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Il ruolo dell’Avvocatura La nostra professione/3 May 31 2006 12:00AM - Avv. Antonio Belloni (*) (Rieti) Oggi l’Avvocatura fornisce uomini alla Magistratura Onoraria (Giudici di Pace,
G.O.A. e G.O.T.), alle
nuove frontiere della professione: intermediatori familiari, componenti
dei collegi arbitrali e, nell’ambito specifico della tutela del diritto di
difesa: difensori d’ufficio, dei non abbienti ammessi al patrocinio gratuito a
spese dello Stato, e infine, in settori strategici, Avvocati delegabili alle
vendite, Curatori e Commissari. Un vero
e proprio esercito di professionisti, il cui impegno
ha un forte impatto sociale. Non è infatti nemmeno
lontanamente immaginabile che i nostri Magistrati Onorari, i nostri Difensori
d’Ufficio e dei non abbienti, ovvero i Curatori e i Commissari, nonché i
delegati alle vendite, non abbiano un’adeguata preparazione. Ed
è per questo che il Consiglio, mediante un’oculata gestione delle risorse deve
fornire ai propri iscritti e a chiunque altro lo voglia, occasione di
formazione ed aggiornamento a costi ragionevoli. In quest’ottica,
s’inscrivono il nuovo corso per i difensori d’ufficio, quello per gli avvocati
delegabili alle vendite e quello per curatori fallimentari e commissari.
Anche per assicurare tutto ciò, è prevista l’alienazione dell’eredità Mazzilli, che apporterà alle casse dell’Ordine, ci si
augura, non meno di €.600.000,00, che dovranno essere impiegati in tale
direzione, così da dare, al nostro Foro e alla Provincia di Rieti, un centro di
formazione professionale e di aggiornamento di
altissimo profilo e di valenza
ultra-provinciale. Naturalmente, l’impiego di tale cifra, sarà oggetto di
dibattito con tutti
gli iscritti in occasione di specifiche Assemblee, nonché sottoposto al
controllo del Collegio dei Revisori dei Conti (Avv.ti Olinto Petrangeli e Gianfranco
D’Orazi e Dott.ssa Maura
Rosano). Del resto, l’unico vero patrimonio, capace di assicurare opportunità
di lavoro e guadagno, è la Cultura; proprio per questo, superando le titubanze
di alcuni, il nostro Ordine è divenuto Socio Azionista della Società Consortile
per il Polo Universitario “Sabina Universitas”. Non è
da escludere che questa rinnovata realtà, lodata anche dal Presidente Ciampi, in occasione della sua visita, porti a Rieti una
facoltà capace di licenziare, a esempio, manager
giuristi della pubblica amministrazione, e di promuovere la città e la
provincia, valorizzando così le nostre risorse economiche e intellettuali.
Dobbiamo essere consapevoli, infatti, che possiamo e dobbiamo fare affidamento
prevalentemente, se non esclusivamente, sulle potenzialità della nostra
provincia e della nostra categoria professionale. Solo
se sapremo valorizzare al massimo ciò di cui disponiamo, potremo contare su di
un avvenire migliore. Ecco, allora, come si spiega la nostra
battaglia, convinta ed insistita, per l’ampliamento territoriale della
Sezione Distaccata di Poggio Mirteto, l’insediamento a Rieti di una Sezione del
TAR ed il completamento del nuovo Tribunale di Poggio Mirteto altroché del
carcere Giudiziario. Si tratta di rivendicazioni strategiche, come tali irrinunciabili, sulle quali ci siamo impegnati nel passato e continueremo a farlo nel
futuro. Queste sacrosante rivendicazioni, saranno portate, nei debiti modi,
all’attenzione del Presidente del Consiglio, del Ministro di Giustizia, ai
Presidenti della Camera e del Senato, del C.S.M.,
della Corte di Appello, del TAR del Lazio e del Ministro della Funzione
pubblica. Noi ci auguriamo, e sono sicuro che sarà così, di avere l’appoggio
dei Parlamentari, dei Consiglieri Regionali, dei Sindaci dell’area e del
Presidente della Provincia. Peraltro, in occasione dell’incontro organizzato
dall’Assessore Regionale al Bilancio, in vista della “Finanziaria Regionale”,
ho chiesto che nel bilancio sia quanto meno ipotizzata la possibilità di
finanziare le iniziative dei piccoli Ordini Forensi, tese alla formazione e
all’aggiornamento. Se infatti dobbiamo mettere a disposizione della collettività
iscritti professionalmente validi, non c’è dubbio che la collettività debba
aiutare le realtà più deboli. La molteplicità degli impegni del Consiglio
impone, inevitabilmente, oltre a quella settimanale del Venerdì, di ricorrere a
sedute infrasettimanali, e di partecipare a tutti gli incontri, regionali e nazionali,
in cui si dibatteranno i grandi temi che ci riguardano. In quest’ottica
dovremo, per forza di cose, e per stare al passo con i tempi, aprire anche un “ufficio per il
rapporto con il pubblico”, inizialmente settimanale, affidata a turno alla
responsabilità di due Consiglieri. Naturalmente, manterremo fermo il nostro
impegno nella Suola Forense del Lazio
dalla quale attingeremo, come sempre, per fronteggiare le nostre
esigenze didattiche. Ancora, saremo al fianco del Consiglio Nazionale Forense che ha
responsabilmente deciso di costituirsi nel procedimento apertosi a Strasburgo,
a seguito dell’iniziativa del Governo Belga contro la normativa antiriciclaggio
per la parte che, violando sacri principi, ci vorrebbe trasformare in delatori.
