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L’OPERA MERITORIA DI UNA DONNA : HERRADA DI HOHENBURG L’Evento Storico irripetibile avviene nel Convento di Hohenburg fondato da Santa Odile 20/10/2020 - Massimo Iacopi (Assisi PG) LA PRIMA ENCICLOPEDIA DELLA STORIA OPERA DI UNA DONNA Herrada di Hohenburg o di Landsberg La badessa che completerà il restauro del convento del Monte di Santa Odile e si imporrà all’attenzione dei posteri,con la realizzazione del superbo manoscritto Hortus Deliciarum (Il Giardino delle Delizie), summa del sapere religioso della sua epoca, rappresenta una figura di spicco della letteratura e delle arti dell’Europa medievale. Il convento di Hohenburg (il cui nome significa, “borgo o fortezza in alto”), si trova sulla vetta del Monte Sant’Odile, a 760 metri di altitudine, nel massiccio boscoso dei Vosgi, ad una trentina di chilometri a sud est di Strasburgo. Posto sopra un promontorio di gres, che costituisce un notevole posto di osservazione, il suo campo di vista domina la piana dell’Alsazia e si estende fino alla Foresta Nera, dall’altro lato del fiume Reno. La fondazione religiosa La fondazione del convento sulla cima della montagna risale al VII secolo. Sotto il regno del re merovingio Childerico II (653-675) figlio di Clodoveo II detto il Fannullone (633-657), il duca d’Alsazia, Aldarico o Eticone (630 circa-690) costruisce all’estremità del pianoro roccioso, una residenza, facendovi innalzare una nobile dimora, probabilmente restaurando una fortezza già esistente. A sua volta discendente,senza dubbio da un castellum romano. Egli offre quindi questo possedimento a sua figlia Odile, Ottilia o Odilia (660-720), nata cieca e miracolosamente tornata a vedere dopo qualche anno.E’ proprio su questo posto che Odilia fonda, negli anni 680, il convento che porta il suo nome e che seguiva la regola mista dell’abate San Colombano d’Irlanda (540-615) secondo il modello del convento di San Pietro di Luxeuil (antica Luxovium nella Franca Contea), fino alla riforma generale benedettina, introdotta dopo l’814 da Benedetto d'Aniane (750-821). Odilia, diventata poi la patrona dell’Alsazia, verrà venerata molto presto e la sua tomba darà origine ad un celebre pellegrinaggio, la cui reputazione, già nel 10° secolo, si estendeva fino alla Ruhr in Germania.La donna crea, inoltre ai piedi della montagna, a Niedermunster (monastero in basso), una foresteria destinata ad accogliere i pellegrini ed i fedeli che avevano difficoltà a scalare il cammino fino ad Hohenburg e che diventerà una seconda abazia. Questi due capitoli conventuali risultano, con le abbazie di Andlau e di Santo Stefano a Strasburgo, fra le più antiche comunità religiose femminili della Bassa Alsazia (oggi Basso Reno) Dopo aver ospitato fino a 130 suore e conosciuto una grave devastazione da parte degli Ungari e quindi diversi incendi, sempre seguito da ricostruzioni, Hohenburg e Niedermunster, come anche le loro dipendenze vengono rovinate agli inizi del XII secolo dal duca svevo Federico II Staufer, detto il Guercio (1090 - 1147), padre del futuro Federico I di Hohenstaufen (1122-1190), detto Barbarossa. Sembrerebbe che il duca abbia fatto mettere a fuoco l’edificio per sloggiare i suoi nemici della famiglia degli Hihenburg e senza dubbio per distruggere quello che poteva servire da piazza forte militare peri suoi avversari. Il contesto è quello della Lotte per le Investiture (1075-1122), che oppone, a quel tempo, il Sacro Romano Impero Germanico al Papato di Roma. Con l’occasione, il duca svevo avrebbe anche messo le mani anche sui cospicui beni delle abbazie. Sviluppo dell’Alsazia nel XII secolo Il figlio del duca, Federico Barbarossa rivolge una attenzione particolare all’Alsazia. Egli si reca nella regione ben 13 volte, fra la sua elezione alla dignità imperiale (4 marzo 1152) ed il 1189.Il suo regno corrisponde anche ad un formidabile sviluppo demografico, economico e culturale dell’Alsazia. Esso è marcato dalla creazione di nuove città, come Colmar, Hagenau, Selestat, Wissenburg o Obernai e lo sviluppo dell’agricoltura e della viticoltura sulla piana del Reno e sui pendii dei Vosgi, la qualità delle produzioni erano