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Bollettino Numero 5

DIARIO DI GUERRA DEL GENERALE MASSIMO IACOPI

La situazione sul Fronte nei conflitti Russo-Ucraino e Israelo-Palestinese aggiornata al 10 ottobre


10/10/2024 - Massimo Iacopi


(Le Pradet (Francia))


DIARIO DI GUERRA DEL GENERALE MASSIMO IACOPI

Bollettino Numero 1 del 9 Marzo 2024

La situazione delle due guerre maggiori nell’ultimo mese offre pochi spunti significativi. Il periodo appena trascorso non ha fatto evidenziare cambiamenti rilevanti rispetto al quadro globale presentato il mese scorso. Circa l' Ucraina, si nota, sul campo, una certa difficoltà, tanto che ha dovuto cedere terreno, ritirandosi dal saliente occupato nella controffensiva dello scorso anno (il saliente di Adwinka nei pressi di Donesk). La decisione ucraina deriva: dal cambiamento di politica conseguente all'avvicendamento del Comandante operativo, dalla limitata disponibilità di munizioni e dalla necessità di risparmiare le forze disponibili, specie dopo le notevoli perdite, in termini di effettivi, subite nei combattimenti di Bakhmut e nell'ultima controffensiva. Le forze ucraine si sono rese conto che non possono continuare ad accettare “sul campo” una pericolosa lotta di usura, che é proprio la tattica della “mattanza reciproca”, che i Russi hanno inaugurato a Bakhmut. La difesa, d'ora in avanti, verrà condotta con metodi diversi, facendo ricorso a procedimenti di elevata mobilità, evitando esiziali irrigidimenti e resistenze sul posto, ma per questo occorrono anche ingenti quantità di munizioni. Evidentemente i Russi, continuano ad applicare da secoli la loro logica della guerra d'usura, soffrendo, apparentemente di meno, il problema delle perdite umane che, numericamente, risultano veramente ingenti (oltre 100 mila morti, ma in compenso, forse, adesso, non hanno più delinquenti ed oppositori nelle carceri !!!). Vale la pena, infine, di sottolineare il grande successo ottenuto dai resti della marina ucraina, con l'affondamento di una fregata russa del Mar Nero, una delle unità da cui partono i missili di crociera che colpiscono la parte occidentale dell' Ucraina e, recentemente, di una nave da sbarco. Alla marina ucraina deve essere attribuito il fondamentale successo nell'aver sistematicamente sventato tutti i tentativi di sbarco russo con obiettivo la conquista di ODESSA con l'aiuto di droni molto efficaci (drone navale Magura). Sul fronte del Medio Oriente, non mi sembra di aver captato nulla di veramente nuovo, se non il fatto che la propaganda del fronte arabo ha talmente intossicato, per mezzo di molti media corrotti di casa nostra (e l'ultima inchiesta sul dossieraggio in grande stile ne é un sintomo), l'opinione pubblica in Occidente, tanto da manipolare e provocare numerosi cortei di “ignari” e manipolati studenti che, di fatto, si sono già dimenticati che l'ultimo scontro israelo palestinese, nasce dai massacri (oltre mille morti) e dalle feroci violenze perpetrate nell'attacco palestinese del 7 ottobre 2023. A mio parere, HAMAS sembra non avere più il polso della situazione nella striscia di GAZA e soprattutto non ha più il supporto diretto locale delle organizzazioni internazionali, a loro asservite e smantellate dagli Israeliani (l'UNRRA). Prova ne sia il fatto che i terroristi non sono più in grado di fornire l'elenco degli ostaggi ancora vivi (il totale, meno quelli eliminati da loro e quelli probabilmente uccisi delle bombe ebraiche), a premessa di una eventuale tregua. Figuriamoci, in questo contesto, l'attendibilità che può avere il bollettino del conteggio dei morti a GAZA, che viene regolarmente diramato da HAMAS al termine di ogni giornata !! D'altronde, come ho già sottolineato più volte, ISRAELE non sembra flettere nella sua pervicace volontà di perseguire il suo obiettivo finale, che é l'eliminazione dell'influenza di HAMAS nella striscia di GAZA. Certo, NETANHIAU non può permettersi di irritare troppo il suo protettore USA, che si trova in gravi difficoltà nella prospettiva delle elezioni presidenziali del prossimo novembre. Anche la scusa della necessità di una tregua, per motivi religiosi, per il prossimo mese del Ramadan, strombazzata quotidianamente dai nostri media, appare decisamente irrilevante per ISRAELE, qualora si pensi che gli Arabi, nel 1973, hanno attaccato gli Ebrei proprio nella festa religiosa dello YOM KIPPUR. Nei fatti, tutto questo appare, come il solito, puro e semplice sofisma, espediente tipico degli intellettuali di sinistra occidentali. In ogni caso, ISRAELE si trova, politicamente, sotto pressione per la deprecabile situazione umanitaria della popolazione di GAZA e per questo motivo risulta molto difficile prevedere le decisioni che sarà, primo o poi, costretto ad assumere. Per il momento, esso privilegia ancora la carta del guadagno di tempo per portare a termine la sua azione programmata. Forse il problema attuale più rilevante per noi appare la grave azione di disturbo condotta, per procura, dal movimento sciita degli HUTHI, dello YEMEN, che cercano di interrompere, o perlomeno di perturbare pesantemente, il libero passaggio nel Mar Rosso alle navi di Israele e di quei paesi che lo appoggiano. Quest'azione, anche se nei fatti non costituisce una minaccia grave, rappresenta comunque un vulnus economico importante per l'economia occidentale ed in particolare per l'ITALIA, i cui porti hanno visto una diminuzione sensibile delle loro attività. L'Occidente ha già risposto con l'invio di importanti mezzi navali ed aerei nell'area, ma la condotta delle operazioni non appare unitaria e potrebbe non conseguire i risultati sperati, almeno per il momento (Sembra, infatti, aprirsi lo spiraglio di una gestione comune delle forze navali impegnate nel Mar Rosso). In effetti, questa é una guerra asimmetrica ed il guerrigliero/terrorista può colpire di sorpresa, “loco et tempore” (a tempo e luogo), proprio come l'affermavano, a suo tempo, gli artiglieri del duca d'Este. A ben vedere, i veri nemici dell'Occidente sono altrove, a TEHERAN ed a MOSCA. (Assisi, 9 Marzo 2024).

