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La Civiltà Etrusca

UN POPOLO CHE HA LASCIATO UN’EREDITA’ SOCIALE TECNICA E CULTURALE FONDAMENTALE

Gli ultimi Etruschi e i primi Romani si fusero in unico popolo e diedero a Roma tre dei Sette Re


05/04/2020 - Massimo Iacopi


(Assisi PG)

Provenienti dall’Anatolia e dall’Oriente, gli Etruschi si sono insediati in Toscana, e nell’Italia centro settentrionale. Ispirandosi alla civiltà greca, già ben avanzata, essi hanno trasmesso al nascente impero romano, che doveva annientarli circa un secolo più tardi, una gran parte della loro arte di vivere.

Dall‘Età del Ferro (undici secoli prima della nostra era) fino alla loro definitiva assimilazione da parte della Repubblica romana nell’anno ‘90, gli Etruschi hanno dominato un vasto territorio sulla costa occidentale d’Italia. I Greci li chiamavano Tirreni, nome che è stato dato a questa parte del Mediterraneo. La loro storia ci è nota attraverso scritti greci e romani e attraverso le tombe che sono state ritrovate in Toscana e nel Lazio settentrionale, contenenti oggetti e pareti riccamente dipinte con scene quotidiane o religiose. Molto evoluti, gli Etruschi dominavano la scrittura e l’aritmetica, mutuata dai Greci, le arti e la medicina. Essi parlavano una loro lingua specifica, di cui si ignora ancora oggi l’origine. L’organizzazione della loro società ha, inoltre, fortemente ispirato i Romani per la loro res publica. Per quanto concerne la religione etrusca, è questa e non quella dei Greci, come generalmente si crede, che si pone all’origine del pantheon romano. Nel V Secolo, essi dominavano il mare Tirreno, inclusa la Corsica e la loro influenza si estendeva su tutto il Mediterraneo, ivi compreso il nord dell’Italia.

Lusso, voluttà e dissolutezza

L’Etruria basica era composta da 12 città stato (le Lucumonie) (1), ognuna retta da un re (Lucumone). Queste città, molto individualiste, non mantenevano alcun vincolo politico fra di loro ed erano legate unicamente dalla loro religione e le decisioni dei monarchi erano soggette alla superstizione ed alla divinazione. Questo individualismo è con ogni probabilità la causa della scomparsa della loro civiltà, di fronte alla potenza di Roma, meglio coesa ed organizzata politicamente. All’interno delle città etrusche coabitavano di norma due classi: i signori, da un lato, gli schiavi ed i contadini, dall’altro. Se esistono poche testimonianze sulla vita degli schiavi e dei contadini, per contro la classe oligarchica dei signori è abbastanza ben conosciuta, grazie agli affreschi scoperti nelle necropoli ed ai testi degli storici greci contemporanei. Si conosce, ad esempio il fasto dei banchetti etruschi, pieni di pietanze raffinate, di vasellame d’argento posto su tovaglie ricamate. Gli Etruschi conoscevano anche la vite e le tecniche di innesto, producendo vino in grande quantità, che essi esportavano in tutto il Mediterraneo. Si pensa che siano stati proprio gli Etruschi che hanno fatto conoscere il vino e la vite a tutta l’Europa centrale. Fatto raro nell’Antichità, la donna etrusca godeva di una grande considerazione e di una libertà pari a quelle dell’uomo. Essa trasmetteva il suo nome ai figli, partecipava a tutte le attività, banchetti, sport e spettacoli. E se i Romani si sono largamente ispirati alla vita sociale degli Etruschi nel loro quotidiano, essi non hanno però conservato questo statuto sociale per le loro donne: a Roma la parola etrusca era diventata sinonimo di “prostituta”. Stessa intransigenza anche presso i Greci, che descrivono gli Etruschi come un popolo voluttuoso e dissoluto. Sembra, in realtà, che gli Etruschi abbiano condotto un modo di vita molto liberale, come è testimoniato dalle numerose scene di divertimento dipinte, dove vino, cortigiane, musicisti ed altri artisti vengono abbondantemente rappresentati.

