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La minaccia Islamica contro l’Europa non è mai terminata

ORANO DETERRENTE CONTRO LA PIRATERIA ISLAMICA PER OLTRE 260 ANNI

La città algerina era la piazzaforte difensiva del Regno di Spagna sul Mediterraneo


11/09/2024 - Massimo Iacopi


(Milano Marittima)

Premessa

Nel gennaio 1492, Granada, capitale dell’ultimo regno mussulmano d’Europa viene conquistata dagli eserciti dei re cattolici, Isabella di Castiglia (1451-1504) e Ferdinando d’Aragona, (1452-1516) ma questa vittoria non significa la fine dei combattimenti, iniziato circa 8 secoli prima contro l’islam andaluso. Le coste mediterranee rimangono, in effetti, sotto la minaccia dei pirati mussulmani ed i sovrani, che hanno appena realizzato l’unità spagnola, desiderano fermamente mettere il loro regno al riparo da questo pericolo, proseguendo la lotta in Africa del nord. L’anno 1492 é anche quello della scoperta delle Indie Occidentali, la futura America, da parte di Cristoforo Colombo (1451-1506). Questa coincidenza devierà verso il Nuovo Mondo notevoli mezzi ed energie. Il cardinale Francesco Jimenez Cisneros (1436-1517), arcivescovo di Toledo e ministro dei re cattolici, concepisce nondimeno progetti di crociata in Terra Santa e di sbarco sulle rive occidentali dell’Africa del Nord. Su consiglio del veneziano Gerolamo Vianelli, che conosceva bene queste regioni, la regina raccomanda al ministro, alla vigilia della sua morta avvenuta nel 1504, di attaccare Orano e Mers el Kebir, località identificate come rifugi dei pirati.

La conquista di Orano

Orano era a quel tempo una piccola città dipendente dal regno di Tlemcen, la cui nascita si fa risalire al X-XI secolo. Essa era fortificata e la sua conquista si annunziava difficile. Il cardinale de Cisneros convince Ferdinando ad attaccare per primo il forte di Mers el Kebir, la cui conquista doveva permettere il controllo sulle uscite dei pirati. Il re d’Aragona, trattenuto dalla guerre ingaggiate per la Sicilia e Napoli, esprime le sue perplessità sui costi della nuova operazione per giustificare il suo attendismo, ma Cisneros, avendo previsto l’atteggiamento del sovrano, aveva ridotto le spese del suo arcivescovato per poter finanziare da solo la spedizione. Il 3 settembre 1505, una flotta guidata dal Vianelli, posto a sua volta sotto il comando di Fernandez de Cordoba,salpa da Malaga. La guarnigione della fortezza di Mers el Kebir si arrende il 17 settembre, ma ci si accorge ben presto che la sicurezza della piazzaforte non sarebbe mai stata assicurata fino a quando la città di Orano, posta a soli 8 chilometri, non fosse passata sotto il controllo spagnolo. Il cardinale riesce a convincere il re e promette di finanziare un campagna di due mesi. Egli insiste affinché Ferdinando assuma la guida della spedizione, ma questi si rifiuta e lo stesso Cisneros decide di prendere personalmente la guida delle truppe. Egli, però, prima di dare il via alle operazioni preferisce ascoltare i consigli del “Gran Capitano”, Gonzalo o Consalvo Fernandez de Cordoba (1453-1515), in quel momento in disgrazia a Valladolid, che gli raccomanda Pedro Navarro, conte d’Alvito, detto il “Salteador” (1460-1528), come comandante operativo. A tal riguardo, il cardinale sarà oggetto in Spagna di diverse prese in giro che si rivolgevano contro “il monaco che faceva il capitano”, mentre “il gran capitano recitava i suoi rosari a Valladolid”. La spedizione, prevista per la primavera del 1508, prenderà effettivamente il mare solo il 16 maggio 1509. Il comando alla fine sarà esercitato dal cardinal de Cisneros, all’epoca settantenne. Pedro Navarro aveva ai suoi ordini 16 mila uomini, di cui 4 mila cavalieri. La flotta, guidata dal Vianelli, composta di 84 navi, di cui 33 vascelli di alto bordo e 10 galere, abborda la costa algerina a Mers el Kebir nel pomeriggio del 17 maggio 1509, giorno dell’Ascensione, dove vengono immediatamente sbarcate le truppe. Cisneros si porta in corteo verso la fortezza, vestito dell’abito del suo ordine (minore francescano), spada al fianco e preceduto dalla croce d’argento, che era stata piantata sull’Alhambra nel 1492. Pedro Navarro avrebbe voluto rimandare l’assalto al giorno seguente, ma Cisneros, in possesso di informazioni circa il possibile arrivo del re di Tlemcen, gli ordina di attaccare immediatamente. Le truppe attaccanti, pur subendo grosse perdite nello scalare le pendici che portano alla città, riescono tuttavia a mettere piede sulla spianata e ad impadronirsi della città a notte inoltrata. Cisneros il giorno seguente si reca ad Orano via mare a bordo della galera “Reale”, venendo accolto in trionfo dall’esercito sulla spiaggia dello sbarco e nel frattempo, dispone la liberazione dei prigionieri cristiani. Il cardinale ministro rimane ad Orano solo 5 giorni e quindi si reca a Cartagena, dopo aver organizzato la sua amministrazione ed affidato il comando a Pedro Navarro, impegnandolo a conquistare l’Africa del nord.