Bollettino Numero 2  del 7 Aprile 2024

La situazione bellica sui fronte ucraino e palestinese, alla data odierna  offre pochi spunti significativi.  Anzi, la guerra in Ucraina, fornisce segni molto ambigui e contrastanti sulla reale situazione sul terreno. I Russi continuano nel loro sistematico martellamento del territorio ucraino ed ottengono, nel contempo piccoli guadagni territoriali sul terreno a costo di perdite umane enormi. Anche l'Ucraina sembra in gravi difficoltà ingigantite dal fatto che i suoi dirigenti nella loro lotta quotidiana per ottenere aiuti dall'Occidente, contribuiscono anch'essi a rendere più grave la reale situazione sul terreno. Certamente l'Occidente non ha nulla da guadagnare dal suo attendismo, perché anche un eventuale parziale successo di PUTIN renderebbe, a mio avviso, molto più probabile uno scontro diretto con la NATO, perché i paesi dell'ex Cortina di Ferro (Paesi Baltici, Polonia, Slovacchia e Romania), per garantire la loro indipendenza, non rimarranno a guardare di fronte ad una sconfitta dell'Ucraina e questo PUTIN lo sa !. Le prossime elezioni americane, sotto questo aspetto, intervengono in un momento molto critico ed anche lo stesso TRUMP se, come sembra, vincesse il confronto elettorale, non potrebbe mollare tutto senza gravissime ripercussioni  per il mondo occidentale. Invece, per quanto attiene al Medio Oriente, la fase finale dell'azione di Israele nei confronti di HAMAS, in prospettiva  sembra complicarsi. Diventa infatti sempre più difficile per l'esercito israeliano condurre la fase finale dell'operazione su RAFAH, tenuto conto che l'area ha raggiunto tassi di densità di sovrappopolamento inauditi e quindi, prima di condurre l'attacco finale, sarebbe ragionevole agevolare lo sfollamento di almeno un milione di Palestinesi altrove, possibilmente  in campi di sosta provvisori. E pare che gli Israeliani si stiano organizzando in tal senso. Ma gli amici di HAMAS e tutti coloro i quali hanno elargito loro soldi a piene mani (Emiri del QATAR), stanno coagulando l’adesione  contro NETANHYAU di sempre nuovi nemici, interni ed esterni. In particolare, i democratici americani, preoccupati dell'andamento della campagna elettorale presidenziale di BIDEN, stanno spingendo a tutta forza su TELAVIV per obbligare il Governo a porre in essere una tregua nelle operazioni contro GAZA. Su questo punto, ISRAELE non può tirare la corda troppo a lungo, specie in questa fase delicata circa i apporti con gli USA. Ritengo quindi che non si possa escludere a priori che HAMAS, sebbene continui a cavalcare una determinata intransigenza, si trovi anch'esso di fronte ad un bivio e che per salvare il salvabile possa in qualche modo addolcire le sue condizioni, con un allentamento almeno temporaneo della pressione militare,  offrendo ad ISRAELE una possibile via di uscita. Il problema di nuove elezioni chieste a danno del premier israeliano costituisce, in effetti, un falso problema, perché nessun paese, per la propria sopravvivenza, si reca a votare in una situazione di guerra. E se, come é probabile, le elezioni venissero comunque indette, la loro data sarebbe comunque fissata a partire dall'ultimo trimestre dell’anno corrente, quando cioè tutti pongono le loro speranze nella fine delle operazioni. Il fatto  é che, se NETANHYAU dovesse raggiungere gli obiettivi programmati, a quel punto le elezioni si trasformerebbero in un suo trionfo ed in un boomerang per chi oggi le reclama. A mio modesto avviso, al momento tutto dipende da HAMAS e dai suoi “sostenitori”…  anche se le complicazioni che vengono regolarmente poste dai suoi “protettori” hanno contribuito a diffondere un certo nervosismo nella dirigenza israeliana che, negli ultimi tempi, sta colpendo duramente anche a nord: nel Libano HEZBOLLAH ed in Siria i CURDI. A tal proposito mi chiedo quale sia la necessità di continuare a mantenere il contingente militare italiano nel Sud del Libano, di continuo sorvolato da missili e granate provenienti dagli schieramenti iraniani ed Hezbollah. Non credo, comunque, che l'IRAN, nonostante la perdita per mano di TEL AVIV di uno dei principali capi dei Guardiani della Rivoluzione a DAMASCO, possa assumersi il rischio di dare corso ad azioni di guerra nel teatro delle operazioni. Già, qualche anno fa, l'eliminazione in territorio siriano del Capo dei servizi segreti iraniani non aveva prodotto altro che rumore. Colpisce nella fattispecie il comportamento delle ONG (organizzazioni non governative ) che operano nel territorio di Gaza in soccorso dei Palestinesi, allorché  hanno assunto nette posizioni in favore di HAMAS, contribuendo così a complicare ulteriormente il quadro generale e ad ostacolare la prosecuzione delle operazioni israeliane. Non c’è alcun dubbio che  la situazione della popolazione palestinese sia tragicamente grave. Tuttavia non si può non rilevare che le ingenti perdite umane che colpiscono i civili palestinesi giochino a favore dei terroristi di Hamas e vengono da costoro cinicamente sfruttate per ottenere  aiuti esterni ed alimentare la loro sopravvivenza bellica. Chi vivrà vedrà!…

