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Sulla questione dei diritti umani Sui clandestini legge del «menga»: l’opposizione gradisce, gli Europei sperano Aug 9 2004 12:00AM - C. SARCIA' (Portorecanati) Lampedusa è divenuta la capitale europea dell’immigrazione clandestina. Il primato è incontestabile. Mai le coste pugliesi, o i varchi abusivi alla frontiera jugoslava, hanno visto una densità di “presenze” così estesa come quella ormai assommata dall’isola siciliana.
Le scene disgustose degli impavidi difensori dei diritti umani che il mese scorso protestavano contro i poliziotti “crudeli, insensibili e servi dei padroni”, schierati nei pressi della nave Cap Anamur, avamposto dell’omonima organizzazione, che aveva traghettato i clandestini, sono forse un ricordo, ma un ricordo che deve insegnare qualcosa.
Bisognerà prima o poi indagare sui finanziatori di una così costosa organizzazione che si può permettere di acquistare il 100 % dei carati di una nave che non rende nulla ai suoi armatori, di mantenerne l’equipaggio e di sostenerne le spese di navigazione da un porto all’altro tra Nord Africa e Mediterraneo, solo allo scopo di creare casi che possano avere visibilità internazionale. Senza contare che, intorno a questa rilevante stortura, si alza il frastuono del più assordante silenzio continentale europeo.
Il nostro (sic!) professor Prodi in questi anni si è guardato bene dal portare con forza e decisione all’attenzione degli Stati europei una situazione divenuta insostenibile che non può essere affrontata esclusivamente dall’Italia, visto che interessa tutta la Comunità.
C’è poi Amnesty International che non perde occasione per agitare gli spettri del razzismo, nell’ottica del tanto peggio tanto meglio, utilizzata istituzionalmente da questo genere di organizzazioni che pongono la questione dei diritti umani sul piano teorico delle discipline filosofiche, sociologiche e giuridiche, senza alcun riguardo per l’analisi politica dei motivi che hanno incrementato il progresso e l’evoluzione di alcune nazioni e rallentato il progresso e l’evoluzione di altre, da cui partire se si vogliono individuare responsabilità e sperimentare antidoti. In realtà si tratta di un piano di confronto idealistico creato da queste organizzazioni sulla base delle teorie di scuola positivista che, da un lato ostacolano il diffondersi della religione cristiana e dall’altro si appropriano dei principi di solidarietà che da essa provengono, politicizzandoli ed utilizzandoli come specchietto per gli sprovveduti.
Sta di fatto che a questi principi non intendono accedere, per loro insopprimibile scelta, gli stessi governanti dei paesi che, per usare un eufemismo, pongono in primo piano i loro usi e i loro costumi e rifiutano persino la semplice conoscenza delle regole di convivenza adottate dagli Occidentali, i quali sono addirittura definiti Infedeli.
Si tratta di governanti incivili che si oppongono all’assimilazione dei principi di eguaglianza sociale e di rispetto dei diritti dell’uomo, adducendo motivazioni che contengono disvalori, abitudini ataviche e pratiche tribali assolutamente inconciliabili con i principi che regolano la convivenza umana occidentale.
Quando Amnesty accusa i governi occidentali -davanti al caso della Cap Anamur è toccato al Governo italiano- di scarsa sensibilità e di violazione dei diritti umani, non fa altro che alzare un polverone che non fa chiarezza sulla reale portata del fenomeno degli sbarchi nel mare da Lampedusa a Siracusa. Amnesty sa benissimo che l’applicazione di legittime procedure di diritto internazionale non può essere scambiata per violazione dei diritti dell’uomo. Anche perché c’è da considerare che qualunque principio umanitario, per essere valido, deve essere realizzabile ed accettato nella sua interezza anche dai destinatari del progetto, oltre che inquadrabile in un contesto giuridicamente sostenibile.
E’ perfettamente inutile, ad esempio, proporre ai “Testimoni di Jeova” una trasfusione, anche se si tratta di cittadini civili, saldamente integrati nel tessuto sociale.
Lo stesso principio vale per coloro che credono e investono nell’integrazione degli Islamici e discettano di ecumenismo, moscheizzazione e gerarchie religiose islamiche. L’ecumenismo non è comprensibile agli Islamici, la moscheizzazione è un pretesto politico settoriale non necessario alla professione della fede e la figura del vescovo o del sacerdote non ha equivalente nella religione islamica. Inoltre, esistono innumerevoli realtà musulmane e l’Islam unico rimane un’utopia, come del resto il Cristianesimo unico (cfr. saggio di Magdi Allam “Kamikaze made in Europe” Mondadori, 2004).
Si può credere fermamente nel principio che tutti gli uomini hanno diritto alla libertà, ma non si può pretendere che questo principio venga adottato in tutti i paesi. Infatti, questo principio il più delle volte non é realizzabile e solo leggi speciali ed interventi straordinari possono condurre nell’alveo della legalità un popolo o una nazione oppressi dai tiranni. Ma ci saranno sempre schiere di pacifisti, indottrinati e organizzati, che si opporranno ad ogni tentativo di far conoscere la libertà e la democrazia ai popoli oppressi da quelle tirannie.
Oggi le cronache sono nuovamente sommerse dalla notizia del nuovo clamoroso salvataggio di derelitti Africani tra Malta e Siracusa, con la minuta descrizione delle condizioni di salute delle vittime per assideramento e disidratazione. Nel precedente salvataggio, prima del caso Cap Anavur, il primo piano fu occupato dalla madre che aveva partorito sul barcone accanto ai cadaveri; oggi il primo piano è occupato dal padre che ha gettato in mare il cadavere del proprio figlio. Povere storie di povera gente che la rapidità mediatica ed il consumato “mestiere” dei cronisti trasforma in notizia; episodi gravi, ma certamente marginali. La notizia è un’altra; la notizia vera è che l’Europa continua a discettare di lunghezza dei cetriolini, curvatura delle zucchine e calibro dei piselli e se ne infischia di difesa, sicurezza, politica estera, politica economica ed integrazione europea.
In questo irresponsabile contesto, in cui Blair fa orecchie da mercante, Schoreder cerca di recuperare consenso, Chirac seguita a pontificare, Zapatero fa catenaccio e Pisanu, lodevolmente, almeno lui, invia messaggeri a Tripoli, i mezzibusti RAI, bravi nel creare scenari surreali e fuorvianti per gli ascoltatori, enfatizzano con taglio bertinottiano gli episodi, indugiando nella descrizione dell’orrore per suscitare sconcerto, riuscendo puntualmente a far si che tra le righe dei comunicati si materializzi il fantasma del vero responsabile dei morti di stenti nel canale di Sicilia, cioè il Governo italiano e per esso il presidente Berlusconi; Bossi e Fini, autori della legge contro l’immigrazione clandestina, sono considerati soltanto servi del medesimo.
Al Governo Berlusconi non rimane altro da fare che anticipare il programma elettorale annunciato oggi da Bertinotti: «abrogare la legge Biagi, cancellare la legge Bossi-Fini e annullare la legge Moratti». Se anche questo è il programma dell’Ulivo, non è difficile immaginare il vuoto nel quale gli Italiani potrebbero essere scaraventati da qui a poco.
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