La prima occupazione della città (1509-1708)

La Spagna provvede alla trasformazione della città. In primo luogo provvede a completare le sue fortificazioni, insediandovi una colonia militare che doveva costituire una testa di ponte in vista della conquista del Nord Africa. Nel corso dei due secoli che seguono, si individua un periodo nel corso del quale gli Spagnoli tenteranno di allargare il territorio conquistato, quindi una fase “più difensiva”. Fra il 1509 ed il 1558, le spedizioni spagnole verso Tlemcen e Mostanagen sono state numerose, senza peraltro ottenere successi significativi. La prima spedizione, guidata da Diego Fernandez de Córdoba, I marchese di Comares (1469-1518), si conclude con la cattura, nel 1518, del celebre pirata algerino Aruj Reis Barbarossa, fratello del più celebre Khayr ed Din Barbarossa (1466-1546), che si era impadronito di Tlemcen. La città, poi, ripresa dagli Spagnoli di Luiz Fernandez de Corboba y Pacheco, II marchese di Comares (+ 1564) e di Garcia de Tineo, viene riconsegnata al suo legittimo sovrano Shaykh (Sceicco) Buhammud (Abu Hammud), che, in tal modo, diviene il loro alleato. Nel 1541, con la ripresa delle ostilità fra i pretendenti al trono di Tlemcen, Martin Alfonso Fernandez de Cordoba Montemayor y Velasco, I conte di Alcaudete (1500-1558), governatore di Orano dal 1534, organizza una nuova spedizione e di impadronisce nuovamente di Tlemcen. L’avversario, inseguito verso il sud, viene annientato, ma il ritorno del governatore ad Orano risulterà un calvario per i soldati spagnoli, assillati dalle imboscate dei cavalieri arabi del Dey di Algeri, Hadim Hassan Haga (1486-1545). Nel 1548, un ulteriore tentativo contro Mostanagem si conclude con un fallimento. Nel 1556, il Dey di Algeri mette l’assedio ad Orano. La torre dei Santi, davanti al forte S. Filippo, cade rapidamente, ma le galere turche che appoggiano l’operazione dal mare, vengono richiamate indietro ed il Dey, senza il loro sostegno, è costretto a togliere l’assedio. Nel 1558, il I conte di Alcaudete organizza una nuova spedizione contro Mastanagem e vi trova la morte durante un assalto alla piazzaforte. A partire da questa data, gli Spagnoli si accontenteranno di mantenere la città ed i suoi immediati dintorni. Per circa 4 anni, viene investita da terra e dal mare. Nel 1563 Hassan Pasha, figlio del Barbarossa (1544-1591), alla testa di 27 mila uomini, mette nuovamente l’assedio alla città, ma non riesce ad impadronirsi del forte di Mers el Kebir, che resisterà per 53 giorni, prima di essere soccorso da una squadra di 35 galere spagnole. Dopo la perdita del Peñón di Algeri (dove si erano rifugiati gli Spagnoli di Algeri) e di quello di Bugia e di fronte agli attacchi ripetuti lanciati contro Orano, il re Filippo II di Spagna (1527-1598) richiede un parere sull’importanza di Orano. Il rapporto ricevuto raccomanda al sovrano l’abbandono della piazzaforte, ma il consiglio di Castiglia decide alla fine di mantenerla, previa l’effettuazione di importanti lavori di fortificazione. In tal modo viene costruito il forte di S. Gregorio, viene rinforzata e ricostruita da cima a fondo la casbah e viene data una grande estensione al Rosalcazar (quello che i Francesi chiameranno Castel nuovo). Poi, più tardi, verrà costruito il forte di S. Andrea e, specialmente, quello di Santa Cruz, che posto sulla cima dell’Aidour, diventerà l’emblema della città. Sarà in questa epoca, alla fine del XVI e gli inizi del XVII secolo, che Orano diventerà un bagno penale ed un luogo d’esilio per i Grandi caduti in disgrazia. La vita lussuosa che tali personaggi vi conducono faranno guadagnare alla città il soprannome di Corte Chica (Piccola Corte). Con la Guerra di Successione di Spagna, la città non riesce a resistere alla spinta dei Turchi. Privata di rinforzi, Orano è costretta a sopportare un assedio di tre mesi (iniziato nel giugno 1707 davanti al forte S. Fernando). Dopo l’esplosione di una mina che distrugge una parte dell’opera, gli Spagnoli sono costretti a ritirarsi ed a quel punto, i Turchi, sono in condizioni di schierare le loro artiglierie sul pianoro che domina Santa Cruz, che costringeranno alla resa in due giorni. Il forte S. Gregorio riesce a sostenere un assedio di 37 giorni fino all’11 novembre ed, alla fine, due giorno dopo cadrà il forte Lamune, l’ultimo del sistema delle fortificazioni della città. Rapidamente viene forzato il muro di città, che viene, quindi, abbandonata al saccheggio. La popolazione è massacrata ed i sopravvissuti ridotti in schiavitù. La Casbah, il Rosalcazar e Mers el Kebir si arrenderanno poi una dopo l’altra. Dal 1708 Mustafa al Masrafi o Bu Chelaghram (+1737) viene nominato Bey del Beylik dell’ovest, carica che manterrà ad Orano fino al 1732, data della riconquista spagnola della città.

