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LA FORTUNOSA NASCITA DEL SULTANATO TURCO Anno Mille: Bande mercenarie turche si ribellano al Califfo di Bagdad ed instaurano il Sultantoa 12/10/2023 - Massimo Iacopi (Assisi PG) LA FORTUNOSA NASCITA DEL SULTANATO TURCO Sin dal IX secolo, i guerrieri turchi si rendono indispensabili per il potere di Bagdad. Ma, nel 1042, arrogandosi il titolo di sultano e successivamente imponendo la loro tutela al Califfo, i Selgiuchidi iniziano il loro regno nel cuore dell'Oriente islamico. “Apprendi la lingua dei Turchi poiché il loro regno sarà lungo”. Alla stessa stregua di numerose affermazioni attribuite a Maometto, questa tradizione (Hadith) é stata forgiata, con tutta verosimiglianza, molto tempo dopo la morte del Profeta dell'islam (avvenuta nel 632). Essa viene ricordata nella Raccolta della lingua dei Turchi (Diwan lughat al-Turk), primo dizionario arabo-turco composto a Bagdad intorno al 1077 e sola opera in lingua turca del tempo dei Selgiuchidi, oggi pervenuta sino a noi. Questa tradizione sarebbe diventata profetica. L'impero dei Selgiuchidi (1137-1194), ha inaugurato, in effetti, per circa 900 anni il dominio politico dei Turchi sull'Oriente islamico. Delle loro conquiste militari viene ricordata, molto spesso, solo la loro breve dominazione su Gerusalemme (1073-1096), evento che, peraltro, contribuirà ad accelerare l'appello di papa Urbano II (1040-1099) a “liberare” la tomba del Cristo e l'inizio delle Crociate. Negli stessi anni, vittoria dei Selgiuchidi sui Bizantini a Manzikert (Manziscerta), nel 1071), apre l'Anatolia all'insediamento di pastori turchi nomadi (i Turkmeni). In ogni caso, entrambi i predetti eventi risulteranno carichi di conseguenze: uno ha inaugurato il tempo delle Crociate, mentre il secondo ha contribuito a porre i presupposti per la genesi della moderna Turchia. Tuttavia, gli stessi concernono solamente le periferie occidentali dell'impero selgiuchide, abbandonate dai sovrani a parenti discendenti di rami collaterali. In realtà, per circa un secolo e mezzo, il dominio selgiuchide risulta incentrato sull'Iran ed é proprio da questa regione che essi estenderanno il loro dominio verso ovest verso la Siria del nord e sull'Irak, dove il califfo abbaside (1) di Bagdad sarà costretto a subire la loro tutela, mentre verso est essi arriveranno a dominare l'Asia centrale, dove la dinastia turca dei Karakhanidi (2) é diventata un loro vassallo. I Selgiuchidi non sono i primi Turchi a giocare un ruolo importante nella storia dell'Islam. Dall'anno 870, i califfi abbassidi di Bagdad hanno preso l'abitudine di circondarsi di una guardia turca di origine servile (i Ghulam o mamluk), il cui peso politico risulterà crescente col trascorrere del tempo (3). D'altronde i Selgiuchidi, da parte loro, non sono entrati nell'Islam attraverso il filtro della schiavitù, ma da uomini liberi, accompagnati da un numero sempre crescente di pastori turkmeni provenienti dalle steppe ed attirati dai loro primi successi. Selgiuk, l'antenato eponimo della dinastia, é un comandante militare proveniente dalla confederazione tribale degli Oghuz: insediati a nord est del Mar d'Aral (attuale Kazakhistan); egli si converte all'islam alla fine del X secolo e si mette al servizio di diversi principi, che si combattevano, all'epoca, nell'Asia centrale. 