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Barroso ha una gatta in più da pelare

Quando manca il gatto i sorci (verdi) ballano

Il voto dell’europarlamento in uno scenario d’incertezza istituzionale


Oct 14 2004 12:00AM - C. SARCIA'


(Rieti) La querelle scatenata dalle dichiarazioni di Buttiglione e Tremaglia ha scomodato un’infinità di intelletti; la stampa quotidiana rigurgita oggi di pareri e sentenze sulla polemica multiforme e multisignificante che si è accesa in Europa, ma in particolare in Italia, che ha oscurato persino le elezioni americane. Mi riferisco ai diktat della sinistra europea contro Buttiglione, reo di avere sostenuto, forse ingenuamente, le sue convinzioni etiche e morali, e quindi anche politiche, sulla famiglia e sulle adozioni in relazione agli orientamenti di alcuni stati membri riguardo alle coppie di fatto, in special modo quegli stati dove la questione è già scivolata nelle mani della sinistra europea con grande fracasso e tanto di sostegno trasversale. La querelle si va gonfiando, imbarcando i toni della rissa, con sollevazione degli ambienti progressisti, anche a causa delle affermazioni, se vogliamo anche inopportune, con cui Tremaglia, a margine delle opinioni di Buttiglione, ha qualificato la maggioranza parlamentare europea, rea di aver posto un veto assoluto sulla candidatura di Buttiglione a ministro europeo della sicurezza e della giustizia. E’ cosa certa che il ministro per gli Italiani all’estero ha definito (il condizionale non è necessario) la maggioranza parlamentare europea che ha bocciato la candidatura di Buttiglione, un’accozzaglia di «culattoni», cercando di accreditare, subito dopo, l’utilizzazione della volgare accezione, tratta dallo slang milanese, come traduzione letterale dell’inglese gay. Si tratta chiaramente di una gaffe, sulla quale il ministro, per sua natura impulsivo, decisionista e radicato nei principi morali a sostegno della famiglia, non arretrerà di un solo centimetro. Anche perché coloro che sono stati qualificati da Tremaglia con la colorita definizione, si sono ribellati e lo hanno a loro volta offeso, se non altro per il suo passato «repubblichino». Addirittura, secondo un esponente «verde» di nazionalità italiana, sarebbe meglio essere culattoni oggi che essere stati repubblichini ieri; l’infelice accostamento denota la rozzezza della dialettica che governa (ahinoi!) la civililtà contemporanea. Del resto, anche qualificati esponenti del Centrodestra hanno censurato l’uscita di Tremaglia. In realtà il termine italiano da proporre come traduzione dell’inglese gay sarebbe stato «omosessuale»; questo termine non avrebbe sollevato una così ampia contestazione, anche perché l’omosessualità viene ormai esibita e persino dichiarata sulle carte da visita (Grillini non è il solo a farlo). Il problema, oltre che colorare di volgarità un passaggio delicato del futuro dell’Europa, investe la definizione stessa di omosessualità, che comprende con uguale titolo e senza distinzione, sia i maschi che le femmine, sia i culattoni quindi che le lesbiche. E a quanto pare, nella maggioranza europarlamentare che ha attaccato Buttiglione e Tremaglia sono rappresentati entrambi gli stati. E’ necessario dunque chiarire che sia corretto considerare maschi o femmine i gay, ossia coloro che intendono il sesso soltanto come “zona del piacere”. In effetti il sesso può a buon diritto definirsi tale qualora venga evocato come luogo della generazione della vita umana e strumento della prosecuzione della stirpe. Negli altri casi, più che al sesso, dovrebbe al massimo farsi riferimento all’organo, cosa che ha fatto puntualmente Tremaglia, definendo però soltanto una delle categorie costituenti il popolo gay. Non per nulla i Latini inrerirono nella grammatica il genere neutro e non per nulla fino a ieri si è parlato di «diversi», di «terzo sesso» e addirittura di «invertiti». Oggi si vorrebbe creare una nuova categoria di «normali». Mi viene in mente la battuta «Scusi, lei è normale o va con le donne?». Come al solito si fa confusione fra il contenuto e il contenitore. E’ chiaro che ogni contenitore umano, cioè ogni individuo, deve godere dei diritti civili senza distinzione di sesso, razza o religione; altra cosa è il contenuto, cioè le idee che albergano nel contenitore ed i comportamenti che ne caratterizzano la figura sociale. Strasburgo condanna i governi che torturano il contenitore, ma non potrà mai impedire a nessun governo di censurare i contenuti devianti, né i comportamenti antisociali e deviati, frutto di idee