La seconda occupazione della città (1732-1792)

Dopo la pace di Utrecht, Filippo V di Borbone (1683-1746), nuovo re di Spagna, riconquista Orano per garantire la sicurezza delle coste spagnole. 28 mila uomini al comando di José Carrillo de Albornoz, III conte e quindi (1735) I duca di Montemar (1671-1747), sbarcano ad Ain nel Turck il 29 giugno 1732. I turchi cercano di reagire, ma sconfitti, prendono la fuga, trascinando dietro loro tutta la popolazione, tanto che gli Spagnoli entreranno in una città abbandonata e deserta. La fortezza di Mers el Kebir, per contro, investita da Alessandro de la Motte, resisterà a lungo e sarà costretta ad arrendersi per mancanza di acqua. Il conte di Mortemar, giunto in una città in rovina, dove nessun nuovo edificio era stato costruito dal 1708, si affretta a riparare ed a completare le fortificazioni degradate dal tempo. I forti vengono ricostruiti a partire dalle fondazioni, specialmente quello di Santa Cruz, che sarà completamente rimaneggiato. Il governatore José Vallejo y de la Canal (+1743) da inizio a dei lavori giganteschi, in relazione alle dimensione della città. Ma se quelli riguardanti le fortificazioni saranno di rilievo, la cura dedicata all’abbellimento della città sarà rimarchevole.: ingrandimento delle porte, allargamento dei sentieri e delle strade verso la marina ed il Rosalcazar, pavimentazione di tutte le strade della città. L’acquedotto, che portava l’acqua della grande sorgente (Raz el Ain), che i Turchi avevano lasciato cadere in rovina, viene ricostruito ed il “conducto real” consente di canalizzare tutte le acque del Murdjadjo che minacciano Orano. Anche la città viene dotata di una rete fognante, ma soprattutto non si lesina sul marmo per gli edifici pubblici. Orano dispone, a quel tempo, di un teatro, di arene e di una accademia di matematica con 45 allievi. La scuola reale di Orano era rinomata in tutta la Spagna e la cosiddetta “Corte Chica” mai ha meritato questo soprannome meglio che in questo periodo. Filippo V insedia un governo della città la cui sussistenza era assicurata da due navi provenienti da Cartagena da parte della Spagna, mentre gli Arabi delle vicinanze fornivano il bestiame. Le tribù insediate attorno ad Orano cercheranno di annodare dei legami con gli Spagnoli per ottenere il loro appoggio contro i Turchi, ma la diffidenza nei loro riguardi impedirà contatti regolari. I Mauri del villaggio di Yeffri verranno a rifugiarsi, tuttavia, all’interno della cinta della città e per questo verranno definiti con il nome di “Mauri sottomessi” o “Mauri della pace”.