1055, I Selgiuchidi entrano a Bagdad Nel 1055, i nipoti di Selgiuk, fra i quali Tughril Beg (990-1063), dopo aver subito una sconfitta nel Khwarezm o Corasmia, nel delta dell'Amu Daria, sono costretti a rifugiarsi nel Khorasan, ricca provincia dell'Iran orientale sotto il dominio dei Ghaznevidi (4). Nel giro di cinque anni, questi nomadi turchi si rendono padroni della regione, devastando le campagne per poter costringere le città di Merv, Herat e Nishapur, ad aprir loro le porte, prima di vincere, nel 1040, gli stessi Ghaznevidi ed i loro elefanti da guerra. Questa prima fase di conquista si estende rapidamente all'insieme dell'Iran (Tughril Beg farà di Isfahan la sua capitale nel 1051), quindi all'Irak (lo stesso entra a Bagdad senza combattere nel 1055, imponendo la sua tutela al califfo abbaside). Morto nel 1063 ed inumato a Merv, nel Khorasan, Tughril lascia ai suoi successori una autorità suprema riconosciuta dall'insieme della sua famiglia, come anche da parte dei pastori turkmeni che si sono insediati nell'Iran al seguito delle sue conquiste, ma disputati senza tregua dai membri delle dinastie collaterali. Il regno di suo nipote (Muhammad ibn Dawud) Alp Arslan (leone) (1030-1073), il vincitore di Mazinkert sui Bizantini risulta breve (1064-1072) e sotto il regno di suo figlio Malik I Shah (1072-1092) che l'impero selgiuchide raggiunge il suo apogeo, con una estensione che va dall'Asia centrale fino alla Siria del nord. Città di tende I Selgiuchidi hanno inaugurato, nella storia dell'impero islamico, un sistema di governo senza precedenti, Il carattere itinerante della corte (Dargah), le cui migliaia di abitanti (servitori, combattenti, artigiani e cortigiani) e le numerose greggi, si spostano al seguito del sovrano al ritmo delle stagioni, non costituisce nulla di nuovo sotto il cielo dell'Iran. Per contro, la ritrosia dei Selgiuchidi a vivere in città, in un palazzo o in una cittadella urbana, si scontra con la pratica delle corti dei califfi (Abbassidi a Bagdad, Fatimidi al Cairo) e di tutte le altre corti principesche del tempo (Hamdaniti arabi ad Aleppo, Karakhanidi turchi a Bukara). A Bagdad, dove Tughrul Beg ha ingrandito un vecchio palazzo, a Merv, dove Sanjar (1118-1157) ha fatto costruire un immenso complesso, come a Isfahan, dove Malik I Shah (1055-1092) ha trascorso la maggior parte del suo tempo, i monumenti urbani venivano utilizzati per solo per il tempo delle cerimonie: la corte risiedeva il più delle volte in una città mobile di tende, installata fuori dalle mura, intorno alla vasta tenda rossa del sovrano. I Selgiuchidi, grandi amatori del vino e della caccia, apprezzavano ugualmente i Kushk (i chioschi), una sorta di padiglioni, spesso fortificati, edificati in giardini posti nella periferia delle loro diverse capitali temporanee. I sontuosi caravanserragli, che scaglionavano le strade del loro impero, specialmente nel Khorasan, erano indubbiamente destinati ad accogliere i mercanti, ma anche il sovrano o un membro della sua famiglia nel corso dei suoi spostamenti. Il potere selgiuchide, itinerante ed anti urbano si appoggiava comunque ad un possente apparato amministrativo, ereditato dal diwan (l'amministrazione) califfale, a sua volta basata sulle competenze di segretari della cultura persiana e diretta dall'autorità di un primo ministro.: il Gran Visir. Il più celebre fra questi é indubbiamente Nizam al Mulk (1018-1092). Egli é stato Gran Visir di Alp Arslan, quindi di Malik I Shah per circa trent'anni. Il suo Trattato sul governo (Syasat Nama), redatto in persiano ad uso del sovrano, assume, con grande dovizia di aneddoti storici, la difesa del ruolo del diwan e della tradizione politica islamo-persiana nello Stato, nato dalle conquiste segiuchidi. La tradizione politica turca, ereditata dalle steppe e dagli imperi pre islamici (specialmente quello di Gök Türk (5)), non ha mai smesso di influenzare