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Chi più ne ha più ne metta

Quantaltrismo d’epoca

Anche gli intellettuali in servizio permanente ci cascano


Feb 15 2004 12:00AM -


(Rieti)

Mario Talamona prende decisamente le distanze dalla moda montante del “quantaltrismo” e a sorpresa, nel “Giornale” di oggi, resuscita una vecchia espressione. Conoscendo il modo di scrivere di Mario Talamona, per averne piacevolmente letto ed apprezzato il pensiero fluido, la proprietà di linguaggio e, direi, anche la ricercatezza dei termini, si rimane sorpresi quando ci si imbatte in una espressione casereccia, abusata negli anni passati e fortunatamente desueta, che improvvisamente sbuca fuori da un discorso tecnico di attualità politico-economica di altissimo profilo. Uno si chiede come mai un illustre editorialista del calibro del prof. Talamona possa scadere nell’ovvio inserendo, al termine di un concetto contenente elevati significati, l’espressione “…e chi più ne ha più ne metta”. E’ evidente che lo ha fatto appositamente, anzi, deliberatamente. E ogni cosa che si fa deliberatamente nasconde uno scopo ben preciso che può essere occasionale o frutto di una riflessione precedente. Nel primo caso, mi voglio sbilanciare nel supporre l’esistenza di un’urgenza ineludibile che potrebbe essere stata quella di concludere “ad abundantiam” i concetti presentati nel corso dell’esposizione, per coinvolgere il lettore che, nell’occasione, potrebbe individuare ulteriori elementi da aggiungere ai concetti espressi dall’autore. Nel secondo caso, invece, si può supporre che Talamona, sentendosi perseguitato dai “quantaltro” (1) che gli vengono quotidianamente “sparati” dai numerosi interlocutori, che minano la sua capacità di sopportazione, ed avendo egli già deciso di sottrarsi “a priori” alla moda montante del “quantaltro”, anzi non volendo per nessun motivo cedere all’impulso contagioso di inserire nei suoi discorsi l’odiato l’intercalare, avesse già da tempo maturato di ricorrere, in caso di bisogno, ad un surrogato meno impegnativo, in grado di passare inosservato, che lo escludesse dalla nutrita schiera dei “quantaltristi” nostrani a denominazione d’origine incontrollata. Fra le due non mi sento di decidere quale sia stata la situazione che abbia indotto Talamona a ripiegare sull’antica espressione di stile “anni cinquanta”, nata nelle atmosfere asfittiche del dopoguerra per sostituire il vergognoso invito ad “arrangiarsi” (l’espressione aveva anche lo scopo di non indagare sulla solvibilità o sulle possibilità economiche e sociali dell’interlocutore e precorreva evidentemente i tempi in fatto di rispetto della privacy). Una cosa però è certa: nessuno dei “quantaltristi” contemporanei, giunto al medesimo punto dell’esposizione cui giunge Talamona, si sarebbe sottratto all’imperativo di concludere il discorso con quel meraviglioso e impareggiabile “quantaltro” che, purtroppo, si è posto proditoriamente a cavaliere dei due millenni ed ha ormai inquinato irrimediabilmente la lingua italiana. Ho buoni motivi dunque per compiacermi con Mario Talamona (2) perché anche lui ha scelto di contrastare la patologia del “quantaltro” e lo arruolo “ad honorem” tra i “combattenti” del cenacolo di Graffiti che si sono posti come scopo, tra gli altri, quello di stigmatizzare le mode perverse che rivelano la somma ignoranza dei cittadini del terzo millennio ed inquinano senza ritegno la lingua italiana.
Rieti, 16 febbraio 2004
© L’Osservatore Sarciastico
carmelo.sarcia@virgilio.it www.graffiti-on-line.com
NOTE:
(1) L’apostrofo è stato eliminato volutamente per dare al termine un significato creativo che classifichi la formazione culturale e sociale di coloro che lo utilizzano nei loro discorsi. I redattori di Graffiti hanno teorizzato la filosofia del quantaltrismo e dell’ariafrittismo definendone la religione ed individuando le caratteristiche dei suoi sacerdoti. L’iniziativa trae origine dalla moda invalsa in alcuni ambienti della cultura nazionale, introdotta da una particolare specie di oratori moderni, di utilizzare, in mancanza di idee fertili, l’accezione “quant’altro” per concludere pezzi di discorso che in realtà rimangono sterili e inconclusi.
(2) Mario Talamona è ordinario di Politica Economica nell’Università degli Studi di Milano ed ha insegnato per molti anni Economia Politica anche nelle Università di Genova e Pavia. Socio nazionale dell’Accademia dei Lincei, è autore di numerose pubblicazioni scientifiche. Graffiti segnala il suo recente volume: “Riflessioni sull’economia”, ETAS, 2001. Talamona è stato presidente della Banca del Monte di Lombardia e dell’Istituto Bancario Italiano e vicepresidente della Cariplo. Attualmente è presidente di Intesa Asset Management e di Banca Intesa International. E’ anche editorialista de “il Giornale” e del “Corriere della Sera”. mtalamona@mail.inet.it mario.talamona@unimi.it tel. 02.50312640 fax 02.50312566 Riceve mercoledì dalle 10,30 alle 11.30

 

 

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