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Problemi di fede

Bibbia e chiesa

Religione


Oct 10 2004 12:00AM - Guillermo Juan Morado


(Roma) La Bibbia, l'insieme dei libri che compongono la Sacra Scrittura, continua a suscitare un notevole interesse negli uomini d'oggi, come in quelli di altre epoche della storia. Karl Jaspers affermava che attraverso la Bibbia si aprono in noi le profondita' che ci permettono di intravedere il fondamento delle cose. Chi non ha visto riflesse nelle pagine della Scrittura le grandi esperienze degli uomini e dei popoli? Come non pensare a Giobbe nel momento in cui si affronta il problema del male? Come non evocare il Cantico dei Cantici per interpretare l'inspiegabile profondita' dei multiformi volti dell'amore? Come non commuoversi davanti ai racconti della Passione di Cristo che ci oggrono i Vangeli? Come non ricordare l'Esodo quando un popolo passa dalla schiavitu' alla liberta'? Nonostante siano possibili diversi piani di lettura nell'avvicinarsi alla Bibbia, la chiave che permette di addentrarsi nel senso piu' profondo e' la fede ecclesiale. La Bibbia, come oggi la conosciamo, e' nata nella Chiesa: e' stata la Chiesa nascente quella che ha riconosciuto nei testi della Scrittura l'eloquio di Dio, la parola di Dio nelle parole umane. In essa, nella Scrittura, la Chiesa primitiva ha plasmato la sua testimonianza di fede in Gesu' Cristo, la Parola di Dio fattosi carne. Gli scritti del Nuovo Testamento fioriscono della professione di fede in Gesu' Cristo, morto e resuscitato, Figlio di Dio e Salvatore del mondo. Quello che le Scritture di Israele promettevano si era compiuto definitivamente in Lui, la parola ultima di Dio. Il canone biblico, l'insieme dei libri che furono ricevuti come ispirati dallo Spirito Santo, si fisso' alla luce della "regula veritatis", la regola della fede della Chiesa, In questi libri, promulgati nella Liturgia, la Chiesa riconobbe la parola che Dio rivolge agli uomini, perche' questi libri erano vera testimonianza normativa della Parola con la P maiuscola, del Verbo di Dio fatto uomo. Contrariamente a quanto spesso si pensi, il Cristianesimo non e' una "religione del Libro", bensi' una religione della Parola, che e' Cristo. Nel trascorso degli ultimi decenni l'interpretazione della Scrittura, l'"esegesi bliblica", ha conseguito enormi progressi. Gli autori umani della Bibbia sono veri autori e, di conseguenza, per comprendere e spiegare quello che volevano dire con i loro testi si impone il ricorso ai metodi storico-critici: la critica testuale, la critica letteraria e la critica storica. Ma limitarsi ad un'analisi critica della Scrittura e' rimanere a meta' del cammino. La Chiesa ha sempre compreso che la Scrittura debba essere interpretata "con lo stesso Spirito con cui fu scritta". Cioe' a dire, la lettura critica della Bibbia deve integrarsi in una piu' ampia interpretazione teologica, attenta al contenuto e all'unita' di tutta laScrittura, alla Tradizione viva della Chiesa ed all'analogia con la fede; alle connessioni delle verita' di fede con il Mistero Paquale di Gesu' Cristo. Solamente cosi', letta partendo dalla fede nel sena della Chiesa, la Sacra Scrittura dispiega tutta la profonda ricchezza del suo senso. Non avevano torto i Padri della Chiesa quando affermavano: "La Sacra Scriuttura e' piu' nel cuore della Chiesa che nella materia dei libri scritti". Perche' se la Bibbia e' un testo, il suo specifico contesto d'interpretazione e' la Chiesa. Solo in questo modo, letta in maniera ecclesiale, la parola biblica si converte "nello Spirito", in parola viva ed efficace che Dio rivolge oggi agli uomini.

 

 

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