Un’arte espressiva

La civiltà etrusca, prospera, ha sviluppato arti fra le più significative dell’Antichità. Pitture ad affresco nelle tombe e nelle abitazioni, sui vasi, sculture in bronzo e terra cotta (l’impasto ed il bucchero, due tecniche di vasellame), oggetti d’oro, di stagno, d’argento e gioielli decorati con la tecnica della granulazione, che consiste nel saldare sulla superficie migliaia di minuscoli granuli d’oro senza alterarne la finezza. Essi sono stati eccelsi nell’arte della filigrana: fili d’oro o d’argento saldati su una placca di metallo o fra di loro, che danno un effetto ricamo. L’arte pittorica etrusca, figurativa ed esperta nella rappresentazione del movimento, si distingue dalla pittura greca, da cui essa si ispira, per la deformazione dei soggetti. Gli Etruschi non esitano ad applicare effetti di anamorfismo (2), su un uomo o un animale, per creare una “animazione” della scena. Gli affreschi - una tecnica che consiste a dipingere su un fondo umido preparato in modo che, seccando, la pittura ed il fondo si possano fondere – costituiscono una testimonianza eccezionale della vita di questo popolo antico. Le scene dipinte che decorano le tombe descrivono gli eventi interessanti della vita del morto: i pasti, le cerimonie religiose, la guerra, gli animali reali o mitologici, spesso esotici. Gli Etruschi componevano ugualmente musica, suonata su strumenti già conosciuti da altri popoli contemporanei, come il flauto, la lira o la cetra. Questa musica accompagnava cantanti e danzatori che esprimevano presumibilmente la loro arte durante le cerimonie religiose che punteggiavano il quotidiano degli abitanti delle lucumonie. Gli Etruschi, abili costruttori, sono gli inventori delle tecniche riprese dai Romani, come l’arco a tutto centro ed i pilastri, capitelli quadrati, poggianti da colonne.

Le scienze del benessere

Gli Etruschi conoscevano la scrittura. I caratteri, che si leggevano da destra a sinistra, erano derivati dall’alfabeto greco. Si conoscono pochi documenti scritti in etrusco. Il più significativo è senza dubbio il cippo di Perugia, una stele in travertino, scoperta a Colle San Martino nel 1822, sulla quale sono incisi, sulle due facce laterali, 46 linee ed un centinaio di parole etrusche, che riportano un atto giuridico.

Popolo edonista, gli Etruschi accordavano una grande importanza alla loro salute ed al loro benessere. Essi hanno prosciugato le paludi intorno alle loro città, avendo compreso la pericolosità delle acque stagnanti. Essi hanno sviluppato anche le loro conoscenze nella medicina, nella chirurgia, nella cura dei denti, anche se le offerte ed i pellegrinaggi religiosi erano considerati come le migliori medicine. La loro medicina era di tipo teurgico (3), cioè di ispirazione religiosa. Essa utilizzava i poteri di un dio, efficace per determinati mali. In tal modo, rendere omaggio a Tinia, poteva permettere di guarire la testa e le orecchie, con Turms, invece, si poteva intervenire sui piedi. Ma queste credenze non hanno loro impedito di sviluppare una conoscenza medica più razionale. Sono stati ritrovati, in tale contesto, sugli affreschi dei santuari, tavole anatomiche che mettono in evidenza il cuore, i polmoni, il fegato o l’utero, che evidenziano chiaramente le loro conoscenze in materia. E’ stato anche esumato, in alcune tombe, materiale chirurgico che serviva alla circoncisione ed alla trapanatura e persino una protesi dentaria in oro ! Senza dubbio per aiutare i loro dei, essi utilizzavano le loro conoscenze botaniche per numerose cure: valeriana, ricino, camomilla, linfa di pino, ecc.. Infine, gli Etruschi erano dei veri e propri adepti delle terme, di cui conoscevano i buoni effetti. Il termalismo, come tutti gli aspetti della vita quotidiana in Etruria, era intimamente connesso con la religione: un malato doveva sottoporsi a riti appropriati, acquistare rappresentazioni votive, come le parti del corpo da curare, prima di accedere alle sorgenti termali, considerate come santuari.