Nel Convegno di Milano il Presidente del Consiglio Nazionale Forense, il Prof. Guido Alpa, si è augurato che il Governo Italiano si
costituisca anch’esso nel giudizio in parola, per sostenere le ragioni di
quello Belga e dell’Avvocatura Italiana. Per quanto mi riguarda, faremo tutto
ciò che sarà possibile in tale direzione, inviando un messaggio inequivocabile
anche alla classe politica provinciale, e regionale. Va infatti riaffermata la necessità di tutelare
il rapporto di fiducia tra cliente e avvocato, anche di fronte a interventi
legislativi invasivi come le recenti leggi antiriciclaggio e sulla privacy,
peraltro condivisibili nelle loro finalità generali. Altro messaggio forte, che
intendiamo inviare alla classe politica provinciale e nazionale, quindi al
Presidente del Consiglio e al Ministro di Giustizia, è quello che riguarda: a) La riforma dell’accesso alla professione, ponendo fine al pendolarismo degli elaborati
e introducendo innovazioni anche sulla base di moderni criteri di preselezione
imperniati sui quiz (si vedano le normative relative all’accesso alla
Magistratura e al notariato); Il recente Congresso, recependo in toto le conclusioni della Conferenza Nazionale
dell’Avvocatura, organizzata dall’O.U.A. a Napoli
nell’aprile scorso, ha fissato i principi di una riforma dell’ordinamento
professionale che, nel dare risposta alle esigenze di modernizzazione,
definisca comunque rigorosi criteri di accesso e di esercizio della professione
forense. Secondo tale visione, la legge quadro sulle libere professioni, per
poter risultare idonea a dettare le linee guida per tutte le professioni
intellettuali, dovrà fondarsi sui principi comuni e tipici delle professioni
regolamentate, ovvero autonomia dei poteri e indipendenza nel giudizio tecnico,
fedeltà al mandato e neutralità del professionista rispetto all’oggetto dello
stesso. Perciò per l’area delle professioni, e in particolare per quella
forense, va prevista una disciplina speciale che salvaguardi le caratteristiche
tipiche della prestazione intellettuale. L’accesso alla professione di Avvocato
va regolamentato partendo dalla facoltà di giurisprudenza e valorizzando il
tirocinio. Quanto al percorso
universitario, andrà previsto un numero programmato per l’accesso alla
laurea magistrale, mentre per le scuole di formazione post-universitarie, si
reputa siano da privilegiare le scuole forensi rispetto a quelle universitarie.
La pratica presso gli studi legali va riaffermata come bagaglio ineliminabile
della formazione del futuro Avvocato, pur contemperata con la frequenza della
scuola: una pratica effettivamente svolta sotto la guida del dominus e il controllo dell’Ordine territoriale appare
indispensabile, e dovrebbe essere anche incompatibile con qualsiasi attività
lavorativa o corsi abilitanti ad altre professioni. Si deve limitare a due per ogni titolare di studio il massimo dei
praticanti, e il dominus, per accogliere praticanti,
dovrebbe avere almeno otto anni di effettivo esercizio professionale continuativo. Il praticante, al secondo anno
di pratica, potrà essere abilitato all’esercizio professionale provvisorio, ma
solo in sostituzione del dominus e sotto la diretta
responsabilità di quest’ultimo. Va infine valutata la
previsione per il praticante di un compenso indennitario.