sovversive o di degenerazione personale. Il contenitore umano è destinatario di diritti civili e questi diritti non possono essere conculcati; ma al contenuto che governa i comportamenti deviati del contenitore non può essere concessa l’obbligatoria cittadinanza, né può essere consentito a chicchessia di contaminare le regole sociali che discendono dal diritto naturale che regolano la convivenza e che sono espressi nella Costituzione. In altre parole, è la tortura fisica dell’individuo, ossia la tortura del contenitore delle idee in sé, che non trova giustificazioni; di contro, non può essere permesso a nessun individuo d’imporre ai governi l’accettazione di qualunque «contenuto-idea» e di qualsivoglia «contenuto-aspirazione» che anzi devono poter essere oggetto di critica e, se necessario, indicati dalla società civile come esempi da non seguire. Nessuno si sogna quindi di conculcare i diritti umani degli omosessuali; ma non si può negare che l’accoppiamento contro natura, anche se mascherato da solidarietà, non può essere considerato un diritto, né deve essere protetto o incoraggiato dai governi, nè addirittura tutelato dalla legge. L’accoppiamento contro natura è stato considerato da sempre una pratica abietta in tutte le civiltà e in tutti i tempi. Di questo passo, la tutela dell’innamoramento a tutti i costi, porterà alla legalizzazione delle coppie donna-cane e uomo cavallo, con tanto di reversibilità della pensione; «contro-naturalmente» a favore degli animali. Altro che riforma delle pensioni: il bilancio dello Stato da allora in poi dovrebbe essere destinato per intero al pagamento delle pensioni di reversibilità che diventerebbero eterne in quanto la legalizzazione delle coppie di fatto darebbe la stura alle unioni a catena tra anziani pensionati e stupende creature dell’Est e/o massicci ragazzotti africani. Rimane poi la questione delle adozioni. La convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia, purtroppo redatta con una terminologia approssimativa e limitata per consentirne la traduzione in tutte le lingue, non prevede esplicitamente che il minore possa essere adottato da coppie omosessuali. C’è infatti da chiedersi: che ne sarà in futuro del minore cresciuto in un ambiente di «diversi» in cui la diversità gli viene presentata come normalità? Non s’era detto che i minori dovessero crescre senza condizionamenti e senza traumi tranne quelli che inevitabilmente accompagnano la comune esistenza? Forse Zapatero, e gli omosessuali europei che lo sostengono, non si pongono il problema: il disordine morale fa parte in fondo, sia pure per diverse vie, del loro patrimonio ideologico. Per fortuna se lo pongono Buttiglione, Tremaglia e Barroso e se lo pongono anche milioni di cittadini europei. L’omosessuale, ossia il gay, pretende egli stesso di essere considerato tutt’altro che un maschio o una femmina e vorrebbe infatti obbligare gli Stati a riconoscere la piena cittadinanza ad una sorta di terzo sesso che debba essere ammesso a fruire del medesimo diritto alla famiglia che viene atavicamente e per naturale risoluzione riconosciuto alla copia eterosessuale, restituendo in cambio alla società disordine morale ed etico. L’omosessuale è un ibrido e come sano bene al Parlamento europeo, visto che per sessant’anni non hanno fato altro che interessarsi di vegetali, gli ibridi non si riproducono. I sostenitori della panzana europea che prevede la legalizzazione delle coppie omosessuali vorrebbero far nascere una nuova generazione europea fatta completamente di gay. E si, perché a sentir loro ormai gli oggetti misteriosi sono gli altri (adattamento interpretativo dell’intervento di Tremaglia). Questi intelligentoni, gli stessi si sono opposti ad inserire nella Costituzione le vere radici dei popoli europei, non si accorgono di stare portando avanti un progetto identico a quello di Bin Laden e dei suoi accoliti: l’eliminazione della religione cristiano-giudaica, oggi casualmente impersonata da Buttiglione e la distruzione degli eterosessuali europei, «ottusi» procreatori di una stirpe nemica. Nemica degli Arabi o degli omosessuali, a seconda dell’autore dell’analisi. Guardando all’organizzazione delle rappresentanze politiche parlamentari, forse si possono scorgere spazi per chiarire la situazione: sui banchi centrali del parlamento siedono individui che si definiscono di centro e non si identificano né nelle ideologie di destra, né in quelle di sinistra. Alcuni di essi, per convenienza o calcolo, appoggiano l’uno o l’altro schieramento, ma continuano a coltivare, neanche