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Forum 3

L’autonomia scolastica

Progresso o decadenza per la scuola italiana?


Feb 28 2006 12:00AM - Gianni Lorenzini


(Rieti)

Doveva essere la vera occasione di svolta del sistema scolastico italiano, il momento in cui le scuole avrebbero liberato grandi energie per intraprendere percorsi autonomi di crescita e di sviluppo. E poteva effettivamente  essere così, se dopo un secolo e mezzo di amministrazione centralistica della scuola si fosse affermato un regime giuridico che ne riconosceva davvero l’autonomia amministrativa , didattica e gestionale.

Per essere obiettivi il sistema disegnato dal legislatore era coerente con una visione che faceva del decentramento e della sussidiarietà i pilastri di un nuovo ordinamento, per ridare slancio e competitività al sistema formativo italiano.

I protagonisti di questa nuova stagione dovevano essere i seguenti: il Ministero, che continuava a svolgere funzioni di indirizzo, al fine di assicurare la condivisione dei principi generali e l’unitarietà degli standards formativi; gli Uffici Scolastici Regionali, che dopo la soppressione dei Provveditorati agli Studi, assumevano un potere importante nella definizione e nella distribuzione delle risorse (umane e finanziarie) alle singole istituzioni scolastiche;  il sistema delle autonomie locali (regione, provincia e comune), che conquistava un ruolo determinante non solo nella predisposizione di servizi complementari (trasporti, mense, etc.), come già accadeva in passato, ma anche nella definizione di una parte significativa del curricolo delle scuole, nell’organizzazione della rete scolastica, nel sostegno all’offerta formativa; le scuole autonome, che si vedevano attribuire compiti, responsabilità e capacità decisionali mai conosciuti in passato.

Far funzionare il nuovo sistema così brevemente delineato richiedeva certamente del tempo, anche per consentire l’affermazione di una nuova cultura, di una mentalità sinceramente autonomistica e ancorata alle istanze ed ai bisogni formativi espressi dai territori, dalle vocazioni locali, dalle specificità del tessuto socio-economico. Non si può pensare che siano sufficienti alcuni, seppur importanti provvedimenti legislativi, per cambiare una filosofia  ed una modalità di governare ultracentenaria. Questo, in effetti, non è accaduto ed oggi, dopo cinque anni dall’inizio di questo percorso si fa fatica a riconoscere nel funzionamento del sistema scolastico italiano i tratti di una svolta o di un cambiamento profondo, così come era stato annunciato.

E’ giusto darsi tempi più lunghi, è importante saper attendere e apprezzare i piccoli passi.  Quello che, però, non era previsto e che, dopo questa breve ma seppur significativa fase iniziale nessuno si poteva aspettare, è un altro risultato, che forse l’opinione pubblica non coglie ma che per gli addetti ai lavori è serio e rischia di essere paralizzante: le scuole autonome sono sole. Nonostante l’affollamento di quel quadro appena sopra disegnato, la vivacità di quei soggetti e la voglia di “esserci”, di alcuni in particolare, espressa in tante occasioni negli anni appena trascorsi, le scuole si sentono e sono state abbandonate a loro stesse! Le ha “mollate” il Ministero, non più competente per una serie folta di funzioni; le “mollano” le Direzioni Regionali, quando tagliano sistematicamente organici e fondi economici (certo in applicazione di norme di legge); le “mollano”, o meglio: non le hanno mai prese in carico, gli enti locali che, alla faccia delle buone intenzioni, sono sprovvisti della mentalità giusta e delle strutture adeguate per misurarsi con le autonomie scolastiche sul terreno della formazione delle generazioni future.

            Le scuole arrancano, alle prese con problemi vecchi e nuovi, in un mondo affollato di soggetti che, a parole, dichiarano di pensare all’istruzione come priorità nazionale, mentre il mondo corre veloce, i cambiamenti sociali ci scavalcano, le domande si moltiplicano … ma le risposte non arrivano.

            Non vorremmo che alla fine di tutto questo parlare di autonomia, decentramento,  sussidiarietà, sviluppatosi negli anni recenti, ci fosse stata soltanto una mascherata volontà di scaricare sulle spalle delle scuole stesse, e di chi vi opera, l’incapacità di parlare di educazione, formazione dei giovani, cultura della vita, da parte di questo nostro evoluto mondo e di chi deleghiamo a governarlo.


 

 

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