Per garanzia di professionalità, va
limitata la validità temporale del certificato di compiuta pratica ai fini
dell’esame di abilitazione, finalizzato alla verifica delle attitudini
professionali degli aspiranti Avvocati e quindi strutturato come un’indagine
sulla conoscenza degli istituti di diritto sostanziale e dei relativi strumenti
processuali. La normativa professionale dovrà disciplinare le specializzazioni nel
contesto unitario della professione. Va invece dato concreto contenuto
all’obbligo deontologico della formazione permanente, sanzionando la sua
omissione. b) Assistenza e consulenza: Il “nuovo Avvocato”, dev’essere affrancato dai
numerosi e interessati tentativi di limitarne
la funzione e il ruolo di garanzia: egli è invece in ogni sede il
tecnico fiduciario della parte, e per tale motivo, nell’interesse del cittadino
e anche in funzione di prevenzione del contenzioso, va evitato l’ingresso di soggetti
non qualificati nell’area della consulenza e dell’assistenza stragiudiziale. In quest’ottica, va letta anche la ferma presa
di posizione sull’indennizzo
diretto, che è tutt’altro che una
difesa d’interessi di bottega, come pure si è tentato in questi mesi di far
apparire. Anche la Cassazione ha ribadito il principio
che il danneggiato ha diritto di farsi assistere nella fase stragiudiziale da
un professionista di sua fiducia e di ottenere il rimborso delle spese. In
questa vicenda appare poi singolare la posizione assunta
da alcune associazioni di consumatori, le quali, intravedendo la possibilità di
assumere la gestione di sinistri, si sono fatte strenue promotrici del
provvedimento. Tale operazione, però, consentirebbe
a soggetti privi dei requisiti necessari per lo svolgimento delle
attività professionali e svincolati da qualunque controllo deontologico,
di aggirare il divieto di esercizio abusivo facendosi schermo delle
associazioni. E per questo chiediamo una riscrittura della normativa più aderente al diritto
costituzionale di difesa. Tutti questi impegni, nessuno dei quali abbiamo
mai trascurato fino ad oggi e non trascureremo, siatene certi nemmeno, nel
futuro, tendono a frenare un’involuzione legislativa nella quale leggiamo, a
chiare lettere, il tentativo, se non della soppressione della figura storica ed
insostituibile dell’Avvocato, certo del suo ridimensionamento. Ma non lo tollereremo. Si dice che il primo uomo il quale difese il suo
simile contro l’ingiustizia, la violenza e la frode, con l’influenza della
ragione e della parola, quegli fu il primo Avvocato. L’origine della
professione risale, dunque, alla notte dei tempi, poiché ovunque vi siano stati
uomini ivi vi sono stati, per necessità, Avvocati. E tali siamo e vogliamo e
vogliamo restare. Guidati dalle
nostre coscienze, dalla nostra nobile tradizione e dalle regole del Codice
Deontologico, dobbiamo continuare nel nostro lavoro, con regole nuove si, ma
nel solco delle nostre tradizioni. Per questo Vi sollecito il consenso a iscrivere il nostro Ordine
all’Associazione “Amnesty International”,
per estendere, aldilà degli angusti confini della nostra realtà provinciale, lo
slancio etico e la passione civile di voler realizzare un mondo in cui siano
rispettati i diritti umani e in primo luogo abolita la pena di morte. Abbiamo
pieno titolo per assumere questo ruolo, se è vero, com’è vero, che oggi l’unica
categoria professionale che difenda i diseredati e i disperati, è quella
Forense. E il mio sentimento di gratitudine, misto ad orgoglio, va alle Colleghe e
ai Colleghi che si sono dedicati e si dedicano quotidianamente alla difesa di
chi, per miseria, persecuzioni politiche, razziali ovvero religiose, viene da
noi. Io mi auguro, che questa assemblea sposi in pieno l’afflato di questa
relazione, il suo slancio e il suo impegno civile e che coloro i quali saranno
chiamati a comporre il Nuovo Consiglio, si sentano impegnati sui temi che ho
trattato, dedicandovi tutto il tempo necessario, dando così anche un volto nuovo
all’Avvocatura, alla quale io chiedo, a chiusura di questo intervento, di approvare anche una risoluzione che
preveda che una percentuale, anche modesta, delle entrate di tutti gli Ordini
Forensi, del C.N.F., della Cassa e dell’O.U.A. sia destinata alla Croce Rossa Italiana per i suoi
fini istituzionali, a testimonianza della nostra vocazione solidaristica. E’ chiaro, da quanto precede, come oggi, più di ieri, l’Avvocato sia in
trincea e debba combattere. Il mio impegno è in tale direzione, con slancio,
entusiasmo e disinteresse, perché all’Avvocatura cui ho dato ciò di cui sono stato capace, è
la mia ragione di vita. (*) Presidente
del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Rieti
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