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Società & Costume

Archiviate le regole della buona educazione

Ormai si coltivano soltanto le «regole» della maleducazione


Aug 15 2004 12:00AM - C. SARCIA'


(Portorecanati) Si sente ripetere: “La società è cambiata”. Ma nessuno spiega come sia cambiata. A parlarci, le persone sembrano cittadini esemplari, capaci persino di sacrifici. In realtà, si tratta di prepotenti, ipocriti, egoisti e maleducati che, specie se sanno di essere coperti dall’anonimato, sono capaci di compiere le più efferate nefandezze. E i giovani sono anche peggiori dei loro genitori e dei loro maestri. La speranza è che la riforma scolastica ripari in parte i danni di cinquant’anni. E’ Ferragosto. Una giornata di festa, direte voi. Neanche per sogno dico io. Ferragosto è la giornata dei selvaggi per eccellenza. Ce ne sono, è vero, altre di giornate che i selvaggi utilizzano per dare sfogo alla loro naturale sfrenatezza ed inciviltà: la notte di Capodanno, il lunedì dopo Pasqua, i derby calcistici ed ormai tutti i sabati sera in discoteca e tutto il periodo feriale dal 1° luglio al 31 agosto. Vanno considerate giornate di straordinaria maleducazione anche quelle che inconsapevolmente vengono programmate addirittura dal Governo, dalla Chiesa o dai sindacati e dai partiti, soprattutto in coincidenza di avvenimenti di risonanza nazionale quali il G8, le marce per la pace ed altri amenità. Ma Ferragosto le supera tutte. A Ferragosto, vuoi per la calda temperatura stagionale, vuoi per l’atmosfera vacanziera che si è instaura nei giorni precedenti, che coinvolge tutti, anche i disoccupati e i pensionati, il maleducato si scatena in misura anomala e improvvisa. Forse neanche il medesimo sa in anticipo che quella è la giornata della sua apoteosi. Il più innocuo individuo che rientra dalla spiaggia, o che porta il cane a spasso, o che fa un giro in bicicletta, è potenzialmente una molla compressa che al primo incontro può scattare. Spesso non vale neanche tacere, né conta un accidenti guardare in basso con indifferenza. Se il maleducato si aspetta da voi che vi dirigiate verso un altro marciapiedi o che scegliate per la vostra automobile un posto macchina diverso da quello che avete adocchiato, aspettatevi una reazione verbale ed a volte anche una reazione materiale; intendo dire una parolaccia, una spinta, uno schiaffo, uno sputo (dopo che Totti ha mostrato in televisione come si fa, gli emuli non mancano: fa molto trendy), in una escalation che potrebbe portare, a seconda della provenienza sociale del maleducato, anche ad una coltellata al basso ventre. Mi direte: “Ma cosa ne sa lei dei maleducati? Che esperienze ha vissuto? Può essere che capitano tutte a lei?” Provo a spiegare cosa intendo dire. I maleducati sono ormai talmente diffusi, molto più dei cretini evocati da Pitigrilli, che qualunque essere umano ogni giorno ne incontra un numero incredibilmente alto e non fa neanche in tempo a formulare un giudizio preventivo che lo metta al riparo: il maleducato, determinato e spietato, colpisce in anticipo e con incredibile tempestività. Hai deciso, per esempio, di andare a buttare la spazzatura nel cassonetto sottocasa? Attento! Il maleducato potrebbe apparire improvvisamente e rovinarti la giornata. Per uscire dal cortile condominiale devo usare un cancello pedonale che si apre solo dall’interno. Cosa faccio, allora? Aziono l’apertura del cancello, quindi, con i sacchetti maleodoranti stretti nelle mani, mi appresto ad attraversare il varco, quando una coppia di maleducati mi sbarra il passo e mi costringe ad arretrare, finendo di spalancarmi addosso il cancello. I due passano tranquilli, mentre io devo farmi da parte, anzi arretrare, per farli passare, perché il varco è così stretto che consente il passaggio di un fesso alla volta (secondo le istruzioni che dava “Il Becco Giallo” nel dopoguerra). I due, soddisfatti, ti dicono anche: “Grazie!”. Tu, cosa faresti? Ti consiglio di non fare assolutamente nulla, perché qualunque cosa tu faccia potrebbe essere usata contro di te. Il pericolo è altissimo. Il maleducato maschio accompagnava una maleducata femmina, forse la fidanzata di turno, e quindi ha approfittato dell’occasione per mostrare all’amata donzella quanto fosse bravo a difenderla dai pericoli pubblici come me, che vado in giro armato di spazzatura, notoriamente considerata un pericoloso aggressivo chimico, già usato nel Napoletano come arma di distruzione di massa. Vuoi mettere? Qualcuno, non ancora convinto dell’elevata pericolosità del maleducato, potrebbe obbiettare: “Come fa lei a saperlo?” Semplice: mi sono permesso di rispondere al “Grazie!” dei due maleducati con le parole ”Veramente, avevo aperto per uscire…!”