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La lezione negletta di Giovan Battista Vico

LA TRAGEDIA RUSSO – UCRAINA E' IL COPIONE DI UN FILM GIA’ VISTO

I propositi “pacifici” dell’Europa non fermano un conflitto che era altamente prevedibile


16/07/2022 - Massimo Iacopi


(Assisi PG)

LA TRAGEDIA RUSSO UCRAINA E’ IL COPIONE DI UN FILM GIA’ VISTO

La guerra d’invasione, iniziata il 24 febbraio 2022 dalla Russia di Vladimir Putin (1952- ) contro l’Ucraina di Volodymir Zelenski (1978 -), è innegabilmente una tragedia europea, uno sperpero totale per i due paesi, ma anche per l’Europa.  Dopo un mese di combattimenti, di distruzioni e di intensa propaganda da una parte e dall’altra, sembrava tuttavia intravvedersi una finestra diplomatica, attraverso gli appelli ripetuti del presidente Zelenski per un cessate il fuoco e la promessa di possibili compromessi. La parte ucraina sembrava più sotto pressione, rispetto al suo nemico, per uscire da questo sanguinoso pandemonio. Da parte russa, in effetti, si cercava piuttosto a rendere più duro lo scontro in vista di almeno due obiettivi: far crollare l’esercito ucraino ed assicurarsi alcuni pegni territoriali per arrivare in posizione di forza sul tavolo dei negoziati. In poche parole, Putin vuole ottenere una vittoria sul campo, par raggiungere almeno uno dei suoi obiettivi strategici (neutralizzare e disarmare l’Ucraina; strappare l’autonomia e, possibilmente, annettere il Donbass). Il presidente russo, avendo mancato una vittoria lampo nelle prime fasi dell’invasione, nonostante le promesse del suo stato maggiore, ha dovuto fermare l’emorragia delle sue forze ed annunciare, alla fine, un successo alla sua opinione pubblica, senza dubbio con molte perplessità su questa guerra mal compresa. Da parte sua, l’Ucraina ha cercato di aggravare l’usura e l’attrito sul potenziale di combattimento russo, al fine di accrescere i dubbi e la contestazione in Russia e di rinforzare il possente sostegno internazionale di cui beneficia. In effetti, Zelenski vorrebbe imporsi comunque come il solo vincitore morale della guerra, per poter risollevare al più presto il suo paese, con l’aiuto massiccio dell’Europa e degli USA. Questa guerra è in primo luogo una tragedia per le vittime umane. Le migliaia di militari ucraini e russi coinvolti e sacrificati nei combattimenti e le migliaia di civili uccisi nei combattimenti e nei bombardamenti, oltre ai 10 milioni di Ucraini costretti a fuggire all’interno del loro paese o a rifugiarsi in Europa (per non parlare di quelli deportati in Russia). Questo esodo massiccio, di proporzioni bibliche e comunque il più importante in Europa dalla II Guerra Mondiale, è uno sperpero di risorse umane e materiali che segnerà durevolmente il destino di tutta l’Europa. Inoltre, la frattura profonda prodottasi fra la Russia e l’Ucraina, paesi fratelli a più di un titolo, rischia quasi certamente, con il perdurare del conflitto e col crescere delle ”vendette” russe, nei confronti della popolazione ucraina, di diventare uno stato di fatto inquietante, che avrà certamente un grande peso specifico per l’avvenire. In linea di massima, al momento attuale, il bilancio della guerra, dal punto di vista tattico, sembra complessivamente (a parte le perdite non preventivate e la durata non prevista) favorevole per la Russia. La prima sorpresa più importante riguarda l’intelligence ed i suoi errori di analisi. I Russi hanno certamente sottostimato la volontà di indipendenza del popolo ucraino. Lo Stato Maggiore russo, manifestamente, non aveva previsto lo slancio patriottico che ha determinato una reale resistenza popolare, ivi comprese le regioni russofone dell’est del paese. L’altra grande sorpresa è stata la debolezza operativa dell’esercito russo, troppo lento e mal organizzato, nonostante la sua modernizzazione e lo scollamento del supporto logistico e di quello strategico fra Esercito ed Aviazione nelle prime fasi dell’invasione. Questo accecamento ideologico e informativo (i nostri fratelli ucraini ci accoglieranno di sicuro con favore) e le gravi carenze militari evidenziate hanno messo crudelmente in risalto il basso livello dei servizi di intelligence operativi russi, considerati, almeno sino a quel momento, molto potenti. La logica panslava e gli interessi geopolitici russi avevano ridotto l’esame dell’Ucraina alla sua sola geografia, nel suo ruolo tradizionale di profondo spazio difensivo strategico ed alla sua storia passata, che attribuiva al paese la matrice dello stato russo e di culla dell’ortodossia slava. Nonostante la prossimità reale fra i due popoli, il mondo ucraino, oltre a presentare al suo interno rilevanti aspetti strutturali molto diversi dai Russi, si è progressivamente allontanato sul piano politico, culturale ed anche religioso (in tempi recenti anche per la durissima repressione e genocidio, operati da Stalin nel periodo fra le due guerre: Olomodor) dal “mondo russo”. La comunità ortodossa slava si è in effetti fratturata: la Chiesa ucraina si è resa, grazie all’appoggio del Patriarcato di Costantinopoli, autocefala ed indipendente con un proprio Patriarca, Bartolomeo, che non obbedisce più al Patriarcato di Mosca. La prospettiva di entrare a far parte dell’Unione Europea e di adottarne i suoi valori liberali e democratici ha accelerato questa “deriva occidentale”, sostenuta anche dalla sua speranza (poco razionale) di protezione futura da parte della NATO. Per l’Europa, il bilancio sembra fornire prospettive non molto positive, anzi piuttosto scure. I suoi interessi di sicurezza gli consiglierebbero di fare della Russia un suo alleato strategico. Ma quello che si annuncia sembra essere esattamente il contrario. La brutalità russa e le rudi e per certi aspetti parzialmente efficaci sanzioni europee non hanno smesso di allargare il fossato che ci divide dall’est europeo. L’Europa, scossa da questo possente ritorno del tragico e del conflitto sul suolo europeo, galvanizzata dal “risveglio marziale” dei suoi dirigenti, ha pensato di rinsaldarsi e stringere le proprie fila, scegliendo una politica di sostegno indiretto a favore della guerra in Ucraina. Il ritorno alla realtà sarà in ogni caso doloroso. Con questo tipo di politica, super allineata su quella degli USA, l’Europa, proprio per non aver provveduto (per “avarizia” e comodità) a predisporre per tempo una sua propria difesa e per averne delegato ad altri (NATO) la responsabilità, si ritroverà più dipendente che mai dall’Alleanza Atlantica e dai programmi americani d’armamento. In effetti, se l’Europa si è finalmente risvegliata, sembra che lo abbia fatto per sottomettersi meglio agli interessi degli USA, che, purtroppo, non coincidono più con esattezza con quelli del continente europeo. Per di più, mala tempora currunt per il sud dell’Europa e del Mediterraneo, perché, per effetto dell’allargamento della NATO nel nord dell’Europa (Finlandia e Svezia), il Mediterraneo rischia di passare ancora una volta in secondo piano nel quadro dell’Alleanza e diventerà nuovamente super esposto alle bizzarrie messianiche del neo-ottomanismo di Erdogan e degli sceicchi o rais più o meno islamo-messianici dell’altra sponda.


 

 

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