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Personaggi dalla Storia

IL VENERABILE BEDA PADRE DELLA STORIA INGLESE

Fu Frate Benedettino annoverato fra gli studiosi più eruditi dell'alto Medioevo


20/05/2023 - Massimo Iacopi


(Assisi PG)

IL VENERABILE BEDA PADRE DELLA STORIA INGLESE

Monaco benedettino sassone, é, secondo Manitius, con Isidoro di Siviglia uno dei maggiori se non «il più grande erudito” dell'Alto Medioevo. Grande studioso e autore di numerose opere, tra le quali la più conosciuta è la Historia ecclesiastica gentis Anglorum (Storia ecclesiastica del popolo degli Inglesi), che gli ha fatto attribuire il titolo di Padre della storia inglese”. Beda il Venerabile, nato forse a Jarrow, nel Northumberland, in Inghilterra, fra il 672 ed il 673, é vissuto ed é stato educato nei monasteri benedettini di S. Pietro a Wearmouth (od. Sunderland) e di S. Paolo a Jarrow, nella Northumbria, fondati da Benedetto Biscop (628-689), rispettivamente nel 674 e nel 682 e così vicini da essere considerati un'unica istituzione monastica. Entrato orfano nel monastero di Wearmouth all'età di 7 anni, la sua formazione avviene inizialmente sotto la guida del fondatore, cui viene affidato giovanissimo (verso il 680) dai parenti, poi di Ceolfrido (642-716), successore del fondatore, divenendo diacono a 19 anni e sacerdote a 30 anni, spostandosi dal 682 nel monastero di Jarrow. Qui trascorse il resto della sua vita dividendo il suo tempo tra lo studio, l'insegnamento, la scrittura e l'assolvimento delle funzioni monastiche. Beda è stato un personaggio di grande cultura, interessato agli studi e cresciuto con una formazione ampia e articolata, che va dalle materie scientifiche alle materie umanistiche fino agli scritti antichi. Abile anche nelle lingue, dalle sue produzioni possiamo evincere che Beda conoscesse il greco ed il latino, e grazie a queste sue conoscenze ha potuto attingere agli scritti di Cicerone, Virgilio, Lucrezio, Ovidio, Terenzio e i Padri della Chiesa, per le sue ricerche ma soprattutto per lo studio della Bibbia. Possedeva una profonda conoscenza del suo tempo e del passato, conoscenza ottenuta dalla lettura dei libri delle biblioteche di Wearmouth e di Jarrow, che contenevano dai 300 ai 500 volumi ed erano tra le più grandi d'Inghilterra. Beda, amico di Albino, abate di San Pietro e Paolo di Canterbury (709-734 circa) e Nothelm di Canterbury (arcivescovo dal 735 al 739) e di Egberto di York (vescovo dal 732 e morto nel 766), che si recò a visitare nel 734, non ha rivestito alcuna dignità, né uffici, al di fuori dell'insegnamento, cui si ricollega la maggior parte dei suoi scritti e la tradizione della celebre Scuola di York. Quasi tutto ciò che conosciamo della vita di Beda è quanto è raccontato da lui stesso nella sua Historia ecclesiatica gentis Anglorum. Le sue parole, scritte nel 731, quando la morte era ormai vicina, gettano luce sulla composizione dell'opera attraverso la quale è più ricordato nel mondo. Scrive egli stesso: “ «Così io, Beda, servo di Cristo e sacerdote del monastero dei Beati Apostoli Pietro e Paolo, che si trova a Wearmouth ed a Jarrow, con l'aiuto del Signore ho composto fino a dove ho potuto raccogliere, o dai documenti degli antichi o dalle tradizioni degli antenati o dalla mia conoscenza, questa Storia ecclesiastica della Britannia, e specialmente del popolo inglese. Sono nato nel territorio del detto monastero, e all'età di sette anni i miei genitori mi affidarono alla cura del reverendissimo abate Benedetto, e in seguito a Ceolfrid, perché mi istruissero. Da quel momento ho passato tutta la mia vita all'interno del suddetto monastero, dedicando tutte le mie fatiche allo studio delle Scritture, e fra l'osservanza della disciplina monastica e del compito quotidiano di cantare in Chiesa, è sempre stato per me piacevole imparare, insegnare o scrivere. A diciannove anni fui ammesso al diaconato, a trent'anni al sacerdozio, ed entrambi li ho intrapresi nelle mani del reverendissimo Vescovo Giovanni, e sotto la disciplina dell'abate Cleofildo. Dal momento dell'ammissione al sacerdozio al mio attuale cinquantanovesimo anno, mi sono occupato di aggiungere brevi note sulle Scritture, tratte dalle opere dei Venerabili Padri o in conformità con il significato e le interpretazioni da essi indicati, e ciò per mio uso personale e per quello dei miei confratelli.» Dopo questo, Beda inserisce una lista, o Indiculus, dei suoi precedenti scritti, e alla fine conclude la sua grande opera con le seguenti parole: «E io Ti prego, buon Gesù, che come Tu mi hai graziosamente dato di bere con piacere della tua conoscenza, così voglia Tu benignamente concedermi di attingere un giorno a Te, la fontana di tutta la saggezza, e di comparire per sempre davanti al Tuo Volto.»  