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IL GEN. INVERNO FA CAMBIARE STRATEGIA A PUTIN E ZELENSKI Spiragli di cautela da parte dei due contendenti e dei sostenitori dell’Ucraina 08/11/2022 - Massimo Iacopi (Assisi PG) LA BOMBA SPORCA E IL RIMPIATTINO SULLA CITTA' DI KHERSON La promettente controffensiva ucraina scattata a settembre, che ha prodotto notevoli risultati sul terreno, oltre che nella percezione psichica del nemico, comincia a mostrare i segni di una certa stanchezza; tanto più che i Russi hanno ben assorbito il colpo ed anzi sono riusciti a mettere insieme altri 200 mila uomini, sia pure scarsamente addestrati, con una mobilitazione comunque parziale. Chi è pratico di cose militari sa in effetti che per formare delle truppe pienamente operative occorrono mesi di addestramento, di affiatamento e di esercitazioni a fuoco sul campo. Pertanto i Russi, nella migliore delle ipotesi, potranno acquisire una superiorità tattica soltanto nei primi mesi del prossimo anno, infatti, pur avendo schierato il nuovo potenziale, non sono ancora riusciti ad esercitare il totale controllo delle operazioni dell'esercito ucraino. Lo sgombero, in buona parte “forzato”, della popolazione di Kherson ne è la prova tangibile. Quello che preoccupa è il fatto che Mosca vuole fare piazzapulita delle zone riconquistate o riconquistabili, nella speranza di poterle rioccupare di nuovo in futuro con la gente “deportata” in precedenza. Ma la mossa russa di Kherson e la contemporanea reticenza degli Ucraini ad entrare nella città apparentemente liberata, fanno balenare il sospetto che quell’area rappresenti una possibile trappola per qualcuno dei due contendenti. Mi sono infatti chiesto perché gli Ucraini non hanno ancora approfittato del fatto che i Russi hanno ritirato da Kherson buona parte delle loro forze. Ho quindi l'impressione che i Moscoviti, dopo tutto il battage allarmistico dell’incombente pericolo rappresentato dalla fantomatica “bomba sporca” che gli Ucraina sarebbero pronti a lanciare, si stiano in effetti ad usare loro un ordigno nucleare tattico sulle fila ucraine durante il loro ingresso nella città “liberata”, ma svuotata preventivamente dei suoi abitanti a cura dell’Esercito russo. Nel frattempo, nel massimo spregio del diritto internazionale bellico, i Russi si “divertono” (più che un divertimento, credo sia soltanto l'effetto dell’ira mal repressa per le gravi perdite subite in precedenza) ad infliggere punizioni non previste dalle leggi di guerra ai civili ucraini, privati delle fonti energetiche primarie, oltre che dell’acqua, dell’illuminazione e delle riserve alimentari, con l'impiego dei loro missili e dei droni di fabbricazione iraniana, onde coltivare il crescente scontento interno e spingere la popolazione ucraina a ribellarsi alla sanguinosa condotta delle operazioni da parte di Zelenski, speranza questa che al momento appare vana. Anche perché, la recentissima, eclatante azione ucraina contro la base navale di Sebastopoli, oltre a consolidare il morale e lo spirito del popolo ucraino, ha contribuito ad aggiungere ulteriori “frustrazioni” all'Orso russo, la cui autostima di potenza ed invincibilità non accenna a placarsi. D'altronde, il ricorso verbale di Putin e Lavrov alle minacce di impiego di armi tattiche nucleari appare proprio la prova evidente che le cose non stanno andando secondo le aspettative di Mosca. Chissà che da questa situazione di stallo, fra non molto aggravata dal terribile inverno russo, non possano nascere auspicabili e fruttuosi sbocchi per la balbettante diplomazia europea, tanto più che Putin e Lavrov negli ultimi tempi hanno manifestato più di un timido tentativo di negoziato che potrebbe forse essere considerato un espediente tattico e tuttavia potrebbe anche nascondere, almeno per la parte russa, un disagio crescente interno al Cremlino. Tale da spingere Putin a cercare “una via d'uscita onorevole dall’operazione speciale, meno onerosa possibile. Rimango comunque convinto che, per il momento, gli USA non siano interessati a trovare una via d'intesa con Mosca e l'annunciata non presenza di Zelenski al costituisce già da sola un indicatore significativo della volontà americana di non fare incontrare i due Capi di Stato belligeranti. Né ritengo orientata in senso opposto la recentissima sollecitazione di Biden a Zelensky di aprire al negoziato. Sarebbe questa una contraddizione in termini che gli Americani non si possono permettere. L’uscita di Biden, a mio avviso, sembra piuttosto una maldestra mossa elettorale per rasserenare gli elettori americani in vista delle consultazioni di midterm, adesso che il rischio concreto che i Democratici possano perdere la maggioranza alla Camera dei Rappresentanti e forse anche al Senato. C’è comunque da rilevare che l'Unione Europea, tuttora impegnata ad inventare, con grande zelo autolesionista, sempre nuove e più dure sanzioni contro Mosca, rimane ancora una volta troppo schiacciata sulle posizioni USA, così rinunciando a quella libertà d’azine necessaria a non rimanere relegata ai margini del dialogo diplomatico internazionale, com’è avvenuto fino ad ora, così agevolando le ambizioni rapaci e per certi versi dissennate dello Sceicco Erdogan. Certe volte ho l'impressione che la NATO stia diventando per noi Europei una “camicia di forza” politica, economica e strategica, senza via d'uscita, a causa dell’osservanza sfrenata, aneddotica e surreale della gratitudine per il concorso prestato nella liberazione dell’Italia dal Nazismo nel corso della Seconda Guerra Mondiale e per l’ombrello protettivo goduto nei confronti delle pretese espansive dell’URSS, impegno morale questo che comunque ci è costato danaro, impianto di basi militari nuclearizzate nel nostro territorio e adesso anche vite umane nelle innumerevoli operazioni di peace keeping cui siamo stati chiamati a partecipare, oltre al continuo pericolo di divenire campo di battaglia preferito in caso di conflitto USA-URSS e probabilmente anche CINA. Resto altresì convinto che la situazione in questi termini non potrà, specie per noi, durare a lungo. A meno che qualcuno non abbia già programmato un “glorioso” suicidio giapponese tipo harakiri o meglio seppuku!... Ritengo comunque necessario che questa nostra sgangherata e rissosa Europa, pur con tutti i suoi limiti e le sue inadempienze organizzative, debba assumere, nella stagnante dialettica tra USA e Russia, una posizione decisa, condivisa da tutti i Paesi membri, onde spingere i due belligeranti ad intraprendere la via di un reale negoziato. In ogni caso, a partire dal prossimo anno, potremo con ogni probabilità cominciare a fare a meno del gas russo e di conseguenza essere meno condizionati nelle nostre decisioni politiche e strategiche e così concorre con maggiore decisione alla risoluzione di questa pericolosa crisi. La “timidezza” europea in questa fase è frutto della scarsa propensione al possibile coinvolgimento in un conflitto più allargato e dall’incerto esito. Infatti, l’entrata in guerra di Xi Jinping a sostegno di Putin sembra al momento scongiurata. La speranza è che lo Zio Sam non vada in Africa a rompere le uova nel paniere ala Gallina Cinese. La qualcosa ci metterebbe sicuramente in guai molto più grossi di quelli attuali.
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