fruttuosi bottini

 

Stampa agevole

Invia questa pagina ad un amico

Nessun file da scaricare

Torna all'indice

 

 

2002-2024 Tutti i diritti riservati

GUARDIA A CAVALLO DELL'ATAMANO


Una Ricerca di Massimo Iacopi

LE GUERRE LAMPO NEL MEDIOEVO

Veri e propri eserciti che eseguono incursioni altamente devastanti per ricavare fruttuosi bottini

(Assisi PG, 25/06/2017)

Il celebre cavaliere, trovatore, Bertran de Born (il dantesco Bertam del Bormio; 1140-1210 circa), in uno dei suoi canti, esclama: “Mi piace il gioioso tempo di Pasqua/ che fa uscire foglie e fiori,/ e mi piace sentire la festa/ degli uccelli che fanno risuonare/ i loro canti nei boschetti.” In effetti, è proprio con il ritorno della buona stagione che possono riprendere gli splendori e le gioie della terra. Ma egli subito aggiunge: “Mi piace quando gli incursori/ fanno fuggire le gente e le greggi,/ e mi piace quando vedo dopo di loro/ arrivare in massa le genti d’arme”. A prescindere dagli scopi specifici attribuibili ad una campagna militare del medioevo, questa iniziava invariabilmente con una devastante incursione a cavallo (cavalcata o raid) sulle terre del nemico, fatto che costituiva per gli attori principali (i guerrieri a cavallo), uno degli aspetti, diciamo “ludici”, del loro mestiere. L’estrema frammentazione politica del periodo feudale ha consentito la comparsa di una miriade di piccoli signori, la cui autorità era basata soprattutto su un castello e su un contingente di soldati montati, i cavalieri. I contadini che coltivano la terra nei dintorni risultano loro tributari di diversi diverse corvé, in cambio della loro protezione. Ma questi signori amano appassionatamente anche di battersi fra di loro (nel suo senso primitivo, il termine guerra - werra - designava la guerra privata). Sebbene non si disdegni di attaccare all’occasione un castello e di appiccargli il fuoco, l’essenziale delle operazioni consiste, di fatto, (a) nel devastare possedimenti del loro avversario.

Una pratica legittima secondo i giuristi

Questo è il principio della cavalcata o dell’incursione a cavallo (raid o razzia): un contingente di truppe piomba su villaggi senza difesa, che vengono devastati e saccheggiati. Gli incursori violano, massacrano o mettono sotto riscatto le popolazioni, portano via il bestiame, i sacchi di grano ed i carri dei mercanti. Nell’ardore dell’azione essi se la prendono anche con le chiese ed i monasteri. Un tale tipo di operazioni porta, evidentemente, il nemico ad effettuare, in risposta, altre spedizioni punitive, dove vengono sistematicamente i ripetuti gli stessi orrori.

I cronisti antichi ci hanno conservato il ricordo di qualcuno di questi tristi signori che attaccano tutto quello che capita alla loro portata. Agli inizi del XII secolo, Hugues de Puiset terrorizza, secondo questa logica, la regione di Chartres e Thomas de Marle, quella di Laon. Le innumerevoli lamentele che giungono fino al sovrano francese, forzano il re Luigi VI (1081-1137) a distruggere i rifugi di questi “lupi furiosi”. Ma, di fatto, quando il re conduce la guerra contro il suo nemico “favorito”, nel caso specifico, Enrico I “il bel chierico”, re d’Inghilterra e duca di Normandia, egli procede con le stesse logiche utilizzate dai vassalli puniti: il suo biografo spiega, senza battere ciglio, che “egli sottoponeva (la regione normanna del Vexin) alle rapine, alla testa di un contingente, indifferentemente numeroso o debole a seconda dei casi”. Queste incursioni, senza obiettivi definiti, hanno lo scopo di indebolire il potenziale economico del suo vicino … e di sfidarlo. Il saccheggio delle riserve e di foraggio consente di compensare anche le carenze logistiche degli eserciti medievali, vivendo sulle risorse dell’avversario. Anche se la Chiesa prende la difesa degli umili e condanna le pratiche empie della cavalleria, questa forma di guerra veniva generalmente considerata come normale e legittima. Il raid costituisce di per sé stesso un’arte della provocazione e gli Inglesi diventeranno maestri nello specifico campo, a partire dagli inizi della guerra del 100 anni. Alla fine del mese di settembre del 1339, Edoardo III, che si trovava in Fiandra, lancia improvvisamente una offensiva sulla regione del Cambresis, che devasta sistematicamente. Egli spera, in quel modo, di suscitare l’intervento di Filippo VI di Francia e di risolvere, una volta per tutte, le questioni in sospeso. Ma quest’ultimo rifiuta di muoversi ed il re inglese, che non dispone di mezzi per assediare Cambrai, non può mantenersi a lungo nell’area. Dopo aver vissuto sulle risorse locali per una quindicina di giorni, non resta più molto da saccheggiare ed a questo punto gli Inglesi sono costretti a marciare in direzione della Somme, bruciando tutto al loro passaggio. Arrivati davanti alla città di Peronne, il 9 ottobre, essi si incontrano con l’esercito francese, ma poiché nessuno dei contendenti è convinto di avere la meglio in uno scontro campale, la battaglia non ha luogo. Gli Inglesi ripiegano verso est, saccheggiando il Vermandois e la Thierache, prima di rientrare in Fiandra, alla fine del mese di ottobre, al termine della buona stagione. In due mesi di campagna, essi hanno bruciato più di duecento villaggi, su una fascia di 20 Km. di larghezza, ma non sono stati capaci di conquistare nessuna piazzaforte difesa.

