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Quantaltrismo ed Ariafrittismo

      

   

Costume

 Registrazione Tribunale di Rieti n. 5 del 07/11/2002

 

 

Articolo di:

Ph.D. A. SARCIA'


Paradigma dell'inverosimile

 

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Involuzione e regresso della lingua italiana

Quantaltrismo ed Ariafrittismo

Paradigma dell'inverosimile

(Torino, Jun 18 2002 12:00AM) Era un po’ di tempo che volevo scrivere quest’articolo. Tanto sentivo la necessita di sfogarmi che quasi ora mi commuovo per la gioia. Vi spiegherò subito cosa intendo dire con questi due neologismi che, insieme a un mio “compagno di merende” , abbiamo creato durante un intenso ciclo di studi post-universitario, da poco conclusosi. Con il primo termine indico la teoria, con il secondo la prassi. Mi spiego meglio. Analizziamo il primo. E’ mia idea ritenere che al giorno d’oggi si stia affermando, soprattutto in quella classe di persone che sono a metà tra il voler essere e l'essere veramente o, in altre parole, tra il non contare nulla e il non capire un corno (che per quanto mi riguarda sono la stessa cosa), una nuova filosofia di vita: il Quantaltrismo. Il sospetto m’è venuto quando, assistendo a conferenze di “alto livello”, lezioni universitarie di “Professoroni”, interventi di “Importanti” (appunto) uomini politici, giornalisti “rispettabilissimi” ed affermati dirigenti , ho riscontrato un uso intensivo e sistematico del termine Quantaltro. Ma scusate, avete mai incontrato questi due termini accostati “sinergicamente insieme” (e chi vuol capire, capisca!) in una straccio di grammatica o in un infamissimo vocabolario della lingua Italiana? Bhè, penso proprio di no! Ma questo “composto” micidiale, anche se non previsto, viene utilizzato eccome: spesso in un discorso o in un intervento, si usano fare delle elencazioni del tipo “Ieri ho mangiato: broccoli, zucchine, carciofi e,…[non mi viene il termine…mmmmhh, eeeeehh, non mi viene altro in testa, aaahh ecco: non mi viene… quantaltro in testa…ma, aspetta,…eccetera non si può dire, mi sembra, ma quantaltro nessuno lo vieta]…quantaltro”. “Certo! Ieri ho mangiato: broccoli, zucchine, carciofi e quantaltro”. A questo punto direi complimenti al nostro Quantaltrista. “Mi scusi Lei, il quantaltro che s’è mangiato ieri, come lo ha cucinato: alla brace, in crosta di sale o in umido? Sa, mi piacerebbe tanto mangiare un quantaltro come solo Lei sa fare”. Questa Quantaltrica è una filosofia, infatti, chi la segue vive di Quantaltrismo. Il Quantaltrismo è il paradigma del nulla. C’è chi, pur non sapendo niente oppure non capendo nulla di nulla, ritiene di poter spiegare, insegnare, formare, addestrare altre persone che gli sono sottoposte sentendosi legittimato dalle superiori autorità o dalle targhette lunghe un chilometro attaccate sulla porta dell’ufficio (o anche dal biglietto da visita del costo di 700 delle vecchie lire cadauno). I Quantaltristi o come ci piace chiamarli a Noi durante le nostre merende, Quantaltrici, sono il vero bluff del terzo millennio. Spesso hanno una età che va dai quaranta ai cinquantacinque anni ma non si escludono altri range, infatti, da uno studio scientifico da poco pubblicato su ”autorevoli” riviste americane, sembra che questa “malattia” sia contagiosissima. Il Quantaltrismo dilaga; i suoi adepti crescono vertiginosamente. Lo possiamo constatare leggendo i giornali, ascoltando la radio e seguendo la TV. Dal Quantaltrismo si passa all’Ariafrittismo. E’ ovvio che per spiegare qualcosa di cui non si sa assolutamente nulla, ma che si vuol far credere di padroneggiare, si cominciano ad usare frasi arzigogolate, parole astruse e “Quantaltri” girando e rigirando su quei concetti che, si sa, nessuno ha capito così non ci potranno essere obbiezioni né domande (Es.: Ancorché sulla linea del controllo, attività durante va da sé che il Tizio responsabile ci consenta materialmente di allargare sinergicamente la differenziazione dei prodotti e quantaltro, CHIARO NO?!). I Quantaltrici nello spiegare o nell’illustrare la propria teoria cadono automaticamente nell’Ariafrittismo cioè parlano di cose inutili e irrilevanti. Dalla mia esperienza posso affermare che nel 90% dei casi, quanto detto è anche tremendamente dannoso, soprattutto per il morale. L’Ariafrittismo è quindi la prassi, cioè l’applicazione pratica della teoria Quantaltrica ad una situazione reale. Non vi venga mai in mente di fare una domanda ad un Quantaltrico. Se poi la domanda gliela fate con proprietà di linguaggio e di contenuti, siete fritti, anzi, direi proprio che siete “ariafritti”. Il Quantaltrico, allora, si sente attaccato nel suo onore, si segna il vostro nome, … ve la farà pagare. La sentenza è che voi “avete osato mettere in dubbio l’autorità costituita”. Ve ne accorgerete subito perché verranno usate frasi del tipo “Ai miei tempi…”, “Quando Io ero…”, “Una volta si che…”, “Quanti progetti hai realizzato TU, fino ad ora? Io molti più di te.”, se poi non sa cosa dire: “Sì, materialmente, questo lo vedremo la prossima volta”, “Non ci sono soluzioni di cattedra (così nessuno ha ragione ma nessuno neanche torto)”. Il Quantaltrista la butterà sul fatto che “se non abbiamo chiuso fino ad ora, ci sarà pure un motivo “. Il motivo è che Lui ha ragione e voi avete torto. Ora che, anche voi siete stati resi edotti sulla pericolosità di questa filosofia potrete riconoscere e smascherare il Quantaltrico che è in ognuno di noi. Ricordate! Fate uscire dalla vostra coscienza, una volta per tutte, il Quantaltrico che vi porta sulla strada dell’Ariafrittismo, liberatevi del paradigma dell’inverosimile. Fate opera di proselitismo contraria, studiate veramente, preparatevi a fondo, nelle valutazioni, non copiate (i famosi foglietti sono l’avvio del processo di Quantaltrizzazione che inizia da ragazzi), abbiate il buon gusto di prendere un brutto voto se lo meritate e soprattutto spiegate solo cose che conoscete. E’ inutile inventare l’ariafritta, prima o poi incontrerete qualcuno che vi farà passare la voglia di quantaltrizzare l’ariafrittismo. Spero proprio che questo articolo rimanga unico e non sia il primo di una lunga serie. Cioè spero di non dover mai scrivere: “Acquacaldismo e Ambaradanismo: teoretica delle invenzioni impossibili”, ma questo è un altro discorso.

 

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