Beda si contraddistingue tra i suoi contemporanei per un approccio atipico e rivoluzionario alla spiegazione delle Sacre Scritture: si rifà infatti agli autori antichi, latini e non, e alle conoscenze scientifiche del suo tempo, talvolta anche agli autori e ai culti pagani, che diventano per lui il mezzo per spiegare al popolo la Bibbia ed i principi chiave del cristianesimo. Frutto del suo lavoro di scrittura sono infatti non solo opere teologiche ma anche opere con intento pedagogico. Tra i suoi lavori Beda scrive anche una storia documentata del suo monastero, dal 681 al 716, che si può trovare sotto il nome di Historia abbatum. La morte di Beda avviene nel 735 a Jarrow, dove ha vissuto e dove inizialmente viene sepolto. Per volere del Re d'Inghilterra Edoardo di Ethelredo, il Confessore (1202-1266), e penultimo re degli Anglosassoni, le spoglie del Santo vengono spostate nel 1022 nella cattedrale di Durhan, dove tutt'ora risiedono. Tra i meriti accademici del Santo troviamo anche la suddivisione della storia dell'uomo in Dopo Cristo e Avanti Cristo; questo metodo di conteggio del tempo nasce dalla ferma convinzione di Beda che Cristo sia il centro della storia, a prescindere da ciò che sarà e dall'intuizione che, per orientarsi nei secoli vissuti dall'umanità, è necessario individuare un punto di svolta riconoscibile per tutti ed insindacabile. Nonostante sia stato il primo ad utilizzarla, la divisione Avanti Cristo e Dopo Cristo è diventata poi prassi comune. Più di dodici secoli dopo la sua morte, il suo pensiero è stato preso in considerazione dal Concilio Vaticano II come base della redazione della Costituzione dogmatica Lumen gentium e del decreto Ad gentes sull’attività missionaria. Papa Francesco ha scelto come suo motto un verso tratto dall’Omelia 21 di Beda che tratta l'episodio della vocazione episcopale di San Matteo: “Vidit ergo Iesus publicanum et quia miserando atque eligendo vidit, ait illi Sequere me” (Vide Gesù un pubblicano e siccome lo guardò con sentimento di amore e lo scelse, gli disse: Seguimi). Il Sommo Pontefice da questo verso ha tratto il motto Miserando atque eligendo inciso sul suo stemma pontificio: alludendo a sé stesso come a un pubblicano, quindi peccatore, il Papa ci dice di essere stato guardato con misericordia e quindi scelto. Beda fu un grande esperto in letteratura patristica e nei suoi scritti si ritrovano spesso citazioni di Plinio il giovane, Virgilio, Lucrezio, Ovidio, Orazio e di altri autori classici, malgrado qualcuno all'epoca disapprovasse queste conoscenze. Conosceva anche il greco e un po' di ebraico. Il suo latino è semplice e privo di affettazione, ma fluido nella narrazione. Beda aveva un atteggiamento moderno di fronte all'interpretazione dei miracoli e utilizzava il metodo di interpretazione allegorica. Si riteneva che fosse dotato di molto buon senso, simpatia, amore alla verità e all'imparzialità, sincera misericordia e capacità di mettersi al servizio degli altri. Gli scritti del monaco sono classificati in storici, teologici e scientifici. La più importante e conosciuta delle sue opere è la Historia ecclesiatica gentis Anglorum (Storia ecclesiastica del popolo degli Angli fino al 731), in 5 libri (circa 400 pagine), che narra la storia d'Inghilterra, sia dal punto di vista politico che ecclesiastico, dal tempo di Cesare fino alla data di composizione (731). L'opera é stata composta per invito di Albino e dedicata al re di Northumbria San Ceolwulf, e, redatta con notevole spirito critico, risulta ricca di notizie concernenti anche la storia civile. Questo suo lavoro è particolarmente rilevante per gli studiosi, perchè la storia dell'Inghilterra qui non è solo riportata ma anche esaminata minuziosamente, criticata e commentata con estrema attenzione ai fatti e con lo sguardo limpido di un uomo del tempo. Una delle sue fonti più importanti è stata la Storia dei Bretoni di Gildas, scritta poco prima del 547. Con i commenti biblici (a noi giunti parzialmente), desunti dai grandi Padri occidentali (Ambrogio, Girolamo, Agostino