La tentazione di mettersi per conto proprio

Questa prima incursione inglese, certamente modesta, servirà da modello per tutte le successive. Nel luglio 1346, Edoardo III sbarca all’improvviso in Normandia e devasta, subito dopo, la valle della Senna fino a Parigi, ma non attacca le città fortificate e, senza aver investito direttamente Parigi, risale verso il nord della Francia. Questa volta, la provocazione funziona, in quanto Filippo VI si lancia sulle sue tracce, determinando lo svolgimento della battaglia di Crecy (26 agosto) e la sconfitta francese. Dieci anni più tardi, il Principe Nero, il figlio di Edoardo III, lancia una incursione similare, partendo da Bordeaux, distruggendo tutto quello che incontra, dal Perigord alla Turenna: il nuovo re di Francia, Giovanni II, lo raggiunge nei pressi di Poitiers e il 19 settembre 1356 vi subisce una disfatta storica. E’ la straordinaria mediocrità del comando francese che contribuisce a dare tanto risalto alle incursioni inglesi, poiché esse nella loro concezione si rivelano abbastanza arcaiche e non necessariamente ben preparate. Il Principe Nero, ad esempio, è obbligato ad indebitarsi per finanziare le sue incursioni ed il bottino ed i riscatti che ne ricava servono, quasi sempre, a pagare i suoi creditori. Certamente, gli Inglesi sono abili a condurre una guerra di movimento, ma non dispongono di mezzi per condurre assedi in piena regola. Nel 1359, Edoardo III, sempre lui, cerca di impadronirsi di Reims, per farsi incoronare re e sebbene sia riuscito ad attraversare tutto il regno di Francia, partendo da Calais, egli va a sbattere la testa contro la possente cinta muraria di Reims, la città episcopale di S. Remigio (Remy). La pace di Bretigny (1360) contribuisce a fermare per un certo tempo la guerra, ma i soldati smobilitati si mettono per conto proprio. Sotto il nome di “Grandi compagnie”, essi continuano a percorrere il regno di Francia, causandovi innumerevoli danni, tanto più che, nel contesto drammatico del momento, non esiste più nessuna compagine armata capace di sbarrare loro la strada. Senza scrupoli, essi applicano i metodi della guerra all’inglese, che si sono dimostrati molto efficaci e soprattutto molto redditizi: essi vivono sulle risorse della campagna, saccheggiano o impongono il riscatto a villaggi, città e monasteri. Per una decina di anni essi riusciranno in questo modo a trasformare la pratica delle incursioni a cavallo (raid o cavalcata), limitate e puntuali negli obiettivi, in un flagello permanente ed universale, che poi si estenderà sistematicamente, nel periodo seguente, a quasi tutto il resto dell’Europa ed, in particolare, alla penisola italiana. In conclusione le operazioni di incursione a cavallo, nate nella guerra dei 100 anni per fini addestrativi, di disturbo e di provocazione, in periodi di tregua ufficiale, verranno progressivamente perfezionate dagli Inglesi in termini di condotta e di obiettivi, dando origine per la loro esecuzione, ad una serie di Grandi Compagnie di mercenari, provenienti da tutta l’Europa (Inglesi, Tedeschi, Borgognoni, Catalani, Navarresi, Guasconi ecc.) e guidate da personaggi tristemente famosi come il Cervole detto l’Arciprete, il Crocquart, ecc. Di fatto, al termine nella guerra dei 100 anni, numerose di queste compagini, come ad esempio, la Compagnia Bianca del Falco o degli Inglesi (di Alberto Sterz e quindi di Giovanni Acuto), dopo aver imperversato a lungo sul suolo francese, verranno opportunisticamente indirizzate verso il territorio italiano, con tutta la sequela di danni e distruzioni che porteranno al seguito. Molte di queste compagnie, entrate al servizio dei potentati italiani, daranno origine al fenomeno italiano della Compagnie di Ventura (quali: la Grande Compagnia tedesca del duca Guarnieri di Urslingen, quindi del francese Giovanni Montreal d’Albarno detto frà Moriale, del conte Lando o di Landau e di Anichino Baumgartner, la Compagnia del Cappelleto (di Nicolò da Montefeltro), la Compagnia di S. Giorgio (di Lodrisio Visconti ed Alberico da Barbiano), ecc. ed all’epopea dei grandi condottieri italiani.

In tale contesto, le operazioni di incursione a cavallo (raid) del periodo della guerra dei 100 anni possono essere considerate come le antenate delle moderne guerre lampo.

 


Massimo Iacopi

 

Inizio

INVIA UN'OPERA

PROFILO PERSONALE

SUPPLEMENTI

 

Pubblicazione

Tesi di Ricerca, Laurea, Master, Dottorato di ricerca.

 

Inserimento opere letterarie, articoli, foto, dipinti,...

Servizio riservato agli utenti registrati

 

Accesso all'area personale

Il servizio consente di modificare le proprie impostazioni personali

  Registrati | Profilo Personale | Norme Generali | Clubartespressione | Privacy

2002-2024 Graffiti-on-line.com

Tutti i diritti di proprietą artistica e letteraria sono riservati.

Registrazione al tribunale di Rieti n. 5 del 07/11/2002.

Consultare le norme generali e la politica sulla privacy.

Proprietario e Direttore responsabile Carmelo SARCIA'

La pubblicazione di articoli, saggi, opere letterarie, tesi di ricerca, ecc. verrą sottoposta alla preventiva approvazione di una commissione tecnica composta di esperti nel ramo nominati dalla Direzione.

Chi siamo | Mappa del Sito | Contattaci | WebMail | Statistiche