La fine di Orano spagnola

Nella notte dall’8 al 9 ottobre 1790, la terra trema alle una e due minuti. Nel giro di tre minuti, la maggior parte degli edifici della Casbah crolla. Il muro di cinta viene distrutto in diversi punti e le chiese si disarticolano. Il governatore ad interim, Nicolas Garcia, arrivato qualche giorno prima, viene sepolto con tutta la sua famiglia sotto le macerie del bel palazzo Mortemar. La popolazione si rifugia sulla piazza d’armi, chiedendo l’apertura delle porte, le cui chiavi erano sotto le rovine. Le repliche del terremoto faranno cadere gli immobili ancora rimasti in piedi, mentre nessuno riesce a sapere chi comanda in città. Joaquín Mayone y Ferrari, conde de Cumbre Hermosa (1738-1805) decide allora di prendere le cose in mano: fa mettere al riparo la popolazione nel burrone, assicura il suo rifornimento, attiva la riparazione delle mura e dei forti danneggiati ed anima la resistenza della guarnigione per far fronte all’assedio immediato posto dal Bey del Beylik dell’Ovest (Mascara). La lettera di Cumbre-Hermosa al re, del 2 novembre 1790, e della quale il Consiglio si interessa 10 giorni dopo, rivela l’ampiezza della catastrofe e la combattività degli Spagnoli posti al suo comando. Il bilancio del terremoto conterà 3 mila vittime sui 9 mila abitanti complessivi. Dal 9 al 27 ottobre 1790, il primo assedio è stato immediato e feroce. Mohammed el Kebir, Bey di Mascara (+1799) riunisce 18 mila Arabi delle tribù e schiera la sua artiglieria sul pianoro per bombardare Santa Cruz, ma il 28 ottobre è costretto a rinunciare all’assedio, a causa delle gravi perdite subite. Il Bey torna alla carica nel 1791, ma è nuovamente costretto a ripiegare davanti alla ostinata difesa della guarnigione, rinforzata dal febbraio dello stesso anno dal Reggimento delle Guardie Vallone. Questo, composto da Belgi e da Francesi, era comandato da Pierre Moulant, Cavaliere de Torcy (1772-1852), all’epoca appena ventunenne. In occasione dei combattimenti davanti al forte S. Filippo, Torcy riceve 9 ferite e perde 265 uomini in una sola sortita. All’indomani di questo scontro, il 17 settembre 1791, egli deve affrontare la totalità delle forze del Bey con appena 670 guardie e 70 cannonieri ed infine il 18 settembre egli riesce a respingere un ultimo attacco, costringendo il Bey al ritiro. Il re di Spagna, Carlo IV (1748-1819), da inizio, allora, a dei negoziati con il Dey in vista di una evacuazione di Orano da parte delle sue truppe. Il terremoto non era altro che un pretesto. La Spagna dei Borboni si trova in una grave crisi. La sua flotta è in completo abbandono e può appena navigare. Per di più, con il rischio di una possibile guerra in Europa, la necessità di dover mobilitare di mezzi a tal fine, rende indisponibili risorse da destinare alla difesa di Orano. Infine, i problemi connessi con l’America latina avranno ragione sulla volontà del monarca di mantenere la città. Nel mese di settembre 1791 viene firmato un trattato, che autorizza la creazione di uno stabilimento spagnolo con l’esclusiva del monopolio del commercio con Orano, in cambio dell’abbandono della piazzaforte. Il 4 marzo 1792, la flotta imbarca tutta la popolazione e la guarnigione e quindi salpa per la madrepatria, mentre Orano brucia ed i forti esplodono così come l’aveva voluto Husayn III o Hussein Dey di Algeri (1765-1838).


 

 

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