 

Bollettino Numero 3  del 7 Maggio 2024

la News di questo mese offre alcuni spunti significativi per un commento concernente le situazioni delle due guerre maggiori in corso. Il primo evento riguarda, finalmente, l'approvazione bipartisan, da parte del Congresso di Washington, della liberazione di fondi ed aiuti militari a favore dell'Ucraina. Una richiesta di aiuti che, se approvata nei tempi previsti (almeno quattro mesi fa), avrebbe evitato la situazione critica che oggi sta vivendo l'esercito ucraino sul campo (carenza di munizioni, di contraerei e di artiglierie). I Russi, tolta la tara alle loro dichiarazioni propagandistiche, sembrano effettivamente progredire nel Donbass, a costo di molte perdite, e cominciano a pensare di poter liberare completamente gli Oblast di Donesk e di Lugansk. Non solo, sulla spinta di una situazione favorevole, i falchi del Cremlino, cominciano a sognare di poter mettere le mani anche su una metà molto agognata, ovvero la conquista del porto di Odessa. Speriamo che gli aiuti americani, anche se in ritardo, possano fornire agli Ucraini l'ossigeno necessario per reagire alla situazione di difficoltà attuali. L'Europa occidentale, di fatto, vive con apprensione la situazione ucraina e la maggioranza dei governi sembra ormai convinta che occorre arrestare con tutti i mezzi l'azione della Russia. L'eventuale caduta di Kiev provocherebbe una reazione a catena decorrente dal tentativo, mai nascosto da parte di Mosca, di riannettersi anche le Nazioni del Baltico. La Francia di MACRON ha già avvisato la RUSSIA sulla possibilità di intervenire con le proprie forze sul territorio ukraino a sostegno di Kiev, come anche la POLONIA ha già dichiarato di essere pronta ad entrare con le proprie forze nell'Ucraina occidentale, in caso di collasso di Kiev. Infine, anche la NATO ha iniziato ad organizzarsi nel territorio dei paesi membri dell'ex Cortina di Ferro (Paesi Baltici, Polonia, Slovacchia e Romania e Bulgaria), nell'ipotesi di un possibile scontro diretto con la RUSSIA, perché tali paesi, per garantire la loro indipendenza, non rimarranno a guardare di fronte ad una sconfitta dell'Ucraina e questo PUTIN lo sa !. In tale contesto, sono in avanzata fase di organizzazione una serie di raggruppamenti tattici multinazionali di pronto impiego sulla frontiera orientale dalla NATO e, nello specifico, l'ITALIA ha avuto il compito di sovraintendere all'organizzazione del complesso tattico che dovrà operare in BULGARIA (la FRANCIA in ROMANIA, ecc). Per quanto riguarda il possibile futuro atteggiamento post elettorale USA nei confronti del conflitto ucraino, oltre ai ripetuti moniti di BIDEN al Cremlino, la recente approvazione bipartisan degli aiuti a KIEV ci indica che anche TRUMP sta forse riconsiderando la sua posizione nei confronti di MOSCA. Anche per quanto attiene al Medio Oriente, gli avvenimenti succedutesi negli ultimi trenta giorni sembrano suffragare le ipotesi avanzate con la News dello scorso mese. In effetti, l'IRAN, con il lancio di oltre duecento missili a lunga gittata e droni contro il territorio di ISRAELE (attacco peraltro pubblicamente anticipato), ha voluto mostrare i suoi muscoli e salvare la faccia davanti al mondo arabo. Ma l'effetto di questo attacco, che ha avuto risultati decisamente miseri (+ del 90% dei velivoli intercettati in volo e buona parte del rimanente distrutto dalla contraerei di TEL AVIV), ha messo in evidenza l'esistenza di una alleanza militare di fatto, oltre agli USA, fra ISRAELE, REGNO UNITO, GIORDANIA ed ARABIA SAUDITA, le cui forze aeree hanno contribuito a distruggere, in volo, i missili ed i droni degli Huthi dallo Yemen e quelli partiti dal territorio iraniano. Per quanto attiene alla fase finale dell'azione di ISRAELE su RAFAH, nei confronti di HAMAS, sebbene complicata in prospettiva, non sembra né rimandata, né tramontata, nonostante i buoni uffici e le minacce USA. Ma gli amici di HAMAS e tutti quelli sensibili ai soldi elargiti a piene mani dagli emiri del QATAR, stanno suscitando contro NETANHYAU sempre nuovi nemici, interni ed esterni ed effettuando pressioni sui governi occidentali con l'organizzazione di numerose manifestazioni di sostegno ad HAMAS in Europa e negli USA. Per fortuna di TEL AVIV anche HAMAS, sembra mostrare una notevole rigidità perché, a sua volta, non gradisce la presenza israeliana sul suolo della striscia di GAZA, anche nel caso di un consistente cessate il fuoco. La sopravvivenza di HAMAS é legata alla sua possibilità di recuperare la sua influenza sulla sua gente e di tenere in ostaggio i Palestinesi dell'area, cosa che la presenza israeliana renderebbe molto poco probabile. HAMAS non cede sui pochi ostaggi che gli sono ormai rimasti, per motivi di sopravvivenza ed ISRAELE, a sua volta, non cede sulla sua presenza nella striscia nel dopo tregua, perché persegue, comunque ed in ogni caso, la fine di HAMAS.  Gli USA ed in particolare i democratici americani, continuano nella loro azione di pressione su ISRAELE, ma poco possono sull'atteggiamento di netta chiusura di HAMAS. D'altronde esiste anche un importante aspetto giuridico che ISRAELE ha posto sul tappeto. Che valore possono avere eventuali accordi della Nazione ebraica con una organizzazione, che costituisce un'entità substatale e ufficialmente non rappresenta nessuno, mentre invece la ANP (Autorità Nazionale Palestinese) sarebbe la struttura legalmente deputata a parlare in nome dei Palestinesi ?...  Di certo, le armi a disposizione di HAMAS si stanno inesorabilmente assottigliando, giorno dopo giorno e persino gli stessi ostaggi si stanno drasticamente riducendo di numero col passare del tempo, ormai ridotti ad alcune decine di prigionieri. Credo, a mio sommesso parere, che con il permanere al governo di Netanyahu e del suo partito, il LIKUD, per HAMAS non ci sia scampo, anzi sembrerebbe persino che ISRAELE, stanco dei tentativi di dilazione, abbia lanciato un ultimatum ad HAMAS su un accordo di cessate il fuoco. Ma, non disponendo della palla di vetro, preferisco fermarmi, per il momento, a questo punto.

