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Le inchieste di Graffiti

Evadiamo insieme? ...Le tasse ovviamente!!

Una disamina delle condizioni di stallo in cui versa il sistema fiscale nazionale


Oct 23 2003 12:00AM - L’Osservatore Sarciastico


(Roma)

Trovo strano che a me, comune cittadino, ogni giorno ne capitino di tutti i colori in materia di evasione fiscale, mentre invece (almeno così sembra) a coloro che sarebbero preposti alla repressione del fenomeno dell’evasione fiscale, non capiti quasi mai nulla che sia degno di sollevare i loro furori di verbalizzanti e di rilevatori dei reati fiscali.
E’ persino scandaloso che la solerzia di qualche agente diventi notoria solo quando viene scagliata contro un ragazzino, “sorpreso” senza lo scontrino fiscale, dopo aver comprato un gelato o una biro da 50 centesimi. Quotidianamente i giornali riportano in prima pagina, con dovizia di particolari, stragi di terrorismo, delitti esecrabili, polemiche politiche di basso profilo, magari fallimenti eccellenti e talvolta l’azzeramento di miliardi di Euro incautamente investiti in precarie obbligazioni. Ma sulle operazioni di repressione dell’evasione fiscale, ahimè, regna il massimo silenzio.
Posso ammettere che la legge sulla cosiddetta privacy impedisca, in un certo qual modo, di dare eccessiva pubblicità alle “ragioni sociali” o ai nominativi dei responsabili colti con le mani nel sacco; si potrebbe però dare risalto alla notizia ed omettere i nomi, come fanno in televisione coi volti dei bambini. Ne guadagnerebbe l’immagine del Governo e la soddisfazione dei cittadini tartassati salirebbe alle stelle. Senza considerare che le polizie incaricate in modo specifico di trattare la materia fiscale sono state dotate persino di numeri telefonici a selezione gratuita per facilitare la delazione, segno di inciviltà che ha l’eguale soltanto nei regimi più totalitari della storia del pianeta. Ma dove vivono i repressori?
Forse continue visioni della Madonna li costringono in uno stato di perenne estasi e pertanto sono accecati dalla luce intensa che, si dice, promani da codeste visioni. Vogliamo dare qualche cenno?
Ogni momento in Italia c’è, vi assicuro, chi non rilascia né scontrini né fatture; c’è chi davanti alla richiesta di fattura pretende di aggiungere una seconda volta l’IVA al prezzo esposto sul cartellino, che la comprende già; c’è chi raddoppia o triplica i prezzi al minuto, quando non li decuplica (qualche giorno fa mi ha colpito la faccia tosta di una esercente di ferramenta che ha preteso senza battere ciglio 40 centesimi di euro per “quattro viti quattro” da 35 mm. per 4); c’è infine chi propone finti sconti in cambio di pagamenti in nero e chi pretende i pagamenti in nero e di sconti non ne parla affatto, oppure chi richiede anticipi sulle prestazioni e guai a parlare di fatture.
La casistica è ampia e parte dal dettagliante per giungere fino al palazzinaro, passando per geometri, avvocati e medici specialisti. Il malcostume è diffuso, abituale e costante ed interessa tutto il territorio nazionale (non solo il Meridione, come si vorrebbe). Non esiste in Italia reato più impunito dell’evasione fiscale. Persino la prostituzione, che è il fenomeno più diffuso e radicato nel mondo, in Italia occupa nella scala statistica un posto minimo, se confrontato con il fenomeno dell’evasione. All’incirca, per ogni mille cittadini si contano una prostituta ed almeno 400 evasori, e il dato è sicuramente sottostimato. Il Governo lo sa e lo ha sempre saputo; altrimenti non si spiegherebbero i ricorrenti condoni fiscali inseriti in ogni legge finanziaria. Non crederò mai che è impossibile contrastare l’evasione fiscale in modo organico, sistematico e definitivo. Ci permettiamo e manteniamo in vita (in senso alimentare) un sacco di ministeri con funzione anti frode, anti evasione e anti tante altre cose, con relativo compendio di ministri, direttori generali, funzionari ed impiegati. Ognuno di questi ministeri è dotato di uno speciale corpo di polizia investigativa e repressiva. E’ superfluo e persino stancante elencarli tutti. Mi piacerebbe sapere se questi paladini delle sorti finanziarie nazionali si siano mai comprata la casa o se siano mai andati dal dentista? Possibile che nessun geometra li abbia mai sfiorati, magari per il “condono” di un comignolo o di un muretto di recinzione? Ogni tanto, è vero, vengono alla ribalta storie oscure di traffici di carne di vitelli malati, di formaggi fatti con latte in polvere avariato e imbottito di antibiotici, di mascarpone al botulino, di paste alimentari appesantite con polvere di marmo di Carrara, eccetera. Segno che gli investigatori che fanno il proprio dovere esistono ancora. I fatti che arrivano alla ribalta sono comunque le punte di un iceberg sterminato. Cosa succede sotto il pelo dell’acqua non è dato sapere. Il Governo, malgrado l’attività incessante delle numerose polizie investigative, evidentemente non è in grado di saperlo. Eppure il dispiegamento di forze è tale che l’evasione fiscale non dovrebbe esistere, anzi lo “scoraggiamento” dovrebbe addirittura attanagliare i possibili evasori, i sofisticatori, gli inquinatori e compagnia cantante. A tal proposito ricordo un fatto che non riguarda un’evasione fiscale, ma che ricade nelle competenze degli investigatori di polizia in genere: la “scoperta” incredibile di un inquinamento apocalittico in atto da cinquant’anni in una zona di mare nei pressi di Augusta, in Sicilia. Com’è stato possibile? In America hanno distrutto intere Famiglie di Cosa Nostra, altrimenti imprendibili, semplicemente