la pratica politica dei selgiuchidi. La bipartizione fra i territori dell'Est (Iran ed Asia cemtrale) ed i territori dell'Ovest (irak e Siria del Nord) ne costituisce la prova. Ma é soprattutto nel sistema di successione che la tradizione turca ha avuto il peso maggiore nella storia dei Selgiuchidi, accentuando le tendenze centrifughe, di cui erano portatrici le bande di pastori turkmeni, erranti alla ricerca di nuovi pascoli e di bottino.Se la legittimità della famiglia selgiuchide risultava incontestata nell'impero, se nell'ambito della dinastia veniva riconosciuta una speciale autorità al primogenito (dei figli o dei fratelli), nella pratica ogni principe selgiuchide poteva pretendere di ascendere al potere supremo alla morte del padre, o di suo zio. In questa logica, le lotte di successione non erano un puro incidente: esse dovevano consentire di far emergere un vincitore e di investirlo di una sufficiente legittimità per imporsi ai suoi fratelli e cugini. Al di fuori da questa fase di competizione acuta, il sovrano delegava localmente la sua autorità a membri della sua dinastia: i principi, in carica del governo di una provincia, assumevano il titolo arabo di Malik (re). Al fine di prepararli all'esercizio del potere ed alla competizione che li avrebbe attesi, i figli dei sovrani, venivano, sin dall'infanzia, insediati in un governo di provincia, una pratica che si é perpetuata fino al XVI secolo in un altro impero turco: quello degli Ottomani. I giovani principi selgiuchidi venivano, a quel tempo, posti sotto la tutela di un atabeg, un ufficiale incaricato della loro educazione e che spesso restava in servizio anche dopo l'ascesa al potere del loro pupillo. Nel XII, a causa dell'indebolimento dell'autorità sovrana, alcuni atabeg riusciranno persino a stabilire localmente un potere di tipo dinastico. Il più famoso di questi é Zengi (1087-1146), l'atabeg di Mossul, che recupera Edessa contro i Crociati nel 1144. I vasti territori conquistati dai Selgiuchidi fra il 1037 (sottomissione di Merv nel Khorasan) ed il 1189 (acquisizione del controllo di Samarcanda, nell'Asia cemtrale) rappresentano, dopo le conauiste arabe del VII ed VIII secolo, e più ancora dopo l'accessione al potere dei califfi abbasidi nel 750, il cuore dell'impero dell'Islam. I nuovi padroni turchi non devono solamente adattarsi alle pratiche amministrative persiane, ma dovranno confrontarsi anche con la tradizione politica dell'islam, che pone, al vertice dell'impero, il potere universale del califfo, a prescindere dalla realtà e potere effettivo di quest'ultimo. Adattarsi e negoziare con il potere del califfo Quando Tughril Beg entra a Bagdad nel 1055, il califfo abbaside ha, ad onor del vero, già perduto molto dei suoi domini: tre secoli prima i territori occidentali (al Andalus ed il Maghreb) sfuggono alla sua autorità, per un secolo il califfo ha subito la tutela di una dinastia di comandanti persiani sciiti. Il capo dei Selgiuchidi ha pertanto compreso la necessità di integrare un ordine simbolico, di cui il califfo rimane la chiave di volta: dal 1035, senza dubbio, egli si proclama “cliente” del “Comandante dei Credenti” (principale titolo del califfo). Nel 1042, dopo la sua vittoria sui Ghaznavidi, lo stesso capo si attribuisce sulle monete il titolo di sultan mu'azzam (letteralmente: “potere esaltato”) fino a quel momento un attributo specifico del califfo. Questo evento costituisce l'atto di nascita del titolo di Sultano, destinato ad un grande avvenire. Nel 1055, il califfo, ridotto all'impotenza nel suo palazzo di Bagdad, riconosce il potere effettivo di Tughril Beg e