 

 Bollettino Numero 4 del 6 Giugno 2024 

 Nei commenti della situazione geopolitica di questo mese ha avuto ampio rilievo nell'opinione pubblica mondiale, la decisione della Corte Internazionale dell'AIA, di emettere un mandato di arresto internazionale e sottoporre a giudizio, il premier ebraico NETANHYAU ed il generale GALLANT, Capo di SM dell'esercito israeliano e tre capi di HAMAS, tutti per genocidio. Le decisioni dell'AIA, che hanno fatto grande scalpore, da un punto di vista etico e morale, non avranno, come nel caso di molte altre decisioni assunte in precedenza (vedi nei confronti dello stesso PUTIN per accuse abbastanza simili), un seguito pratico per una somma di motivi. Di fatto la Corte Internazionale non dispone di un organismo in grado di eseguire le sue decisioni e soprattutto perché, USA, RUSSIA, CINA ed altri Stati (fra cui lo stesso ISRAELE) non riconoscono le funzioni e le competenze esercitate dalla Corte. Insomma, é stata emessa una pesante accusa morale, della quale gli accusati, specie se vincitori, non risponderanno mai. In Ucraina, una prima tranche degli aiuti americani, approvati recentemente dal Congresso di Washington e giunti a KIEV, sembrano già aver fornito agli Ucraini l'ossigeno necessario per reagire alla situazione di difficoltà attuali, patite nel conflitto. Inoltre l'Italia (é una notizia confermata dell'ultima ora) consegnerà una seconda batteria contraerei SAMP/T per la difesa di KIEV. I Russi, constatate le difficoltà ucraine sul campo, hanno immediatamente rivisto i loro piani, inserendo nei loro obiettivi la città di KHARKHIV ed altre località a nord, con l'evidente intenzione di allargare il fronte e dare il colpo di grazia a KIEV. In effetti aprire nuovi fronti da parte di MOSCA costringe KIEV ad indebolire lo schieramento delle sue forze in altre regioni per tamponare le nuove situazioni ed, in definitiva, con questa mossa, la Russia cerca cercare di far collassare tutto il fronte ucraino. Non solo, le operazioni condotte lungo la frontiera a nord vengono organizzate direttamente dal territorio russo, con l'impossibilità, da parte degli Ucraini, di colpire le basi di partenza, a causa degli assurdi divieti occidentali sull'impiego delle armi ricevute. Vecchie precauzioni occidentali nei confronti di Mosca, che appaiono cariche di ipocrisia (l'invasore lancia i suoi mezzi dal suo territorio e l'invaso, che subisce i maggiori danni, é praticamente impedito di attaccare, con le armi di cui dispone, le sorgenti di fuoco che lo colpiscono e lo danneggiano e, per il colmo dell'assurdo, la Russia minaccia gli Occidentali di ritorsioni se l'invaso si azzarda a colpire il territorio russo). Un atteggiamento, quello Occidentale, che presenta aspetti veramente demenziali !!!! Per quelli che, conquistati dalla propaganda pacifista russa e da quella arabo palestinese, continuano a temere per una terza guerra mondiale o l'impiego del nucleare, mi sento di affermare che PUTIN é un “emerito cinico”, che gioca sulla paura istillata dalla propaganda russa in Occidente, ma sa benissimo che tirare troppo la corda potrebbe fargli perdere … “tutto il cucuzzaro”. E' evidente, che egli spera in una possibile tregua dopo le elezioni USA e che più terreno guadagna ora, più potrà ottenerne dopo in termini territoriali dai negoziati di pace. D'altronde, l'Occidente, rallentando l'aiuto, spesso avvelenato, a KIEV, proprio in un momento critico, ha fornito a Mosca su un piatto d'oro una succulenta opportunità operativa, indebolendo l'Ucraina. Per fortuna, molti paesi che aiutano KIEV (ed anche gli stessi USA) si sono accorti, anche se in ritardo, dell'assurdità di questo divieto ed hanno provveduto a toglierlo. Unica stonatura, in questo momento di resipiscenza generale, é rappresentato dall'atteggiamento del governo italiano, che attanagliato in una avvelenata campagna elettorale europea, davanti ad una opposizione pacifista, per comodo ed una sinistra che colpevolmente tace, si trova ora, preso fra pacifisti di destra e quelli di sinistra, continuando a sostenere una posizione, che é eufemistico definire assurda. E' come se Davide, di nuovo di fronte alla potenza di Goliath, si vedesse impedito di tirare con la sua fionda, fornita dagli Occidentali (nello specifico potrebbe essere stata l'Italia), per il fatto che le pietre lanciate, cadendo, potrebbero danneggiare il territorio filisteo !... Non c'é alcun dubbio che la guerra d'Ucraina debba essere arrestata, ma questo potrà essere ottenuto, non certo indebolendo l'Ucraina, ma proprio manifestando a Mosca la chiara intenzione che non le verranno più concesse ulteriori opportunità. Non saranno certo le “Rodomontate” di MACRON (patronato della difesa europea comune sotto l'ombrello nucleare francese; ipotesi di intervento terrestre in Ucraina ed altre ipotesi “creative”) a far cambiare idea a PUTIN. (A tale riguardo, ho scritto un articolo già pubblicato e presentato in questa News, dove esprimo senza mezzi termini il mio pensiero sulle effettive capacità francesi di operare a favore dell'Europa). Peraltro, va sottolineato che molti analisti e specialisti del settore (militari, economisti, ecc.) hanno affermato che, al momento attuale, la Russia, in una guerra ad alta intensità con l'Europa, avrebbe un vantaggio sulla stessa Europa di circa 3 anni di preparazione e che la NATO per essere pronta ad una risposta ad alta intensità nel tempo avrebbe bisogno da 3 a 5 anni di preparazione. Ebbene, se c'é un vero pericolo di guerra nucleare, questo può derivare proprio da questa differenza di preparazione, se PUTIN decidesse, incautamente, di procedere su questa strada. In definitiva, é proprio in questo squilibrio da colmare che va individuato il vero pericolo di una terza guerra mondiale e l'Occidente deve far di tutto nel prossimo futuro per colmare assolutamente questo gap !!! E' l'equilibrio delle forze e la deterrenza che, in effetti, costituiscono le basi di una vera pace. Anche per quanto attiene al Medio Oriente, gli avvenimenti succedutesi negli ultimi trenta giorni sembrano suffragare le ipotesi avanzate con la News dello scorso mese. In effetti, dopo la prevedibile ed annunciata sfuriata dell'IRAN, le operazioni delle forze armate di ISRAELE, continuano la loro azione su RAFAH e nella striscia di GAZA, per l'annientamento di HAMAS ed il completo isolamento della striscia di GAZA. Nel fronte Nord nel LIBANO si assiste ad una intensificazione delle azioni di HEZBOLLAH, che hanno primariamente l'obiettivo di disturbare l'operazione che ISRAELE conduce nel Sud. Nell'azione di accerchiamento ed isolamento della città di RAFAH dall'Egitto (lungo i 14 km di confine), ISRAELE ha scoperto l'esistenza di circa 30 tunnel che passavano sotto la frontiera e che hanno consentito le ultime azioni dimostrative missilistiche di HAMAS contro lo Stato ebraico (in poche parole, anche nella situazione critica attuale HAMAS é stato rifornito militarmente dai suoi alleati attraverso i tunnel ancora esistenti). Tutti parlano di tregua, ma chi la vuole veramente ? HAMAS, ormai in una crisi di disperazione, non vuole privarsi dell'arma di pressione che dispone ancora su ISRAELE (gli ostaggi; che per effetto dei combattimenti sembrerebbero rimasti in meno di 100 individui) ed una tregua per HAMAS dovrà essere lunga e prevedere l'abbandono di ISRAELE della Striscia, proprio per consentire la sua sopravvivenza. ISRAELE, da parte sua, anche se sotto pressione politica da diverse parti, non può accettare alcuna tregua senza la totale liberazione degli ostaggi e la distruzione politica di HAMAS. Queste sono effettivamente le condizioni imprescindibili di TEL AVIV per una tregua. Secondo ISRAELE, HAMAS non é più nella situazione di poter imporre condizioni a chicchessia e TEL AVIV ha solo bisogno di tempo per condurre a termine la sua azione. I negoziati sulla tregua al CAIRO costituiscono i diversi atti di una miserabile farsa o teatrino, che dir si voglia, nel quale gli ISRAELIANI chiedono ad HAMAS, allo scopo di guadagnare tempo e concludere la loro azione, quello che non può dare per non perire; da parte sua HAMAS, che cerca disperatamente di mantenere una capacità contrattuale per salvaguardare la propria sopravvivenza, non può che tirare avanti, sperando che la situazione politica mondiale apra nuovi spiragli di salvezza. Anche gli USA, e l'EGITTO, che conoscono bene i problemi locali, sono costretti ad accompagnare il teatrino dei tentativi di tregua, nella speranza che la fastidiosa pratica “banana” (HAMAS) cominci veramente e rapidamente a “marcire”. Ma delle eventuali assicurazioni, ISRAELE ci si può fidare?... Tra l'altro, va ribadito che il negoziato si trova di fronte ad effettive difficoltà giuridiche, in quanto HAMAS non é un soggetto di diritto internazionale e gli sparuti riconoscimenti di uno stato palestinese all'ONU (piuttosto intenzioni di riconoscimento nel contesto della logica dei due Stati e due popoli) riguardano il solo soggetto politico riconosciuto, che é quello dell'ANP (Autorità Nazionale Palestinese) di ABU MAAZEN. Come già affermato in precedenza, quest'ultimo si augura caldamente l'eliminazione di HAMAS da GAZA, proprio per poter finalmente riassumere il controllo della striscia ed ottenere un posto all'ONU (cosa che TEL AVIV, teoricamente, non é in condizioni di impedire).