tanto segretamente, il sogno di mettere in minoranza il sistema bipolare ed imporre al paese un’altra stagione di inerzia istituzionale come quella realizzata dalla Democrazia Cristiana. Il problema quindi esiste e non può essere liquidato con affermazioni assolutistiche, né puiò essere sottovalutato al punto da farne degenerare la soluzione. E’ un errore fondamentale quello dei parlamentari di destra di tutti i paesi quello di lasciare alle sinistre le facoltà decisionali su un punto come quello in esame che investe la costruzione della società e la dignità stessa del genere umano. La questione va portata semmai al giudizio dei popoli, visto che viviamo in tempi di democrazia, mediante lo strumento referendario, possibilmente preceduto da un’accurata presentazione dei termini della discussione. Un altro errore ancor più grave sarebbe quello di ignorare il problema, perché altrimenti domani i governi di sinistra lo risolveranno in modo rozzo e innaturale; si veda come lo sta risolvendo la “cattolicissima” Spagna. Il fatto poi che dopodomani altri governi di destra si adopereranno per cancellare le indecorose norme introdotte dalle sinistre, non migliora le aspettative sociali, né cambia il profilo della situazione. In questo modo non se ne viene più fuori, perché la società ne risulterà comunque degenerata e gli individui che la compongono avranno perso il senso dell’etica, il sostegno degli ideali ed il riferimento con la realtà; ne sono un esempio l’Albania e tutti i paesi dell’Est ex comunista. Il Presidente Cossiga oggi sul Giornale, in un intervento che meriterebbe una diffusione ampia, anche scolastica, si esprime in termini crudi che rappresentano e denunciano l’alto grado d’intolleranza che s’è accumulato nelle coscienze di chi per fortuna sa ancora discernere tra bene e male. Davanti all’indecoroso spettacolo odierno Cossiga giustamente depreca i fomentatori delle tristi vicende di cronaca ed esprime sentimenti forti, spinti forse al limite dell’accettabilità, com’è nel costume di Cossiga, ma indicativi della tracimazione in atto: «Ma allora vivaddio!, che trionfi anche in Europa l’Islam, purché ci lasci la libertà di professare la nostra religione: almeno manterremo sul suolo d’Europa alcuni principi tradizionali della vita individuale e sociale, (…) ammiro più Osama Bin Laden che non il tremebondo Zapatero!» Se vogliamo, si può anche scherzare sulla questione Buttiglione. L’intervento di Tremaglia ha infatti i connotati dell’adagio latino “ridendo castigat mores”. Ma non si può certamente scherzare sullo scenario offerto dall’incommensurabile aborto che si va ogni volta di più manifestando essere questa Europa, dove si pretenderebbe di legalizzare principi innaturali ed imporre soluzioni illogiche che hanno il crisma dell’inciviltà e della bestialità. Un’Europa poi, basata sull’ostracismo (il riferimento è alla procedura utilizzata per cacciare Buttiglione dalla Commissione europea), è quanto di peggio potesse generare la civiltà moderna. La pretesa dell’ingerenza, la tracotanza di imporre ideologie (non si può negare che il convincimento che ha condotto Zapatero verso la legalizzazione delle coppie gay è figlio della sua ideologia) e quindi la confusione dei fatti storici, la violenza di ignorare il modo di sentire di ciascun popolo, il disprezzo per le tradizioni, l’eliminazione del substrato culturale entro cui ogni famiglia deve nascere, crescere e riprodursi per costituire l’ossatura portante delle istituzioni, sono punti d’arrivo di un’Europa che né Adenauer, né De Gasperi, nè Schuman, né De Gaulle avevano pensato o si erano prefigurata. L’Europa di Prodi, Schultz, Cento e Zapatero non è l’Europa che avevamo sognato noi giovani del dopoguerra, noi reietti del meridione d’Italia senza prospettive e senza avvenire, noi sognatori di una pace che unisse tutti i popoli in un’unica comunità laboriosa, produttiva e rispettosa della storia e della nazionalità di ciascuno. Forse siamo giunti ad un punto di non ritorno ed è quindi necessario almeno affermare con coraggio e determinazione che l’Europa dei gay e del degrado morale e l’Europa dei pacifisti rissosi e fomentatori di zizzania non c’interessano davvero. C’è una maggioranza silenziosa che preferisce un’Europa delle famiglie dai sani principi morali e degli eserciti che difendono la pace e la libertà e che è disposta a morire per difendere questi valori, piuttosto che partecipare ad anacronistici «gay-pride» ed insulse marce della pace.

 

 

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