Posto per i giochi

Come i Greci prima di loro ed i Romani più tardi, gli Etruschi si dedicavano ai giochi (i ludi). Essi venivano organizzati una volta all’anno, quando i dodici re delle dodici lucumonie si riunivano per manifestazioni religiose e divertimenti. Oltre a spettacoli di danza, teatro, mimi, musica, alcune discipline sportive presentavano gare di schiavi. In effetti, al contrario dei Greci che riservavano le loro olimpiadi ai giovani guerrieri, desiderosi di mostrare il loro valore, gli Etruschi si distraevano con gli schiavi che si dedicavano al pugilato ed alla lotta, al lancio del disco e del giavellotto, al salto in lungo ed alla corsa a piedi. I romani si ispireranno agli Etruschi per i loro giochi del Circo. Al di fuori di questi giochi sportivi, gli Etruschi si divertivano con giochi che potremmo definire di … società. Ne sono state ritrovate testimonianza sugli affreschi e sui vasi dipinti. Fra queste attività ludiche si incontra l’ascolia, che consisteva a rimanere il più a lungo possibile in equilibrio su una otre gonfiata d’aria e spalmata di grasso. Ma anche in questo caso la dimensione rituale non risulta molto lontana, l’ascolia veniva praticata durante la vendemmia per assicurarsi la fertilità della vigna.

Altro gioco, altro rituale legato al pantheon etrusco il cottabe. Esso consiste in una deviazione ludica della libagione, effettuata all’inizio di ogni banchetto. In una libagione, si deve versare qualche goccia di vino sul suolo invocando il nome di Dioniso per attirare i suoi favori, il resto della coppa veniva versato in un bacino, pronunciando il nome dell’essere amato, allo stesso scopo di attirarsene i favori. Deviato in gioco, il cottabe consisteva sempre dopo la libagione, nel gettare da lontano il resto della coppa in un bacino, posto al centro ed in alto, nominando l’essere amato: se il vino raggiungeva effettivamente il bacino, si trattava di un felice presagio. Altri giochi sono stati molto popolari nelle Lucumonie, come l’empuse, un gioco di equilibrio con i piedi come la “campana” ed il gioco dei dadi, che si ritrovano nelle tombe. Questi ultimi hanno consentito agli specialisti di criptologia di comprendere i simboli cifrati ed il sistema di numerazione etruschi, in quanto le facce dei dadi comportano la rappresentazione disegnata delle loro prime 6 cifre (la somma delle due facce opposte risultava sempre uguale a 7.

NOTE

(1) Volterra, Arezzo, Cortona, Chiusi, Perugia, Orvieto, Vulci, Tarquinia, Cerveteri, Veio, Vetulonia e Fufluna (nei pressi di Talamone);

(2) In pratica, una deformazione reversibile di una immagine con l’aiuto di un sistema ottico, ad esempio con l’impiego di uno specchio curvo. In pittura l'anamorfismo è un effetto di illusione ottica per cui un'immagine viene rappresentata o proiettata sul piano in modo distorto, rendendo il soggetto originale riconoscibile solamente guardando l'immagine da una posizione precisa;

(3) Il termine Teurgia stava a significare agire come un Dio, nel senso di aiutare gli uomini a trasformare il loro status in senso divino con l'aiuto dell'unione mistica. Essa era una pratica religiosa esercitata soprattutto nell'antichità greco-romana pre-cristiana. La Teurgia consisteva nell'evocazione delle Divinità per mezzo della telestiké (τελεστική), ovvero di rituali atti ad inserire la divinità in un essere inanimato, o di tecniche estatiche aventi lo scopo di far incarnare per un determinato tempo la divinità in un essere umano (δοχεὑς, dochéus). In quest'ultimo caso, la pratica teurgica differiva da quella degli oracoli, in quanto la divinità evocata non entrava nel corpo del dochéus (δοχεὑς) per un atto spontaneo, ma in quanto specificatamente evocata dal teurgo, avente questo compito (κλήτωρ, klétor). La teurgia, dunque, si attuava attraverso operazioni rituali, di carattere cerimoniale.


 

 

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