 

Bollettino Numero 5 del 10 Ottobre 2024

La situazione geopolitica di questo ultimo mese ha avuto una impressionante accelerazione nel teatro mediorientale, mentre in quello russo ucraino conferma le tendenze già evidenziatesi. Per quanto riguarda il teatro di guerra ucraino, l'invasione ucraina nei distretti russi di KURSK e di BELGOROD, pur avendo colto numerosi successi sul campo, non sembra aver ottenuto gli effetti tattici e strategici sperati. I Russi, fedeli alla loro storica e tradizionale cessione di terreno nei fronti in difficoltà, hanno spostato poche forze nei settori attaccati, proseguendo con puntiglio l'azione nel distretto ucraino di DONESK. In effetti, le apparenti poche forze ucraine impiegate nel nuovo fronte (altre fonti informative invece riferiscono la presenza di forze più consistenti) sembrano aver esaurito, nella loro profonda avanzata, le capacità operative per una prosecuzione in profondità. Per contro, l'aver in qualche modo diminuito da parte di KIEV l'entità delle riserve strategiche sul fronte di DONESK sembra aver favorito i Russi nella loro azione di conseguimento delle frontiere dell'Oblast di DONESK e di interrompere mediante distruzione di un tratto tagliare le comunicazioni ferroviarie ucraine SO-NE. Davanti a questa evidente crisi ucraina, molti paesi occidentali hanno tolto il veto sui limiti di impiego sul suolo russo di specifici sistemi d’arma (missili). Per KIEV, al momento, si tratta di resistere in attesa dell'arrivo delle piogge che, di fatto, interdiranno la condotta di operazioni di una certa ampiezza, ma anche degli sviluppi a seguito delle elezioni presidenziali americane che potrebbero dare il via a negoziati di pace. Invece, per quanto attiene al Medio Oriente, gli avvenimenti succedutisi negli ultimi trenta giorni hanno impresso una notevole accelerazione alle attività nell'area. In effetti, mentre nella zona sud della striscia di GAZA, le operazioni israeliane sembrano avere pressoché raggiunto l'obiettivo principale che era quello di annientare il dispositivo difensivo dei terroristi di HAMAS. Secondo TELAVIV, le capacità operative di HAMAS sono state ridotte del 60%. Mentre nello scacchiera Nord, in GALILEA, a BEIRUT, si è registrata l'eliminazione del Capo di HEZBOLLAH, Hassan NASRALLAH, che ha scatenato la reazione del movimento filo iraniano operante nel LIBANO. Per quanto invece riguarda la condotta delle truppe di interposizione ONU, l'azione di HEZBOLLAH ha messo chiaramente in evidenza l’inconsistenza della presenza in loco del contingente UNIFIL nell'area blu di competenza, ove HEZBOLLAH non ha trovato difficoltà ad operare con la massima tranquillità nell'area sotto controllo ONU, occupando indisturbata quel territorio con seminando rampe di missili e razzi ed arrivando persino a costruire, al confine fra il LIBANO ed ISRAELE, un altro tunnel, oltre quelli allestiti tranquillamente in passato, uno dei quali ha raggiunto la spropositata lunghezza di oltre 3 km. A mio modesto avviso, per l’area in questione rimangono valide le ipotesi generali da me formulate nei Bollettini precedenti. In effetti, ISRAELE continua la sua azione nella striscia, su RAFAH e sulle sacche di resistenza, e nelle zone di GAZA City e di KHAN YUNIS, per l’eliminazione delle residue capacità operative di HAMAS, snidando anche le cellule di HAMAS rifugiatesi in CISGIORDANIA. A questo punto, per una serie di circostanze favorevoli, si é verificato quello che HAMAS ha sempre desiderato, ovvero un allargamento del conflitto a nord come antidoto al tentativo dichiarato da Israele di azzerare a capacità operativa di HAMAS. In effetti, fino ad oggi, come ho già avuto modo di scrivere più volte nei miei notiziari, gli HEZBOLLAH libanesi ed i loro “padrini” iraniani, da una parte assicurano pubblicamente la loro ferma intenzione di appoggiare alla causa palestinese e di infliggere quanto più possibile danni ad ISRAELE, in realtà sono stati sempre riluttanti ad impegnarsi direttamente nel conflitto, anche per continuare a godere, nel sud del LIBANO, del cuscinetto di interposizione fornito dal contingente ONU Italo-francese, che comunque in tutti questi ani ha fornito agli HEZBOLLAH una certa cornice di sicurezza da un attacco diretto via terrestre da parte di TEL AVIV. Al momento attuale, la posizione UNIFIL del contingente italiano schierato a sud del Libano, sembra decisamente sconfortante, se non addirittura pericolosa per l’incolumità del personale, circa 1500 uomini. I militari italiani, da padroni dell'area che erano, a causa della scellerata politica “pro bono pacis” del doppio binario, schierati all'interno di limitatissime aree più che altro organizzate a difesa, con grande scorno dell’attore principale che sono le Nazioni Unite, hanno perso le loro reali capacità operative. Di fatto, l'assassinio del numero uno di HEZBOLLAH, Hassan NASRALLAH, unico Libanese ammesso a far parte del Consiglio di Sicurezza Iraniano presieduto direttamente da Kamenei, ha indubbiamente fatto salire la tensione all'interno del fronte filo iraniano che non ha potuto fare altro che effettuare alcuni raid a sorpresa in territorio ebreo a cura di reparti speciali risultati poco efficaci ed accennare ad una vendetta misurata (forse anche concordata) consistita in un lancio di missili e razzi sul territorio Israeliano verso aree pressoché disabitate  ed in parte destinati a distruggere alcune infrastrutture militari della GALILEA. Azione che non ha sortito effetti in quanto razzi e missili sono stati distrutti in volo dagli efficaci  dispositivi anti missile israeliani. Ara azione similare da parte iraniana è consistita in un secondo attacco missilistico (300 missili circa) contro TEL AVIV motivato come reazione contro l'eliminazione fisica di Ismail HANIYEH, numero uno di HAMAS. I risultati dell'azione iraniana, decisamente modesti e quelli di HEZBOLLAH forse più efficaci, hanno fornito ad ISRAELE l'occasione che aspettava da tempo, di cercare di colpire anche HEZBOLLAH nel momento pi favorevole, in cui il fronte sud a GAZA sembra preda degli ultimi sussulti. Ecco dunque che TEL AVIV ha iniziato a condurre una serie impressionante di attacchi mirati che, oltre ad aver distrutto o danneggiato una gran parte del supporto logistico-militare del movimento, all'interno del LIBANO ed in SIRIA, ha anche eliminato il possibile successore di NASRALLAH ed il capo dell'Intelligence. Non solo TELAVIV ha preannunciato degli interventi terrestri mirati nel sud del LIBANO, alcuni in corso di effettuazione, allo scopo di allontanare la minaccia dalla GALILEA ed anche, a mio avviso, per provocare la fuga delle popolazione filo Hezbollah dalla fascia di confine con ISRAELE. Non solo, anche il governo ebraico ha preannunciato l'effettuazione di un raid contro l'IRAN, come risposta al secondo attacco missilistico di TEHERAN. In definitiva, la situazione appare decisamente surriscaldata, ma, in ogni caso, resto ancora dell'opinione che tutto questo non possa portare ad un coinvolgimento diretto dei Persiani nel conflitto. Il regime degli Ayatollah di TEHERAN, pur mostrando i muscoli, si é scoperto politicamente debole nel fronte interno del paese e teme fortemente una sconfitta sul terreno, otre ai danni di un molto probabile raid in territorio israeliano che possa determinare la reazione del popolo iraniano, ormai stanco della dittatura religiosa e la conseguente caduta del regime. In conclusione, per il momento, rimango ancora dell'opinione che:

●ISRAELE, come annunciato, proseguirà con decisione alla eliminazione di tutti i responsabili della strage del 7 ottobre 2023 ed alla neutralizzazione delle capacità operative residue di HAMAS;

●HEZBOLLAH, unitamente ai “padrini” iraniani, con la loro condotta operativa reticente e titubante nell'assumersi la responsabilità dell'allargamento del conflitto, continueranno di fatto a favorire la reazione di ISRAELE a NORD, ormai quasi liberato da impegni operativi importanti nella Striscia di GAZA. HEZBOLLAH, nello specifico, sottoposto ad una pressione militare costante dell'aeronautica ebraica, comincia a pagare una onerosa nota spese, prodotto dei suoi gravi errori di strategia. 

 

Bollettino Numero 6 dell’8 Novembre 2024

 

La situazione geopolitica di questo ultimo mese ha avuto una impressionante accelerazione nel teatro mediorientale, mentre, in quello russo ukraino, conferma le tendenze già evidenziatesi. Per questo notiziario ho volutamente atteso il risultato delle elezioni presidenziali americane, che, secondo quanto avevo immaginato da oltre un anno, sono state stravinte proprio da Donald TRUMP, nonostante gli auspici contrari della maggioranza dei media italiani. Queste elezioni credo e spero che segnino la fine del predominio nel mondo occidentale del dominio culturale e dei diktat delle minoranze, cosiddette “illuminate” occidentali delle città e si torni finalmente alla vera democrazia, ovvero al predominio delle maggioranze (quelle definite “silenziose”, ma che, per fortuna, votano), che fino ad oggi hanno subito e subiscono la prepotenza culturale di una colleganza di piccoli gruppi di detentori del pensiero unico, supportato dal dominio dei media !!! Per quanto riguarda il teatro di guerra ucraino, mi sento obbligato ad apportare alcune precisazioni a quanto avevo scritto il mese scorso: “l'invasione ucraina nei distretti russi di KURSK e di BELGOROD, pur avendo colto numerosi successi sul campo, non sembra aver ottenuto gli effetti tattici e strategici sperati. … In effetti, le apparenti poche forze ucraine impiegate nel nuovo fronte … sembrano aver esaurito ”.  

