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LA STRATEGIA MILITARE NON COMPENDIA L’USO PROLUNGATO DELLA FORZA Le guerre si risolvono colpendo il nemico con la potenza necessaria nel momento giusto 11/01/2022 - Massimo Iacopi (Assisi PG) A HIROSCIMA E NAGASAKI HA VINTO L'AFORISMA DI DE BALZAC Honoré de Balzac (1799-1850) nel 1829 pubblica anonimamente, con lo pseudonimo “Un giovane scapolo”, una sua opera dal titolo Fisiologia di un matrimonio, un lavoro articolato in capitoli (Meditazioni) composti a loro volta da aforismi. Questa sua opera giovanile, nella V Meditazione, al numero XVII, contiene un aforisma nel quale de Balzac afferma che “La potenza non consiste nel colpire forte o spesso, ma giusto”. Una frase che avrebbe potuto essere letta in un manuale di geopolitica oppure in un rapporto critico a proposito degli interventi americani in Vietnam o altrove. Per quanto strano possa sembrare, l’espressione, trasposta nella Geopolitica, ci offre una eccellente guida d’azione, specialmente, per quanto concerne l’azione militare a tutti i livelli. Essa riassume altrettanto bene, sia lo spirito del close combat (combattimento ravvicinato), agli antipodi delle sceneggiate che ci offrono i film d’azione, sia le concezioni strategiche più ambiziose a livello di Stati e continenti e probabilmente per l’intero pianeta. I due termini dell’alternativa meritano una riflessione. Il non colpire forte o spesso, consente di economizzare le proprie forze, di non impegnarsi in maniera poco ponderata e quindi di mantenere integre le proprie riserve. La “dimostrazione di forza” risulta, peraltro, molto più efficace quando rimane eccezionale poiché in questo nostro mondo ci abitua a tutto, persino alla violenza. Colpire “giusto” può essere letto in un doppio senso: colpire nel posto giusto, in modo da massimizzare gli effetti della propria azione e non essere possibilmente costretti a dover ripetere l’azione (evitando in tal modo lo “spesso”, come anche il ”forte”), ma anche colpire consapevolmente, con una forma di legittimità che può essere riconosciuta, se non dal nemico poco incline evidentemente ad ammettere sul momento la giustezza dell’intervento, perlomeno dai testimoni dell’operazione (alleati, soggetti neutrali, membri della “comunità internazionale”, media, ecc.). Peraltro, lo stesso Balzac, con la predetta espressione, si integra perfettamente anche con la formula di Blaise Pascal (1623-1663), che costituisce un’altra eccellente sintesi di quello che si può denominare “dilemma dell’uso della potenza” ovvero il compito assegnato agli Organismi di Sicurezza collettiva ed all’azione dell’ONU che si compendia nei termini che seguono: “La forza senza il diritto è ingiusta, il diritto senza la forza è impotente”. Tante situazioni storiche potrebbero illustrare adeguatamente la predetta citazione, tanto che ci si sorprende di non vederla incisa sulla facciata di tutte le Scuole di Guerra, o su quelle degli Istituti di formazione dei Dirigenti dello Stato o di Partito. L’esempio più eloquente delle logiche sopra esposte è senza dubbio quello della Gran Bretagna (1), nel momento delle guerre della Rivoluzione e del Primo Impero napoleonico. Istigatrice e finanziatrice di sette coalizioni contro la Francia ed i suoi alleati, la “perfida” Albione impegna soprattutto la sua flotta da guerra, in una strategia di blocco navale, perseguita senza sosta ed instancabilmente per circa 20 anni e che ha contribuito a minimizzare le sue perdite. Il Regno Unito invia i suoi soldati sul continente con parsimonia e solo a partire dal 1808, per difendere, inizialmente, il Portogallo e, quindi, per sostenere la Spagna in rivolta contro il re straniero che Napoleone gli vuole imporre. Queste truppe partecipano all’occupazione della Francia nel 1814 e risultano direttamente impegnate contro l’imperatore a Waterloo nel 1815. Ma i loro effettivi risultano limitati: 30 mila uomini nella penisola iberica, solo 25 mila a Waterloo, dove la maggioranza dell’esercito di Wellington era costituita da contingenti olandesi e tedeschi, senza parlare dei Prussiani, che decideranno le sorti della battaglia sul finire della giornata. Napoleone ha indubbiamente collezionato un numero impressionante di battaglie nel corso di due decenni, colpendo “spesso e forte”, ma alla fine è stato il Regno Unito a vincere, perché economizzando le sue forze, scegliendo gli obiettivi e concentrando la potenza, ha colpito nella fase più favorevole e nel momento “giusto”. Nessuno dubita che gli strateghi americani del 2021 sappiano e vogliano meditare sul senso dell’aforisma di de Balzac, che ha ispirato il “modello britannico” come si evince dal libro del 1890 dell’ammiraglio Alfred Thayer Mahan (1840-1914) dal titolo ”The Influence od Sea Power in History (1660-1783)”. Di fatto gli USA pur avendo quasi sempre tenuto in debito conto, fino al 1945, nelle operazioni belliche successive non sono più riusciti ad applicare quanto inconsciamente aveva suggerito de Balzac, ma si sono impantanati in avventure quasi sempre rovinose, forse illudendosi che fossero sufficienti per assicurarsi la vittoria, la nomea di “gendarme del Mondo” e i sofisticati armamenti e gli efficienti mezzi di combattimento, piuttosto che la lezione lasciata dalle vittorie napoleoniche e dai successi decisivi della talassocrazia britannica. NOTA (1) L’Unione dell’Inghilterra e della Scozia nel 1707 ha dato vita al Regno di Gran Bretagna. L’aggiunta dell’Irlanda nel 1801, ha creato il Regno Unito di Gran Bretagna ed Irlanda.
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