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E chi paga le spese?

Poesia di Trilussa


Oct 31 2005 12:00AM - Carlo Alberto Salustri (Trilussa)


(Roma) La cosa annò così. La Tartaruga,
mentre cercava un posto più sicuro
pe’ magnasse una foja de lattuga,
j’amancò un piede e cascò giù dar muro:
e, quer ch’è peggio, ne la scivolata
rimase co’ la casa arivortata.
Allora chiese ajuto alla Cagnola;
dice: - Se me rimetti in posizzione
t’arigalo, in compenso, una braciola
che ciò riposta ’a casa der padrone.
Accetti? - Accetto. - E quella, in bona fede,
co’ du’ zampate l’arimise in piede.
Poi chiese: - E la braciola? - Dice. - Quale?
- Ah! - dice - mò te butti a Santa Nega,
T’ammascheri da tonta! E’ naturale!
Ma c’è bona giustizzia che te frega!
Mò chiamo er Gatto, j’aricconto tutto,
e te la levo la sete col preciutto! -
Er Gatto, che faceva l’avvocato,
intese er fatto e j’arispose: - Penso
che è un tasto un pochettino delicato
perché c’è la questione der compenso:
e in certi casi, come dice Orazio,
promissivo boni viri est obbligazzio.
Ma prima ch’io decida è necessario
che la bestia medesima sia messa
co’ la casa vortata a l’incontrario
finché nun riconferma la promessa,
pe’ stabbilì s’è un metodo ch’addopra
solo quanno se trova sottosopra. -
Così fu fatto. Er Micio disse: Spero
che la braciola veramente esista … -
La Tartaruga je rispose: - E’ vero!
Sta accosto alla gratticola …l’ho vista.
- Va bene, - disse er Gatto - nu’ne dubbito:
ma faccio un sopralluogo e torno subbito. -
E tornò, defatti, verso sera.
- Avemo vinto! - Disse alla criente
Dice: - Davero? E la Braciola? C’era …
ma m’è rimasto l’osso solamente
perché la carne l’ho finita adesso
pe’ sostené le spese der processo.


Note biografiche Trilussa è il poeta romano Carlo Alberto Salustri (1871-1950), il quale scelse questo pseudonimo da un anagramma del proprio cognome. È autore di un gran numero di poesie in dialetto romanesco, alcune delle quali in forma di sonetti. Dopo la pubblicazione dei versi belliani, verso la fine del 19º secolo diversi poeti romani avevano cominciato a scrivere in dialetto. Lungi dall'essere un intellettuale - Trilussa non aveva brillato negli studi - fonte della sua ispirazione erano le strade di Roma, assai più che i libri. Quando un giornale locale gli pubblicò i primi versi, questi conobbero presto il consenso dei lettori e furono in seguito pubblicati nella prima delle sue molte raccolte di poesie. La sua fama crebbe, e tra il 1920 e il 1930 la sua notorietà raggiunse il culmine; tuttavia non frequentò mai i circoli letterari, ai quali continuava a preferire le osterie. Negli anni successivi, però, la struttura sociale della città doveva cambiare profondamente; l'ispirazione che il poeta traeva così intimamente dalle vecchie atmosfere romane era destinata pian piano ad abbandonarlo. I suoi anni migliori giungevano così al termine. Eppure, a soli pochi giorni dalla sua morte, gli veniva riconosciuto il titolo di senatore a vita per alti meriti in campo letterario e artistico: Siamo ricchi! fu il suo ironico commento alla vecchia governante nell'apprendere la notizia, ben sapendo che tale titolo non era molto più che una carica onorifica. Circa 80 anni prima, Belli era stato ispirato dal netto contrasto fra le classi sociali più alte e quelle più basse, e dalla lotta per l'essenziale che queste ultime quotidianamente sostenevano; ma la Roma fin de siècle aveva ben altra struttura sociale: la piccola borghesia (dalla quale Trilussa stesso proveniva) era ora cresciuta, era la classe più rappresentata. Le sue poesie sono dunque popolate da tipici personaggi di un mondo piccolo-borghese (la casalinga, il commesso di negozio, la servetta, ecc.). Oltre a comporre versi, il poeta illustrava anche alcuni dei suoi sonetti e poesie con disegni, una piccola selezione dei quali è mostrata nella pagina, rivelando un altro lato del suo temperamento artistico. La lingua usata da Trilussa è differente da quella originale dei Sonetti belliani, molto più limata nei suoi tratti dialettali e assai più vicina all'italiano, come d'altronde veniva parlata in quegli anni quale risultato di un innalzamento del livello culturale medio della popolazione al volgere del secolo. Per questo motivo ricevette anche critiche da alcuni poeti dialettali più puristi. Dunque, le poesie di Trilussa risultano forse meno pungenti, meno caustiche di quelle di Belli, ma lo spirito umoristico che le sostiene è esattamente lo stesso. Un'altra caratteristica delle opere di Trilussa sono gli animali: in molte delle sue poesie leoni, scimmie, gatti, cani, maiali, topi, ecc. danno vita a divertenti situazioni, mettendo in ridicolo i molti vizi e difetti dell'uomo. Fra i suoi meriti artistici, di Trilussa viene anche ricordata una sua collaborazione col famoso fantasista Ettore Petrolini (1884-1936), per il quale scrisse alcuni testi brillanti.

 

 

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