rinomate in tutto l’Impero. In parallelo emerge il Minnesang (poesie liriche cantate) per mezzo di rinomati trovatori come Gotfried von Strassburg (1180-1215 circa) o Reinmar von Hagenau (morto nel 1210) e la vita intellettuale si espande nell’ambito dei monasteri, come avverrà ugualmente, nel corso del XII secolo, in una grande parte dell’occidente medievale.Federico Barbarossa da inoltre impulso alla ricostruzione di Hohenburg e di Niedermunster, piazzando il primo sotto la diretta dipendenza imperiale (mentre, di norma, i conventi si trovano sotto l’autorità del vescovo di giurisdizione) e beneficandolo di larghe donazioni. Egli visita il monte qualche mese dopo la sua elezione a imperatore, il 27 gennaio 1153, ed insedia alla sua guida, Relinda (badessa dal 1153 al 1176), una sua pupilla che proviene dal convento di Bergen, in Baviera. Due abbadesse di rilievo Relinda introduce nel convento di Hohenburg la regola di Sant’Agostino e consolida una maggiore disciplina di quella che esisteva in precedenza nel capitolo delle canoniche secolari: le dame pronunciano ormai i voti e devono dimorare a vita nella comunità, anche se esse dispongono ancora di libertà.Relinda fa ricostruire gli edifici incendiati, in un periodo di circa 20 anni. Su una delle tavole dell’Hortus Deliciarum figura una rappresentazione, che potrebbe essere quella del convento rinnovato Vi si distingue sula cima di una montagna e sul dietro le figure del Cristo e di Maria e di San Giovanni Battista, una vasta chiesa romanica a due navate laterali, oggi scomparse.Relinda, sicuramente proveniente dalla nobiltà, risulta una donna istruita: essa pratica la poesia latina, la musica,il disegno ed è possibile che possa essere stata all’origine dell’Hortus Deliciarum, o, come minimo, la badessa aveva certamente fatto installare uno scriptorium nel convento di Hohenburg.Herrada, per quanto la concerne, entra in convento verso il 1140. Si é a lungo pensato che la donna fosse derivata dalla nobiltà alsaziana ed, in particolare, dalla famiglia dei Landsberg (da cui il nome Herrad von Landsberg, 1125 circa-1195, che gli era stato attribuito), ma questa origine non è stata mai provata. La stessa Herrada, comunque, si presenta come “di Hohenburg”.La donna viene formata dalla badessa Relinda, che la sceglie per succederle, evento che avviene nel 1167. Herrada, diventata badessa, è per certo l’autore dell’Hortus Deliciarum (1), essa stessa lo indica nel suo testo, pur non mancando di rendere omaggio a quella, di cui era l’erede spirituale. L’ultima miniatura del manoscritto è una firma che ricorda: “Herrada, nominata badessa del convento di Hohenburg dopo Relinda, che l’aveva formata con le sue lezioni ed i suoi esempi”. Una attività instancabile e straripante al servizio del convento Herrada dirige il convento per circa trenta anni. Essa continua il compito della ricostruzione iniziata da Relinda, come ampiamente dimostrato da diversi documenti. Nel 1178 la nuova badessa fa venire alcuni monaci premostratensi (2) da Etival, in Lorena, affinché si insedino presso il priorato di San Gorgone, che si trovava ai piedi del Monte di Sant’Odile, sul sentiero dei pellegrini che salivano al convento. Nel 1180, la badessa acquista la proprietà di Truttenhausen, vicina alla stessa montagna e quindi vi fonda un abbazia di canonici agostiniani provenienti da Marbach in Alta Alsazia (Alto Reno). Essa dota questi due nuovi insediamenti religiosi di terre e vigne. L’obiettivo di Herrada è quello di ristabilire un servizio religioso regolare nella sua abbazia: i Premostratensi e gli Agostiniani, ormai vicini, si impegnano a dire la messa quotidianamente ad Hohenburg, che rimane comunque un luogo di difficile accesso e che, in quanto il convento femminile, non può, per decenza, accogliere preti nella dimora.Si sa che Herrada riesce a recuperare alcuni beni accaparrati ed a far pagare affitti in ritardo o ancora che la donna acquisirà un molino ed alcune vigne nel vicino comune di Ortrott per assicurare entrate supplementari al suo convento. Tutto questo indica una personalità senza dubbio infaticabile, testarda, tenace e rigorosa, interamente dedita alla restaurazione della