. A questo punto siete autorizzati a pensare: “Ma lei provoca.” Credetemi: ho risposto soltanto per darmi un contegno, perché mi sentivo umiliato e offeso e soprattutto perché mi pareva che quel grazie aggiungesse al danno le beffe. Devo però ammettere che sono stato un fesso. Infatti, il maleducato maschio ha replicato immediatamente con un grugnito minaccioso e, voltandosi verso di me, ha aggiunto: “Ma stai zitto…!” Che è quanto dire. Cosa avreste fatto voi? Io ho pensato che, per evitare conseguenze peggiori, era opportuno tentare di decongestionare il profilo animalesco del selvaggio, cercando di ricondurlo ad uno stadio più umano; ho quindi transatto: “Scherzavo…!” Risultato raggiunto: nessuna replica da parte del maleducato. Rimane il fatto che io ora mi vergogno di me stesso, perché, in pratica, le mie parole hanno avuto per i maleducati il seguente recondito significato: “Scusate se mi sono permesso di pensare che uno che apre il cancello per andare a buttare la spazzatura debba passare per primo, specie se anziano e con vari sacchetti stretti nelle mani. Capisco solo ora che chi voglia aprire un cancello debba farlo soltanto per puro servilismo verso i giovani maleducati e cafoni che tornano dalla spiaggia; in occasioni del genere deve quindi farsi da parte, cedere loro il passo e tacere in tutta umiltà, pago di essere stato addirittura ringraziato ed a scanso di beccarsi qualche sganassone. Vi prometto che non accadrà mai più. Vogliate scusarmi.” Questa storiella di quotidiana maleducazione fa il paio con quella di ieri al cancello carraio. Ero pronto ad uscire dal parcheggio privato ed avevo azionato l’apertura automatica col telecomando. Mentre imboccavo l’uscita, un maleducato, passando davanti al mezzo in movimento, mi ha costretto a frenare per non investirlo ed è entrato trionfante, senza neanche chiedere scusa. Ordinaria maleducazione, o specifico disegno criminoso orientato alla demolizione della società civile ed alla sua sostituzione con una massa amorfa di selvaggi armati con archi, frecce e tamburi? Allo stato non credo si possano dare valutazioni esaurienti. Però, se uno si mettesse a raccontare tutto ciò che gli capita ogni giorno, non basterebbero le pagine della Treccani. La questione è quotidiana e continua: non si fa in tempo a scuotere la testa per un fatto, che immediatamente ne capita un altro, ancora peggiore ed ancor meno rispettoso delle più elementari norme di buona educazione e di convivenza civile. Chi ti telefona per la pubblicità, chi ti manda i messaggini sul cellulare, chi fa manovre strane con l’auto, chi parcheggia in tripla fila, chi maggiora esageratamente i prezzi, chi ti appioppa la roba avariata, chi ti scansa allo sportello del Catasto per passare avanti, chi capisce fischi per fiaschi. Insomma, il panorama è vastissimo e non sarebbe neanche possibile documentarlo. Non vorrei sembrare un nostalgico, ma mi sia permesso considerare che, ai tempi della Buonanima, vuoi per il sabato fascista e la premilitare, vuoi per le regole che venivano impartite in famiglia, a scuola, all’oratorio salesiano, durante il servizio militare di leva e nel posto di lavoro, queste cose non accadevano neanche se incontravi un vero cafone, quello con le scarpe sporche di letame. C’era addirittura il culto delle buone maniere. I più giovani cedevano il passo per le scale o nei passaggi stretti e cedevano il posto, se non ce n’erano altri a sedere, alle donne, alle madri e agli anziani. Non si schiamazzava, non si sputava neanche per terra, non si bestemmiava, non si dicevano parolacce, si rispettavano i gendarmi, e i gendarmi si facevano rispettare. C’era il culto della famiglia e della religione, il posto di lavoro era sacro e la maestra era un’autorità per il resto della vita, non solo nei cinque anni di scuola elementare. Non parliamo poi delle persone investite di una carica pubblica, cui si tributava rispetto perché da loro, dai loro ordini in emergenza, poteva dipendere la sopravvivenza della comunità. Di tutto questo, più nulla, il vuoto. Anzi il pieno…, di maleducazione e di cafoneria ed in molti casi, purtroppo, di violenza, di prepotenza, di malcostume e di sopraffazione. Non parliamo neanche dello sconcertante spettacolo offerto dalla massa giovanile, in ogni luogo e in ogni occasione, con i tatuaggi, una volta, appannaggio dei carcerati e dei marinai imbarcati sui mercantili, con le appendici metalliche inserite nei lobi auricolari, nel naso, nella lingua e nell’ombelico, coi ventri femminili scoperti, coi seni al vento, con gli argomenti di conversazione futili ed inconcludenti infarciti di trivialità, urlati dentro telefoni cellulari incollati all’orecchio, con buona pace dei danni biologici da microonde. E’ necessario ripartire dal fondo per risalire la china. Non sarà facile. Una buona iniziativa è stata presa dal ministro Moratti con l’introduzione nella riforma scolastica di materie specifiche che possano educare i giovani alla pratica dell’affettività e delle buone maniere. Cose come il rispetto per i genitori, la fedeltà coniugale, la cura per i figli, l’educazione civica, il mantenimento degli impegni e delle promesse, la solidarietà, la generosità, sono ormai relegate in alcuni libri che nessuno più legge e chi vorrebbe rievocarle, viene deriso ed emarginato. C’è anche da dire che le critiche alla riforma Moratti, nella prima fase della sua attuazione, hanno ormai superato il livello di solito riservato alle opposizioni che, mesi fa, sono scese in piazza e minacciano maggiori ritorsioni alla riapertura dell’anno scolastico. La maleducazione sembrerebbe dunque un fatto politico. Ma ormai non si può più neanche dire che la maleducazione, come del resto la buona educazione, provengano dalla politica e che quindi la maleducazione sia una pratica della sinistra atea e sovversiva mentre la buona educazione sia il frutto dell’autoritarismo di destra. Questa era una consolante “diceria dell’untore”, parafrasando il romanziere Bufalino, diffusa acriticamente dalla cultura intermedia, che però prefigurava almeno l’esistenza di un ceto medio che ancora praticava le buone maniere. Ormai non è più così: ci sono un’infinità di maleducati nella destra, come nella sinistra e, in conclusione, per dirla con l’intramontabile Gino Bartali, “L’è proprio tutto da rifare!”.

 

 

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