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LA MANIPOLAZIONE DELLE NOTIZIE DI GUERRA DA PARTE DEI MEDIA Frutto di una narrazione “interessata” gli abusi del diritto di cronaca nella propaganda delle parti 25/01/2023 - Massimo Iacopi (Assisi PG) LA MANIPOLAZIONE DELLE NOTIZIE DI GUERRA La guerra d'Ucraina ha ancora una volta evidenziato la tendenza dei media a manipolare “pro domo sua” i concetti di informazione e propaganda o, se vogliamo, ha anche confermato l'attitudine dei media ad interpretare i fatti secondo la lente distorta della rispettiva ideologia. A seguito della guerra in atto, i Russi, considerati primitivi per il dilettantismo dimostrato ed iperbolicamente crudeli nelle loro azioni, sono ormai diventati, nell’immaginario collettivo degli Europei occidentali (e non a torto), caricature grottesche dell’archetipo del nemico. I nostri media, sempre desiderosi di prendere posizione a favore del debole contro il forte, hanno scelto di veicolare la propaganda di guerra ucraina con una buona coscienza, giustificata solo dalla certezza di trovarsi nel campo del bene. C’è da credere che il memorabile scandalo della strage di Timisoara, in Romania (1), del 1989, non viene più citato come un caso di scuola di manipolazione mediatica ai corsi di formazione dei giornalisti e che, per conseguenza, si impone un rinnovamento dei riferimenti. Vale la pena cominciare a sottolineare la fretta dei nostri media nel parlare di “crimini di guerra”, quando l’esercito russo colpisce volontariamente o accidentalmente, obiettivi civili; questa etichetta infamante può essere così facilmente attribuita quando, nello stesso tempo, i giornalisti si sentono legittimati a reclamare che venga armata la popolazione civile ? Una popolazione armata non diventa più una vittima collaterale, in quanto si trasforma, in tal modo, in una milizia di guerra. Allo stesso modo, l’episodio dell’isola dei Serpenti concorre a fornire una sensazione di inadeguatezza, per come l’episodio sottolinei la precipitazione dei nostri giornalisti a cercare lo scopo piuttosto che diffondere notizie non verificate: “presumibilmente morti da eroi”, i militari ucraini in servizio su questa isola sono stati, in realtà, catturati e quindi rilasciati dall’esercito russo. Ravvivando il ricordo delle inezie proferite a riguardo della salute di Ceaucescu (che svuotava ogni giorno il sangue dei giovani per rinnovare il proprio, se si vuole dar credito ai giornali francesi dell’epoca, poi non così lontana), i nostri giornalisti hanno lanciato dibattiti molto seri sulla salute < e sull'atteggiamento mentale di Vladimir Putin: attacca l’Ucraina perché è pazzo ? Oppure, segretamente colpito da una malattia grave, lo statista si impegnerebbe in un ultimo tentativo di realizzare il suo sogno di resuscitare la Grande Russia ? Sotto un altro aspetto, occorre notarlo: sebbene pronti e predisposti a nazificare tutto il mondo non gradito, i nostri media si ingegnano a sfumare al massimo gli elementi che potrebbero puntellare l’idea di una nostalgia di Nazismo in Ucraina, anche quando l’infatuazione persistente, di cui beneficia il nazionalista filo-nazi Stephen Bandera (1909-1959), ha di che lasciare pensierosi … Non si tratta di validare le giustificazioni di Putin, ma solamente di fare presente che esse non dovrebbero apparire così aberranti alla casta mediatica, che, di norma, si dedica allegramente ad etichettare fascisti o di estrema destra tutti i suoi nemici politici. I nostri media, inoltre, adottano totalmente la cronologia della guerra stabilita dalla propaganda ucraina; questa guerra sarebbe iniziata recentemente con l’invasione russa, ovvero il 24 febbraio 2022. Qualche commentatore, tuttavia cerca di dirlo: questo conflitto dura da ben 8 anni !! La prospettiva ne rimane sconvolta e la lettura dei fatti appare semplicemente più complessa di quella che ci viene servita senza misura. Si aggiunga a ciò la questione della libertà di stampa: l'argomento anche in questo caso appare impiegabile con una certa cinica flessibilità: il fatto i media occidentali vietino le catene russe, viene comunque celebrato come la vittoria della democrazia; ma quando il Kremlino censura il corrispondente della BBC, allora, in questo caso, risulta in pericolo la libertà di informazione. La popolazione russa, presentata come abbrutita da una propaganda di Stato viene apertamente criticata dai nostri giornalisti e ben pochi fra di essi si preoccupano della de russificazione dell’ambiente culturale in atto in Occidente (sospensione di concerti, rinvio di artisti). Infine, quando i media riprendono come un dato obiettivo la ormai conseguita parità e forse superiorità militare dell’Ucraina, è evidente anche quando Zelens'kyj sembra sul punto di accettare alcune richieste del Kremlino riguardanti il territori russofoni e di rinunciare alle sue pretese di ingresso nella NATO, questo accade verosimilmente perché i Russi non sono poi così deboli come si vorrebbe far credere. A questo punto, ci si potrebbe interrogare sull’efficacia pedagogica dei programmi scolari che, da anni, preconizzano lo sviluppo dello spirito critico degli studenti attraverso lo studio della propaganda di guerra, impiegata in occasione dei recenti grandi conflitti mondiali. Ottimo !! Avremmo realizzato in questo modo il festival della disinformazione. NOTA (1) Si tratta di un episodio avvenuto nel 1989 a Timisoara, dove venne messo in scena, per mezzo di morti disseppelliti da un vecchio cimitero e adeguatamente “ricollocati”, per dare credito alla fandonia di una strage perpetrata dagli uomini di Ceausescu. Eppure, la presunta strage di Timosoara fu l’evento centrale della rivoluzione rumena, quello che diede il là allo sdegno popolare e alla rivolta generale. Un accadimento che, come si apprenderà in seguito, era stato fabbricato alla bisogna per fomentare lo sdegno popolare e legittimare un colpo di stato.
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