gli conferisce una dimensione universale, attribuendogli il titolo di “re dell'Oriente e dell'Occidente”. In seguito, i giuristi mussulmani teorizzeranno la “delega di sovranità” (tafwid) attraverso la quale il califfo, solo detentore dell'autorità legittima nell'Islam, affida il suo “potere effettivo” (sultan) a quello che ne viene ormai designato (sulle monete, nelle prediche) proprio con lo stesso titolo. Se questo titolo viene progressivamente rivendicato, soprattutto a partire dal XIII secoo, da numerosi potentati locali (dall'Africa dellovest, all'Indonesia), il solo sultano legittimo, nel mondo islamico risulta, legalmente parlando, solo quello investito dal califfo. Dopo la conquista di Bagdad da parte dei Mongoli nel 1258, i califfi abbasidi, rifugiati al Cairo, continueranno fino al 1516 ad investire di una fondamentale legittimità i sultani mamelucchi (turchi) d'Egitto e di Siria. Questa dualità avrà il suo termine con la conquista del Cairo nel 1517 da parte di Selim I (1470-1520), il capo della dinastia degli Ottomani, la cui legittimità riposa interamente sui suoi successi nella guerra santa (djhad) contro gli “infedeli”: ma a questa data il sovrano ottomano non avrà più bisogno del califfato. Sultanato di Rum 500 anni prima, la storia dei rapporti fra il sultano e califfo non era stata ancora scritta. Nel 1092, il Gran Visir, Nizam al Mulk, quindi quello del sultano Malik I Shah, vengono assassinati da membri di movimenti sciiti ismaeliti deglla setta degli Assassini (Hashishin). Questi avvenimenti non mettono in crisi l'autorità dei Selgiuchidi. Dopo il 1118, per contro, le forze centrifughe, animate dai pretendenti al sultanato iniziano a destabilizzare l'unità dell'impero. A Bagdad, l'autonomia riconquistata dal califfo abbasside, dopo dura lotta, allontana i selgiuchidi dalla città, dove i loro palazzi vengono rasi al suolo nel 1187. L'ultimo sultano, Tughrul III (morto nel 1194), muore in combattimento nel 1194 di fronte al sovrano turco del Kwarezm (Corasmia). Paradossalmente, é proprio in Anatolia, il “paese dei Romani” (Bilad al Rum), questa lontana penisola occidentale che i sultani selgiuchidi abbandonano (dopo il 1071 e la loro vittoria di Manzikert) a gruppi di irregolari turkmeni, che si trasformerà nella branca più duratura del loro impero: il sultanato selgiuchide di Rum (1077-1308), con Konya capitale. Esso si manterrà fino alla sua disfatta di fronte ai Mongoli nel 1243. Sarà proprio sulle sue rovine e sul suo ricordo, che nel XIV secolo si ricostituirano diversi principati turkmeni, fra i quali l'emirato degli Othman sarà destinato ad un brillante avvenire. NOTE (1) Abbasidi. Dinastia califfale mussulmana che ha governato il mondo islamico dal 750 al 1258, e poi parte di esso tra il 1261 e il 1517. Il loro califfato ricopriva un'area di 11,1 milioni di km² ed era uno degli imperi più vasti di sempre, il secondo della storia islamica dopo il solo impero omayyade (13,4 milioni). Prendono il loro nome da al Abbas Abd al Muttalib - zio paterno del profeta Maometto e trisavolo del fondatore della dinastia - che si vuole si fosse convertito alla religione predicata dal nipote in una data imprecisata che i detrattori della dinastia ponevano nella sera immediatamente precedente alla conquista (fatḥ) della Mecca da parte dei musulmani (630); (2) Karakhanidi o Qarakhānidi chiamati anche Ilek Khanidi (turco Karahanlılar). Dinastia “turca” iranica musulmana, che regnò sulla Transoxiana e parte della Persia orientale nei secc. IX-X d. C. Il suo maggiore sovrano fu Ismā῾īl (872-907), che estese il dominio samanide dalla Farghāna alla