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Gabriella Pallucco all’Accademia di B. A. di Bologna

UNA DONNA D’ALTRI TEMPI AMICA IMPAREGGIABILE APPASSIONATA SCENOGRAFA

Questo era il primo articolo di una serie fermata improvvisamente dal destino infame


01/12/2022 - Gabriela Pallucco - Scenografa


(Spoleto PG)

UNA DONNA D’ALTRI TEMPI

AMICA IMPAREGGIABILE

APPASSIONATA  SCENOGRAFA

Gabriela mi mandò questo breve resoconto delle sue prime esperienze di studentessa di scenografia presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna, dopo tante mie insistenze. La foto dell’articolo è l’unica ricevuta. Per natura modesta e riservata, aveva considerato chiusa per sempre quella felice esperienza. Il Primo di Dicembre dello scorso 2022, dopo le sofferenze morali e materiali patite da tutti noi a causa del Covid, mi fece giungere un allegato di 8 pagine scritto di suo pugno con questo spezzone di vita vissuta, buttato giù con nostalgia, promettendo che ne avrebbe fatti seguire altri. L'articolo si conclude con una vezzosa battuta che non mi sono sentito di tagliare. C’erano già nell’aria i preparativi per le festività natalizie e dovendo convertire lo scritto in formato word, rimandai  la pubblicazione ad un successivo momento. Però, pochi giorni dopo appresi da lei stessa che avrebbe dovuto sottoporsi ad esami clinici di accertamento. Da allora i contatti si diradarono e lei divenne sempre più malinconica e assente. Tra le altre cose mi disse che stava effettuando una cura chemioterapica ed io sperai che fosse risolutiva e che potesse tornare presto alle sue occupazioni. Fu il figlio Andrea, gentile ed affettuoso a comunicarmi l’8 marzo mattina che Gabriela si era aggravata. Subito dopo la mezzanotte dell’8 marzo la tremenda notizia: “Gabry è andata”. Addio, Gabriela cara!...

UNA DONNA D’ALTRI TEMPI

AMICA IMPAREGGIABILE

APPASSIONATA  SCENOGRAFA

Come promesso, intendo formare il materiale da pubblicare sulla Rivista Graffiti, se ritenuto interessante l’argomento. E’ una piccola parte che riguarda l’inizio della mia attività di scenografia. Mi piace avere l’occasione di parlarne per far conoscere come un tempo era possibile accostarsi al mondo del lavoro per il quale si provasse prima di ogni altra cosa una grande passione.

Erano gli anni ’70. Ero al Primo Anno di Accademia di Belle Arti di Bologna, Sezione scenografia. Titolare della cattedra Prof. Antonio Natalini, assistente Prof. Enrico Manelli. C’era anche un professore molto anziano, Prof. Ovidio Gardenghi, docente di Architettura scenica. A quel tempo chi aveva raggiunto i limiti di età per godere la pensione,  poteva continuare, a discrezione dell’accademia ritenendolo idoneo all’insegnamento, naturalmente sostenendone il lato economico. Il Prof. Gardenghi ogni fine anno scolastico formava una squadra di volenterosi alunni, senza tener conto di pregi e difetti, meriti o demeriti, semplicemente chiedeva chi fosse interessato a trascorrere l’estate per partecipare alla realizzazione di scene per il Teatro Comunale di Bologna. La stagione lirica iniziava in ottobre. Inserire qui foto del Gruppo (1). All’inizio il Gruppo era formato da 12/13 alunni, maschi e femmine. Con il passare del tempo per qualcuno l’interesse veniva meno, mentre in altri si rafforzò e formarono il Collettivo di Scenografia. Io ne feci parte attiva fin dall’inizio. Realizzammo per il Teatro Comunale opere liriche e balletti con grandi interpreti ti del momento come il LOHENGRIN, regia di Pietro Zuffi, con un giovanissimo interprete, Luciano Pavarotti, insieme alla soprano Mirella Fremi , due modenesi di prestigio: lei moglie a quel tempo di Leone Magiera che era per quel LOHEGRIN il Direttore d’orchestra. Oppure balletti, più di uno interpretati da Carla Fracci con la regia del marito Beppe Menegatti. Fu così che pian piano non eravamo più un gruppo di studenti. Cominciammo ad essere una realtà. Il Dottor Gaiani, Direttore del Piccolo Teatro La Ribalta,  appartenente alla provincia di Bologna, oggi sede del dams Dipartimento Arte Musica Spettacolo, ci propose l’affido del palcoscenico, luci, scenografia, attrezzisti e tutto ciò che si rende necessario perché uno spettacolo possa andare in scena. Molti Artisti di Cabaret del periodo furono ospitati, come Paolo Poli, Mastelloni, Pozzetto, Autori italiani e stranieri. Realizzai un bozzetto per “Le mani sporche” di Jean Paul Sartre.E’ questo che ho scelto perché Graffiti possa pubblicarlo (2), essendo un esempio completo, dall’ ideazione, alla realizzazione scenica di uno spettacolo teatrale che oggi purtroppo si può considerare definitivamente morto. Probabilmente fu un’apprezzabile intuizione. L’ho immaginato realizzato con vere persiane per finestre grandi e piccole e porte finestre, già a quel tempo cadute in disuso. Per ragioni di budget non potevano essere costruite come si sarebbe dovuto fare. Quindi andammo da un robivecchi a recuperare il materiale. Né potevamo richiede camion e facchini per il trasporto in teatro, per la stessa ragione di costi. Chi aveva un’auto ero io; una 500 rossa con un portapacchi sul tettuccio. Non potevano essere caricate più di due ante. Il peso poteva essere troppo e avrebbe potuto rovesciarsi. I viaggi furono molti. Per fortuna il palcoscenico era molto piccolo, di conseguenza la scena era minuscola. Questo è anche il motivo della grande differenza tra il bozzetto, che era diventato una traccia di invenzione, e la sua realizzazione scenica. Aggiungo qui la realizzazione della scena già in fase di allestimento (3). Illustrazione della foto: Accovacciata, semi nascosta a preparare un qualche colore per ritocchi finali è chi mi descrive ed informa. I due ragazzi in piedi sono: Enrico Mulazzani, a quel tempo alunno, poi gli venne assegnata la cattedra di scenografia a Brera, ed Enrico Manelli, già professore  assistente alla Sez. di Scenografia dell’Accademia di Belle Arti di Bologna.Più tardi divenne titolare della stessa. A tutti e due, negli anni, ha firmato svariate realizzazioni scenografiche di alto livello. Nel successivo appuntamento con Graffiti (Gabriela non potrà farlo mai più!...) metterò altre foto di realizzazioni per altri generi di spettacolo, dando la possibilità, a chi desidera conoscere questo argomento, di entrare un po’ nel dettaglio, Ringrazio Carmelo Sarcià che mi ha dato l’opportunità di poterne parlare dopo tanti anni. Rinnovando così l’interesse in me, il ricordo e, non si può nascondere, una malinconia  nostalgia. Concludiamo questa prima parte con la foto mia in mezzo ai bidoni di colore (4). Ero una bella figa. Perché nasconderlo?...

NOTE

(1) Non pervenuta. Si riservava di farla riprodurre da Sabina col suon telefono: (2)Pervenuta fotocopia B/N poco chiara.

(3) Non pervenuta

(4) Non pervenuta


 

 

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