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HINDEMBURG E LUDENDORFF Due eroi sconfitti della I Guerra Mondiale in disaccordo sulla gestione del dopoguerra 24/11/2021 - Massimo Iacopi (Assisi PG) HINDEMBURG E LUDENDORFF Figure mitiche della Grande Guerra, complici e quindi avversari, questi due prestigiosi ufficiali hanno ugualmente giocato un ruolo politico eminente in una Germania devastata dalla sconfitta, quindi corrosa dalle crisi economiche e dalla crescita del nazional socialismo, che né l’uno, né l’altro riusciranno a controllare. Hindemburg-Ludendorff. Per gli studenti europei ed in particolare Francesi e Tedeschi, questi due nomi restano indissociabili dal periodo 1914-1918. Due nomi per due carriere militari senza ombre, ciascuno avendo scalato, uno ad uno, tutti i gradini della gerarchia per arrivare a formare la chiave di volta del comando tedesco. Nati a qualche chilometro di distanza nella regione prussiana di Posen (oggi Poznan in Polonia), figlio di militari per Paul von Hindemburg (1847-1934), proveniente da una famiglia di mercanti Erich Ludendorff (1865-1937), i due uomini incarnano l’autorità ed il militarismo dell’Impero tedesco, il primo esprimendo dei tratti più paternalistici, rispetto al secondo, dal volto più freddo e rigido. Il comando nelle difficoltà “Solo le armi potevano parlare”. In tali termini si esprime nelle sue Memorie il giovane sottotenente Hindemburg a proposito della Guerra dei Ducati che nel 1866 oppone la Prussia all’Austria. Intenti militaristi, ripresi più tardi da Ludendorff che, citando lo storico romano Gaio Sallustio (-86/-34), considera che “la pace è l’intervallo di tempo fra due guerre”. Maggiore di quattro figli, il giovane Paul vede la sua carriera già tracciata, quando, all’età di 12 anni, entra nella Scuola Militare di Wahlstatt e subisce il duro apprendistato della vita di caserma: “Io rimanevo tutta la notte nella stanza ed avevo paura - ci ricorda. Non ci veniva data la cena ed avevo come biancheria appena tre fazzoletti e qualche ricambio. Quella notte non sono riuscito a dormire, poiché le cimici mi mordevano terribilmente”. “Essere soldato era per me una evidenza”, ammette, tuttavia, il giovane, che proviene da una vecchia famiglia aristocratica, dove il mestiere delle armi rappresenta una tradizione molto radicata e che egli, conseguentemente, è chiamato a perpetuare. Appena uscito Sottotenente a 18 anni dalla Scuola Militare di Berlino, Paul von Hindemburg viene inviato al combattimento nella battaglia di Sadowa (3 luglio 1866). Quattro anni più tardi, scoppia la guerra franco-prussiana. Il giovane ufficiale si batte con il suo reggimento nella regione di Saint Privat prima di entrare vittorioso a Parigi e di assistere a Versailles alla proclamazione dell’Impero (Reich) tedesco. Rientrato in guarnigione di pace, il suo desiderio è quello di entrare all’Accademia di Guerra, di cui segue i corsi dal 1875 al 1877, apprendendo le tattiche e l’impiego delle nuove armi. Dieci anni più tardi, il 14 luglio 1885, all’età di 38 anni, viene ammesso nei ranghi del Grande Stato Maggiore dell’Esercito a Berlino. Diventato Maggiore, egli si pone agli ordini del Maresciallo Helmuth Karl graf Von Moltke (1800-1891). Di 18 anni più giovane di Hindemburg, Erich Ludendorff percorre i gradini della scala gerarchica senza combattere, prima di ritrovarsi, nel 1908, a Capo della 2^ Sezione del Grande Stato Maggiore, dove partecipa all’elaborazione del famoso Piano Schlieffen, per invadere la Francia, in caso di conflitto. Nel 1914, i due uomini si ritrovano alla testa dello Stato Maggiore tedesco e la tempesta può, a quel punto, scatenarsi. Due eroi, nonostante la sconfitta Nel 1911, il generale Von Hindemburg, fa valere i suoi diritti alla pensione, reputando di “aver conseguito una carriera migliore di quanto avesse potuto sperare”. Ma la Storia provvederà a recuperarlo ! Richiamato al momento della dichiarazione di guerra dell’agosto 1914, egli accetta il dovere patriottico ed assume il comando dell’8^ Armata in Prussia orientale di fronte all’avanzata russa. A Tannenberg, come ai Laghi Masuri ed a Lodz, Hindemburg fornisce la dimostrazione di un impressionante senso della strategia militare, per mezzo attacchi rapidi sui fianchi del nemico, che, nel febbraio del 1915, finisce per cedere. Un anno più tardi, il fallimento del generale Erich Georg von Falkenhayn (1861-1922) di fronte a Verdun, lancia Hindemburg, per volontà del Kaiser Guglielmo di Hohenzollern (1859-1941), sul fronte occidentale come nuovo capo del Grande Stato Maggiore tedesco, aiutato dal 1° Quartier Mastro generale Erich Ludendorff. Da questo momento, dal 1916 al 1919, i Dioscuri, come ormai vengono denominati i due generali, con