Media (Gibāl). Fu un Khanato di cultura turca. Il Khanato ha acquisito il controllo dell'Asia centrale e della Transoxiana dall'840 al 1211. Le sue capitali sono state Kashgar, Bsalasagun, Uzgen e, ancora una volta, Kashgar. Il nome deriva dai sostantivi turchi Kara e Khan. Kara significa nero, ma indica anche la nobiltà, mentre “Khan”, attualmente Kağan, è un titolo turco centrasiatico dato ad un governante di uno Stato, al pari di Hakan, Tenhu, Yabgu e Ilbey ; Oghuz: una confederazione di tribù dei Turchi dell'Asia Centrale, tutte appartenenti al gruppo sud-occidentale delle lingue turche. (3) Ghulam, termine persiano che significa “servitore, schiavo”, mentre Mamluk é il termine arabo per designare lo “schiavo o posseduto”. In un'accezione semanticamente positiva, il termine Mamlūk veniva usato anche per indicare gli uomini avviati al mestiere delle armi, in cui la condizione di schiavitù si credeva potesse rafforzare il sentimento di assoluta fedeltà al proprio comandante/padrone, nella speranza di un proprio affrancamento che, in effetti, il più delle volte aveva luogo, come ricompensa dei buoni servizi resi. Sinonimo, in questo senso, di mamlūk è ghulām: termine che può talora essere anche visto come sinonimo di paggio, senza quindi che sia necessariamente esistente un vincolo di proprietà fra lui e il suo referente; (4) Ghaznavidi: una dinastia turca che ha governato il Khorasan, l'Afghanistan, parte dell'Azerbaigian ed il Punjab tra X ed il XII secolo. Si contendono con i Karakhanidi il titolo di primo Stato turco di religione islamica. Con il generale della guardia turca Alp Tigin, al servizio dei Samanidi, ha inizio l'epopea dei Ghaznavidi. Questi, diventato governatore della provincia Ghazna (l'odierna Ghazni in Afghanistan), si ritaglia un ruolo sempre più indipendente a cominciare dal 962, ed egli è, per questo, ritenuto il fondatore della dinastia. Gli succede nel 977 il suo schiavo e genero Sebuktigin, che consolida il regno e lo amplia a est, fino all'India. Sebuktigin muore nel 997 e l'anno seguente gli succede il figlio Mahmud, che assume il titolo di Emiro, in segno di formale sottomissione al califfo di Bagdad, ma anche quello di Sultano, per marcare la propria indipendenza dai Samanidi. Mahmud si accorda con i Karakhanidi per spartirsi il territorio samanide in modo da stabilire il confine lungo il fiume Oxus. Nel 999, mentre i Qarakhanidi prendono Bukhara, i Ghaznavidi sconfiggono i Samanidi e conquistano il Khorasan. Da quel momento ha inizio il declino e nel 1040 il sultano Masud viene sconfitto da Selgiuk a capo degli Oghuz, a Dandanqan, venendo costretto ad abbandonare il Khorasan per rifugiarsi a Lahore, nel Punjab. La dinastia si estingue nel 1186 per opera dei Ghuridi. (5) Gök Türk. “Turchi Celesti” popolo di origine turca dell'Asia centro-orientale, noto alle fonti cinesi come tujue, che sotto il regno del Khagan Bumin/Tuman (?-552 d.C.) si ribella ai dominatori Juan Juan. Egli ed i suoi figli daranno vita al primo stato turco conosciuto nel territorio precedentemente occupato dagli Unni e che si espanse rapidamente in un vasto territorio dell'Asia Centrale. BIBLIOGRAFIA Anivac Anel, Storia Militare delle Crociate, 2015; Gatto Lodovico, Gli Imoeri del Medioevo, 2016; Koprulu Mahmet Fuad, The Seljuqs of Anatolia: Their History and Culture, 1992; Peacock A.C.S., Early Seljuqs History. A New interpretation, 2013; Richards D.S., The Annals of the Saljuq Turks, 2014; Songul Mecit, The Rum Seljuqs, Evolution of a Dinasty , 2013 Talbot Rice Tamara: The Seljuqs in Asia Minor, 1966;
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