e Gregorio Magno), fissò la dottrina dei quattro sensi (storico, morale, allegorico e mistico) della Scrittura, con i trattati didascalici (De metrica ratione, De orthographia, specie di dizionarietto, De natura rerum, De temporibus) trasmise nozioni fondamentali; De orthographia, una sorta di manuale molto semplice per insegnare l'ortografia, rimarcando ancora una volta la voglia e l'impegno del Santo nella condivisione e divulgazione del sapere a chi non poteva accedervi. è infatti ricordato come uno dei più grandi comunicatori dell'Alto Medioevo. Tra gli scritti scientifici troviamo trattati di grammatica (scritti per i suoi allievi), un'opera sui fenomeni naturali (De Rerum Natura nella quale scrisse che la Terra é rotonda come una palla da gioco. ) e due sulla cronologia (De temporibus e De temporum ratione). La sua opera De temporum ratione ha un'appendice che contiene la sua tabella per il calcolo della Pasqua nell'lntervallo di tempo AD 532-1063. Questa tabella di Pasqua (1) contiene un ciclo pasquale di 532 anni fondato su un ciclo lunare metonico di 19 anni. È un'estensione esatta della tabella pasquale di Dionigi il Piccolo (da lui continuata fino al 1063) e dallo stesso modo ha completato anche il computo degli anni da Gesù Cristo (era dionisiana ab incarnatione), fornendo un modello non solo alla cronologia, ma alle cronache universali del Medioevo (con la cronaca da lui compilata, sino al 725, che costituisce i capitoli 66-71 dell'opera). Con il Martyrologium (derivato dal geronimiano e a noi pervenuto con aggiunte posteriori) iniziò la serie dei cosiddetti martirologî storici. Più importanti ancora, per i moderni, le opere storiche: Historia sanctorum abbatum monasterii in Wiremutha et Girvum, (da Benedetto Biscop, il fondatore, a Guerberto o Hwaerberthus); la Vita Cutbercti (Cutberto di Lindisfarne). Restano inoltre 16 lettere del Liber epistolarum, un carme De die iudicii, altro in onore di san Eteldreda inserito nella Historia ove fornisce l'elenco delle sue opere fino al 731 (tra quelle che non ci sono pervenute, un Liber hymnorum e un Liber epigrammatum) e dati sulla sua vita. Il suo Liber de loquela per gestum digitorum fece testo durante tutto il Medioevo per l'insegnamento dell'aritmetica, o - per meglio dire - del calcolo digitale. Varie opere a lui attribuite sono di discussa autenticità; altre certamente spurie. Il titolo Venerabilis sembra essere stato associato al nome di Beda già due generazioni dopo la sua morte. Il termine è stato utilizzato, in particolare, da Alcuino di York, Amalario di Metz (775-850) e, apparentemente, da Paolo Diacono (pseudonimo di Paolo di Warnefried 720 circa-799) ed il Concilio di Aquisgrana dell'835 lo descrive come venerabilis et modernis temporibus doctor admirabilis Beda (il venerabile e meraviglioso dottore dei nostri tempi Beda). A questo decreto ha fatto riferimento specifico la petizione che il cardinale Nicholas Patrick Stephen Wiseman ed i vescovi inglesi hanno indirizzato alla Santa Sede nel 1859, chiedendo che Beda fosse dichiarato Dottore della Chiesa. Nel novembre 1899, papa Leone XIII, accogliendo le istanze dei vescovi inglesi, lo dichiara Doctor Ecclesiae, con il nome di San Beda il Venerabile, stabilendo anche che il culto venisse celebrato il giorno 25 maggio.

NOTA

Per quanto riguarda le origini della Tabella di Pasqua di Beda, bisogna riconoscere che deve la sua raffinata struttura metonica ai lavori dei suoi predecessori computistici, come Anatolius (verso l'anno 260), che inventò il primo ciclo lunare metonico di 19 anni (da non confondere con il ciclometonico, del quale questo ciclo lunare è una applicazione nel calendario giuliano), il vescovo Teofilo d'Alessandria (verso l'anno 390), Anniano (verso l'anno 412), che fu il primo a scoprire che la sua sequenza di date di domenica pasquale, basata sul suo ciclo lunare metonico di 19 anni, ha un periodo di 532 anni, il vescovo Cirillo di Alessandria, che (verso l'anno 425) adottò il ciclo metonico lunare di 19 anni di Anniano e Dionigi il Piccolo (verso l'anno 525). Tutto questo evidenzia che la tabella di Pasqua di Beda il Venerabile è derivata dal computus paschalis dal terzo al settimo secolo.

BIBLIOGRAFIA

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·     Musca Giosué, Il venerabile Beda storico dell'alto Medioevo, Dedalo libri, Bari, 1973

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