grandezza di Hohenburg. Hohenburg, abbazia dell’Impero Questa attività di fondazione e di gestione è anche la dimostrazione degli importanti poteri esercitati dalle abbadesse del XII secolo. La storica Sabina Klapp (3) sottolinea, evocando in particolare Relinda ed Herrada,: “Le badesse disponevano di competenze molto ampie, che variavano a seconda del regolamento e della dotazione del capitolo, ma riguardavano tutti i campi della vita dell’istituzione. Esse assumevano, in tale quadro la responsabilità suprema dell’economia, dei diritti signorili, dei feudi, dell’amministrazione,delle parrocchie, del capitolo e della familia del convento,come anche di tutti i dettagli della vita quotidiana. Poiché le stesse non erano sottoposte alla clausura, Esse avevano la possibilità di occuparsi degli affari delle loro rispettive comunità.Alla fine dell’abbaziato di Herrada, Hohenburg accoglie nuovamente un numero significativo di religiose: quarantasette canoniche e tredici novizie. Herrada muore nel 1195. Qualche anno più tardi, Hohenburg viene riconosciuto come abbazia dell’’Impero. Nel XIII secolo la sua badessa porta il titolo di “principessa dell’Impero”: titolo che le attribuisce il diritto, fra gli altri, di avere un posto nella Dieta Imperiale, istituzione che riuniva i diversi sovrani dell’Impero e che sovraintendeva agli affari generali dell’Impero. Un “manuale d’insegnamento” per giovani monache Ma il capolavoro di Herrada di Hohenburg è comunque l’Hortus Deliciarum il Giardino delle Delizie - giardino che fa riferimento al giardino dell’Eden,visto come un paradiso di conoscenze e di sapere. Questo manoscritto di 255 fogli di grande formato, completati da 69 fogli intercalati e più di 330 notevoli illustrazioni, che mettono in scena ben 9 mila personaggi, era destinato ad istruire le giovani religiose che vivevano in convento sul cammino della via cristiana.Il manoscritto è organizzato in quattro parti: la Creazione e gli avvenimenti del Vecchio Testamento, la vita di Cristo, lo sviluppo della Chiesa dagli Apostoli e le sue lotte contro l’AntiCristo, infine la fine del mondo ed il Giudizio Universale.Herrada vi ha riunito tutto il sapere religioso della sua epoca. Per questo motivo e secondo i principi del lavoro enciclopedico, la donna ha attinto al Vecchio ed al Nuovo Testamento, presso i Padri della Chiesa latina, agli autori dell’epoca carolingia o presso numerosi suoi contemporanei, come Bernardo di Chiaravalle (1090-1153), il teologo Pietro o Pier Lombardo (1100-1160 circa) o Onorio di Autun o Honorius Augustodunensis (1080-1154). L’opera risulta preziosa per diverse ragioni. Se lo scopo è completamente morale o teologico, le illustrazioni riguardano numerosi soggetti e ci trasmettono scenari ed elementi della cultura profana del XII secolo: l’Hortus Deliciarum evoca le sette arti liberali, l’arte della cavalleria, mostra banchetti, i piatti ed i costumi contemporanei di Herrada, il funzionamento di un molino ad acqua, i segni dello Zodiaco, vi si ritrovano degli apporti dall’eredità classica (ad esempio negli scenari dell’architettura o nell’immagine del carro del Sole).Esso presenta ugualmente alcuni poemi e le loro notazioni musicali. Esso costituisce anche una forte sulla lingua germanica, in quanto Herrada, vi ha annotato, per far comprendere meglio, più di mille termini del vecchio tedesco rispetto al testo in latino. Una grande figura femminile del Medioevo Herrada si é dedicata alla realizzazione dell’Hortus Deliciarum per 16 anni, dal 1147 al 1163. Appare verosimile che la badessa abbia collaborato con altre abbazie alsaziane per lo scambio o il prestito di opere. Si sa per certo che erano forti i legami con l’abbazia di Marbach, da dove provenivano le canonici agostiniani, insediati a Truttenhausen ed il cui scriptorium era famoso e si può immaginare un intensa relazione con le abbazie come Munster o Sainte Foy, o con la biblioteca della Cattedrale di Strasburgo, che ricadevano per giurisdizione nello stesso arcivescovato.Herrada di Hohenburg rappresentativa del ruolo eminente ricoperto dalle donne ed, in particolare dalle abbadesse e dalle monache, nel Medioevo. Secondo Laurence Moulinier (4), “I monasteri appaiono come uno dei luoghi privilegiati dell’espressione di una cultura o di una scienza femminile,proprio nel mezzo della famosa ripresa sociale del XII secolo”.Lo stesso secolo ha, in effetti, fornito la badessa Eloisa (1092-1164), la cui corrispondenza con Abelardo di Bath (1080-1152) é rimasta celebre ed, in Alsazia, la canonichessa Guta, del convento di Schwartzenthann (Alto Reno), che redigerà un manoscritto datato 1154, arricchito da miniature dal canonico Sintram di Marbach. Questo codex comprende, in particolare, un calendario con prescrizioni di salute e costituisce anche esso un tesoro del patrimonio culturale dell’Alsazia. In questo contesto non si può mancare di citare Hildegarda di Bingen (1098-1179), religiosa benedettina, medico, naturalista e visionaria, figura di spicco di questa effervescenza intellettuale.Herrada di Hohenburg fa parte di queste figure erudite: il suo Giardino delle Delizie costituisce un’opera monumentale, il primo trattato di questa importanza redatto da una donna. Per questo motivo costituisce anche una emozionante e preziosa testimonianza del suo tempo NOTE (1) I canonici regolari premostratensi (in latino Candidus et Canonicus Ordo Praemonstratensis) sono un ordine canonicale di diritto pontificio: i religiosi pospongono al loro nome la sigla O. Praem.; L’ordine è stato fondato da S. Norberto nel 1120: dal nome del fondatore i religiosi sono chiamati anche Norbertini, mentre il nome di premostratensi deriva dal luogo della prima fondazione che avvenne a Prémontré (Praemonstratum), presso Laon, in Francia. I premostratensi seguono la regola di S. Agostino; vestono di lana bianca. Lo scopo del loro istituto è il servizio liturgico del coro e il ministero sacerdotale tra il popolo; tengono anche collegi. Il potere massimo dell'istituto è rappresentato dal capitolo generale, il quale è presieduto dall'abbate generale; questo ha facoltà di visita canonica su ogni abbazia, ma la sua abbazia è a sua volta visitata da tre altri Abati principali. Nel periodo di massimo splendore hanno contato fino al 1300 conventi sparso per tutta l’Europa ed in Terra Santa; (2) Il prezioso manoscritto fu conservato con cura nell'Abbazia di Hohenburg. Dopo il grande incendio del 1546, che distrusse quasi completamente l'abbazia, l'ultima badessa, Agnese di Oberkirch, lasciò la proprietà della medesima al vescovo di Strasburgo e così l'Hortus Deliciarum entrò a far parte dell'archivio diocesano a Saverne. Più tardi, il manoscritto si trovò nel convento certosino di Molsheim, dove nel XVII secolo fu realizzata una copia del testo. Durante la rivoluzione francese, il manoscritto passò alla biblioteca distrettuale di Strasburgo. L'originale bruciò nella notte fra il 24 e il 25 agosto 1870, nel corso della guerra franco-prussiana, in un incendio divampato durante l'assedio di Strasburgo, nella Biblioteca nazionale e universitaria di Strasburgo, dove a quel tempo era conservato. Ne rimasero quindi solo delle copie, tra le quali un facsimile quasi di pari valore, opera realizzata da Christian Moritz Engelhart, nel 1818, che attrasse persino l'attenzione dello scrittore tedesco Goethe. Attraverso un instancabile impegno erudito, grazie alla disponibilità di copie e riproduzioni di gran parte delle miniature e dei testi in latino che le accompagnavano, si è riusciti a ricostruire una stampa di questa testimonianza unica della storia culturale e religiosa medievale dell'Alsazia, ancora oggi disponibile; (3) Klapp Sabine, Le abbadesse dei capitoli di canonichesse d’Alsazia dal XV al XVI secolo, in Rivista d’Alsazia, n. 136, 2010; (4) Moulinier Laurence, Eleonora e le donne erudite del XII secolo, in un fascicolo fuori serie di Arts, recherches et creations, dedicato ad Eleonora d’Aquitania del 2004. BIBLIOGRAFIA Cristen Auguste e Gies Charles, Hortus Deliciarum, reconstruction du manuscript du XII siècle de Herrade de Landsberg, Coprur, 1990; Fischer Marie Therese, Treize siècle d’histoire au mont Sainte Odile, Editions du Signe, 2006; Sito ufficiale del Santuario: www.mont-sainte-odile.com; e www.auour-du-mont-sainte-odile.fr.
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