il peso dell’esercito e con mito che li circonda, controllano sempre di più il potere, sotto la forma di una dittatura militare, che impone le sue direttive al potere politico. Un mito che si è tradotto nel 1915 a Berlino, quando viene eretta una statua di legno di 12 metri in onore di Hindemburg. I due uomini sanno anche che la guerra di posizione, che prevale dal 1914 non potrà durare in eterno. In tale contesto Hindemburg fa costruire una linea di trincee fortificate di 160 chilometri, che consentirà, in caso di offensive alleate, di ripiegare e resistere. D’altra parte, Ludendorff è un fautore accanito della guerra totale, estendendo il conflitto sui mari, attaccando i convogli di rifornimenti americani verso l’Inghilterra e la Francia. Un errore che si rivelerà molto presto pregiudizievole, poiché determinerà l’entrata in guerra degli USA nel conflitto. Un errore che viene compensato dagli Accordi di Brest-Litowskji (3 marzo 1918) con i Sovietici. Ormai la Germania potrà battersi su un solo fronte e lanciare offensive decisive sul fronte francese, che ancora resiste, sia in Piccardia, sia sullo Chemin des Dames ed a Reims. A partire dal 28 settembre, Ludendorff capisce che la Germania sta per perdere la guerra e preconizza la firma di un armistizio: “Noi dovremmo mettere un termine alla guerra per seguire delle vie diplomatiche”. Terribile constatazione per questo comandante ! L’11 novembre 1918, la Germania capitola e firma l’armistizio. Senza Hindemburg e Ludendorff, che lasciano ai civili il compito di firmare la sconfitta e sottolineano, con la loro assenza, le responsabilità del potere politico. IL Kaiser Guglielmo II, prima di partire in esilio in Olanda, ha congedato Ludendorff il 26 ottobre ed a quel punto Hindemburg rimane solo alla testa dell’esercito, che lascerà definitivamente il 25 gennaio 1919. Nonostante tutto, l’alone che circonda i due ufficiali rimane intatto agli occhi della popolazione e dei soldati smobilitati, a dispetto della sconfitta. Il 18 novembre 1919, Hindemburg e Ludendorff vengono convocati davanti ad una Commissione d’inchiesta dell’Assemblea Nazionale, incaricata di evidenziare le responsabilità dell’esercito nella sconfitta. Il discorso di Hindemburg risulterà una abile difesa dell’Esercito e del suo comando. Per il vecchio Maresciallo, “L’esercito tedesco ha ricevuto una pugnalata alle spalle”, accusando gli operai rivoluzionari ed i socialisti tedeschi di aver indebolito il morale dell’esercito. La commissione d’inchiesta non andrà molto lontano, riconoscendo persino le loro azioni militari. Hindemburg può, a quel punto, trasferirsi ad Hannover per passarci giorni tranquilli, mentre Ludendorff lascerà la Germania per stabilirsi in Svezia. Ma in un paese sballottato politicamente ed economicamente, i due uomini non si accontenteranno di una pacifica pensione. Due vite politiche opposte Se la guerra ha avvicinato i due ufficiali, il periodo di pace seguente vede Hindemburg e Ludendorff seguire due vie politiche diametralmente opposte. Vicino alle tesi nazionaliste, Ludendorff aderisce al Partito Nazional Socialista (NSDAP) di Adolf Hitler (1889-1945). Una vera fortuna per il capo nazista, che ottiene, con l’adesione del generale, una innegabile cauzione politica. Con il generale Walther freiherr Von Luttwitz (1859-1942), egli si perde inizialmente nel tentativo abortito di colpo di stato di Wolfgang Kapp (1858-1922), fra il 13 ed il 20 marzo 1920, quindi nel colpo di stato della Birreria di Monaco nel 1923. “Si tratta - racconta - della Patria e della grande causa nazionale del popolo tedesco ed io non posso che consigliarvi: venite con noi, fate la stessa cosa …”. Nuovo fallimento che lo porta davanti ad un tribunale, dove lo salva il suo prestigioso passato. Il presidente del tribunale dirà persino di lui: “E’ la sola carta vincente della Germania”. L’anno seguente, Ludendorff viene eletto deputato al Reichstag nelle file dell’NSDAP, un trampolino che lo incita, spinto dai Nazisti, a presentarsi alle elezioni presidenziali del 1925, proprio contro il suo vecchio capo Hindemburg. Il vecchio maresciallo, all’età di 77 anni si era lasciato convincere di presentarsi al 2° turno di fronte al candidato del centro e della sinistra Wilhelm Marx (1863-1946). Al termine del primo turno delle elezioni Hindemburg che era assente rimprovera Ludendorff, che ha raccolto appena l’1,1% dei voti, scrivendogli: “Ritirate immediatamente la vostra candidatura. Invece di unire voi, in questa ora decisiva, vi disperdete con i circoli nazionali ed in questo ambito la vostra elezione appare disperata. Voi in questo modo compromettete, per colpa vostra, la Patria in pericolo. Accettate dunque la mia richiesta che potrebbe