contestandogli un reato di evasione fiscale. Noi invece non contestiamo niente a nessuno; figuriamoci poi se andiamo a contestare qualcosa ai Provenzano che da quarant’anni scrivono indisturbati tanti di quei “pizzini” che ci si potrebbero ricavare alcune enciclopedie. Da noi si contesta soltanto, e questo sì con una ferocia inaudita, il divieto di sosta “commesso” da una massaia con carrozzina, bimbo e borsa della spesa, oppure un chilometro (uno) eccedente la velocità massima consentita, rilevato con un dispiegamento di forze speciali ed attrezzature sofisticate, dal solerte lavoro di formidabili segugi acquattati all’uscita dai tunnel, affinché il “criminale” venga severamente punito, così da salvare la nazione tutta e preparare un radioso avvenire per le generazioni future. Eroi! Nel frattempo clandestini, sfruttatori, malfattori, drogati, ubriachi, eccetera, scorrazzano imprendibili per le vie del Paese a tutte l’ore; non pagano né bollo né assicurazione, travolgono ignari cittadini e li ammazzano, fuggono, vengono scarcerati prima ancora di essere arrestati e vengono espulsi, “sulla carta”, ma sono sempre in giro per procurare danni alla gente indifesa, alla guida di catorci o auto rubate, con licenza di uccidere. Non credo comunque che il contrasto all’evasione fiscale, e quindi la riduzione considerevole del fenomeno, sia una pretesa impossibile da realizzare. Quante cause difende un avvocato in un anno? E nello stesso periodo, quanti denti cava, sostituisce e ricostruisce un dentista, e quante tonsille controlla un otorino? E qual è il tenore medio delle parcelle? Basta chiederlo ai clienti, all’uscita dagli studi medici o nei corridoi tetri dove lavorano i principi del foro. A questo punto facciamo un’ipotesi. Se il cittadino potesse, in mancanza di fattura, autocertificare tutte le proprie uscite, naturalmente ricavandone benefici fiscali adeguati, sarebbe tutto più semplice. In effetti, le somme pagate agli avvocati, ai medici, ai geometri ed anche a ristoranti, panifici, macellerie, fruttivendoli, esercizi per l’abbigliamento e gestori dei mezzi pubblici di trasporto, essendo state erogate per il godimento di diritti irrinunciabili quali la difesa in giudizio, la salute, la prima casa, l’alimentazione, il vestiario e la mobilità sul territorio, non dovrebbero far parte della voce “imponibile”, perché tra l’altro sono già abbondantemente tassate dalle imposte indirette che, anziché rimanere nelle casse dei percettori, dovrebbero essere riversate per intero allo Stato. Per realizzare un programma di questo genere, è evidente che serve la collaborazione di tutti i cittadini. Questa collaborazione non può essere impostata sulla delazione, che, oltre a costituire inclinazione limitata a pochi e particolari soggetti, è giustamente considerata una pratica abietta che offende lo stesso Governo che la propone, quindi inadeguata ed inefficace, ma deve essere incentivata con apposite norme che, mentre da una parte richiedano al cittadino la documentazione di tutte le spese sostenute, attraverso l’esibizione di fatture e scontrini fiscali o attraverso autocertificazioni sostitutive delle fatture, limitate però ad alcune categorie di spesa e nel caso in cui venga negata dal professionista la documentazione della spesa; dall’altra, riducano il prelievo fiscale personale in misura percentuale rapportata alla destinazione della spesa. Il risparmio invece potrebbe essere tassato gradualmente, suddividendo in scaglioni crescenti la base imponibile. E’ evidente che un sistema basato sulla dimostrazione delle uscite dei consumatori, è perfettamente idoneo a fornire una visione completa anche delle entrate degli erogatori dei beni e dei servizi ed oltretutto è in grado di vanificare ogni tentativo di evasione. Per raggiungere un tale obiettivo è determinante un buon sistema informatico. I vantaggi saltano agli occhi. Peccato che si tratti per lo più di occhi “ciechi”. Con questo sistema, tutti pagherebbero le tasse dovute; l’evasione fiscale sarebbe limitata a casi sporadici destinati ad avere vita breve; lo Stato diventerebbe ricco ed in grado di offrire ai cittadini servizi di prima categoria. Attualmente invece succede che molti sono costretti a pagare tasse al di sopra delle loro possibilità, infatti alcuni fallimenti sono avvenuti per questo motivo (ricordo casi di imprenditori che per pagare le tasse hanno dovuto sottoscrivere mutui presso le banche); altri pagano poco o niente; lo Stato mantiene livelli di deficit inaccettabili e l’azienda Italia, pur giocando un ruolo di alto profilo nelle organizzazioni internazionali (Europa dei 15, G7, ONU, NATO), è costretta a fornire ai suoi cittadini servizi di bassa categoria. Nessun Governo, dal dopoguerra in poi, ha risolto il problema. Incapacità, insipienza, o piuttosto conflitto d’interessi? Si può ben comprendere che un parlamentare, avvocato o medico specialista, non se la senta di sottoscrivere una proposta di legge che “danneggi” (si fa per dire) la sua categoria e sé stesso. Allora?
E’ dunque il Presidente Berlusconi afflitto da un conflitto d’interessi che definirei occasionale e temporaneo, oppure sono i parlamentari di ogni estrazione politica e di ogni tempo ad ingrassarsi ciascuno del proprio personale conflitto d’interessi, che in questo caso non è temporaneo, ma perenne, visto che dura da oltre cinquant’anni? Sarebbe bello potere avere una risposta di prima mano, possibilmente evitando il “politichese”, ma so benissimo che su questo argomento risposte non ne darà mai nessuno.

 

 

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