Innanzitutto, le forze impiegate da KIEV nell'invasione di KURSK – BELGOROD, come potrete vedere dai documenti che vi allego, non erano poche, ma abbastanza consistenti e pari ad almeno 5 brigate combattenti, più i Supporti. In definitiva, una azione, a mio modesto parere, avventata, che non ha portato alcun vantaggio effettivo sul campo e forse anche sul piano politico e che, indebolendo la riserva centrale ucraina, ha indirettamente favorito l'azione di MOSCA nel DONBASS, ed ha praticamente permesso ai Russi di acquisire le frontiere degli Oblast di DONESK e LUGANSK. In realtà, la RUSSIA nell'azione ucraina di KURSK, ha vieppiù evidenziato gravi problemi di rifornimento di personale. La tattica di usura, adottata da qualche mese nel DONBASS, ha ottenuto successi sul campo, ma al prezzo di altissime perdite sul terreno, che MOSCA stessa comincia ad avere difficoltà a ripianare. La prova ci é stata appena fornita. PUTIN ha chiamato ad aiutarlo, nella riconquista degli oblast russi di KURSK e BELGOROD, i soldati dell'esercito nord coreano (volontari), complicando ancora di più la già complicata situazione politica che questa guerra sottende. Una riconquista che PUTIN spera di completare prima dell'insediamento ufficiale di TRUMP alla CASA BIANCA e prima dell'inizio di possibili negoziati. Come ho detto sopra, l'azione ucraina in territorio russo non é stata una felice iniziativa, in quanto ha impegnato e fissato sul terreno nuove preziose forze, diminuendo le capacità di resistenza globali. A mio avviso, occorreva una azione rapida e fulminea, per acquisire qualcosa di politicamente rilevante e questo poteva essere ottenuto con le stesse forze impiegate, con l'eliminazione dell'enclave russa della TRANSNISTRIA (Pridnestrovie) in MOLDAVIA, che costituisce una minaccia alle spalle di ODESSA ed un interferenza nello stato della MOLDOVIA. Per KIEV, ora si tratta, con l'arrivo delle piogge che, di fatto, impediranno la condotta di operazioni di una certa ampiezza, di resistere sul posto, fino all'apertura degli auspicabili negoziati. Il problema ukraino, a questo punto, non é tanto quello di autorizzare l'aumento della portata dei missili o nuovi armamenti, che continuano comunque ad arrivare, ma la crescente carenza di materiale umano, per ripianare le ingenti perdite di personale, (anche se molto meno importanti, se paragonate a quelle russe), che il paese non sembra più in grado di affrontare. Invece, per quanto attiene al Medio Oriente, gli avvenimenti succedutisi negli ultimi trenta giorni hanno continuato ad evidenziare una forte accelerazione delle attività di ISRAELE nel fronte nord. In effetti, TEL AVIV, dopo aver decapitato la dirigenza e le strutture operative di HEZBOLLAH, ha continuato nella sua azione di eliminazione delle milizie sciite dall'area fra il fiume Litani e la frontiera con ISRAELE, che l'UNIFIL avrebbe dovuto mantenere libera e neutrale fra i due combattenti. Questa azione evidenzia, impietosamente, l'ampiezza del fallimento dell'azione dell'ONU nel LIBANO, che, alla fine ed in spregio di una sua stessa risoluzione, é stata tutt'altro che neutrale, favorendo apertamente un contendente. Allo stesso tempo, ISRAELE cerca indirettamente di far fuggire dalla stessa area gran parte delle popolazioni filo sciite, che hanno rappresentato fino ad oggi l'humus delle milizie sciite e di indebolire sensibilmente il potere politico di HEZBOLLAH nel Libano, in modo da dare forza e spazio politico alle altre componenti del paese. Inoltre, nel corso del mese trascorso, lo Stato Ebraico ha effettuato la risposta alle due aggressioni subite da parte dell'IRAN, attaccando e distruggendo, secondo gli auspici del mondo occidentale e degli USA in particolare, esclusivamente obiettivi militari. L'IRAN, come avevo correttamente valutato nel corso dei precedenti eventi, non sembra predisposto ad un coinvolgimento diretto nella guerra, ma pare, piuttosto, che stia organizzando un nuovo attacco contro TEL AVIV, di tipo indiretto, a partire dai territori che circondano ISRAELE (LIBANO e SIRIA). C'é da sperare che si tratti delle solite minacce roboanti, ma, se fosse vero, la questione potrebbe portare ad ulteriori complicazioni, perché la risposta di ISRAELE, stavolta, sarebbe inevitabilmente diretta con il potenziale nucleare ed economico (pozzi di petrolio, raffinerie) iraniano, con imprevedibili ripercussioni a livello regionale ed anche sulla nostra economia. A sud nella striscia di GAZA, come già evidenziato, continuano le operazioni israeliane allo scopo dell'annientamento militare di HAMAS. La recente eliminazione del 17 ottobre 2024 del capo di HAMAS (Yahya SINWAR), responsabile della pianificazione ed esecuzione dell'attacco del 7 ottobre e capo dell'ala radicale del movimento, rappresenta la morte di uno dei più feroci nemici dello Stato Ebraico. L'evento ha fatto sperare nel mondo l'apertura di possibili spiragli per un cessate il fuoco e tregue nella striscia di GAZA e la definitiva soluzione del problema degli ostaggi israeliani. Ma, purtroppo, il mondo, come sempre, é pieno di gente persa nell'empireo dei sogni, che preferisce attribuire alla realtà le sue irrealistiche speranze, piuttosto che guardarla in faccia. HAMAS, che oggi si trova di fronte al problema della sua sopravvivenza, pensate veramente che si priverebbe con facilità dell'unico mezzo di pressione politica di cui dispone (gli ostaggi), posto che i suoi alleati hanno già ampiamente dimostrato di non poter fare molto di più in suo aiuto ? Che prospettive di sopravvivenza può obiettivamente sperare se ISRAELE non abbandona la Striscia di GAZA e non gli consente di riorganizzarsi ?... HAMAS, teoricamente, per salvarsi dovrebbe riconoscere politicamente ISRAELE, ma, a questo punto, non sarebbe più HAMAS. ISRAELE, sulla soluzione “Due Territori e Due Stati”, di cui tanto “ipocritamente” si strombazza sulla stampa da noi, fa orecchie da mercante e non sembra disposto ad ascoltare chicchessia sull'argomento e comunque se non dopo un riconoscimento politico da parte di quegli Arabi che ne vogliono l'eliminazione. Nel frattempo, lo Stato Ebraico, i cui rappresentanti nazionalisti e religiosi sono nel governo di NETHANYAU, continua ad ampliare i suoi territori in CISGIORDANIA, mentre sta facendo “tabula rasa” di GAZA, rendendo impraticabili e comunque allontanando considerevolmente nel tempo le prospettive di una soluzione politica del problema. A completamento di quanto appena detto, aggiungo, come effetto immediato della elezione del Presidente TRUMP, che il primo ministro Benjamin NETHANYAU, ha destituito il ministro della Difesa, generale Yoav GALLANT (Israel Katz), suo acerrimo rivale e da tempo in disaccordo con la sua linea d'azione, con uno più vicino alle sue idee in materia di difesa dello Stato. Questo vuol dire che Benjamin ha avuto l'OK di TRUMP per procedere nella sua politica in Medio Oriente. 


 

 

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