essere l’ultima della mia vita”. La sera del 27 aprile 1925, Hindemburg viene eletto Presidente della Repubblica con i voti dell’NSDAP con il 48,3% contro i 45,3% di Wilhelm Marx ed il 6,4% del candidato comunista Ernst Thälmann (1886-1944). A Berlino, il maresciallo dichiara davanti ai deputati del Reichstag: “Le istruzioni che ho ricevuto nella Grande Scuola dell’assolvimento del dovere, nell’esercito tedesco, devono essere ugualmente utili e valide per il mio dovere di pace”, prima di aggiungere, in una allocuzione al popolo: “Non bisogna pensare che un partito mi darà in qualche modo istruzioni per il mio lavoro e nemmeno me ne daranno quelli che mi hanno aiutato nella competizione elettorale …”. Allusione evidente al sostegno dei nazisti, ma su questo aspetto Hindemburg è destinato a sbagliarsi ! Hitler ha già capito tutto il vantaggio che ne potrà trarre corteggiando il maresciallo, per farsi aprire le porte del potere. Ludendorff, da parte sua, non si riprenderà dal suo scacco presidenziale. Egli si allontana dal NSDAP e fonda con la sua seconda moglie, Mathilde Friedericke Spiess (1867-1966), vedova von Kemnitz, il movimento pagano “conoscenza di Dio” (Tannenbergbund). Quando Hindemburg chiamerà Hitler alla Cancelleria, Ludendorff gli scriverà: “Io vi predico solennemente che quest’uomo esecrabile porterà la nostra nazione verso gli abissi del disonore … … Le generazioni future vi malediranno nella vostra tomba per tutto quello che avete fatto”. Una visione premonitrice ?! Fra rifiuto e compromesso, il mito di fronte ad Hitler Dal 1925 al 1934, data della sua scomparsa, la presidenza di Hindemburg subisce allo stesso tempo la crisi del 1929, che colpisce duramente la Germania, una instabilità politica, durante la quale si succedono non meno di 5 Cancellieri (fra i quali: Hermann Müller (1876-1931), Heinrich Brüning (1885-1970), Franz von Papen (1879-1969) e Kurt Von Schleicher (1882-1934)), la crescita di potenza del NSDAP, che passa dal 2,6 al 18,3% fra il 1928 ed il 1933 e la sua volontà di allontanare la sinistra dal potere. Un esercizio da equilibrista difficile da gestire e con il rischio di isolarsi. Tuttavia, nel 1932, quando il mandato presidenziale si conclude, il centro ed i socialdemocratici si raggruppano nel Volkblock e chiamano gli elettori a votare in favore del maresciallo, allo scopo di contrare il NSDAP. Una alleanza di circostanza fra socialisti e conservatori che riceve il sostegno del padronato tedesco, preoccupato delle incertezze e dal vago che circondano la politica economica del partito nazista. Hindemburg arriva largamente in testa al 1° turno con il 49,6% dei voti, contro il 30,1% di Hitler ed il 13,2% del candidato comunista, prova evidente che il maresciallo viene ancora considerato come l’ultimo bastione contro la presa di potere dei nazisti. Al secondo turno, il presidente uscente viene rieletto con il 53,1% dei voti contro il 36,8 di Hitler. Ma la lezione da ricordare viene ora dal NSDAP, diventato il primo partito tedesco e che si concreterà da parte di Hitler con richieste sempre crescenti. Esigenze e richieste che Hindemburg rifiuta categoricamente: “Fare di un caporale boemo - ironizza il presidente - il Cancelliere del Reich, sarebbe il colmo e spero signori - riferito ai politici degli altri partiti - che non mi renderete responsabile di doverlo nominare”. Dopo aver proclamato la legge marziale (1932) per mettere fine ai disordini e disciolto il Parlamento (12 settembre 1932), Hindemburg, dopo numerose tergiversazioni, finirà tuttavia per chiamare Hitler alla Cancelleria. Alla fine il verme era dunque riuscito ad entrare nella frutta ! Hindemburg cercherà, in seguito, di frenare i progetti di Hitler, specialmente per quanto concerne le leggi riguardanti gli Ebrei. Ma, allo stesso tempo, egli firmerà l’ordinanza per la protezione del popolo che consente ai Nazisti di epurare l’amministrazione e la polizia tedesca, sopprimendo le libertà individuali. Nell’aprile 1934, il vecchio presidente si ammala, colpito da un cancro ai polmoni. Egli muore il 2 agosto 1934, all’età di 87 anni, qualche giorno prima del plebiscito che accorda ad Hitler i pieni poteri. Inumato nel memoriale di Tannenberg, il suo sepolcro viene evacuato nel 1944, di fronte all’avanzata delle truppe sovietiche, per essere trasferito nella cripta della chiesa di S. Elisabetta a Marburg, nell’Assia. Il suo compagno di strada, Erich Ludendorff, ancora preso da rancore, rifiuterà di assistere alle esequie, evocando in Hindemburg “un falso semidio”. Tre anni più tardi, muore anch’egli il 22 dicembre 1937 all’età di 72 anni, dopo aver rifiutato il titolo di maresciallo, propostogli da Hitler
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